F.S. Merlino - Questa è l'Italia

F. S. MERLINO trastanti, disputandosi il predominio nel ministero: spesso, neppure il ministro e il capo dello stato maggiore sono d'accordo. D'altra parte, il potere del ministro è qui ancora assoluto e quasi illimitato per ciò che riguarda promozioni, andate a riposo ecc. ecc. Presso il personale, il StJ.periore ha sempre ragione, specialmente quando ha torto; l'arma piu formidabile di cui egli dispone per far valere la sua infallibilità è il rapporto personale, segreto e irresponsabile, uno strumento di inquisizione che, da un lato rafforza l'ar:bitrio, dall'altro provoca la caccia ai favori. Si son verificati episodi scandalosi: individui, oggi proclamati inetti, l'indomani son diventati celebrità. Taluni superiori, che manifestavano stima per i loro inferiori, segretamente facevano rapporti ostili a loro: in tal caso il rapporto è come una lama di pugnale piantata nella schiena 38 • Il sistema inquisitorio non è particolare di questa o di quella amministrazione, vige nell'insegnamento, nella magistratura e perfino nell'alta politica. Il Nicotera, entrato al Ministero nel 1876, scopri un libro nero in cui c'erano le note personali di tutti i deputati dell'opposizione, comprese le sue. Abbiamo parlato nel capitolo precedente· dell'autorità che il ministro di Grazia e Giustizia esercita sui magistrati e dell'influenza che per mezzo suo esercitano sui magistrati i deputati. Il Minghetti cita il caso di un deputato che, accusato da un giornale locale di ostilità verso la magistratura del suo collegio, rispondeva ingenuamente che l'accusa era assurda, perché era stato proprio lui a suggerire al ministro di scegliere i magistrati in questione. Un'altra volta si videro alcuni deputati pronunciarsi, in pubblico e collettivamente, per la promozione di un .magistrato che er1. stato. o era, deputato anch'egli. Finalmente il Minghetti ci parla di « prefetti~ trasferiti da una ad un'altra provincia, di nuovo cambiati, retrocessi, messi a disposizione e, da ultimo, congedati, senza nessuna ragione espressa, tranne l'opportunità del servizio (è capitato anche a magistrati inamovibili); ma si sussurrava che la vera ragione era ch'essi non garbavano ai deputati della provincia, o alla loro maggioranza ... Abbiamo letto scritti di prefetti, che, per eccesso di zelo o per timore, deploravano pubblicamente di non esser riusciti a vincere durante le elezioni il partito di opposizione. come se il prefetto fosse mandato ad amministrare una provincia. non per il bene degli ammiuistrati, ma nel38. EVASIO MESTURINr, Salvate la Marina, Livorno, 1888, pp. 101-102. BibliotecaGino Bianco

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