Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

agitazione, nella possibilità dello sciopero generale espropriatore e avevano poi chiaramente puntato su un moto insurrezionale che portasse almeno ad un mutamento delle strutture politiche cioè all'eliminazione della monarchia. Ben presto anche questa speranza era apparsa irrealizzabile, ma, al di 1~delle delusioni e delle polemiche della prima ora·, s'imponeva ai sindacalisti un bilancio. Alceste De Ambris fece un'analisi degli avvenimenti in un articolo significativamente intitolato Il « Fatto Nuovo ». Egli innanzitutto sottolineò quanto fosse stata inaspettata l'esplosione rivoluzionaria: « Non credevamo che vi fosse in Italia tanta materia infiammabile accumulata; si era cosi disabituati a dare alla parola Rivoluzione un significato concreto, che a tutto si pensava fuorché all'imminente possibilità di farla. La massa però si è rivelata infinitivamente migliore del nostro giudizio, smentendo tutti gli scetticismi ed aprendo nuovi luminosi orizzonti alla nostra azione. Sarebbe stoltezza non riconoscerlo e sarebbe viltà non metterci al livello necessario per comprendere questo fatto nuovo e sentire quali doveri non sospettati ci imponga la rivelazione ricevuta » 107 • L'inaspettata capacità rivoluzionaria delle masse aveva dunque posto tutti di fronte a responsabilità concrete. Infatti se, per la prima volta, si trattava di affrontare una occasione direttamente rivoluzionaria, appariva altrettanto chiaramente la incapacità, poi, di realizzarla. « Noi - continua De Ambris - che sentiamo la fatale necessità della violenza per la soluzione dei conflitti sociali, ci battiamo continuamente in una tragica contraddizione. Tutto l'anno si predica il dovere dell'azione eroica e della consapevole non metaforica rivolta, ma poi' quando il momento auspicato del risveglio proletru;io viene e la massa cessa di essere prona e si leva negli impeti sublimi del piu puro ardore di sacrificio, siamo ancora noi che accorriamo per contenere lo slancio superbo, per quietarne la tempesta di sdegno. Cosi neghiamo in un giorno la propaganda fatta per ,lunghi mesi [ ...] . È senz'altro giusto impedire un olocausto inutile, è stupido incitare alla lotta quando non vi può essere dubbio sull'esito, ma tutti coloro che credono veramente che un nuovo diritto possa solo essere conquistato con una prova violenta devono ormai riflettere che non basta l'eroismo per affrontare questa prova. Con le nude mani non si dirocca una muraglia di granito: ci vuole il piccone ci vuole la mina. In lingua povera: contro le armi, occorrono le armi». La << ·settimana rossa», costituf per De Ambris un fenomeno « meraviglioso per forza ed umanità» assolutamente spontaneo, ma senza uno · sboçco insurrezionale, ·suo naturale sviluppo, perché i politici e gli organizzatori, impreparati, erano rimasti disorientati senza un programma preciso, e di fronte alla repressione governativa, temendo il peggio, avevano preferito frenare l'agitazione. Egli pertanto pur ·non abbandonando la fiducia in una prossima rivoluzione, avvertiva maggiormente la necessità di prepararla non solo psicologicamente ma anche materialmente. « Un obbligo preciso incombe su quanti, oltre ogni teoretico dissenso, credono since1117 Alceste De Ambris, Dopo la bufera, Il « fatto nuovo >>, ne L'Internazionale, 20 giugno 1914. 71 BibliotecaGino-Bianco

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