Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

Le masse superano il Partito nell1opposizione alla guerra Serrati, intanto, predicava la rivoluzione. Scriveva il 14 maggio: « Se una rivoluzione scoppierà in Italia - e noi saremo allora al nostro posto --- non sarà certo la rivoluzione dei mocciosi scolaruzzi che salano la lezione in non1e del patriottismo guerraiolo. Sarà la rivoluzione delle folle operaie e contadine alle quali la patria nulla ha dato fuorché miseria e dolori. Sarà la rivoluzione del popolo lavoratore, cui la bella guerra patriottica e democratica avrà fruttato solamente lacrime e sangue. Sarà la rivoluzione proletaria contro la continua pertinace cecità delle classi dirigenti che al popolo del lavoro - dopo l'unità della patria - non hanno saputo dare altro che delusioni e umiliazioni. La monarchia è a questo bivio. Scelga la sua strada. Noi non abbiamo consigli da darle né dilemma da porle. L' aut-aut terribile è nelle cose » 230 • - Le « cose », purtroppo, stavano a significare tutt'altro; dimostravano, anzi, che la crisi che s'era aperta lasciava sostanzialmente indifferenti i gruppi avversi alla guerra, i quali si limitavano ad opporre tenacemente la propria presenza a quella degli interventisti. Il Vigezzi giunge a sostenere che in alcune regioni (in Toscana, per esempio) « le manifestazioni non assumono mai un netto rilievo politico; piu spesso esse sono l'indice di una profonda separazione tra i diversi gruppi sociali, abbastanza tipica dell'epoca. Una generica avversione alla guerra; l'esasperazione nel doversi separare dai parenti richiamati; le animosità locali sono di volta in volta i motivi ispiratori di agitazioni disorganiche » 231 • Certo, a contribuire a siffatto stato di cose e a tale abbandono politico, contribuf' in maniera notevole, secondo noi, l'atteggiamento rinunciatario della Direzione del PSI, che riunitasi ancora una volta a Bologna (16 maggio 1915), non andava oltre la denuncia di una « sfacciata demistificazione » da parte del governo e la riaffermazione della « avversione incrollabile del proletariato all'intervento dell'Italia » 232 • Prima ancora della fine della guerra al Congresso di Roma del settembre 1918, Luigi Repossi, membro " intransigente " della Sezione Socialista di Milano, passato nel '21 al PCd'I, denuncerà apertamente tale condotta indicando tutte le deficienze·organizzative: « Noi pensiamo che in quel periodo la Direzione non si adoperò come avrebbe dovuto. Tutti noi che siamo qui eravamo contrari alla guerra, ma quando a Milano da qualcuno si diceva: sciopero nel caso di mobilitazione, la Direzione avrebbe dovuto, a nome del Partito, imporre a tutti questo sciopero. Questo doveva farsi: fin dai primi giorni opporre 150 230 [G.M. Serrati], Minacce a ciarle e minacce reali, in Avanti!, 14 maggio 1915. 23 1 B. Vigezzi, Le radiose giornate, ecc., cit. 232 Cfr. resoconto riunione Direzione PSI, in Avanti!~ 17 maggio 1915. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==