Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

Basti ricordare, tanto per abbattere il binomio oramai tradizionale attesismo == serratis1no, quanto Arturo Vella, altro noto esponente del massimalismo italiano, sosteneva a chiusura del dibattito svoltosi alla riunione della Direzione del Partito a Milano (28-30 novembre 1914 ). « Restiamo fedeli alle nostre convinzioni e attendiamo l'ora propizia per innalzare lo stendardo riv9luzionario e per condurre alla sua battaglia l'esercito proletario»~. · In sostanza, Serrati giungeva all'Avanti! nel momento in cui il partito, tutto preso da un'eccitante febbre di rivolta sull'onda degli avvenimenti della « settimana rossa », già s'avviava a perdere di vista la direzione proletaria d'una futura rivoluzione, già s'adagiava a considerare come « sua » ogni conquista che si risolvesse nel cambiamento d'una forma di governo, in una riforma bell'e buona. L'arrivo del nuovo direttore alla guida del giornale bloccò poi ogni processo di analisi sulla « tattica » politica ed ogni pos-sibilità di fare del partito il luogo di discussione sulla « metodologia » rivoluzionaria. Dibattiti, discussioni, si, ce ne furono_, anche sullo stesso Avanti/ ma a ben vedere erano limitati alla questione della formula piu o meno assoluta da dare alla neutralità dell'Italia dinanzi alla guerra, limitati cioè a un problema squisitamente non « socialista ». « Nessuno pretende che tutti abbiano l'obbligo di pensare colla testa del PSI della Direzione del Partito, ma - teneva a precisare il direttore dell'Avanti.' - quando il Partito ha deliberato un dato modo di agire, bisogna che tutti siano disciplinati ad agire in quel modo e non in un altro diverso. Discutiamo pure ma non dimentichiamo che il partito non è una accademia... » 88 • Ancora il 29 novembrè, intèrvenendo alla Riunione della Direzione del PSI che ratificava l'espulsione di Mussolini, teneva a precisare che gli interessi del Partito erano superiori a qualsiasi considerazione personale e che, per quanto dolore costasse un provvedimento di energia, occorreva prenderlo senza ulteriori esitazioni. Nella tumultuosa as-sembleagenerale della sezione socialista milanese (24 nov. 1914 ), di fronte ai fischi e agli insulti e alle accese proteste con cui si richiedeva l'immediato allontanamento del « traditore» dai locali della Sezione, Serrati, dopo aver conquistato a fatica la tribuna, fu l'unico a esprimere la necessità di lasciarlo parlare, « col piu religioso silenzio ». E pur di fronte ai « tumulti vivissimi » con cui veniva accolta la ·sua proposta egli seguitava: « ... Quell'uomo che avete applaudito con tanto entusiasmo quando rappresentava l'anima rivoluzionaria del partito, deve essere udito pure oggi, che è accusato. Noi che non siamo domenicani e non abbiamo mai innalzato dei roghi, dobbiamo riconoscere a Mussolini il diritto di parlare » 89 • Anch'egli era naturalmente favorevole all'espulsione dell'antico suo 87 Resoconto della seduta antimeridiana del 29 in Avanti!, 30 novembre 1914. 88 Cfr. N.d.D. (Nota della Direzione) all'articolo di T. Barboni, L'altra campana, in Avanti!, 27 novembre 1914. 89 Cfr. Serrati per la libertà della difesa (resoconto intervento), i.ti Avanti!, 25 novembre 1914. 110 BibliotecaGino Bianco

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