IL PASSATO DEL MO!\OPOLIO 45 reali con privilegi e con diritti d'entrata, a fittare le dogane, a vendere titoli di nobilta e cariche, e a f alsificare monete. L'uso delle lettere patenti e delle concessioni non conobbe limi ti, i Sovrani confisca vano sotto va rii pretesti ogni industria o commercio, per cederne il monopolio al maggior offerente. Re Enrico VII d'Inghilterra nel 1506 concesse licenza ad Agostino Chigi di Siena d'importare allume in Inghilterra. La Regina Elisabetta concesse tanti monopoli e patenti che d_ovè alla fine promettere al Parlamento di moderarsi per l'avvenire. Animata dalla più grande sollecitudine pel bene pubblico , un giorno s' avvide che « parecchi sudditi che potevano zappare si davano al mestiere di far carte », un altro giorno scoperse che qualcuno sciupava grano a far l'amido, un altro giorno ebbe un altro simile scrupolo di coscienza, ed in tutt'i casi applicò lo specifico del monopolio. Carlo 1°. concesse anch'egli monopolii sul sapone, sulr amido , sull . carte da gioco, sul salni Lro , sulla polvere , sulla fabbrica di bicchieri, su'vini d'uva, su' fili d'oro e d'argento, suJl'orzo e sulla birra ed anche un monopolio per la vendita esclusiva del carbone a Newcastle. È patetica la petizione indirizzata al lungo Parlamento che si riunì a 7 novembre 1640 contro settecento monopolii. « Questi- era detto-come le rane d'Egitto, si sono impossessati delle nostre case, e appena lasciano dello spazio inoccupato. Essi sctigiunano nella nostra tazza, beccano nel nostro piatto, siedono al nostro focolare ; noi li troviamo nel vassojo della carne e nel tinello del bucato: essi dividono col dispensiere; essi ci hanno bollati e sigillati dal capo a'piedi: non ci offrono una spilla, non comprano i nostri stessi abiti senza una mezzania ». Anche la prerogativa di cambiar moneta fu fittata dalla Corona. I re a vendo bisogno di danaro ricorrevano a quelli che ne facevano commercio ( Goldsmiths) BibliotecaGino Bianco •
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