Pensieri di Napoleone intorno allla divinità raccolti a Sant'Elena

DI NAPOLEONE l~TORNO

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PENSIERI DI NAPOLEONE INTORNO ... ALLA DIVINIT A RACCOLTI ASANT' ELENA cfr_d Ctffonle cfv· lillont~olott E P UBBLICATI TORINO , 1843. (~) (p ''l- l' ' f~t' . ""' ).. e'C "L' IU p eo u l CL~J IHt.j 31- ~b'l-CXci O- VUt.to r-t:. w Contrada Carto Ac~ erco.

L'Editore, avendo ottenuta permissjone dalla I . e R . Censura centrale di ~filano e dalla Revisione di Torino ed adempiuto a quanto le leggi prescrivono, intende godere del privilegio dalle medesime concesso. 'fiPOGRAFIA lECCHI E BOM. Con permissioné.

-5AL VENERABILE CANONICO ONORARIO DI PARIGI E DI LIONE. Venerabile Padre , Basta il vost1·o nome a fm· fede che queste pagine non contengono nè uno scritto frivolo nè un'opera profana. A Voi le dedico e pel vincolo spiritualg che insieme ci lega e pel bisogno che sento del vostro appoggio ; mi attendo ditlla vostra modestia che k accogliate benignamente. Dopo d'avermi sorreUo •

-6nf'l rnio qualsiasi lavor-o, dopo d'avervi addossata la cura di riveclerlo, non isdegnerete di proteggerlo. La 1·eligione ve ne saprà grado, poichè si trcttla esclusivarnenle della testùnonianza pre:.iosa di 1tn grand'uomo in favore della fede. È naturale in noi la propensione di po1·ci al .fianCf). di coloro che ammiriamo ; e chi non conosce il magico potere di un - nome sì popolare come quello d-i Napoleone ? Si saprctnno finalmente le opinioni 1·eligiose del moderno Cesare : si leggerà la sua adesione alla 'religione cristiana, e in pctrt'icolare le r·agioni pe1· le qttali egli c1·edeva nella divinità dell' Uorno-Dio, e che sono qttelle d'un uomo di genio. Ttttli, per la prima volta, l'udremo parlare senz'arnbigttità dei nosl1·i dogmi, e manifestm·e le sne idee religiose con qtwlla veduta perspicacissima, con quella simpatica persttasimw, con qttella eloquenza che ammiravamo ne' suoi scritti e nelle sue 1Jarole ctlle armate. A Sant'Elena, dove la guerra e le cure del trono non facet•ano più ostctco lo alla grazia, Napoleone 1·eso a se stesso, provato e fatto più grande nella sventtwa, divenne degno di Dio. Piacque alla Provvidenza che qnegli, che era stato çonsacrato coll'ttnzione che benedice l'autor~ità dci re della terra, morisse confortato dall'unzione ch'è presagio d'elezione.

-7QuesCè, o Venerabile Padre, il contenuto del libro dw viene alla luce sotto i vostri auspicii. Il nostro sPcolo può aggiugnm·e al bel novero dei grandi nomini che vantarono la loro credenza nel Vangelo 'ti nome di Napoleone. Il suo titolo d'impm·ato1·e, le sue 1Jitlorie, la sztblimità del stw genio, le sue inctudile vicissil'Lulini di poten::,a e di decadimento l'hanno f'alto spettacolo all'universo, il quale n'è tu/.tora attonito come d'·wna gran cometa che disparve. Aggiuonendo a tanto splendore, onde b1•ilfa il SUO ('Uj)O , il sacro raggio dell'aureola c1·istiana , si abbellisce nn oggetto caro alla Francia, si celebrct il trionfo della religione, elle conquistò l'anima di sì grande conquistatore, si edificano i cristiani , e si offre cti nostri grandi uomini di stato ·un argomento, se non di più, di rif'essionc. . . .. [o he Ilo speranzct: possct lct le::,ione degli nllimi istanti di Napoleone essere intesa! Possa il S'UO gntn nome aintanni a consegttù·e il nobile scopo! Per questo scopo io non implorai l'oro dei 1·iccli i; non invoco i grandi de lla terra, nè la nascitct; nè -il potere, tema ogghnai di contraddizione, soggetto cl' invidict e di contrctsto. Orfano, invoco il nome di Dio, e'l suo santuctrio.. ... Intendo bensì di meritar lode ponendomi sotto la protezione d'un 'tt.mile ecclesiastico,

-8twn d'altro 1'icco che di pietà, di dottrina e tenl3ro de' s1wi doveri: sono sicuro di ben operare non ascolta"do che il mio cuore. Sì, se la carità d'un sacerdote, che nnlraltro contatto ebbe col mondo, che qttello della ]Jtegllie1'a e d'tma continua benedizione, non può condu1·ci tutti ad imitarlo, almeno il nome stw che ricorda 'ltna vita tutta sacra alla vigna del Signore ci ccnnanda di venerarlo. JJfa per iodarvi~ Venerabile Padre, o piuttosto per glorificare me stesso, alzerò io imprudentemente quel velo di modestia chè asconde il sm·vo di Dio a un mondo che non n'è degno ? No ., non tr·f};dirò il se9reto del Cielo , nè il voto dell'umiltà; nulla dir·ò d'una vita consumata nelle buone opere e nella carità. Pure , il vostro zelo per la difesa di quelle sante leggi, sulle quali Dio stesso edificò la società , e che p1·oteggono le famiglie, questo zelo mi perdonerà se qui accenno la vostra opera dell'Autorità paterna e della pietà filiale : libro, o piuttosto sacro fiume che sco1Te ricco di salutari precetti , di massime ptwe e sante, pronte a sanare le piaghe di coloro i quali guidati dal loro angelo tutelare verr·anno a dissetarvisi. Ah! se il mio cuore onora e saluta, e per dovere e per affettuosa inclinazione, il difensore di tutti i padd, l'amico di tutt-i i figli , ·non trovm·ò contrad-

-9 dittori; ognuno venererà, com'io venet·o, it vostr• ct'ine fatto canuto nella vera gloria. Animato dalla pienezza di tale sentimento, e pon-endo a' vostri piedi l'omaggio di questi Pensieri, pennettelerni , Venerabile Padre, ch'io gli offra al tempo stesso a questo resto prezioso di vecchii sacerdoti, dell'antico clero di Francia, a questi vetet·ani di Cristo, i quali nella persecuzione suscitata contro la Chiesa verso la fine delfultimo secolo preferirono, senza esitazione, l'esilio, la mise1·ia , la morte stessa ad una vile apostasia: voi eravate C01l. essi ; la loro scelta fu la vost?·a : soffr·ite dunque che w implori da loro la benedizione mentre la implo·ro da voi. In questa aspettazione, sono colla p·iù profonda venerazwne , Venerabile Padre , f/ostro obbedientissimo servo e figli~ in Ge.çù Cristo il Cavaliere Dx BEAUTERNE.

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-11AL LETTORE Questi frammenti contengono l'intimo pensamento di Napoleone intorno alla religione cristiana, e specialmente intorno ~tlla divinilà del suo autore. I sentimenti da lui espressi su questo grande soggetto formano il colmo e la corona dell'edifizio della sua storia. Napoleone non pronunziò tutto di seguito il magnifico discorso che costituisce il secondo capitolo. A Sant'Elena solevano, com'è nolo , i suoi compagni riepilogare in iscritto le conversazioni con esso tenute. Così si potè radunare ciocchè fu, essi presente ed a riprese , dal grand'uomo detto in materia di religione . La forma e Io stile sono dell'autore: i concetti, i ragionamenti, gli argomenti sono tu tLi di Napoleone: di Napoleone sono pure talvolta le espressioni.

- 1.5- ~.&PITOLO I. SOM~fARIO Arrivo di due sacerdoti missionarii a Sant'Elena. - Accoglienza che ricevono da Hudson-Lowe e da Napoleone. - Cenni biografici di questi due ecclesiastici scr itli da essi stessi per Napoleone. - Napoleone fa l ' elogio di sua madre . - La prima messa a Sant'Elena. -Riguardi di Napoleone pel più vecchio de' due ecclesiastici. - Rispetto umano e fede di Napoleone sul trono . - Egli rinunzia alla società della contessa Bertrand. - Il costume di vescovo. -Napoleone des idera che il venerdì si faccia astinenza.- Prova della esis tenza di Dio. - Napoleone l1a in orrore il materialismo. - Paralcllo tra il prolestanlismo e il cattoli~ cismo. -La comunione secondo i protestanti e secondo i cattolici . - Sublime de tto di Napoleone intorno al mistero della croce. - Egli biasima gli amori scandalosi dei grandi.

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- ) :) - CAPITOLO l. Il re s i rall egrerà nel Signor e . Tutti quelli che giurano in esso saranno g lorificali , mentre la bocca di coloro che spargono l ' iniquilà sarà chiusa per sempre. ( Salm. L XII, v. 12.) Due sacerdoti còrsi approdarono a Sant'Elena col dottore Antoruarchi nel roese di settembre dell 'anno 1819. - Hudson-Lowe li tenne un intero giorno a Plantation-House, li ricolmò di tratti gentili ed ospitali , li volle a pranzo seco. Era il governatore inglese, o il carceriere che accoglieva questi ospiti ? Li festeggiava egli di cuore, o voleva scandagliare )a loro morale e spiare il loro carallere ? Ad ogni modo

-16questa o verace o affettata cordialità doveva renderli sospetti all'imperatore. Ohimè ! sa ben egli Hudson-Lo w e che diviso dagli oggetti più cari al suo cuore Napoleone ha bisogno e attende d'essere consolato dalle notizie che gli arrivano.... Sa ben egli che ritatdando la sua gioia ne cort'Ompe, per - quanto sta in lui, la purezza! Questo procedere ha già messo in allarme il pi'igioniero, e al piacer·e sottentrò la diffidenza; ei rt~prime l'ar~ente brama di vedere, d'interrogare...... . Non sono più suoi compatriotti i nuovi arrivati, non sono amici : sono ospiti del governatore inglese. L'imperatore, rispettoso per natura verso la vecchiaia, riceve, appena annunziato, il vecchio abbate Buonavita co~ suoi compagni; ma dice di non poter accordare che brevi istanti di udienza. Indi un contegno da inquisitore inasprisce questa freddissima accoglienza. « Chi siete voi? diceva egli; di qual parte, di qual paese venite? Qual motivo vi fe' traversare l'imJnensità dei mari per uno scoglio ·fatale agli Europei? Dove sono le vostre commendatizie?... » Ah! lungi dal sentirsi offesi, encomiarono certo

-17in quel momento i buoni preti cattolici la prudenza del nuovo Giuseppe che interroga i fratelli prima di riconoscerli: dissero essi certamente in lor cuore : et Ecco il grand ' uomo. Come comanda a se stesso! Oh anima eroica, ehe hai tanto dominio sopra le tue sensazioni da poter nascondere il naturale desiderio d'aver notizie del figlio, della madr·c , dei fratelli , delle sorelle e degli amici ! » - Non così il dottore Antomarehi, il quale racconta il supplizio del suo amor proprio. Intanto che egli era tormentato da queste lungherie, figlie, a' suoi occhi, d 'ingiul'iosa d itlìdenza, i due abbati risponJevano con candida semplicità ad ogni interrogazione. Diedero in 1nano all' imperatore, a inchiesta di lui, la loro biografia, colla quale ciascheduno di essi si dava a conoscere, riepilogando in brevi cenni, la pr·opria vita, e si riLir·arùno. CENNI BIOGR1\FICI DELL'ABBATE BUO~AVITA Antonio Buonavita, nato nell'anno 1752 a Pietralba, cantone del canale nell ' isola di Corsica, figlio legittimo di Cristoforo e d 'Angelfl

-18Buonavita possidenti, fece nel proprio paese i primi studi i sino alle umanità; indi s'imbarcò per Pisa ove studiò rettorica, legge civile, filosofia e teologia, e nel 1776 fece ritorno a sua casa per farsi sacerdote. L'anno appresso andò a Cadice per afl'ari di famiglia mandatovi • dal padre: là avendo saputo la morte di lui, non pensò più a ripatriare, e fu fatto cappellano nella marina spagnuola. In seguito andò al Messico precettore di Don Giuseppe Flores, figlio del vicerè Flores. L'anno 1788 fu eletto cut~ato: restò _vent'anni nella sua cura, e colle necessarie licenze la lasciò onde ritornare per due anni in Corsica. Partì per Filadelfia , ove un attacco d'apoplessia il costrinse a restare oltre a due anni. Rinvigorito alquanto, venne in Europa e passò in lspagna. Nel 18~ 1 le politiche vicende lo consigliarono di non più ritornare al Messico. Fu mandato a Cuenca per affari ecclesiasti · CI , e di là andando a Valenza con effetti del re, nella divisione del generale Monpoint, fu preso n ella pianura d'Otiel dai ribelli comandati da Villacacupo, spogliato di tutto e manda to nelle campagne dell'Arragona. Il mare-

-19scialio duca d 'Alhufera lo liberò e gli con fet·ì, in nome di sua maestà l'imperatore Napoleone, una dignità a Tortosa, d'onde parLì allorchè quella piazza fu resa agli Spagnuoli: in seguito si recò all'isola d'Elba , e sua maestà l'impe-· ratore l'onorò del titolo di cappellano di madama madre. Di là passò a Parigi, ove arrivò due giorni prima che S. M. partisse per la campagna di Vaterloo; in appr~sso madama madre lo inviò a Londra per sapere se S. M. v'era ancora, onde recarvisi essa pure. Partito per Londra ebbe il rammarico d'arrivarvi quattro giorni dopo che S. M. n'era partita. Dall' Inghilterra ritornò a Roma, e fu nominato cappellano della principessa Borghese, presso cui restò in questa qualità sino alla partenza di lei. Allora il papa regnante lo nominò protonot~rio apostolico. Il 5 febbraio di quest 'anno partì per Londra, ove giunse il19 aprile. Il 9 luglio s'imbarcò nel battello svizzero, e arrivò a Longwood il dì 21 di settembre. Certificato conforme all'originale, che è in mie man~. Parigi, 4 aprile 1840. F. MoNTHOLO.N .

-20CENNI BIOGRAFICI DELL' t\BBATE VIGNALI Angelo Paolo Vigna li, nato a Vignale di Rostino il dì 11 aprile dell'anno 1789, figlio legittimo d'Angelo Giovanni e di Lucia possidenti nel detto paese, d'onesta ed onorevole famiglia, apprese alla scuola del suo paese a leggere e a scrivere, e gli elementi della grammatica latina. Apparò la lingua latina e l'umanità alla valle di Rostino; la filosofia e i principi i della morale al seminario alla porta d'Anlpugnani. Fu ordinato sacerdote nel 1814, e il 20 ottobre dello stesso anno partì di Corsica con un passaporto per Roma ; ma spinto dal desiderio di vedere S. M. Napoleone, passò per l'isola d'Elba, e il 28 ottobre ebbe la sorte di parlare a S. M., allorchè ritornava dalla sua casa di campagna, avendo seco nella sua carrozza sua eccellenza il gran maresCiallo Bertrand. Partì dall'isola d'Elba, e giunse a Roma il12 novembt~e, ove restò cinque anni per istudiare la teoria pratica della medicina. Il 16 gennaio 1819 ricevette la ]aurea in filosofia e in medicin·a dalle autorità della università di Roma. Partì pe r Londra il 25 febbraio , e vi giunse

-21i l 19 aprile. Là s' imbarcò i l 9 lt:glio per S. Elena, ove giunse il 21 settembre. Certificalo conforme all'originale. MoNTIIOLON. Lel.li questi cenni e le lettere di sua famiglia, Napoleone richiama incontanente i due preti: parla il primo all'abbate Buonavita della sua salute e della sua età, dei pericoli che corse 1n mare per venire a tenergli compagnia, di quelli che lo minacciano su quello scoglio a cagione del clima; indi viene a sè e alle proprie affezioni, domanda di sua madre, de' suoi: un buon cuore è il naturale compagno d'una gran mente. A ciò che sente dirsi di sua madre l'imperatore risponde: cc Essa mi » amò sempre; essa fu, dacchè ha vi la , una » eccellente donna, una madre senza pari ; il » suo coraggio, la sua forza d'animo sono supe- » r10r1 all'umaniH1 ». Indi tosto egli e il generale Montholon si danno a preparare il servizio della cappella : e' vuole la messa l'indomani: indarno si fanno obbiezioni contro questo precipitato volere: è

-22 - volcrc di Napoleone. << Come, signori, dic'egli, essere privi da sì lungo tempo d'una tal sorte, e non goderne subitochè il possiamo? » Eravi de ll 'imbarazzo per trovare il luogo conveniente, << Ve l'accennerò io, soggiunse l'imperatore: d'ora in appresso avremo la messa ogni do- • menica e le feste riconosciute dal Concordato; voglio a Sant'Elena le cerimonie religiose che si celebrano-in Francia. In quei giorni si costrurrà un altare posticcio nella sala da pa·anzo: voi siete attempato e cagionevole , signor abbate, scelgo l'ora che vi sarà di maggior comodo : celebrerete tra le nove ore e le dieci ». Dati ch'ebbe questi ordini l 'imperatore dice al dottore Antomar·chi : « Vi raccomando l'abbate Buonavita. Temo che il cardinale abhia mandato a far seppellire a Sant'Elena questo buon vecchio. Lo raccomando alle vostre cure; egli merita il nostro affetto e i nostri riguardi: egli è un uomo molto rispettabile. Anche il papa è un vecchio eccellente, ch'io ho sempre t l'attato bene •1 »• ... t L'imperatore nel memoriale di Las Cases, in O'meara e nel racconlo di Anlomarchi ripete sovenle queste pa role : Così fa chi conoscendo il proprio fallo vuole

-25Quella stess3 sera l' imperatore solo col generale Montholon, s' informa minutamente dei preparativi per l'esecuzione del suo disegno d'ascoltare la messa l'indomani. Ei ne p~rla con un' intet·na gioia che non può contenere, e ch'è al generale oggetto di riflesso e d'ammirazione. Ma già Napoleone prevede dei discordi pareri, e per prevenire le obbiezioni diceva : << Sul trono, circondato da gente che tutt'a ltra cosa amava che la divozione, il rispetto umano , noi nego, mi faceva timido, e forse non avrei osato dire in pubblico: credo. Allora io diceva, che la religione era una forza , una scusarsene d'innanzi a gli uomini prima di aveTe il coraggiq di confessarlo a Dio. Egli è certo d' altronde, che qualche altro ebbe più parte che Napoleone nei deplorabili attentati contro i cardinali , e contro il santo Padre. Egli asseri sce ripetutamente non solo che i suoi ordini furono costante - men te oltrepassati, ma eziandio che il sacrilego rapimento di Pio VII non fu mai da lui comandato. L 'autog rafo che fece agire i l generale Miollis esiste a Parigi nella collezione di madama di L .. . che l 'ebbe in dono dallo stesso Mio ll is : ha la firma di Mura t, ma neppure di carattere di Murat. Questo autografo , di poche linee, mostra coll e molle cancellature il mullo d'una grande indecision e.

• -24molla della mia politica ; ma allora pure se mi si avesse interJ~ogato in confidenza , avrei ri - sposLo : Sì, sono cristiano, e quand'anche avessi dovulo confessare la fede col martirio, avrei conserva la la fermezza del mio carattere. Sì, avrei sostenuto il martirio anzichè rinunziare alla mia rel igione. Ora poi che sono a Sant'Elena, perchè dovrò dissimulare ciò che penso nel fondo dell'a nima? Qui io vivo per me stesso. Voglio un prete, voglio la messa, voglio professare ciò che credo. Io ascolterò messa: Non costringo veru no ad ascoltarla, ma chi mi ama mi seguirà». A Sant'Elena tutto il ser·vizio divino consisteva in una messa bassa. L'imperatore, appena e ntrato nella cappella, faceva un segno di croce molto distinto, indi s'inginocchiava sur una poi~ tr@na e vi restava a mani giunte con tutt'i seg ni di raccoglimento. Al momento della elevazione abbassava il capo con profondo senI imen t o d'adorazione. La messa era servita quando da l giovane Bertra n d e quando da l giovane Montholon. In quanto al servizio della cappella, tutto era ricco e magnifico: il cardinale Fesb aveva tutto previsto. Na poleone per lasciare il libero arbitrio a

- 25 - chi non SI cur asse d 'ascoltar e messa , ord ina che per assistere alla sua conviene , come alle Tuileri es , averne l' invito ; e mette l'abba te Vigna li a d isposizione della contessa Be rtrand. Se egli non invita questa signora al1a sua messa, la ragione n'è chiara : ei non la vede più, avendo avuti dei motivi di rinunziare alla sua socie tà : la casa di le i e ra ft·equentata dagli officiali inglesi . Il dottore Antomarchi mentisce reiteratamente facendò venire più volte a Longwood la eontessa Bertrand nella malattia dell ' imperatore. L' imperatore, pieno d 'un rispetto veramente filiale verso l'abbate Buonavita, l' invita a sedere alla sua mensa coll'abba te Vignali: gli usa continuamente , così in pubblico come in privato , tutti i riguardi dovuti alla vecchiaia insignila d'un sacro carattere. Un giorno gli disse: « Voi sie te protonotario apostolico ; non potreste quindi ve'itire il costume di vescovo? Non sono io ancora Napoleone? Voi siete mio limosiniere. Non ve lo d ico per me, nè per puerile vanità: no, ma bi sogna imporre a questi eretici , e niente v'ha che imponga più che l'abi to vescovi le » . Ne' suoi ultimi anni l' impe ratore pensava ser ia mcnl e a ripi gliare le pra Liebe religiose. Egli

-26è ce rlo che a Sant'Elena qualche venerdì st mangiava di magro, e sempre per ordine espresso di Napoleone. Era desso che diceva allo scalco : «Ebbene, Cipriani, siamo noi forse eretici ? Perchè ci fai tu vivere com'essi ? Tu sei italiano come il son io. A Sant'Elena non si manca di pesce : oggi è venerdì, facci di magro }). Ma quelle volte , ned eran rade , che quest'ordine era dimenticato, ei diceva dolcemente: « Da bravi , signori, un'altra volta mangiamo di magro. Quale scusa abbiam noi ? Siamo forse alla guerra ? Manca forse il pesce? Per altro , soggiungeva, io ho la dispensa per me e per gli altri che sono meco; in forza di che io non pecco , e voi neppure , se intendete di appronttarne , non peccherete. Io sono vecchio soldato , e conosco l'importanza degli a L ti est~­ riori , conosco la necessità e i vantaggi della disciplina . Le nostre cattive abitudini crescono a misura che i naturali appetiti sono soddisfatti . Quali cose non ricorda la sola parola venerdì! » A questi detti si avvivavano le religiose di- · scussioni .

-27PROVA DELLA ESISTENZA DI DIO Il signor B....... diceva a Napoleone:« Sire, voi credete in Dio. E cosa è Dio? Che ne sapete voi? L'avete voi veduto? » L'imperatore soggiungeva: « Cosa è Dio? S' io il conosco? Cosa ne so? Sì, vel dirò, ma prima risponde temi: come sapete voi che un tal uomo è dotato di genio ? Ave te voi mai visto il genio? L'ha visto alcuno ? Che ne sapete voi per credere che vi sia ? Ne vedete l'effetto, e da questo risalite alla causa, la trovate, la credete: è egli vero? Così se in un campo di battaglia, ingaggia La l'azione, tutto ad un tratto si- .si accorge che il piano d'attacco è falso, al vedere l'imperturbabilità del condottiero , la sua prontezza nel riformarlo , la precisione delle manovre, ognuno lo ammira e sclama : quest'è un uomo di genio! *1. Allorchè nel forte della mischia la vittoria ondeggiava indecisa , perchè voi il primo mi cercavate ansioso collo sguardo? La vostra voce mi chiamava, e *t Napoleone diceya ; è sul campo ch ' io studio l'arte militare .

- 28 - d'ogni par te si ud iva un solo grido : L'impe ratore dov'è? Presto, gli ordini. « Qua l grido era quello? Era il grido dell ' istinto e della generale credenza in me, ne l mio genio. Così io pure ho un istinto , una certezza , una credenza , un grido che mi . sfugge ; r ifletto , guardo la natura co' suoi fe - nomeni , e dico : Dio. Ammiro, e sc\amo : Avvi un Dio "'1 ». *1 Questa prova della esistenza di Dio è al pari bella e forse più eloquente che qualunque altra dei più grandi filosofi cristiani, Cartesio , Clarke, Lebnizio ecc . Ma mi si permetta di qui trascrivere alcune linee d'un iìlosofo , del quale la maggior parte de' nostri uomini di s tato si vantano d' essere discepoli, di Locke, accusato a torto di materialismo, perchè la sua scuola si dichiarò materialista . Ecco ciò ch' egli dice parlando dello spiri to e del corpo. « La nozione d ' uno spirito non è più diffici le che quella del corpo. La sostanza de llo spirito ci è ignota, ma lo è del pari quella deL corpo. Abbiamo idee chiare e dis tinte, de ll e due prime qualità o proprietq, del corpo , c ioè della coesione delle parti solide e dell' impul sione; così pure conosciamo nello spirito due principali qualità o proprietà, e ne abbiamo idee chiare e distinte , la facoltà di pensare e la potenza d'agire, cioè di cominciare e trattenere differenti pensieri o diversi mo -

-29- « Le mie villorie vi fanno credere in me, cosi l'universo mi fa credere in Dio. lo credo in lui per ciò che veggo, per ciò che sento. Questi maravigliosi effetti della divina onnipotenza non son essi realtà così positive come le mie vittorie, e più di esse eloquenti? Cosa è mai la più .bella manovra a paragone del rotare de- ~ gli astri? E giacchè voi credet~ al genio , ditemi almeno, vi prego, donde venga nell'uomo <li genio quella invenzione d'idee, quella ispirazwne , quella veduta sicura e pronta ch'è di lui solo? Ditemene la causa . Voi l'ignorate, è vimenli. Lo spirito ci fornisce egualmente le idee di molti modi di pensare, come sono il credere, il dubitare, lo sperare , il temere ecc. Vi troviamo pure le idee ·ai volere, e di muovere il corpo in conseguenza del.la volontà. Finalmente se si trova nella nozione dello sp irito qualche difficoltà, questo non ci dà mi g lior ragione di negarne l'esistenza, che non avremmo di ne - gare l'esistenza del corpo sotto il pre testo che la nozione del corpo ha delle difficollà, ch'è molto malagevo le, e forse impossibile d ' appianare. Pet· esempio, nella nozione detto spi rito nulla v'ha che sembri più contraddittorio di ciò che racchiude la nozione stessa del corpo, cioè la divisibilità all'infinito d' una estensione finita . Ecco una ditlìcolLà maggiore, e un'assurdi là più

-SOegli vero? Io pure l'ignoro, e nessuno ne sa più di noi due. E nulla ostante questa singolarità che distingue qualche individuo, non è essa un fatto evidente e positivo come qualunque altro fatto? Ma se questa differenza esiste nelle facoltà morali, havvi , mi sembra , . una causa ; questa differenza da qualcuno sarà disposta : certo che n è da voi nè da me, e la parola genio niente ci fa sapere della causa del genio. Alcuno dirà : sono gli organi la sola causa ... ragionamento da studente. « Sono forse eguali alle vostre le facoltà rnoapparente di quanto possa conseguire dalla nozione di una sostanza immateriale dotata d'intelligenza u. Queslo brano si trova nel Saggio sull'intelletto umano. Queste non sono idee da materialista, ma da profondo e vet·idico pensatore. Locke potè ingannarsi sull a ori gine delle idee, ma s' ingannò in buona fede : in tutto ciò che concerne il suo proprio sistema, egli si esprime sempre con ispirito di dubbio ; ma al contrario afferma con tutta forza di coscienza e di assoluta certezza, in q ualunque circostanza ne parli, la sua credenza nell e verità rivelate. Locke è filosofo a rigore di parola, mentre i suoi discepoli materialisti sono rèlori e pedagoghi , che non hanno maggiore rapporto con Locke che colla Yc ril à e colla scienza. (L 'autore).

-51rali di quel pastore che di qui scorgiamo nella valle guardare la sua greggia ? Non credete voi correre una enorme distanza tra le sue e le vostre ? E come il sapete ? Voi non le avete mai vedute: la sua anima, come quella d 'una bestia, o come quella del più gran genio, ha il dono d'essere invisibile. Ma voi parlaste con quel pastore, esaminaste il suo volto, l'interrogaste, e le sue risposte vi fecero conoscere ciò ch'egli è. Voi dunque dagli effetti conoscete la causa, e sapete d'essere molto superiore a quel pastore d ' intelligenza, di ragione , di facoltà . ({ Io seguo lo stesso cammino, e gli effetti divini mi fanno credere in una causa divina. Sì, una causa divina esiste , esiste una ragione suprema, esiste un essere infinito , innanzi al quale voi, sig. B... . ... siete un atomo, innanzi al quale io Napoleone con tutto il mio genio sono un punto, un assoluto nulla . Io lo sento questo Dio, lo veggo , ne ho bisogno, credo in lui... Se voi nol sentite, se non credete in lui , è danno vostro » . Napoleone dopo simili discussioni diceva del sig. B .... . .. (( Io gli perdono molte cose : ma che volete che io abbia di comune con un

-52malel'ialista, con un uomo che non ammelte l'esistenza dell'anima, che crede d'essere fango, e che vuole ch'io pure sia fango? » CRITICA DEL PROTESTANTISMO L'impet·alore, il quale non era persuaso del· protesta n tisrno, coglieva volentieri l'occasione ' di farne la Ct'Ìlica. Ecco ciò ch'ei ne diceva un giorno a San t'Elena: « Concedo che si possa chiamare, se si vuole, il protestantismo la religione della ragione, denominazione che conviene ad una invenzione dell'uomo. <<Il cattolicismo all'incontro è la religione della fede , perchè è opera di Dio. « L'uomo inclina, non v'ha dubbio, a voler tullo vedere colla sua corta veduta, e a credet·e soltanto ciò che cade sotto i suoi sensi. Perciò, umanamente parlando, io mi adatterei a fare la cena in memoria di Gesù Cristo, piulLostochè a mangiare realmente il suo corpo e a ber·e il suo sangue, ciocchè è difficile a concepirsi. Ma degg'io sorprendenni di trovare dei misteri nella rei igionc se ne trovo ad ogni pa sso

-55nella natura? Io che nulla comprendo della creazione , che ignoro l'essenza delle cose, dovrò stupire che la spiegazione stessa ~i tanti misteri sia un dogma tuLto misterioso? Stupirei se non lo fosse. Sì, la religione nostra è quale dev'essere, purchè si rifletta alla grandezza dell'Essere Supremo e alla miseria della creatura. Giacchè non possiamo misurare col compasso l' immensità del firmamento, perchè non lo neghiamo? c< Non v'ha che Dio , non v'ha che la fede che possano sciorre le alte questioni della creazione dell'universo e della destinazione dell'uomo. « Che se il pl'otestanlismo torna più comodo all'umana mia debolezza, come re , come capo d'un gt·ande impero , io r esto cattolico. Il ca ttolicismo è la religione del potere e della socie tà, mentre il protestantismo è la dottrina della ribellione e dell'egoismo. La religione ca ttolica è una, madre dell'unione e della pace; l'eresia di Lutero e di Calvino sono stromento perenne di divisione , fomite d'odio e d'orgoglio , richiamo a tutte le passioni. « Il clero cattolico presiedette alla fondazione della società Europea; le arti , le scienze , la 3

-54poesia, tutto ciò che noi godiamo di meglio nella moderna civilizzazione è opera sua. Tutti gli elementi d'ordine, che assicurano la pace degli stati, annoverare si deggiono tra i suoi beneficii. << Il protestantismo all'incontro segnalò la sua nascita colla violenza, colle guerre civili. L'ere~ sia, distrutta ch'ebbe l'autorità per uno spirito di dubbio e per una critica di m~la fede, preparò, indebolendo i legarni tutti sociali, la rovina di tutti gli stati. L'individuo, abbandonato ch'è a se stesso, si abbandona allo scetticismo; il bisogno di credere, di confidarsi al suo siInile è la base di tulli i rapporti degli uomini tra di loro: e l'eresia distrusse questa base. cc L'odierna anarchia intellettuale è conseguenza dell'anarchia morale, dell'estinzione della fede, della negazione dei principii: tra poco subiremo le convulsioni dell'anarchia materiale; allorchè i ricchi avranno rotto ogni freno, il popolo esso pure s'immergerà nei materiali piaceri. L'Europa è affetta dalla malallia della ideologia, malattia incurabile che le sarà fatale. Le più belle idee del mondo non acquistano valore che nella loro realizzazione; se le idee non ven-

-55gono personificate, politicamente parlando, sono sogni : e tali sono le idee del moderno giornalismo, il quale non predica che utopie. « Se il protestantismo ha in fatto, come vien detto , sviluppato lo spirito industriale e aumentato il ben essere materiale, questo leggero vantaggio , che pure potevasi ottenere col ca t~ tolicismo, è pagato con usura da tanti mali cagionati dal libero esame, senza parlare di q uelli che sono imminenti. << Un onesto protestante non può non disprezzare Calvino e Lutero, violatori impudenti del secondo comandamento di Dio: l'idea di Dio è assolutamente inseparabile dalla fede. Cosa sperare di buono da due religiosi cattolici che disertano dal loro convento e dalla giurata fede? Essi erano legati da voti i più solenni, da voti che obbligano, quanto mai si può dire strettamente, da voti di religione; e vi rinunziano senz'alcuna valida scusa! Ignoravano essi, questi due frati apostati, che il giuramento è la base della società, che Jefte uccise sua figlia per isciogliere un voto imprudente, come racconta la Scrittura? Essi posero da parte il celibato per favorire, per saziare le loro voglie e quelle dei

-56 - pr·incipi che li proteggevano. E sono questi uomini di Dio? Un Enrico VIII, un Lutero, un Calvino possono essi essere agenti, intermediari i della divinità? c< E poi dov'è il proteslantismo primitivo? I protestanti non ne l1anno conservato che l'assurda massima di rimettersi alla propria coscienza nelle materie religiose. In conseguenza i protestanti de' nostri g iorni non s'intendono meglio tra di loro che coi cattolici. Settanta sono le sette conosciute, e se ne conterebbero settantamila se si interrogasse ogni protestante sulla sua credenza. E come potrebb'essere altrimenti ? Dov'è il legame che possa riunire uomini che credono più a se stessi che alle regole, alle definizioni, ad un simbolo? Che non ammettono nè base fissa nè autorità? Che domani possono rigetlare o smentire ciò che oggi credono? cc l-forse che un giorno si s'intenderà con uno scisma ti co, poichè gli scismatici non hanno la porta aperta a tutte le novi là, hanno un limi te all'errore, e riconoscono invariabilmente gli stessi dogmi perchè sono sottomessi ad una autorità.

- 57cc lo e l'imperalore Alessandro noi due avremmo forse ristabilita l'unità delle comunioni cristiane: ne avevamo concepito insieme il progetto, e potevamo eseguirlo. Ma sarebbe follia il fondare simili speranze in un protestante che crede al dogma della propria infallibilità e alla mostruosa sovranità dell ' individuo. - E dove trovare un punto di riunione per dei setlarii, se la loro setta ha una base sì mobile com'è il diritto in ogni individuo d'interpretare il Vangelo a seconda delle ispirazioni della propria coscienza, senza punto dipendere nè dalla tradizione nè dall 'autorità? « È vero che il cattolicismo è un oceano di misteri: ma oltrecchè il protestantismo gli ammette quasi tutti, sono sì eminenti le prerogative della religione cattolica, che nessun altra regge al paragone. Essa è una, essa non variò giammai, essa non può cangiare. Essa non è la religione creata da questo o da quell'uomo, ma è la veri Là che col mezzo de' concili i e dei papi venne a noi senza interruzione da Gesù Cristo suo autore. Essa presenta tutti i caratteri d'una cosa divina, frena i vizi i e le passioni, è un sole che illumina l'anima no-

-58stra con mistero e maestà; essa è infinitamente superior·e alla nostra mente, e si adatta, malgrado questa superiorità, alla più comune intelligenza. Il suo potere è un potere nascosto che sta nell'uomo, come il succo sta ne~li alberi, e lo avviva. « Tale è la religione cattolica, la quale mette · l'ordine dappertutto; è un legame sociale ad un tempo e religioso, rassoda il potere , raccomanda a tutti l'unione e l'amore, e insegna ad ognuno in modo maraviglioso quale sia il suo dovere. « Egli è per questo che io sono cristiano, cattolico, romano, com' era mio padre; per questo mio figlio lo è del pari , pet~ questo mi dorrebbe acerbamente che un figlio di p1io figlio potesse non esserlo ». OPINIONE DELL'IMPERATORE SULLA COl\lUNIONE SECONDO I PROTESTANTI E SECONDO I CATTOLICI Un giorno in cui si parlava di Lutero e di Calvino, e specialmente del cangiamento che questi due eresiarchi si permisero nella inter-

-59pretazione delle parole sacramentali della cena , Napoleone espose cosl la sua opinione: « Quali sono le parole di Cristo? Eccole: << La mia carne è vero cibo, il m·io sangue è . ' vera bevanda. Se non ·vi ciberete della mia carne, $e non berrete del mio sangue non avrete la vita in voi stessi; e prendendo del pane disse : Questo è il mio corpo; e del pari prendendo del vino: Questo è il mio sangue. Giacchè cattolici e protestanti adottano egualmente queste parole , come avviene che gli uni le interpretino sì diversamente dagli altri, cioè i cattolici in senso letterale, i protestanti in senso figurato? « Vogliono i protestanti che queste parole sl positive, sì straordinarie, e ch'essi credono , come i cattolici, essere parole dell'Uomo-Dio , non riescano che a questo languido e meschino significato: << Questo pane rappresenta la mia carne, questo vino rappresenta il mio sangue : ricorda Levi di fare questa cena in memoria .{li me ». « Questa è in effetto una spiegazione affatto volgare, una spiegazione che non domanda alla ragione il menomo sagrifizio, l'accordo : ma

-40nel tempo stesso io nulla vi scorgo che annunzii un Dio, non vi scorgo l'efficace parola de ll'Essere Supremo: vi veggo l'invenzione, il consiglio, il pensiero, l'esortazione d'un uomo simile a me. Ma perchè, in tale ipotesi, ado- })rare parole positive e imponenti come sono queste: il mio corpo è vero cibo ecc. , e ripe_. tere queste espr~ssioni, e svilupparne il senso con sì particolare insistenza ? A qual fine aggiugnere parole spaventevoli, se non per rende ee il pensiero il più semplice e chiaro che d~r si possa ? << Io credo alla divinità del Cristo a cagione del mistero profondo che è nascosto in queste parole, a cagione dell~ efficacia ond'egli seppe dotarle. Se Cristo non intese che di fare questa raccomandazione: mangiate del pane, bevete del vino in memoria di me, nulla bavvi in ciò di divino. Dissimulando il mistero si annienta la religione. Che bisogno v'ha d'un Dio per nulla fare di più di ciò che un uomo può dire e fare? « Eppure i protestanti credono nella divinità di Gesù Cristo e nell'Evangelio, credono la Sa nta Trinità, la concezione per opera dello

-41 - ' Spirito Santo. E perchè ? Questi misteri sono superiori alla ragione , e il Vangelo non impiega, per annunziarli, che poche parole : perchè non interpretare anche queste colla ragione ? » SUBLIME DETTO DI NAPOLEONE SUL MISTERO DELLA CROCE. L' imperatore, che nella conoscenza degli uomini e nella regola delle proprie azioni era di sì pronto e sicuro criterio, sapeva a tempo mostrarlo nelle epigrammatiche risposte. Ei raccontava un giorno a Sant'Elena ch'crasi tentato più volte, in diverse epoche della sua potenza , d' indurlo a dichiararsi capo della religione , lasciando da parte il -papa. <t E ciò non bastava, egli soggiunse, si voleva ch'io stesso creassi una religione a mio talento, asseverandomi eh 'io poteva essere sicuro di trovare a dovizia sl in Francia che nel resto del mondo partigiani e divoti al nuovo culto. Che rispondere a simili scioccherie? « Ma un di ch'io era importunamente stimolato a questa innovazione da un personag-

42gio , che credeva di vedervi un gran piano politico, gli chiusi le parole in bocca dicendogli: « basta, signore, volete anche voi ch'io mi faccia crocifiggere?» E siccom'egli mi guardava attonito: Questa non è , soggiunsi , la vostra idea , e nemmeno la mia : eppure, signore , questo è necessario per la vera religione ; una vera ne conosco , ad al tre non penso ». Napoleone diceva sovente con segni di profonda amarezza: a due cose non posso abituarmi in quest' isola infelice: non una campana, e pane ammuffito... Un giorno entrando nel camerino della contessa di Montholon, e vedendovi un crocifisso, Napoleone disse un po'brusco: « Perchè questo crocifisso in questa stanza consacrata alle spille e a'nastri, ove si si abbiglia, ove si si guarda tutto il giorno nello specchio? Come si conciliano cose sl disparate? »

-45OPINIONE DI NAPOLEONE ' INTORNO ALLE GALANTERIE DEI GRANDI. Un giorno essendo caduto il discorso sulle favorite di alcuni sovrani, disse l'imperatore : « La Francia ebbe dei re che vollero talvolta farsi superio1·i alla religione e alla morale; e ciò può sembrare aver chiamata la sventura sul capo d~ ' loro successori. Nulla v'ha più insolente, nè più immorale dello scandaloso libertinaggio d'un monarca: è meno funesta ad un regno la guerra più sfortunata, minor flagello è la peste. La corruzione è contagiosa se discende dal trono: la corte e i cittadini seguono' a gara l'esempio, e la religione n'è gravemente pregiudicata : i ministri dell'altare vengono imputati de' mali che non prevengono, e si ascrive loro a colpa l'impotenza di reprimere il disordine. < Non è in simili circostanze che possa dar ombra il potere religioso. Più che l'ingegno è necessaria un'anima grande per assumere la causa del cielo oltraggiato e opporsi al liber.. tinaggio dei grandi. L'energia capace di tanto,

-- 44pur troppo rara , è simpatica alla fibra del popolo. cc La potenza d'un sovrano immorale è ciò chlio più disprezzo. Se porta quel giogo, un corpo sociale è guasto di viscere e prossimo a dissoluzione. Io annovero le galanterie dei grandi di Francia tra le cause principali della rivoluzione. « In quanto a me, s'io ebbi qualche debolezza, lungi dal farne pompa, io il primo men vergognai, perch'io ne paventava le conseguenze. Le donne sono uno scoglio per un regnante. La mia anima era troppo forte per cadere nella • rete: sotto i fiori io vedeva il precipizio. Io comandava a vecchi generali, e gelosi sguardi seguivano ogni mio passo. La mia fortuna stava nel mio contegno. Avrei potuto per un'ora sola dimenticare me stesso .. . e quante volte un'ora decise della mia vittoria! >>

-45UAPITOLO II. SOMJJtlAR/0 Discussione tra Napoleone e il signor n. .. . .. . intorno alla divinità di Gesù Cristo. - Napoleone confuta l'amico esponendo le sue idee sopra Gesù Cristo. - Il cristianesimo e le false religioni. - I saggi del paganesimo erano nemici del paganesimo. -I grandi uomini della civilizzazione moderna credettero in Cristo. - La mitologia è opera dell'uomo. - Legame della legge naturale colla reli - gione di Cristo. -Cenno intorno ai fondatori di nazioni e di reli gioni. - Il Cristo è un ente eccezionale essenzialmente diverso da tutto ciò ch'esiste . -~ Egl i è il solo che sia puramente religioso, il solo che spi eghi la destinazione dell'uomo. -Insufficienza dell a filosofia. - I legislatori non operarono che in vita, il Cristo vivendo si riserba ad operare dopo la sua mor te. - Le conquis te di Cesare, di Alessandro , d i Annibale e di Napol eone paragonate a quelle di Cristo. - Cris to è il sublime . - La 1·eligione del Cr is to è celeste , t utte le altre sono tencne. -- Cri ~

-46sto e l'eternità - Maometto e l'Alcorano. - Cristo, o Dio o impostore. - Egli rifiutò le grandezze temporali, egli è il solo che siasi annunziato Dio. - l misteri della sua vita sono quelli della vita umana. - La sua religione è quella della coscienza - Lutero e Calvino. - La confessione. - Perfezione del. Vangelo e sua sublimità sovrumana. - Felicità dei credenti . - Essere ateo o cristiano. - Cristo è il solo che esiga assolutamente ed esclusivamente il culto supremo.-Egli solo si rese padrone del cuore umano.- Prodigio permanente della carità. -L'amore dei soldati per Napoleone e per gli altri conquistatori, e l'amore dei Cristiani per Cristo. - La morte di Napoleone e degli altri conquistatori, e la morte del Cri sto.

-47CAPITOLO II. DELLA DIVINITÀ DI GESU' CRISTO Or io vi dirò quel che sia la sapienza, e come ella sia nata, e a voi non celerò i misteri di Dio; ma andrò investigando la sua prima origine, e di lei darò chiara notizia senza occultare la verità. Sap. VI , 24. Non di rado si parlava a Sant'Elena di religione. Un giorno la conversazione era animata: si agitava un grande soggetto, trattavas'i della divinità del Cristo, e Napoleone sosteneva la vel'ità di questo dogma colla credenza pressochè innata nel Còrso e nell'Italiano; ma al tempo

-48stesso cogli argomenti e colla eloquenza d'un uomo di genio. Il signor B....... era suo antagonista per·tinace. « Non so comprendere, si re, diceva egli , come un grand'uomo, quale voi siete, possa credere che l'Essere Supremo siasi mostrato agli uomini sotto umane forme con corpo, con faccia, con bocca e con occhi d'uomo, simile insomma ad essi. Che Cristo sia come uomo, tutto ciò che vi piace, la più vasta intelligenza , il cuore il più morale, il più profondo e il più singolare legislatore che abbia mai esistito, tutto questo ve lo accordo; 1na egli non è che un semplice uomo, il quale addourinò dei discepoli e indusse a seguirlo genti CI·edule , come fecero Orfeo, Confucio, Brama. Il Dio ebreo rinnovellò il prodigio dei tempi favolosi , de - tronizzò le divinità egiziane e greche, e si mise al loro posto. Gesù, grand'uomo , successe a grandi uomini, e si fece adorare, perchè prima di lui lside e Osiride , Giove e Giunone , e tanti altri che l'avevano preceduto avevano avuto l'orgoglio di farsi adorare. Tale è stato l'ascendente di Gesù sovra i suoi contempor anei , .

-49 tale era stato sovra dei loro l'ascendente di quegli dèi, di quegli eroi della favola. Se Gesù Cristo entusiastò e attaccò al suo carro le moltitudini, se rivoluzionò il mondo, qui io non veggo che la forza del genio, che l'azione dì un animo grande, il quale invase il mondo colla intelligenza, con1e tanti conquistatori, Alessandt·o, Cesare, voi, si re, o Maometto l'invadeste colla spada )), Napoleone rispose: c< Io conosco gli uomini, e vi dico che Cristo non è un uomo come gli altri. « Gli spiriti superficiali veggono della somigl ianza tra il Cristo e i fondatori d'imperii, i conquistatori e gli dèi delle altre religioni. Questa somiglianza non e"iste: havvi tra la religione cristiana e qualsiasi altra religione la dist«mza dell'infinito. « Qualunque altr·o sciorrà la questione come io la sciolgo, purch'egli abbia una vera conoscenza delle cose, una vera sperienza degli UOffillll . << Chi è di no1 che osservando con quello spirito d'analisi c di critica, che noi abbiamo, 4 •

• - 50 i differenti culti delle nazioni, non possa di re ai loro autori: « No, voi nè siete dèi, nè siete agenti della divinil~; no , che non avete missione veruna dal Cielo ; siete bensì missionarii della menzogna. Voi foste fabbrica Li dello stesso fango, onde il furono gli altri mortali quanti essi sono; voi siete delta stirpe e della famiglia del primo padre. Tutte le passioni, tutti i vizi i sono vostri compagni indivisi bili; ciò è tanto vero che i vizii furono con voi divinizzati. I ' 'ostri tcrnpli, i vostri sacerdoti annunziano essi pure la vostra origine. La vostra storia è quella degli inventori del despotismo. Allorchè esigeste dai vostri sudditi quegli onori che non sono dovuti che a Dio, era vale ispirati da quell 'orgoglio ch'è naturale compagno del potere *1. E certo nè la libertà, nè la coscienza * l Ecco ciò d1e dice Sal-omone int<>rno al culto degli idoli: << J...a invenzione degl i idoli è principio di fç>rnicazione, c il loro l'itrovamenlo fu ]a corruzione della vila. Perocchè questi da principio non furono e non saranno per sempre. Conciossiacltè la vanità degli uomiui g\' inlrodussc nel mondo, e perciò in breve verrà i l loro esterminio. Un padre pieno di acerbo ùo lore si fece il

- 51 vi obbedirono le prime; furono bens1 la viltà, il bisogno e l'amore del maraviglioso, l'ignoranza e la superstizione che vi tributarono i . . pr1m1 tncens•. cc Tale sarà il giudizio, il grido di coscienza di qualunque interrogherà gli dèi o i templi del paganesimo. « Conoscere la verità è un dono del Cielo e il carattere proprio d'uno spirito eminente, ritra tto d'un figliuolo rapito a lui repentinamente, c quel1o che allora morì come uomo ha cominciato adesso a onorario qual Dio, e tra i suoi setvitori gli assegna culto c sagrifizi. Indi ·coll'andare tlel tempo prese p iede la prava consuetud ine, e l'errore fu osse rva lo qual l-egge, e per ordine dei tiranni onorati furono i simulacri . E quelli che g li uomini non potevano onorare personalmente, perchè erano assenti, fatto ,·enire da lungi il loro ritratto, espose ro in chiara luce l'immagine del re a cui vo l·evano rendere onore, affine di tribulargli i loro @Ssequii come se fosse presente. E ad un simile culto furono sp inti anche g l'i gnoranti dalla finissima diligenza dcll'artefìce, mentre questi, per piacere a chi h adoprava, fece ogni sforzo dell 'ar te per fare più perfetta l' immagine . Onde la turba, rapita dalla bellezza dell'opera, prende adesso per un dio colui che poco prima si onorava come uomo . · SA r. XIV, v. 2 t e se;; . -Traduzione di IJ-lonsign. lJfartini.

l 52m'a non v'ha nessuno che non possa negar fede alla 1nenzogna , essendochè ciò ch'è falso ripugna, ed è presto conosciu to. « Mi si dirà: un'onda d'obbiezioni s' innalza continuamente contro la religione di Cristo : . il so. Ma perchè non vengono egualmente impugnale le altre ? Perchè ognuno che sia dotato di buo-n senso le crede false senza esitare. I grandi uomini della Grecia non ritennero mai per verità assoluta il paganesimo, nè Pitagora, nè Socrate, nè Platone, n è Anassagora, nè Pe ricle. Questi si ricreavano coi raceonti del buon Omero, colle graziose invenzioni della m itol ogi ~•, ma non n 'erano adoratori. « Per lo contrario, dopo l'apparizione del Crisl~ anesimo i più chiari ·ingegni ebbero la fede , una fede viva, una fede pratica nei misteri e nei dogmi dell ' Evangelio ; non solamente Bossuet e Fénélon, ed innumerevoli altri che lo predicavano per professione ; ma Car lesio e Newton , Lebnizio e Pascl{al , Cornelio e Racine, Carlo Magno e Luigi XIV , ed altri a mille. Donde viene questa singolarità, che un simbolo sì misterioso ed oscuro com'è il simbolo degli AposLoli, sia slato ac-

-55colto col più profondo rispetto da immenso numero di grandi uomini, tnentre teogonie attinte dalle leggi della natura , e che altro non erano, in ultima analisi, che spiegazioni sistematiche del mondo , non sieno giunte a imporre a verun uomo di genio? Chi disse più male dell'Olimpo pagano che i pagani stessi ? « La ragione n'è affatto naturale; dietro il velo della mitologia un saggio scorge a prima vista l'andamento e le leggi delle società nascenti, le illusioni e le passioni del cuore umano, i simboli della scienza, l'omaggio reso al potere. « La mitologia è la religione della fantasia. I poeti, divinizzando i loro sogni, seguirono l'inclinazione naturale al nostro spirito, il quale esagera, fino ad adorare se stesso, la propria potenza) perchè ne ignora i limiti. Nella mitologia tutto è umano, tutto dice: io sono l'opera della creatura. Ognuno vede che tutto in essa è imperfetto, incerlo, incompleto; ognuno vi scorge ad ogni passo contraddizioni. Tutlo il maraviglioso delle favole diverte l'immaginazione , ma non soddisfa la ragione. « Non è colle n1etafore, non è colla poesia . ....,,,. ,,~ · ... l '"'4ft! ' f

• -54che si spiega Dio, che si parla della or1gn1e del mondo, che si svelano le leggi dell'intelligenza. Il paganesimo è opera dell'uomo : vi si può legge1·e da per tutto l'umana imbecillità, da pet~ tutto vi si scorge l'umana impronta. . << Che mai sanno più dei . mortali quelle divinità sì vantate? Che ma i sanno più degli altt·i uomini quei legislatori greci e romani , quei Nurna, quei Licurghi, quei sacerdoti delPlndia e di Menfi, quei Confucii, que' Maometti? Questi fecero un vero caos volendo dare codici di mm·ale; e qual è di loro che alcuna cosa abbia detto di nuovo relativamente alla nostra destinazione, alla nostr'anima, aHa essenza di Dio, alla creazione ? I teosofi nulla ci insegnarono di ciò che c'importa di sapere; non abbiamo da loro alcuna essenziale verità. Sembra che di tutt'altro intendano di parlare che d i religione, tanto la loro teogonia è confusa ed oscura. « Havvi una verità primitiva che risale alla culla dell'uomo , verità che si ritrova presso tutti i popoli, scritta nei nostri cuori dal dito di Dio , la legge nat_urale, la quale c'insegna il dovere, la gi~stizia , l'esistenza di Dio; la quale

-55ci guida a conoscere cosa è quest'uomo composto di spirito e di corpo. Una sola religione ~dotta pienamente la legge naturale, una sola se ne appropria i principii, una sola ne fa l 'oggetto di pubblico e perpetuo insegnamento: e questa religione è la cristiana. « Presso i pagani , per lo contrario, la legge naturale e ra negletta,,sfigurata, modificata dall 'egoismo e soggetta alla politica. Essa era tollerata , ma non era conosciuto il suo sacro carattere. Questa legge non aveva nè tempio, nè sacerdoti, nè altro asilo che il linguaggio. Dio la conservava per un 1ìne della sua prov~ videnza. « La mitologia è un tempio consacrato alla forza, agli eroi, alla scienza, ai beneficii della natura. I saggi non vi hanno luogo, nè doveano averlo, essendo essi i naturali nemici della idolatria che divinizza la materia. Penetrate in quei santuarìi: non vi troverete nè ordine nè armonia, ma un vero caos e mille goffe contraddizioni: la guerra tra gli dèi, immobili statue , i di vini tributi alterati o negati nella loro essenza, i sofismi della ignoranza e della · presunzione, profane orgie, trionfi della disso..

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