Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

zionario dello Stato, o quella dell'adesione ai problemi nazionali, riaffacciatisi in modo tanto potente da sopravvivere per certo anche ad una vittoria della rivoluzione. L'indicazione del Mussolini era chiara, e condotta fino all'accettazione, in via di « eventualità » necessaria e benefica, dell'intervento italiano: prospettare diversamente le cose, insistere nel dogma neutralistico voleva dire anteporre le « formule » alla realtà, sacrificare lo « ~pirito » del socialismo alla lettera, ridursi, in ogni caso, ad essere « gli spettatori inerti di questo dramma gran-. dioso » rifiutando il « privilegio » di parteciparvi attivamente. Alla riunionè della Direzione (18-21 ottobre) il Mussolini ·si trovò praticamente isolato: con la sola eccezione del suo voto personale, l'o.d.g. da lui presentato fu respinto, e approvato invece un manifesto· ai lavoratori che ribadiva l'avversione alla guerra al di sopra di ogni « incertezza » o « simpatia » (Avanti!, 21 ottobre). Il Mussolini rassegnò verbalmente le dimissioni dal giornale, dove fu· sostituito da un comitato di tre membri, Lazzari, Bacci e Serrati; il ·giorno appresso, le rese pubbliche sull'Avanti!, di spalla al manifesto Contro la guerrà firmato da tutti gli altri membri della Direzione. A distanza di pochi giorni il Mussolini impostò un· proprio -giornale: ottenuti i primi finanziamenti e appoggi organizzativi dagli ambienti interventisti, e poste le basi per piu cospicui aiuti di provenienza francese, egli poté a brevissima scadenza, il 15 novembre, far uscire il primo numero de Il Popolo d'Italia. Il 24 novembre, dopo una drammatica discussione cui presenziò il Lazzari, 1a Sezione milanese del PSI propose la sua espulsione dal partito, che la Direzione ratificò il 29, con la motivazione di « indegnità politica e morale » che il Lazzari aveva formulato a Milano. L'atto formale contro il Mussolini veniva del resto a sancire un dato di fatto acquisito e che i socialisti milanesi rivendicavano come proprio: secondo una dichiarazione del Repossi al Còngresso di Roma del 1918, i militanti di qase, « avrebbero voluto cacciarlo a pedate, senza discutere », e solo per deferenza al segretario del partito si attese che la proposta di espulsione partisse da lui: « [ ... ].quella -sera costringemmo a piangere Mussolini, e migliaia di _compagnigli sputarono in faccia e gli gridarono: traditore! » In effetti la defezione del Mussolini non soltanto non incise nella base del partito, ma provocò al contrario un'ondata di rivolta e di sdegno che restò nella memoria dei militanti e che squalificò moralmente la figura dell'ex-direttore dell'Avanti! di fronte alla coscienza socialista. Gli episodi piu famosi di filo~interventismo mus·soliniano, XI BibliotecaGino Bianco

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