Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

erano a capo della C.,G.d.L. ». Questo giudizio era prevalentemente dettato dall'esperienza assai limitata di Ancona e della Romagna e dalla delusione per una speranza svanita. Malatesta ed i suoi compagni erano stati i soli che :fin dal primo momento avevano creduto di poter dare allo ,sciopero uno sbocco rivoluzionario. Ancora il 12 giugno, quando era giunta voce dell'ordine confederale, Malatesta scriveva su Volontà: « [ ... ] Non sappiamo ancora se vinceremo ma è certo che la rivoluzione è scoppiata e va propagandosi [ ... J. Il movimento è generale [ ... ] . Dappertutto si vedono agire in bella concordia repubblicani; socialisti, sindacalisti e anarchici. La monarchia è condannata. Cadrà oggi, cadrà don1ani, ma cadrà ·sicuramente e presto». Concludeva poi: « La notizia manca di ogni prova ed è probabile sia stata inventata e propagata dal governo collo scopo di gettare il dubbio in mezzo ai lavoratori e arrestarne lo slancio magnifico. Ma fosse anche vera, essa non servirebbe che a marchiare di infamia coloro che avrebbero attentato il tradimento. La Confederazione del Lavoro non sarebbe obbedita [ ...] l'Unione Sindacale certamente non mancherà al suo dovere [ ...] e poi ora non ,si tratta piu di sciopero ma di rivoluzione. Il movimento comincia adesso e ci vengono a dire di cessarlo! Abbasso gli addormentatoti! Abbasso i traditori!. Evviva la Rivoluzione» 111.' Le contrastanti posizioni di Malatesta e De Ambris riflettevano inoltre due concezioni diverse della strategia rivoluzionaria; il primo era fermo assertore di una linea spontanèa di sviluppo nella convinzione che da « cosa nasce cosa », l'altro credeva fermamente nella necessità di· una organizzazione precisa ed attiva. È dalla differente valutazione dell'esperienza della « settimana rossa» che derivò il dissidio, via via sempre piu profondo, tra anarchici e sindacalisti, all'interno dell'U.S.I. Infatti, mentre i sindacalisti affrontarono una verifica delle loro precedenti posizioni, giungendo ad una profonda rielaborazione sul piano ideologico e politico, gli anarchici rimasero fedeli alal loro linea d'azione continuando a credere di poter provocare la insurrezione liberatrice. Un'analisi della « settimana rossa» meno politica di quella del De Ambris ma piu rigorosa dal punto di vista della teoria "Sindacalistasvolgeva Paolo Mantica 112 • I fatti di giugno hanno chiaramente dimostrato la verità dei principi del sindacalismo. La reazione violenta, seguita al tentativo del proletariato di conquistare una maggiore autonomia, ha messo in luce come il problema fondamentale sia quello della libertà che l'apparato statale cerca di soffocare in ogni modo. Vi è una chiara frattura, secondo Mantica, fra la volontà degli uomini al potere e quella della nazione. Il suffragio universale che per tutti i gruppi politici, dai reazionari ai socalisti avrebbe dovuto essere « l'espressione pacifica della volontà popolare che il governo sarebbe stato incaricato di eseguire » si è risolto semplicemente in « un'ar111 Cfr. E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, cit., p. 248. 112 Le giornate rosse, ne L'Internazionale, 27 giugno 1914. BibliotecaGino Bianco 73

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