Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

siderio di agire e l'impossibilità di muoversi, metteva pian piano la sordina ad ogni grido di ribellione, né oramai lo stesso quotidiano poteva piu nascondere ai suoi stessi collaboratori le rivalità e le polemiche sorte nella stessa Direzione. « Chi ha assistito alle sedute del Gruppo Parlamentare e dei segretari del Partito, il 21-22 maggio - ricorderà Zibordi sulla Critica Sociale -; chi ha ascoltato con profonda attenzione la notevolissima dichiarazione Lazzari [ ... ] e ha letto l'Avanti! dei giorni subito successivi, ha notato una dissonanza, tanto piu sgradevole perché proprio in quei primi momenti del grande evento, occorreva dare, pronta, plastica, diritta, franca, senza bronci recriminatori e vani, l'intonazione al Partito e al proletariato! Dissonanza dunque fra riformisti e l'Avanti!? No: fra l'Avanti! e i suoi amici di frazione » 240 • Il 23 maggio la Direzione lanciava l'ultimo manifesto al paese, dondolandosi sui « dieci anni di storia passata». L'indomani Lazzari avanzava la dichiarazione ufficiale del PSI: « Spontaneamente ci traiamo in disparte; lasciamo che la borghesia faccia la sua guerra » 241 • Lo stesso giorno Bordiga commentava il « fatto compiuto»: « Anche i socialisti degli altri paesi, su cui da tanto tempo andiamo trinciando giudizi e promulgando condanne, hanno separate le loro responsabilità e fatto il loro dovere ... fin_oal momento della guerra. E se noi non sapremo fare nulla piu di loro dopo aver avuto tutto il tempo di studiare le cause che li indussero in errore, ci copriremo di ridicolo e di ignominia ... Oggi il " neutralismo " questo infelice vocabolo, che ci attirò tante calunnie, è morto ... O fuori o dentro dal preconcetto nazionale e dagli scrupoli patriottici; o verso uno pseudo-socialismo nazionalista o verso una nuova Internazionale» 242 • Scriverà Lenin nel luglio 1915: « Chi accetta la parola d'ordine "né vittorie né sconfitte" può dire solo ipocritamente di essere per la lotta di classe, per la "rottura della pace civile" ma di fatto tradisce la politica proletaria indipendente, imponendo al proletariato di tutti i ·paesi in guerra un comizio perfettamente borghese: difendere dalla sconfitta i diversi governi . imperialisti. L'unica politica di rottura - non a parole - della "pace civile", di riconoscimento della lotta di classe, è la politica per la quale il proletariato approfitta delle difficoltà del proprio governo e della propria borghesia al fine di abbatterli » 243. Ma, già nel maggio '15, v'era tra i ·socialisti italiani chi poneva nei giusti termini storici questo punto della violenza di Stato e della violenza di classe. 240 G. Zibordi, Intorno alle cose del Partito, in Critica sociale, 1-15 luglio 1915. 24 1 Cfr. Avanti!, 24 maggio 1915. 242 A. Bordiga, Il fatto compiuto, in Avanti!, 24 maggio 1915. 243 Cfr. Lenin, Sul movimento operaio italiano, cit., p. 98. BibliotecaGino Bianco 153

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