Memorie del volontario italiano Giambattista Bolis lughese nell'esercito francese ...

7L --~ ,k6j -1. MEMORIE DELVOLONTARIO ITALIANO GIAMBATTISBTOALIS J-uGHESE NELL' ESERCITO FRANCESE DURANTELA GUERRACONTROLA PRUSSIA ~ LUGO TIPOGRAFI.il. BRUG~OLI 1871.

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DEDICATLELE'SERCITAOLIANO ~e,\\' O\\'\'\'tt t\W \'..se,W,\toI\Msto '\\\\O SC.'\'\tto,,\\,\ \'\\iS\'l\~o.toc\\e, o.I\'E~so, '\\\e,~\"oe,\\e,a.I\ t\\ti-çi, \lote,sse, ò.e,sto.i-çe, '\lii\ l\"-\iO.\c.i\.\'le\,te,i-çe,sso.'\\\e,'l\to, e,~ .\ti-çe.tto.'l\\lteo,'\' t'\'\\l'\litMete. .wM,a.t\e,s\o.to I\' Cli\\\'\\\\'\'O. 't\OM o.\\e,'\\\o\\e, 'b'\l,t '\)\'\'t\li,\le.'\'\e, l\'Uio.V\to".V\o.'l\M)t'\'ll. '\)Cl, ~i.'Uistt\'\\\,e,'l\,\e, s'Ui- '\W,'\'\lo.. '

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AVVERTENZA Rammentareuna fra le cause dei disastri Francesi"in qiwsta guerra, mi é parso compito ad ottenerneammaestramento. E tantomaggiormente mi accinsi al sunto, chè di questacausa nonpuò avervialcun dubbio perchè espressa àa un Generaledella Nazionè Francesestessa, come perchè comprovatanegli avvenz·mentcii,oè,la decadenzamoraledell' E sercito d' Esso. Protesto però che pubblicandoquestoscritto non ebbi sentimentodi sterilevanità,ma soloper ricordarequesta cagione,onde la Patria mia saggiamenteeliminar vogliada Essa la possibilità di quella.

6 Esprimo non meno che fui pure mossoad esporre queste 1/ emorz"eperchè referenti all' Esercitocol qiiçdeper cùiqueMesi di dura Campagna, divisi fatiche,pericoli',successi·e svenlttre. Nè credasi in fine: abbz"iao a narrare strepitosi falli d' armi, non avendo questi operati quella'parte d' Esercito Francese cui appartenni, ma bensì prolungata serie di combattz"menti della maggiore o minore z'.mportanzas,ostenu,ti fra sofferenzee· privazionidegnedi qualche encomw.

La catastrofemilitareFrancesein questa guerra offrì vasto campo a profondeinvestigazioni sulla causa che la produssero,e già competenti scrittori posero i~ luce l' esistenzadi quelle, enumerando fra esse la decadenzamorale dell' Esercito Francese. l\follie svariati, secondoessi, furono i fattori di tale decadimento,dei quali darò breve cenno. Le Armate, al pari d' ogn' altra lslituzione, vanno soggette a cause estrinsecheproduttricieffetto morale: le prime appartengonoall' ordine sociale,al militare esclqsivamenlcle altre. La decadenza dell' Esercito Francese devesi maggiormenteascriverea quelle d' ordine militare, pei s~guenli falli ad esso strettamenterelativi. L' insuccesso della guerra col Messico: le vittorie Prussiane contro l' Austria: e il dubbio sorto da questa a chi la militare supremazia in Europa, l' impopolare spedizionedi Mentana; il forsedifettosoorganismodell' Esercito stes-

8 so; I' incerto e deboh, impulso ai preparativi di questa guerra; non che il rapido succedersi di Uominipreposti alla direzionedi essa, furonoprobabilmenteprime e potenti ragioni di questa decadenza. Per le cause poi d' ordine sociale poco avrò altresi a dire, che apparir debbono in essa necessarie. Niuno diffatti ammettendoper certa r alterazione sociale che verificavasi da qualche tempo in Francia, vorrà contestarela perniciosa influenza di esse nell' Esercito stesso: come l' agitarsi continuodegli avversi Partili, e le passioni politiche, trovassero facile ricetto tra le file di quello. ·Non è compitoper altro di questo scritto trattenersi su tale argomento. Dopo gli straordinari successi che l' armala Prussiana seppe ottenere nella Campagna teslè finita, è sempre bene tuttavia ricordare come in massima parte abbia a ciò contribuilo il morale dell' Esercito Tedesco. La moralità, questa potentemolla d' ogni so- •ciale organizzazione,se è una delle più efficaci cause del regolare andamentodi qualsiasi Corpo costituito,nelle Armate è forse il più grande efficenle,onde ottenere gloriosi successi. Da quella ne viene quel nessoche strettamentecollega con forze irresistibili, e rende perciò potente un E- ;gercito.

9 Nell' ultima guerra, quelloFrancese provò come funesta sia la mancanza di questa forza, ne- ,cessaria non solo a conseguire vantaggioseoperazioni sull' inimico, ma inoltre a sopportare-con fermezza i sinistri risultati dalle prime Battaglie. Uo' armata dunque sia pur prode, dificilmente resisterà con saldezzaalle prime sventure d' una guerra, s~ intatta e salda in lei non sia la ca- .scienza ctJi propri doveri. Il Generale Trocbuquindi, quantunqueerrasse nell' attribuire anche a noi le sventure della :sua Patria in questa guerra, non di meno affer- !mò il vero citando fra queste la decadenzamo1raledell' esercitò d' essa. Non vorrò per altro investigare qual parte il Generale Trochu a que- -sta ragione assegnasse. Incontestatoper noi fu sempre, e per tutti, la rinomanza di valore dell' Esercito F1'ancese, •comedi ciò ampiamentene attestano oltre le gloriose guerre del primo Impero, quelle di Crimea, d' Italia, del Messico, non che l' ultima contro Prussia, in cui gli alti d' eroismo,quantunquein1fruttuosi, pure vennero talvolta ammirali dallo :stesso nemico. Ad avvalorare quanto io affermo ricorderò la -disperata difesa di Belfort,ove un pugno di prodi capitanatidal valorosoColonelloDeuferl-Rocbe- ,rau, contenneper lungo tempo numerose forze nemiche, con atti di singolare coraggio, e sop- .porlandoinaudite falicha e privazioni.

10 L' assedio di Parigi, e delle altre città investile dai Prussiani, diedero poi altrettante affermative prove di questo coraggio nell' Esercito Francese, come allrcsì i ~generosi sforzi d' alcuni Reggimenti,per sottrarsi in campale battaglia alrIa nemica prigionia. Dubbia invece è per taluni la solidità e costanza di una disciplina, (almeno in questa guerra), da cui deriva la morale compattezza,ossia la potenza d' un Ecsercito. Le rigorose ordinanze ad esso dirette nel corso di quella, ed i casi ben noli di palese demoralizzazione,suggellano completamente l' esistenza e verità di tale causa nella Francese catastrofe, senza che d' avvantaggio debba io parlarne. Prima però d' accingermi alla descrizionedei fatti di questa parie del ricordato Esercito, premetterò brevi, ma necessarie parole. . Le contestazioni diplomatichesorte nel 1870 tra F.ranciae Prussia, ùcslavanosommo iHlcresse e giuste preoccupazioni al restante d' Europa. I Gabiruillidi essa attendevano ansiosi il risultato. delle proposte composizionidi pace, non senza mirare alla severa custodia delle proprie fronti.ere. L' esitanza era in tutti, prevedendo la terribile scossa,qualora impegnali nel minacciosoconflitto. La parte induslriosa e commercialedella Nazione Francese trovavasi dal canto suo in diffiùen-

11 ia intorno alla guerra clrn stavasi per intraprendere, considerata compromillenle i proprii inleres~ si; nè di questa scorgeva giustificalolo .scopo,presagenùo i cruenti gravosi sacrifici ai quali· dovrebbe sottostare. Le caste Uilìcialisoltanto punte viv ament.edal Prussiano disprezzo: il partito militare: gli ostili all' impero i quali travedevano forse con bramosia in questa lolla la probabilità d'una disfalla ad esso mortale: non che il restante del PopoloFrancese, spronavano a !acremente il Governo alla dichiarazione di guerra. L' entusiasmo quindi non generale nella Nazìonc. Riuscile vane infrattanlo le intermissioni della diplomazia in Europa, le due Potenze non per anco nemiche, rinforzavanoe riunivano con celerità alle frontiere una parte delle rispettive loro Àrmate. Il rifiuto reciso però della Corte di Berlino alle incalzanli proposte Francesi, ed il richiamo ufficialedi Chi le porgevri, annunziavanoimminente la dichiarazionedi guerra, e venne questa diffatli proclamala appena giunto l' Ambasciatore in Francia. La Prussia già preparala da lungo, accettò senza esitare la sfida lanciata dalla polente rivale d' oltre Reno, rafforzandosivieppiù con Armate a lei confederate. In questo stato di cose adunquc, e con tale

12 disposizione <l' animo, l' Esercito Francese male alleslilo, ed improvvidamenteesposlo, impegnossi nella sanguinosa guerra eh' ebbe principio nel Giugno 1870. Qui trovo acconcio del pari esprimere da quali sentimenti fossi io preso al rompersi di questa guerra, e perchèmi assocciassi alla causa Francese. Varie furono, senza dubbio, le manifestazioni ùell' opinione pubblica in Italia. In delta guerra io non scorgevase non l' aspirazione della Francia al possesso delle Renane Provincie, che la Prussia, forte e coraggiosa per le recenti sue vittorie, pretendeva a se· conservare. Non d' avvantaggio ponderalo frattanto per qual parte fosse il buon diritto, e quantunquenon obbliassi come lo straniero intervento, in altro incontro, mi avesse colpilo con irreparabile sciagura, del tutto però attribuibile a Chi reggeva i destini di quella, pure ebbi presente il sangue Francese sparso prodigamente·su i campi di Palestro, Magenta, e Solferino a prò della mia Patria, lacchè mi determinò rivolgermi, qual Volontario,alla volta di Francia. Giunto in Marsiglia, fui sorpreso dapprima pel freddo entusiasmoche potei scorgere in quella Cillà, e mollo più e;-amidi meraviglia il limitato movimentodi truppe che rilevai: ma tosto mi risovvenni che allesa la molladistanza al tea-

13 tro della guerra, ciò era giustificalo. Sorse però in me il dubbio non fosse questa guerra d~l tut- . to Popolare, loccbè ebbi poscia a verificare lungo il corso degli avvenimenti. Compiuteper tanto le formalitàd' uso agli ingaggi, venni incorporato, qual Volontario,per la durata della guerra, nel quinto Battaglionedel Reggimentostraniero, il cui Deposito trovavasi a Tours. Debbo confessare che al mio arrivo in questa Città, fui alquanto disanimalo per lo scarso numero di Volontariche vi trovai, dei quali pochissimi erano Italiani. Non tardarono però numerosi Belgi, Polacchi, Spagnoli, ed anche Italia-. ni, ~d ingrossare le fila: pur tuttavia la formazione del Battaglioneprocedeva,lenta, diffeltosa,e quasi disperava si fosse compiuta. Raggiunto alla fine il numero prescritto, e completataalla meglio l' istruzione ed armamento d' esso, venne affidatoal comandodi ben distinto Ufficiale, il Signor Arago di Parigi, spento da prode in Orleans. Questi ne ultimò sollecitamente la formazione,ed in una rassegna da lui passata parve esserne soddisfatto. Fummo tutti armali di fucili Cbasepot, ed abbigliali come Linea Francese. Le notiziedella guerra intanlo ci giungevano con la massima rapidità, ed i Bollettini del Governo apertamenteci annunziavanole toccalesven-

ture, allorchè sopravenne terribile ed improvvisa la nuova della res·a di Sedan, per fallodello stesso Imperatore. . La seguita proclamazione della Repubblica non influì mollo sul morale delle Truppe; ciò non di meno speravan e~sedi veder rimosso quell' elemento che aveva contribuito alle sofferte sconfitte, cd assai fidavasi nel nuovo indirizzo che avrebbero preso le militari operazioni. Frattanto nulla faceva prcs:1gire prossima la noslra partenza. Alcunerimostraaze però allo stesso Ministerodella Guerra per I' innesplicabilenostra innazione,fu causa non si tardasse a soddisfare le ca!de nostre domande. Giunto quindi l' ordine di nostra partenza, il Battaglione fu destinalo alla Divisione comandata dal Generale A urelles-de-Palladin, che trovavasi col Quarlier generale a Bourges. La distribuzione degli ultimi oggetti di accampamento venne precipitosamenteeseguita, e tulti aspettavamo il desideralo momento dell' azione, allorchè fui coslrello disgiungermi da quel Corpo. Il Battaglionecomponevasidi ollo Compagnie.Due di queste furono per ordine del Ministero distaccale e diretle a Brest, ove si ordinavanole così dette Forze di llrellagna. Io fui in queste compreso, e partimmo sull' istante per la nostra destinazione. Ciò mi tolse di seguire la sorte del Corpo ove erami arruolalo, che poi seppi essersi dislinlo

1a sempre nei diversi falli d' armi ai quali prese parte, eh' ebbero termine coi disastri dell' armata del Generale Bourbaki. Pervenuti a Brest, dopobreve soggiorno,fummo spediti al Campodi Conliepresso Rennes, ove realmente riunivansi ed organizzavansi i Corpi che dovevano prendere parte alla lolla. Ciòfu nei primi d' ollobre. L' affluenzad' essi in questo Campo era maravigliosa. Quivi lrovavansi riunite in forti Battaglioni le Guardie mobilizzaledei Dipartimenti di Finisterre, Morbilion, des cotes du Nord, d' Ille et Vilaine, Loira inferiore, e Saint Coulitz, che succedevansiquasi· senza interruzione. Aveva il comandosupremo di tulle le forze il Generale De Keratry, che fu Colonello nella spedizione del Messico. Egli aveva abbandonata la Città di Madrid in cui era stato inviato con missione polilica,per riprendere, a difesa della sua Patria, l'assisa militare. Quivi risiedeva col suo Querlier generale. L' accampamentopresentava il vero aspetto d' un grande arsenale militare da cui il soldato usciva equipaggiatoedarmato ma sventuratamente non a sufficienzaistruito. Vasti fabbricati in legno racchiudevanomunizioni,armi, vettovaglie, foraggi, veslimenta,e le ambulanzedel Campo,non che quelle di Campagna. L' attività in tutti era prodigiosa: il movimen-

16 lo delle truppe indescrivibile.Per altro scorgevasi facilmenteio esse la deficienzadi marziale esteriore, e la poca, o .quasi niuna abitudine at Campo. L' aglomerazionepoi di tante truppe in un sol luogo, la natura di esso, l' urgente necessità di provvedere sollecitamente ai bisogni <li quelle; e l' inesperienzadi qualche Capo, facevano sì che molli soldati diffettasserodi cose necessarie, quindi lagnanze,sofferenze, e frequenti disordini. Gli Ufficialidella Guardia mobilizzatanon assuefalli al militare comando,rallentavanoallresì sensibilmente la disciplina nei loro dipendenti, d' onde il danno sì agli uni, che agli altri. La superiorità morale poi mal' intesa dagliUfficialidell'Esercito regolarerispelloai Mobilizzatdiellostesso grado, e talvolta ad essi superiori, recavaanche non lieve ostacoloall' esallezza del servizio, come I' antagonismoesistentefra essi, era di sommo scapito, specialmente alle truppe irregolari che vedendosinon apprezzate,raffreddavain loro l' entusiasmogià non troppo ardente. Di più era esca a funesti dissidi, i quali oltre a diminuire la disciplinain tutti, faceva nasceremollezzanel1' esecuzionedei comandi,e poca armonia nelle comunioperazioni. É pur vero che i Brettonidei quali compo• nevasi la maggior parte dei Battaglioniivi riuniti, quantunquestimali per fedeltàe valormilitare,

17 sorio però poco suscettibili ad essere buoni soldati, se non dopo esercitalo un tirociuionon breve. Il vestiario non meno contribuiva a togliere loro quella militare apparenza che ba certamente molla parte sul morale della truppa. Basterà dire che pochi erano quelli i quali avessero il Cappotto, e non fu se non nel finire della Campagna che quasi lulli . lo possedevano. Una leggiera Coperta da Campo teneva luogo di quello, e questa indossavanoa loro capriccio.Male dunque abbigliali, peggio armali, e sgraziatamente pochissimo istruiti, come fu detto, tali erano, (eccettuali pocb~ Reggimenti e l'Artiglieria,) i soldati coi quali accingevasi alla prossima lotta in quesla parie di Francia, contro altri aguerri li e vittoriosi. Il numero lo{aledelle Forze in ')UesloCampo, ascendeva allora a circa cinquanta mila uomini, dei quali era in minoranza la truppa di Linea, e quasi tulle di recente chiamale. Gli esercizi dell' armi frattanto, le giornaliere rassegne, le prolungate manovre, ed i finti attacchi, davano per altro al giovane soldato la vera idea della vita di guerra. Parmi qui d' uopo avvertire come noi volontari stranieri, formando una sol Compagnia, fossimo destinali (a quanto sapevasi) al servizio speciale d' Esploratori, in unione ai Francs-Tireurs, nelle future operazioni. 2

18 Il Capitano che ci comandava era uomo severo, di burbero lrallo, quindi io noi la disciplina era 'severamente osservala. Qualche conoscenza della vita militare, e dell'Idioma Francese, mi procacciarono l' umile grado di Sergente, poscia di Sergente maggiore, e come tale fui congedato dal servizio al terminare di questa guerra. La Corte marziale in questo frallempo veniva promulgata dal Ministero della Guerra in tutti i corpi d' Esercito Francese. Essa consisteva nel condannare con pena di morte le trasgressioni alla disciplina, la negligenza recidiva ali' esecuzione degli ordini, o di quaol' altro riferivasi al sarvizio di guerra. Tale disposizione avrebbe recati utili frulli, se di questa si fosse usato nei casi solamente necessari, ma troppo abusandone i Capi con vane minaccie fuor di proposito, e sovenie a capriccio, questa istituzione aveva perduto nel salutare prestigio. Troppo lardi se ne usò con giusto criterio, cd innesorabilmenle, a ristabilire la disciplina. Innollrandosi nel frallanto l' invernale stagione, le frt~quenlipioggie avevano talmente ammollito il terrmw, da rendere a noi quasi insopportabile il coricarsi, come diflicile il camminare. Un freddo precoce e rigido e' intirizzivaorribilmente. Le fatiche del Campoerano poi sommamentegravose; oltre gli esercizi ciel giorno, i ripetuti notturni allarmi, le finte ricognizioni, ci strema-

19 vario oltre modo di forze. I Ballaglioni mobilizzali ebbero perciò mollo a soffrire per quesle 'inusilate fatiche, e numerosissimi erano i malati. L' accampamentospecialmenledi nolle-tempn, offriva una scena delle più imponenti. Il luciccare delle armi, le strane e varie forme degli attendamenti, la varietà, I' agilarsi delle masse, lo sp~endorcdel fuoco d' innumerevoli bivacchi, davano a questo luogo l' aspetto cl' un vero campo di guerra. Era triste per altro vedere taluni sfiniti di forze, assistere· muli e pensierosi ali' energia degli altri compagni ~· armi, e con notoria prostraziono di spirito. Le truppe del Genio erano allora impegnale in lavori di fortificazioni, e pezzi di grosso calibro vennero posti sulle più elevale posizionidel Campo. Da ciò chiaramente appariva volersi di questo luogo lrincieralo formare un centro di operazioni, ed insieme un balu;irdo al.la minacciala Breltagna. Ditfalli trovandosi esso fra Rènnes capitale delle provincie Brettoni, e la non lungi Città di Le-Mans, punto strategico per diramazione di più tronchi ferroviari, potevasi da questo Campo non solo proteggere i paesi dal nemico non ancora investiti, ma bensì spingere con facilità numerose truppe ali' infuori d' esso in aggressive tenzoni, qualora l'opportunità si affacciasse. In qualunque modo questo accampamento a-

\ 20 veva lo scopo certo di riunire ed organizzare le truppe accorrenti sollo le armi, e sollecitamente soccorrere ove il bisogno fosse più urgente. La redd,izionedi Metz o Strasburgo, non che le altre vittorie nemiche, avevano infrallanto dischiusa ai Prussiani la via di Parigi. È indubitato quindi eh' essi, cinta la Capitale con cerchio di ferro, mirassero ancora alle armate che pod~rose stavano ali' intorno di quella, onde impedire ad esse di prestarle soccorso. Da ciò gli e• roici ma infruttuosi sforzi dell' Esercito Francese ad ottenere un passo, come altrellanlo la nemica risoluzione d' ìmpedire il loro avvanzarsi. Ciò premesso, apparir chiaro dovrebbe. il duplice scopo delle forze Brettoni, cioè, soccorrere la Capitale assediata, sperando ancor più la possibile congiunzione con l'Esercito d' essa, e contrastare palmo a palmo il terreno ai Prussiani. Essi infatti scorazzando baldanzosi nei limitrofi Paesi non invèlsi, mal celavano il pro• posito di conquistare la Bretlagna. Nulla meno fosse strategia, o ben altra cagione, l' inimico progredìva a rilento. In questo mentre, negli ultimi d'ottobre, ci fu annunciato che parte delle truppe leverebbero gli accampamenti comandati dallo stesso Generale De- Keratry, e nel primo novembre, tolte le lende, provveduti d'abbondanti munizionida guerra, e viveri, ci dirigemmo. sopra Le-Mans, ac•

21 campando nello stesso giorno a cinque chilometri da quella città. Noi volontari fummo dunque in questo compresi. Il numero delle truppe sortite dal Campo era di quindici mila uomini, circa, formanti una Divisione. Le posizioni da noi occupale potevansi ritenere vantaggiosissime perchè protette da grosso torrente, e da circostanti Collino poste appiedi del piccolo VillaggioYvré l' Eveque, di cui ano altra volta a parlare. Conoscevasi perciò dal '.lostromovimento che l'inimico tentava seriamente innoltrarsi. Per altro, da quanto verrò quì appresso esponendo: sco!·gevasi che per allora l'allarme non era proporzionalo allo scarso numero dei nemici che slavanci di fronte. In breve gli avvenimenti seguili mostreranno come fosse proposito di quelli ritardare l' azione decisiva ad àllra occasione più favorevole, lenendoci però di continuo sul- }'ali' erta con piccolescaramuccic, ed impegnali in lunghissime e faticose marcie. Dopo due giorni dal nostro arrivo, ali' alba del terzo la Divisione intera slava pronta alla partenza. Preso difolli il rangio, la colonna si pose in mareia verso le sci del mattino, preceduta di qualcbe ora da forti ricognizioni di cavalleria, e nel progredire ch'essa faceva, i Battaglioni prendevano il rispettivo loro posto di Battaglia,

22 come l'azione non dovesse che per poco ritardare. Percorsi infatti quallro, o cinque chilometri, venne assegnata a noi \'Olontari l'estrema avan. guardia, o caricale le armi, al passo di corsa c' internammo nei bosdii fian<;beggiantila strada denominala Imperiale, allorchè uùimmo il precipitoso calpestio di cavalli che incontro a noi retrocedevélJ}o.Era la Frt!nccse Cavalleria spedila ad esplorare il terreno, che annunziava la prossimità del nemico. I solleciti comandi frattanto ciel Generale in Capo, e l' avvanzarsi vclo~edelle nostre artiglierie, rassicuravano essere la lolla più che imminente: però (come già dissi) i Prussiani non sembravano propensi, nè lo fun,no allora, ad accettare battaglia. Raggiunto il posto a noi prefisso, avvanzavamo cauti in terreno dei più frastagliali coli' armi in pugno, pronti a far· fuoco al primo segnale. Per la maggior parte <li noi, avendo già nozioni del militare servizio, non era nuovo trovarsi così presso al pericolo, quindi ci sentivamo fermi e risoluli., non senza però provare un giusto e naturale orgasmo, dovcnùo combatlcrc quelli stessi solùali che riporlatc avevano lanle vittorie sul resto dell' Escrcilo Francese. Il bosco nel noslr'Oinnollraro diradavasi sr.nsibilmenlc, allorchè alcuni colpi di fuoco partiti

23 dalla nostra ala sinistra, al di là della strada che superiormente rammentai, arrestarono a\l' i:- ilante la noslra marcia: quei colpi non avendo però seguito, questa fu tosto ripresa. Il teneno sempre più divenendo meno inceppato, arditamente incedevamo, allorchè giunti ad uno sbocco del bosco, ci riparammo dietro gli ultimi ostacolidi questo. Stavaci di fronte un non piccolo campo del tutto incollo, e venne l' halte di nuovo ordinalo. Il cammino da noi fallo calcolavasi a circa dieci in dodici d1ilometri. Non tardammo scorgere dopo brevissimo tempo, alla distanza di un chilometro, o poco più, l' agitarsi di qualche massa· nei boschi che stavano a noi dinnanzi. Erano Prussiani. Indescrivibile sarebbe il movimentoche avvenne in noi. Fu come una scossa elellrica: tutti miravamo da quo! lato: il silenzio era perfetto. In questo mentre il rumore dei carri dalla , nostra parte, ci rammentò essere le Mitragliatrici che al gran trotto avvanzavano lungo la strada. Alcuni cavalieri nemici difatti essendosi distaccati da quelle masse, quantunque lentamenteprocedessero, pure la distanza che ci separava eia essi veniva di non poco diminuendo,quando dal nostro lato fu dato il segnale di fuoco a volontà. Partili i primi colpi, quesli si successero senza interruzione, ed ai n0slri non lardarono rispondere quelli degli avamposti nemici, ma debolmente.

Gli Ulani, che tali erano quei Cavalieri, risposero anch' essi con fuoclli mal diretti, poicbè i loro projellili sorpassavano le noslre tesle. Eseguili però questi colpi, il nemico ripiegò subitamente, lanciando nel suo ritirarsi parecchio bombe le quali colpirono la Colonna che stava dietro a noi. Questa frallanlo rapidamente avvanzava, e udivansi da noi i comandi degli Ufficiatiche ordi- /· navano i rangui, ecdlanuo i soldali al comùatlimento. Il suo avvanzarsi però non era troppo regolare, locchè appariva dal continuo ripetersi degli ·avverlimenli, e dall' assordante rumore che faceva la Colonna. Come ho dello, erano truppe parte delle quali non ancora sperimentate al fuoco; non deve quindi meravigliare se scorgevasi in esse qualche esitazione. Non accettando ballaglia il nemico, la sua ri• tirata fu quindi precipitosamente eseguita. Falli da noi alcuni passi ancora in avanti, sempre continmmdo il fuoco, fummo però costretti cessarlo io breve, pcrchè più non vedevansi le truppe nemiche. Queste intanto retrocedendo, continuavano a mandare rari colpi di cannone, ai quali rispondevano con fillissimi colpi le, nostre arligliede. I feriti clrn noi contammo in, questa scaramuccia furono pochissimi, e niuo cada vere !'imase sul terreno. Noi Volontari impier gali nel breve scontro, deplorammo sollanlo

25 un caporale ferito ad un braccio. Le perdile del nemico dovettero essere più sensibili per lo spa- .ro delle nostre batterie, che durò non interrotto ,per circa un'ora, ed anche più. Era da ciò appunto palese che i Prussiani non volevano impegnarsi allora in serio combattimento, rimettendo I' impresa ad altro incontro, come fu d' altronde allrellanlo per noi di mistero il non averlo più frettolosamenteinseguilo. La nostra marcia quantunque lentamente si avvanzasse, non venne però inlerrolla, nè ci ar- .restammo c!Je a larda sera, in prossimità di un villaggio chiamalo_Boulcrarl. Il traggillo che noi percorremmo dalla nostra partenza del mattino, fu di chilometri lrenlollo, in terreno sempre faticosissimo, come notai, pcrloccbè eravamo affatticati, e bisognevoli di ristoro. Dalle disposizionidei nostri Capi non scorgevasi però che noi avessimo colà poste le tende, che dai loro comandi appariva invece che ci saremmo soltanto per poche ore fermali. Diffatli verso le dieci di sera ci venne ordinalo d' nlleslire il caffe, ma con la severa ingiunzione d' accendere i fuochi nei luoghi più appartali, ed il meno che fosse possibile. Il freddo era veramente insopportabile, ma non meno sentivamo il bisogno di prendere cibo, pcrd1è digiuni fin dal mattino. Deposti dunque i zaini, ci accingemmo ad eseguire l' ordine riccvulo, formando le armi ·Jn fas(;i, attorniale da vigilante scollo.

26 Era oscurissima la notte, il tempo rigido e piovoso: un gelido vento ci assiderava le es~remilà; e benchè in noi estremo il bisogno di coricarci, qui pure ci riesdva quasi impedito pcl terreno bagnalo, lalchè fummo costretti radunarci intorno ai piccoli fuochi, senza troppo scostarci dalle armi. Ristoratici per tal guisa alla meglio, ci venne ordinalo verso la mezza notte di compor.re i ranghi, e quantunque si sapesse dagli eclereurs spedili che l'inimico prosieguiva a ritirarsi, pure, con nostra sorpresa, riprendemmo il precorso cammino. Come avviene in simili circostanze, il soldato interrogavasi per tale ritorno, e lo scoraggimento dinotavasi in lutti manifesto.Camminandotutta la notte in colonna serrata nella via Imperiale, raggiungemmo nel!' indomani avvanzato gli accampamenti ùa noi lasciali nel maltino, e quivi restammo brevissimo tempo. Nella testò narrala insignificantemilitare operazione, aveva io apprezzaloin parte lo spirito che animava i soldati, non che i principali difetti loro, e ciò dall' aver io partecipalo a frequenticolloqui sia con essi, sia coll' informarmi di quanto era accaduto ancbo fuori di mia presenza. Dirò dunque ingenuamenteche l' ardore dei medesimi si manifestava tiepidissimo,e ciò (è debilo confessarlo)perchè non guidali con quella fermezzae cnpacilà che inspirano fiducia e co- , -

27 raggio. DiITaltile marcie venivano da noi eseguite con niuna regolarità, e nelle azioni cominciale e non proseguite, e n101liCorpi lrovaro11si senza ordini precisi, e mancanti ancora della direziòne indispensabile a rettamente effettuare qualsiasi impresa. Ciò esprimendo, non crel(asi voglia io addebitare del lutto Chi reggeva il supremo comando di quesle forze, ma doversi .bensì a ciascuno la colpa che gli compete, avendo i soldati pure non piccola parte in questa man~anza d' ordine, frutto di pralicala disciplina, e d' allre militari virtù. Le loro lagnanze erano in v·ero continue; le discordie non poche; le intemperanze frequenti~ma ciò che era peggio il palese·mal volere in genere di molli. A ciò va pure -unilo l' antagonismo eh' ebbi già a ricordare fra le regolari e le irregolari truppe, nocivo, ed incautamentenon reppresso nel suo esordire, da chi ne aveva l' incarico ed il dovere. Scorsi tre giorni, noi Volontari fummo avvertili clrn nel dì stesso avremmo eseguilo, ìn unione ai Francs - Tireurs, una ricognizione in numero di circa seicento, comandali da un Ufficiale superiore d' essi, e nella sera parlimmo per ignota destinazione. Stimo qui rammentare come i Volontari Francesi componenti quel Corpo fossero animati da vero spirito militare, quindi avevasi reciproca fiducia nel felice risultalo dell' ordinala impresa.

28 La neve frattanto in quella sera cadeva a fiocchi e fittissima, ed oltre modo riesciva molesta il porto dell' arma per aver noi le mani intirizzite, ma era però indispensabiledi ben custodirle. La strada che noi percorrevamo era quella che direttamenteconducevaa Parigi, e da quanto seppesi poi, un altro Corj}Onemico trovavasi in un Paese chiamalo Connerrè,distante da noi circa trenta Chilometri. Dal nostro numero potevasi con facilità comprendere che incontrandocicon quello,non avremmo probabilmente di subito ripiegalo, che anzi si sarebbe sostenuta la lolla fino al giungere di opportuni solleciti rinforzi. Tale era almeno l' opinione anche degli stessi Uflìciali. Bastantementeanimati ci avvanzavamoquasi non curando la crudezza della stagione, sia perchè i Francs-Tireurs trovandosiben provvedutidi confortanti liquori, ci furono larghi di questi, e per la naturale allegria che esisteva in uoi. Camminando in tal guisa, l' alba ci raggiunse quasi a metà del nostro viaggio, ed arrestammo la marcia ad un piccoloBorgodetto San Marco. Le raccolte informazionifrattanto sul numerodei nem'id, assicuravano che era di poco maggiore del nostro, e si tratterebbe perciò d' ingaggiare un combattimentocon gli avamposti <li qualche loro Corpo accampalo. • Dopo breve sosta, e dopo esserci· ristorati e

29 nu"trili,riprcnJemmo la via, ma ora ben diversamente ordinali. La Colonna infatti veniva divisa, parte di essa formando il centro, reslò s_ullastrada gia da ,noi percorsa, mentre allra venne spedita ai fianchi di quella, spiegala in catena, ed in tal ordine lutti avvanzarnmo. Una ricognizione militare si può ragionevolmente porre a confronto con una vera caccia cli preda umana. Io mi trovava al centro della Colo1ma. Ricordando il Lettore l' intemperie della stagione, e l' abbondanza di neve caduta, di leggieri comprenderà qu_anlocostasse fatica il progredire, in ispecie poi per quelli fra i nostri spiegati in catena, e Cantopiù percbè conveniva stare in continuo avvertimento, potendo presentarsi l' inimico ad ogni istante. La nostra marcia continuava da circa un' ora, allorquando alcuni ·soldati dissero aver veduti gli Ulani in lontananza, ad un lalo della strada. E cio era verissimo, daccbè una squadra di FrancsTireurs che precedevaci d' un ora, circa, aveva incontrato il nemico, e frequenti colpi udivansi da quella parte. Gli Ulani, come tutti sanno, essendo gli esploratori dell' Esercito Prussiano, faceva sì che noi avevamo quasi di continuo ad incontrarci con essi, ingaggiando combattimento. Poslici in agguato per poco, e preparale le armi, ci avvanzammoceleramcnte onde soccorre-

30 re gli impegnati Compagni. Raggiunti da noi 1 Francs-Tireurs che seguitavano il fuoco, vedemmo già qualche Uklno giacente al suolo, e gli avamposti nemici non lardarono ad incominciare un violentissimo fuoco sopra di noi, lalchè erasi l' azione seriamente irnpegnata d' ambe le parli. La distanza che ci sP,parava dal nemico era forse d' un Chilometro,quindi i colpi (se ben direlli) giungevanomortali, ed alcuni dei nostri già trovavansi da quelli_feriti. La fucilata continuava ben nutrila da oltre un' ora, nè potevasi per anco asserire da qual parte si acquistasse terreno, allorchè udimmo il famoso hurrà dei Prussiani, mentre la loro Cavalleriaavvanza\'asi a gran trotto nel mezzo della strada. L' Ulficialesuperiore dei nostri che su quella trovavasi con circa duecento uomini i quali facevano fuoco dai fossi, e dietro altri ostacoli, ordinò allora la raccolta per respingere l' assalto della cavalleria nemica. A quesla irnprovYisamanovra essa momentaneamente si arrestò, ma ben tosto riavutasi, minacciosa stav·aci d' appresso.· Noi frallanlo, formi.Jli n gruppo, seguitavamo sulla medesima un terribile incessante fuoco, pel quale fu costretta finalmente a retrocedere, lasciando ferili e morti sul Campo. La Fanteria Prussiana continuava dal suo lalo ad avvanzarsi a fiancodella strada, ed i nostri spiegali in catena, ripiegavano sopra quella, quindi il

31 comballimcnlo reslringeva.~i.quasi del tutto sulla delta strada. L' inimico già vedevasi da noi distintamente, allorchè anche dal nostro lato venne l' ordine d' avvanzare, e ci gettammo sovr' esso da una parte e dall' altra della strada con precipitazione, e generale eccitamento. Percorsi però pochi passi, fummo colpili da un fuoco micidiale che uccise fra gli }litri un Capitano dei Francs-Tireurs, ferendo anche molli al- . tri soldati meno mortalmente. La vista dei feriti sul campo non servo che ad infiammare e spingere con maggior impelo all' allacco; era perciò sommo l' ardore in lutti noi. I projetlili nemici succedevansi intanto sopra di uoi con meravigliosa ~celerità., e· fuvvi un istante di esitazione dal nostro ]alo. Il lamento straziante dei feriti, e le loro affanose grida per altro ci animarono anco di più, e ci scagliammo furiosamente sull' inimico. Questi parve allenderci di piè fermo: la nube però di fuoco elle av- ,,olgevasi d' ambe le parli, non faceva .i bbaslanza chiaramente scorgere se alla insistenza di proposito si allenesse, od invece rinculasse. Il di lui fuoco per altro violentissimo continuava, ma non valse cd arrestarci, e finalmente scorgemmo che i Prussiani ripiegavano, e li inseguimmo con le baionette alle reni, fino presso al menzionalovillaggio di Connerrè. Le noslre perdile sebbene sensibili, puro parevano nel mo-

32 mento dimenticalo, e proseguivasi arditamente ad avvanzare, quando ci venne ordinalo I' halte. Nell' azione avevamo falli prigionieri circa trenta solJali nemici, fra quali un ufficiale che fu da noi trattalo , unitamente agli altri, con modi umanitari. Essendo io come già dissi, nel centro della Colonna,mi venne fallo di trovarmi con altri pre5so un Capilano Prussiano che alle nostre intimazioni d' arrendersi, rispose con replicati colpi di revolver, uccidendoun nostro Capora'le che stava alla mia destra· Con la vita il valoroso nemico pagò il fio del dimostrato suo valore. Riunilici noi dunque per I' ordine avuto di sostare, miravamo gli ancor tiepidi cadaveri dì alcuni Prussiani, e triste era il conlrasl.o dei scuri loro uniformi,con la candida neve sulla quale giacevano. Taluni fra prigionieri mandavano lamenti con parole a noi sconosciute. Dei nostri, restarono cinque sul terreno, oltre a quattordici f0- ' riti, fra i quali un sergente in modo mortale, e cinque o sei rimasero captivi, per essersi troppo avvanzati sul cominciare dell' azione. Questa aveva duralo circa tre ore, con fucilate più o meno intense. I Prussiani frattanto nel loro ritirarsi, avevano completamentecessato il fuoco, ingannali forse sul numero di nostre Forze, e quest' indecisivo combattimento ci meritò in appresso gli elogi del Generale in Capo che nel vederci esclamò « E eco a· miei bravi. .»

33 Sospesa dunque la pugna, attendevasi fosse ripresa al giungere di pronti rinforzi d' entrambi i lati, ma così non avvenne per ragioni che in breve dirò, e per l' astensionedella parl~ nemica ad attaccarci. Il Meùicoil quale ci aveva seguilo in questa spedizione,come pure il Cappellanomilitare, assistevano in questo mentre i più bisognosi di soccorsi fra i feriti, ed il povero Sergente colpito mortalmente al lato destro del petto, spirava sul terreno stesso. Le feritedegli altri eranoquasi tutte di non grave importanza. I rinforzi, com~ fu detto, non potevano tardare, che non appena da noi avvisala la presenza del nemico, erasi di subito spedilo un cavaliere ad avvertirne le truppe lasciale ad Yvrì-l'Evèque. Il giorno era sul declinare: la ueve tuttora fittissima, cadeva a larghissimi fiocchi.La slal)- chezza assopila nel furore dell'azione, si ridestava col bisogno di ristorarci. L'Ufficiale superiore dopo mezz'ora, circa, che ci trovavamo colà, chiamò a se gli ufficiali tolti, e dal concitalo loro conversare sembrava trattassero intorno cosa di molta importanza. Difatti, come ci fu nolo in appresso, doveva risolversi se conveniente fosse impossessarsi del Paese che da noi distava non forse più di mezzochilometro,onde maggiormente assicurarci sulle nemiche posizioni,ovvero attendere i soccorsi d' altre truppe. 3

34 Fosse arditezza, o ben altra cagione, venne ordinato l' avvanzarsi. Ci precedeva ùi poco l'Uflìciale superiore con alquanti soldati, e cautamente procedemmolutti, finchè giunti alle prime case del piccolo borgo, alcuni abitaFili d'esso ci avvertirono essersi l'inimico precipitosamente ritirato al ùi là di quello, ove dicevasi che a tre, o quattro chilometri, vi fosse un forte nerbo d' ac- · campate forze nemiche.Noi non aggiustavamoperò illimitata fiducia a tali assertive,dubitandosulla totale escila dei Prussiani dal Borgo: nondimeno poco dopo fummo rassicurali dcli' avvenuta partenza loro. Entrati in quello, trovammo lo spavento negli abilanti, e molli di essi facevano capolino dalle finestre senza manifestarsi in nostro favore, sia forse per tema del prossimo ritorno dell'inimico, sia pel poco entusiasmo al quale altre volle accennai. Le traccie dell'inimico fuggenteerano in questo luogo tristissime. Di alcune botteghe vedevansi forzatamenteatterrate le porte, e le mercanzii confusee disordinategiacevanoal suolo. I scarsi caffè del Paese sprovveùuli ùi tutto, perchè,nulla avevano trascurato d'involare i Prussiani nel loro ritirarsi, ed erano pure rarissimi i viveri, per le forti e ripelule requisizioniche ivi avevanoessi in pochi giorni imposte.Noi entrammoverso le sei della sera, e traversammo lutto il villaggiosenza alcun incidente. Pervenuti ali' estremità di esso,

trovammo poco al di là un .piccoloCimitero a un lato della grande strada, la quale da questo punto cominciava ad elevarsi. In quello entrammo noi Volontari, ed i Francs-Tireurs si posero nelle estreme case del Paese. La notte presentavasi tristissima ed oscura; io squallore del luogo aggiungeva ancor più lugubre aspello alla trista scena. Come già notai, i Prussiani avevano totalmente sloggiato dal piccolo Borgo, e dislintamentevedcvansi i solchi dei cavalli, delle orme dei pedoni tracciate sulla neve lungo la via che per lunghissimo lralto scorgevamo a noi dinnanzi.. Piazzali pertanto gli estremi avamposti, venne ordinato di tagliare la strada, e tutti ci ponemmo ali' opera, ~jutali dai pochi abitanti del P:.iese. In breve tempo si formò un fossato della lunghezza ùi qualche metro, con altrellanli di profondità. Prese adunque le debite precauzioni di difesa per impedire alla cavalleria nemicadi prontamente avvanzare, ci distribuirono, verso le ore dieci di sera, una piccola razione di lardo, con pane e vino. Eravamo tulli allo scoperto, e con severissima proibizionedi accenùere fuochi. Soffrimmoquindi orribilmente. I prigionieri da noi interrogati, poco o nulla dissero sull' effettivodei nostri nemici:non di meno i Terrazzani affermavano sempre aver saputo dai Prussiani stessi che qualche migliaia di loro

36 trovavasi accampalo non mollo di là lontani. I rinforzi da noi attesi giunsero diffalli verso la mezza notte. consistentein due squadroni di Lancieri, un reggimento rii Linea, ed un battaglione di Mobilizzatic, on mezza balleria di Campagna. Nulla avvenne di rimarchevole durante la notte, se non c11ealtri rinforzi giunsero ai primi, talchè il nostro numero poteva calcolarsi fossedi circa 4 mila uomini. Niuno di noi può dirsi chiudesse un occhio per prendere riposo, nè si lolse l' arma di mano, temendosi impegnali ad ogni istante, perchè i Prussiani (potendolo) preferiscono questi notturni attacchi. Ciò per altro non fecero per le ragioni che ora dirò. L' Esercito assedialo di Parigi avendo ottenuto in quei giorni alcuni successi, costrinsei Prussiani a ripiegarsi su quella città, dal che appariva che le mosse di essi posti a noi di fronte, erano regolate dagli eventi della Capitale francese. E per vero, se questa riportava qualche villoria, i Prussiani sparivano sul fallo, come avanzavano ove quelli assedianti risultavano vittoriosi.Perlocchè non averci essi attaccali in quella nolle, viene a sufficienzachiarito dal dello in proposito. Essendo riescilì per altro insignificanti i successi di Parigi, l' inimico dopo ben pochi giorni riprese minaccioso la via di Brellagna con forze preponderanti. Tale era lostatodelle cose sul finiredel Novem-- I

37 bre; ed in questo Villaggiorestammootto, o dieci giorni. In questo tempo con generale nostra meraviglia, venne a noi letto l' ordine che il Generale De Keratry abbandonava il comando delle Forze di Breltagna, e che subentrava ad esso il Generale Chanzy. Da quanto si disse da taluni, il De Keratry lasciava tal posto per differenza nata fra lui, e l' in allora Ministro della Guerra; ma la ragione vera, secondo allri, si volle allribuire alla defficienzain lui di cognizioni per l' allo comando d' un Corpo d' Esercito. Qualunque però . fosse il movente di sua partenza, il Generale De Keratry fu sempre meritevole d' elogio, per aver egli espresso nel congedarsi che faceva dalle Truppe, di rifiutare qualunque altro comando, pronto a combattere il comune nemico altretlanlo volontieri qual semplice soldato. La Storia imparziale poi registrerà la vera causa di tale avvenimento. li Generale Chanzy, assuolo il supremo comando delle Forze Brettoni,diede ad esse novello ordinamento, e noi Volontari fummo stabilmenle destinati alla terza Divisionedel ventunesimo Corpo da lui dipendente. Comandava la Divisione assegnataci il Generale Gougeard, già Capilanodi fregala nella Marina Francese, e come uomo di mare aveva conservata anche in terra la ferrea disciplin:J.clic in

38 quella costumasi: le sue risoluzioni erauo decisissime. La Corle marziale quindi in questa Divisione non perdonava le colpe commesse, punite innesorabilmenlc con frequenti fucilazioni. L' avvenuto cambiamento nella Direzione generale di quesl' Esercito, sembrava dovesse migliorare Io stato di esso, e diffatlo vedevasi palese tal,1miglioramento nelle disposizioni ed ordini da questi emanati. Il movimento cli ritirata del nemico produsse frattanto la noslra marcia in avanti, molto più trovandosi l' Esercilo del Chanry in vero assetto di guerra. L' inclemenza troppo sensibile della stagiono però non ùavaci alcuna tregua, e le sofferenze nostre addivenivanosempre maggiormente intollerabili. Delle quali per darne un'idea al lettore dirò che il freddo era intenso al punto da non permetterci nella notte di giacere coricati, senza pericolo di riportarne paralizzate le estremità inferiori. Si noti ancora che essendo ricoperto il terreno da uno strato di ghiaccio, poco, o nulla giovava il correre per riscaldarsi. Quando sopraveniva il giorno, trovavasi il soldatoestenuato di forze, e scorgevansi in tutti le patite nolume sofferenze. Il morale delle truppe ciò non ostante poleYa dirsi soddisfacente, desiderando però ognuno di venire ad un' azione decisiva, onde porre termine ai patimenti divenuti ormai insopportabili. Questa

39 per· nostra sventura ci venne lungamente ritardata, sprecando invece le intorpidite nostre forze in ripetute rnarcie delle più disastrose, sosl.enendo privazioni del tullo incredibili. · Il Generale Chanzypreparale le Divisioni alla partenza, mosse con quelle su i primi di Decembre, e palesementedicevasi essere noi diretti so• pra Parigi. Il corpo d' esercito comandalo dal Cbanzy aveva preso le denominazionidi seconda Armata della Loire. Le prime nostre marcie vennero eseguile abbastanza regolarmenle 1 chè severi ordini aveva dati il Gcner<1leonde niun soldato si arrestasse lungo il cammino, seguendo a tale scopo numerosi Coràzzierile Divisioni avvanzan~ ti, con la consegna d' arrestare e spingere innanzi i ritardatari di esse. In tal guisa noi prosie• guimmo Ja marcia per dieci giorni, finchè giunti ad un Borgo denominato Saint ltilaire ci soffermammo, poichè distintamente udivasi il rombo delle artiglierie nemiche alle prese con altro cor-. po dell' esercito Francese. Era r armata della Loire. Ne! giorno del nostro arrivo neI detto villaggio nulla operammo,però sull' alba del successi- ·vo fummo bruscamente risvegliali da frequenti detonazionid' artiglieria, seguile da viva fuuilala. L' allarme ci sorprese mentrecuocevasi il rangio, nè potemmonulla assaggiare, essendo subitamente partiti pel luogo del combattimento.

Sorl'ili dal piccolo Borgo, vedevamo chiara• mente il fumo delle bombe lanciale dal nemico, le quali sorpassavano il loro punto di destinazione, come noi sempre avvanzandoci, sentivamo la maggiore intensità della fucilata. Lungo il cammino da noi percorso scorgeva- • si quantità d, oggetti abbandonali, e mollissime casse contenenti viveri di riserva, e biscotti. L' allarme era stato per tutti noi precipitoso. Dopo due ore circa di cammino, durante le quali lentamente avvanzammo·per lasciar libera la Cavalleria che sollecita correva pur essa all' azione, ci venne da un Colonello di stato maggiore assegnata la diffesa d' un Mulino che trovavasi ad un Chilometro, circa, dal luogo del combattimento. Quivi eranvi due pezzidei nostri che pronti stavano ad avvanzare. Questo fabbricalo era vastissimo, e salimmo nei piani superiori dai quali vedevasi il fuoco delle nostre batterie, che avevano presa posizione sopra vicine alture. Il combattimentoinfraHanlo diveniva più forte al punto che distintamente vodevamo il fuoco dei colpi di fucile, e udivamo il lugubre suono delle Mitragliatrici. Parecchi feriti giungevano già dal luogo dell' attacco, e quì ricevevano le prime cure, essendovi con noi un Medicodi battaglione. Noi li interrogammo sul!' esito dell' impegnala lotta, ma alcuni Cacciatori trislamcnle risposero che le Guardie mobilizzale retrocedevano senza quasi

4t far fuoco, e che il Battaglionecui appartenevano, sosteneva sino dal mallino una lotta micidiale, e troppo sproporzionata per resistere più a' lungo. Le loro perdile erano gravissime. , Dalle otto del matlino in cui arrivammo io questo luogo, fino circa al mezzodì,restammo spettatori del combattimento, ma in quest' ora venne dato a noi pure I' ordine d' avvanzare, perchè divenuto indispensabile il bisogno di rinforzi. Partimmo dunque dal Molinounitamente ad un Battaglione di Linea che slava anch' esso poco lungi da noi coli' arme al piede, traversando lo spazio che dividevaci dalle alture in cui, come dis:,i, eranvi le nostre artiglierie. Giunti colà, assai terribile divenne la scena. L' altro versante delle menzionalecolline era il teatro dell' azione. Le grida, il fumo, il frastuono delle artiglierie e della fucilala, rendevano imponente il quadro che ci si presentava. I Prussiani vedevansi da noi or soli, or frammischiali coi nostri, or tulli avvolli in densissime nubi dì fumo. I projellili intanto con spaventosa frequenza semina·vanoil suolo cliferiti e cadaveri. Le bombe altr6lsÌprocacciarono perdite ancor pìù gravi, succedendosi spessissir~rn le une alle altre. Era un continuo abbassarsi della persona, ma per molli senza poter più rialzarsi! Il Capitano che ci ,comandava, ci fece scendere la Collinastendendoci in catena, e così rifece la linea colla quale

42 eravamo partitL In breve ci trovammo nel fitlodel comballimenlo,perchè le truppe impegnate sin dal mattino, abbandonavano il terreno. Però noi puro restammo colà breve tempo, chè i Prussiani avvanzavano sempre più minacciosi,producendoci gravi perdile, e ci avrebbero al cerio falli· prigionieri, se non avessimo a tempo effelluala ]a rìlirata. Rioccupate le alture ove dissi stavano prima. le nostre ballerie, trovammo il terreno abbandonato, e coperto da numerosi cada_veri d' artiglieri che bravamente avevano diffesi i loro pezzi ora. fuggenti. Da questo punto si tentò di far testa al nemico,ma questo risoluto avvanzava con hurrà: di villorii}_e lutti allora precipitosamente ripiegammo verso il villaggio di Saint-Hilaire. Le nostre perdile ascesero a circa cinquecento uomini compresi i Prigionieri. La sera cominciandoad avvanzare, produsse nel ritirarci maggior disordine.Alcuni soldati fuggivano senza sapere ove andassero, e molti di, essi per tal guisa cadero in potere del nemico. Questi, al credere di molti, avrebbe potulo approfiìtlare anche maggiormente dell' abbaltimenloche manifestavasi in noi sensibilmente. Inutile sarebbe occullarlo, i Prussiani avevano su buona parte di queste truppe oltcnulo una smisurata superiorità morale, che difficilmente sarebbesi distrutta mediante grave sacrificio di uomini, e·

43 quand' and1e i Capi di quelle avessero impiegali quei mezzi alti a risollevareil moraledel soldato: ma avveniva invece ben diversamente, e tulto contribuiva ad aumentare, anzicchè diminuire il generale avvilimento. Come più sopra dissi, i Prussiani furono vittoriosi, e quindi ci obbligarono di abbandonare il villaggio di Saint-lli'laire, che vano sarebbe stato tentare in ques~ouna seria resistenza. Nella sera stessa percioci dirigemmoverso Clois, grosso paese che distava da noi circa venti chilcme-· tri. Precipitosamentegiungemmodunque verso la mezza notte nel suddetto luogo. Durante questa marcia fuvvi una vera militare anarchia. Le truppe vi entrarono disordinale, affrante, e molti soldati restarono lungo la via, par le perchè realmente stremati di forze, ed altri per sottrarsi ad ulteriori fatiche e pericoli. Facilmente fra cortesi Lellori vi sarà taluno che potrà meco meravigliarsicomeavendo io descrillo il Generale che ci comandava per Uomo ùi ferma mano, ( e lo era di fallo) non valesse a frenare tanto disordine; ma in quei momenti di quasi completademoralizzazioneo, gni tentativo di reprimerle con severità, motivato da solo timor panico, riesciva più acconcio ad innasprire gli animi, di quello sia ad acquistarlo. Del resto le punizioni non mancarono in.appresso, e con tullo rigore.

Ma riprendiamo l' inlerrollo argomento. Arrivali dunque a Clois, ciascuno di noi provvide a se stesso, perchè impossibile sarebbe stato il dare alloggi regolari. Il tempo era piovoso, ed oltremodo freddo. La mancanza di viveri faceva sì che il soldato trovandosi in balia di se stesso, pensasse, come spesso avviene in simili circostanze, di approffittare del disordine. I Caffè le Locande, le Case tulle rigurgitavano di soldati chiedenti cibo ed alloggio. Parte di essi inlerrogavansi per avere notizie sui fatti della giornata altri per sapere ove fosse il tale, o lai' altro Battaglione o Reggimento, e tutti poi ove si anderebbe, e se il nemico fosse appresso. Le Guardie mobilizzale non ahiluale per nulla a vicende di simile natura, erano in quella notte le più disordinate. A nulla giovava rammentare la sconvenienzadell' esaltalo loro abbattimento, poichè quasi tutte non rispondevano, nè davano ascolto. Pochi insomma erano in quel punto i Capi di essi che avessero valida autorità per contenerle. V crso le tre dopo la mezza notte pareva si fosse avvisata la prossimità del nemico, giacchè ordine repentino fu dato di abbandonare il Paese. Il disordine in questo momento fu mollo grande, che difficile sommamente riesciva il riunirsi, sia per la ricordata oscurità della nolle, come per essere noi quasi lutti divisi in diITerenti punti del Paese.

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