Saverio Merlino - Concezione critica del socialismo libertario

fratelli dell'industria. Scacciò le guardie forestali e campestri, assaH i castelli dei signori, bruciò i registri delle imposte e delle ipoteche, si vendicò degli usurai, depose i borgomastri e i giudici. Iv1entre gli operai delle città progettavan costituzioni, egli si rifiutava di pagare i fitti e le imposte. Egli pensava che essendo stata abolita la coalizione feudale, la terra doveva appartenergli; e quando si decretò il passaggio allq Stato dei domini usurpati dai pr1ncipi, credette seriamente che sarebbero stati divisi e che avrebbe avuto la sua parte. Di tutti gli atti del governo rivoluzionario, non s'interessò veramente che all'abolizione delle decime, al regolamento delle tasse, delle foreste, della caccia, e tutt'al piu al consiglio del proprio comune. Quanto al parlamento, i domandò se era con1posto di fanteria o di cavalleria! Quando si vide deluso nelle sue speranze, quando vide a chi profittava in realtà l' abolizio~e delle decime, cos1 come le altre rifor1ne, quando fu nauseato di elezioni: elezioni per il parlamento nazionale, elezioni per i giurati, elezioni per i borgomastri, per i consigli comunali, provinciali, distrettuali, ecc., egli voltò la schiena alla rivoluzione, e questa fu perduta. *** Abbiamo detto che i grandi proprietari sono anche grandi industriali e grandi capitalisti. Possiamo aggiungere che, grazie alla loro imn1ensa influenza nel e sopra il governo, si fanno grosse rendite a detrimento dei lavoratori. Anche aui si mostra l'insufficienza· della teoria marxista. Se- J condo Marx, è il plusvalore, l'eccedente della produzione sulle spese di 111antenimento dell'operaio, che forma, per cos1 dire, il fondo dei profitti da distribuire fra capitalisti, proprietari, commercianti, ecc. Vediamo al contrario che i profitti di queste classi provengon direttamente dalla coazione esercitata dallo Stato sui cittadini, in una parola dall'imposta. 70 BibliotecaGino Bianco

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