Valdo Magnani, Aldo Cucchi - Dichiarazioni e documenti

VALDO MAGNANI ALDO CUCCHI DICHIARAZIONI 1EDOCUMENTI 8 o atee a Gmo 1:311:mco (< Co,upagni ... voi oggi state dis1niggcndo l'opera vostra, YOi degradate e correte il rischio di annullare la funzione dirigente ch<- il Partito Comunisla dcli' URSS aveva con• (1uis1ato _per l'impulso di Lenin: ci pare chi! la JJassione ,,iolcnta delle questioni russe vi faccia perdere di visla gli a.spelli internazionali clcllc questioni russe stesse, vi fac. eia dimenticare che i vostri do,•cri di mili1,1111ni 1ssi po~ono e debbono essere adcm• 1>h11i ~olo nel crtfadro dc~li inlcrc~i del prolctarinlo intcrnazion:1le ». (dt1 1111alettera di ANTONIO GRAMSCI oi clirige111i $Ovie1ici. clell'ottobre 1926).

/ Fondazione Alfred LewlnBiblioleca Gino Bianco Fondo omo Bianco

PREMESSA So che i compagni, prima di entrare nel inerito della questione politica da me esposta al VII Congresso della Fe<lerazioneComunista Reggiana, svoltosi dal 19 al 21 gennaio 1951, si soffermano a discutere l<i procedura da me scelta, le dimissioni seguite poco dopo, condannando il mio modo d'agire. Descrivere gli stati d'animo in cui ci si trova quando, per una più approfondita conoscenza della realtà, non si sente più la propria azione politica piename11te giusti/ icata davanti alla coscienza non è possibile nè conveniente ora mentre l'atmosfera è così poco serena. Potranno ricordare i compagni, operai, contadini e intellettuali, le perplessità che ,nolte volte essi stessi lumno a·vuto davanti agli <LV·venimenti degli ultimi tempi: Tito, la lotta per la pace, le lunghe agitazioni simlacali con sc<irseconclusioni, l'accentuato isolamento politico della classe operaia organizzata nel PCI, certi atteggiamenti culturali, le previsioni entusiastiche di soluzioni rapide o la passiv<i attesa di eventi. Si aprivano essi qualche volta nei casuali colloqui pi·ivati a chiedere al dirigente soprattutto una con/ erma della loro fede, che appari·va doveroso dare. Ma nel dirigente si appro3 B o otee,J Gino Bianco

foru:liscono ancor più le ragioni di perplessità e di disagio che stanno nell'ambiente. Avrei potuto, come pensano molti compagni, ritirarmi piano piano et vita privata, sotto vari pretesti, lasciando ad altri i compiti che erano stati miei. Sarebbe stata la via più comoda, senza le rotture che mettono a clura prova amicizie e simpatie. Ma la vita politica non è solo un impegno davanti a Sfl stessi, è un impegno pubblico e, se assunto con serietà, impone, una volta affacciatisi a sostenere con le parole e i fatti determinati metodi e determinate posizioni, l'espressione pubblica dei punti di dissenso. La superiorità della democrazia, per cui i comunisti hanM tanto combattuto, in conI ronto alle dittature di qualsiasi tipo, consiste appunto nel rendere possibile alle modeste forze dei più l'adempimento di questo dovere. Per me, membro di partito e segretario di federazione vi eraM anche obblighi particolari a cui mi ero vincolato. Non creare nessuna incrinatura, nessun dissenso nell'organizzazione che da me dipendeva, fin che ne facevo parte. Avrei potuto e dovuto, si dice, porre in discussione i miei punti di vista negli organismi collegiali come la segreteria, il Comitato federale, il Comitato regionale. Ma, per statuto e per prassi costantemente seguita quegli organismi han- ,w il compito di ada(tare alle éircostanze locali la linea stabilita dai congressi e interpretata dalla Direzione. Lo statuto del partito comunista ammette solo un momento di viÙi democratic;: il Congresso, nel quale è dove,·e discutere la politica del partito. Le decisioni saranno poi vincolative per tutti. Era 4 B o oteca Gino 81dnc o

l'unica sede nella quale, dimesso ufficialmente da ogni carica, potevo legittimamente e pubblicamente esporre il mio punto di vista. Ho deciso quindi, pochi giorni prima del congresso provinciale, da solo, il ,nio intervento conie semplice compagno. Mi è stato obbiettato che avevo interpretato in modo formale lo statuto e il centralismo denwcratico. Ho usufruito di, un incontestabile diritto formale - dire lei mia. opinione al Congresso - che è anche la sostanza della moralità dello statuto. · Mi è apparsa subito chiara, con l'evidenza dei fatti ben più forte di quella delle previsioni, l'i,npossibilità di una libera discussione. Come discutere in un partito nel quale chi mani/ esta una divergenza è circondato dall'atmosfera del sospetto? Corne discutere con chi invece di dibattere liberamente le opinioni, le giudica giuste o no esclusivamente constatando se corrispondono o no ai « testi»? D'altra parte, p1tr non essendoci staÙt alcuna mùwccia, tutto il Congresso costituiva una sollecitazione acuta, che si sente come il richiamo di un af /etto famigliare, a non wrbare ciò che io stesso avevo contribuito a creare e che mi si rivoltava contro in nome dei principi che come dirigente avevo pur insegnato, convinto un tempo che il loro /,nalismo li giustificasse. E non era inopera,{te il peso del disprezzo che stava sotto quella sollecitazione ove non fosse stata accolta. Furono angosciose quelle giornate più di quello che i compagni possorw immaginare. Impulsi contrastanti, nei vari momenti si agitavano nell'animo. Poi, ad 1m accenno di discussione tumultuosa in seduta plenaria, quan5 B o atee .3 Gino IJ1dnc o

do q1wlcuno chiese lci parola (non so chi) mi fu evidente che in quell'atmosfera, non il giudizio sereno e fondato avrebbe potuto prevalere, ma tut• t'al più il prestigio di un nome che mi veniva in gran parte dal partito e che avrebbe potuto decidere qualcuno a sostenere la mia tesi senza neppure averne afferrato il senso. (Nè il mio intervento, nè l' o.d.g., consegnati alla presidenza, furono portati a conoscenza dei congressisti). Decisi la mia ritrattazione pensando che avrei, fuori del Congresso e in meno agitate condizioni, saputo che fare. Non si parlò più della cosa fra dirigenti e partii per Roma come era stabilito da tempo per partecipare alla riunione della giunta esecutiva dell'Associàzione Combattenti e Reduci. A Roma decisi le dimissioni, cioè l'interruzione di ogni rapporto col partito. Avevo fatto l'assurdo ma doveroso tentativo di una discussione serena nel partito e ne avevo visto l'impossibilità. O continuare in una cerchia ristretta una discussione imv tile (so quello che mi si sarebbe potuto dire) rimane,ulo vincolato ad una disciplina che nè nella forma nè nello scopo sentivo più e scivolare nella ipocrisia, o andarmene. Martedì mattina il mio amico Aldo Cucchi mi trovò a Roma deciso alle dimissioni. Precipitò una crisi analoga che si svolgeva in lui e decidemmo di compiere il nostro dovere rendendo pubblico, attraverso le dimissioni alla Camera dei Deputati, il punto cruciale del nostro dissenso. La questione della procedura e della forma nella quale si è risolta la crisi mia e di Cucchi è peraltro 6 B.o oteca Gino B1dnco

una questione secondaria. Quello che i co1npagni, se vogliono essere sinceri, devono discutere è il fondo del proble,na politico da noi posto per conoscenza ed esperienza del PCI. Sappiamo di essere due dei tanti compagni che tale proble,na sentono e per questo crediamo utile parlarne. ( v. m.) CRONACA DELLE GIORNATE ROMANE Arrivato a Roma nclla 1ru:ittirwtad. i martedì 23 genru:,io 1951 e giu.nto alla nostra abitazione trovai Magnani che vi era già da lun~ì e che mi espose il contenuto della sua mozione, rigettata se"nza democratica discussione al Congresso Provinciale Comunista di Reggio Emilia. Siccome 1ni trovavo da tempo sulle posizioni politi.che della mozione, mi concertai con Magnani e decide1nmo di dimetterci dal PCT, continuando però la lotta per l'avvento del socialismq in Italia. Mercoledì 24 venni chiamato alla Direzione del PCI, in via. Botteghe Oscure n. 4, per con/ erire con il responsabile dell'Ufficio sen. D'Onofrio. Giunsi nell'anticamera di D'Onofrio alle 11 ed attesi fino alle 12,30, senza essere ricevuto, finchè, stanco di aspetfare, mi allontanai. Nella mattinata di giovedì, mentre in casa stava,no compilando le lettere di dimissioni, arrivò da Reggio Emilia il dott. Rolando Maram-0tti, nostro vecchio wnico, preoccztpato per quanto poteva capitare a Mc,gnani, dopo il suo intervento al Con7 B :J :itec i Gino 81dnco

gresso. Alle 12,30, mentre uscivamo, attraversando il cortile interno ,lel palazzo, ,,bbia(lw visto l'on. Audisio, che stava guardando le cassette postali dell'androne d' ingresso per vedere in quale scala ed a quale piano ,,bitavam.o. Al rumore dei nostri passi A udisio si volse e ci venne incontro seguito da un giovanotto. Chiese di parlare da solo con Magnani ed io mi allontanai con l'accompag,wtore. Uscimmo dall'androne sulla strada, ,love aspettava un'Aprilia con lo sportello aperto e con a bordo l'autista e un altro individuo. Dopo poco Magnani ed Audisio uscirono e si salutarono. Il giovanotto e Aiulisio salirono sulla macchina. Audisio disse eh.e aveva fretta e doveva partire subito. Dichiarato scopo della visita di Audisio fu esclusivamente una richiesta di infor,nazioni sulla Federazione Combattenti ,li Alessandria. Al pomeriggio, circ(Lalle 18, si presentò a casa nostra. un invi.a.t:odel sen. Secchia, a 1wme Avanzati, che consegnò a Magnani il seguente biglietto: « C(LroMagnani, 'l'i avevo inviato a Reggio un espresso per invitarti a venire da noi per venerdì mattina 26 corr. alle ore 9. Ma poi sono venitto a sapere che ti trova·vi a Roma, ma per quanto abbiwno fatto per incontrarti non ci siamo riusciti. Solo questa sera per caso abbiamo appreso dal compagno Audisio che tu ti trovi effettivamente a Roma. Ti prego dunque di passare da ,ne domattina venerdì 26 corr. alle ore 9 avendo bisogno di parlarti. Cordiali saluti P. Secchia » 25 - I - 51 8 B o oteca Gino 81dnco

Venerdì, m<tttùw usci11111d1i0casa alle 8. Alle 1 O ci rec<tmm.o<tMont,ecito,·io <love,in <1ssenzadel presidente on. Granchi, consegnammo le lette,·e di dimissioni <follaC<tmer<at l Segrel,<triogenerale Dou. Cosentino. Ci recamm,0 alla. stazione per prendere il treno in partenza per Milano alle 11,30 e f umm.o ferm<tti sulla banchi,w dall' on. Ciii/ oli, abit1wl111ente residente a Prag<t,e d<tlsegretario di Secchia, Senig<t; ci invitarono ad andare d<tSecchi<t e rifiutammo; solo quando l<t discussione di-venne accesa intervenne Marmnotti e gli importuni si allontanarono. Saliti sul treno, scendemn~o a Firenze. Di là spedimmo in giornata per lettera raccomandata le dimissioni dal P.C.I. e dagli enti di cui facevam,0 parte come esponenti del partito. Raggiungemmo Reggio Emili<t sulla topolino del nostro amico prof. Mario Tobino rhe la guidava. (a, r.) 1 TERVENTO DI MAG A I ALVII CONGRESSOPROVI 1CJALEDELLA FEDERAZlONE COMU 1TSTA REGGIA A Con questa mia relazione ho adempiuto, compagni, al mandato che, attraverso al Comitato federale uscente, mi è stato da voi affidato come Segretario della vostra federazione. Dehbo però ancora dire qualche cosa, non più a nome del Comitato Federale o della Segreteria, ma a titolo del Lutto personale come semplice compagno. Lo Statuto e 9 B o otec,J Gino Bianco

i principi del centralismo democra1ico che 1·eggono il nostro partito impegnano,. ,opi-a1111Uoun dirigente, a non fare e dire 1mlla che possa e,,entualmente suscitare discussioni c·he non contribuiscano all'unità c alla compattezza df'l parlito. E così mi sono comportalo. Ma qui in sede cli Congresso è dovere di ogni compagno cli contribuire sinceramente, secondo la propria esperienza, alJ'ulteriore elaborazione e al chiarimcnlo della politica del partito. E alcune osservazioni io sento, dopo lunga meditazione, il dovere di fare. Vi prego cli ascoltarle e di discuterle, se crederete, con l'animo e con le intenzioni con cui le porlo come mio contributo al Congresso: far sì che l'unità della classe operaia e, intorno ad essa, di tutti i lavorntori italiani sia sempre più vasta, più pro.fonda in mo,lo da assolvere il suo compito nazionale di clas~e dirigen1e, che attraverso la lolla, garantisca la pace all'Italia, I' inslaurazione del socialismo che porta"'bcnesserc e dignità all'uomo. Le mie considerazioni par1ono da una consla• iazione inlorno all'almosft'nt che $Ì ,. vnrnla sempre più de1er111inando in qncsli 11hi111ainni nella vila del partilo. Un partito, voi lo sapete bene, non è soltanto nei suoi programmi e nei suoi statuti. Esso è nel complesso rii relazioni ehe si costituiscono tra i suoi cornpont'nli, nelJa possibilità e nella sincerità delle discussioni che sì fanno, oltre che nell'entusiasmo e nella solidarietà reciproca specialmente nei momenti di più acuta lotta. Vi è una atmosfera che si forma direi, sioricamente, pér le lradizioni che si ercdi1ano, per le lolle comba11111c,,,. .10 B o 1oteca Gmo B1dnco

Bo atee insieme, per gli ideali co11111ncihe danno appunto la piattaforma che rende concreta, proficua la discussione. Spesso a oche nei documenti di partito si lamenta la poca partecipazione ai dibattiti politici più import,mti specialmente negli organismi di base e non soltanto in quelli. Gli interventi si limitano a dettagli di esecuzione o ripetono meccanicamente le direttive. Ciò è comprensibile ed è bene che sia nei momenti di esecuzione quando tutto è affidato all'urto delle forze come in una lotta armata, nel momento e negli organismi che in essa sono impegnati. Ma quando per un periodo abbastanza lungo il problema fondamentale è l'unità politica della classe operaia dei lavoratori e di tutto il popolo ciò rende pii1 debole l',izione elci partito. Li linea del p:irtito è accellata meccanicamente, 11011 si osn fare obbiezioni, che rcstauo però nella 111ente<' l'unità ,liv<>nta s11prrfi<·iak. « Nelle orga• nizzazioni di ha~•· ,lel partito la vit;o politic•;o è ,111· c·Qrn scar~" » ,li<·e,a il \"OH1pagnoTogliatti nel suo recente rappor10 al CQmitalo Centrale. Il fa•to ii rhe è .Jssai più facile ebe ,h,t o tre <·ompagni. parls111doiusiern<". esprima11n delle perplessità n addirittura delle OJ)i11ioui •·•rntr;HÌ<' " quelle ufficiai- · mente aHerrnale piuttosto clJP •ali perplessità ed opiuior•i "e11gano dilwttule in SPnn di partito. Si forma co~ì l'opinion,. ehe ha più importanza quel cbe 11011 si dice d;o parte di un dirigente piuttosto che quel che si dice io 111ocloche le proprie opinioui, ad esempio sul problema della pace e della guerra, che è il problema più importante cli ora, siano quelle giuste anche se diverse da quelle det11 G no 81an o

Le dal partilo. Si allua così u11 modo caporalesco di tlirezione cd un'atmosfera che oscilla lra l'enlusia• ~1110 di ma~sa, in certe 111anife:;Lazioni,e l'intimidazione sul singolo nella vita interna del partito. Vi chiederete ora se .io vado facendo delle osservazioni piì, o meno giuste che esprimano una specie di insofferenza personale rispetto alle necessità della vita di un organismo collettivo. Se fosse così non avrei nemmeno iniziato questo mio intervento. Bisogna chiedersi se vi è una ragione politica a questo stato di cose. Una ragione politica a mio parere vi è, ed è inerente alla situazione così grave, internazionale e nazionale che si è venuta formando e alla chiarificazione della linea del partito di fronte ad essa. Vi è una opinione, abbastanza diffusa tra i compagni, che la rivoluzione possa fare un passo i11 avanti soll.inlo con la guerra e bisogna dire che 4uesta opinione è abbastan:i;a toll.eral;1 nel nostro partito e farebbe come parie rlelle cose che non si clìcono cui accenua,·o prima. La camp11gna per la pace sarebbe soltanto per alcuni una specie di copertura. Si pensa c10e, nè pw nè meno, che nell' attuale fase di lotta nel mondo la rivoluzione può vincere ,olo 8ll Ile h;,ionette cli un esercito che oltrepassi le nostre frontiere. So bene che questi cornp,1gni pensano all'Armala Rossa o alle forze delle Democrazie popolari, forze cioè che sole creano le ·condizioni - per la loro esistenza e funzione davanti all'imperialismo americano - ai popoli coloniali e alle classi operaie soggette dei paesi capitali12 B o oteca Gino Bianco

stici di louare vittoriosamcutc. E so bene che essendo in allo un attacco, un'aggressione militare da parte dell'i111perialismo americano che interes i i11 tJualche modo il nostro Lerritoi-io o rivolgendosi contro noi o contro i paesi ciel socialis1110noi siamo per la solidarietà con l'auac.calo e la lotta contro l'aggressore. Credo anche che, seguendo i principi della nostra dourina e dirigendo la sua politica allo stabilimento della pace l'Unione Sovietica non oltrepasserebbe se non per un attacco ai paesi del socialismo, le nostre frontiere o le frontiere di altri paesi. Ma resta pur sempre l'opinione che la via delle frontiere nostre oltrepassate dall'Armata Rossa, senza che noi siamo attaccati da altri, rappresenti una possibile via di avanzala del movimento operaio in Italia senza che sia chiarito ciò che di tale opinione noi pensiamo. Anzi affermazioni isohite t:ome quelle « oi 110.11 combatteremo umi t·onlro l'URSS» possono proprio lasciare incertezze ,·irca le vie della rivoluzione proletaria uel rwstro paese. Potreste pensare che mi occupo cli ipotesi impossibili e quindi senza interesse. Ma quell'opinione che l.1 rivoluzione può vincere solo sulle baionette di un esercito che oltrepassi le nostre frontiere che cosa rappresenta ora? Si cousidern la guerra come , inevitabile e ciò è un grnve errore che pregiudica tutta la lotta per la pace. Si sottovalutano le forze e le capacità deUa classe operaia italiana e si resta in attesa soltanto di forze daU'esterno che risolvano la situazione e ciò è un altro errore. Si rende impossibile una più vasta unità della 13 Bib otec..JGino Bianco

classe operaia e del popolo e ciò è un'altra grave conseguenza. Si deve affermare in modo chiaro cl1e le vie del rinnovarne11to democratico che noi propuguamo e che si fondano sulle forze del lavoro sono vie che, pur legate alla situazione internazionale, per eui l'URSS è la forza ehe rende possibili le lolle di liberazione delle classi oppresse, puntano sulla pace e sulla capacità e forza della classe operaia italiana. Solo un'aggressione imperialista può forzatamente cambiare questa strada. La questione è quali debbono essere le forze propulsive e direttrici della rivoluzione democratica in Italia. E' chiaro che è impossibile concepire una villoria oggi dei lavoratori fuori dell'azione che internazionalmente e el·cita l'Unione Sovietica contro l'impçrialismo capitalista e l'aiuto quindi alle classi operaie cli tutti i paesi. Ma noi non siamo qui a fare previsioni sulla « gran giornata della vittoria » come, nel legittimo entusiasmo davanti alle prospettive del movimento dei lavoratori. si esprimono i compagni. Come e quando essa sarà nessuno potrebbe onestamente prevedere. Noi siamo qui a discutere la funzione del nostro partito oggi nella nostra comunità nazionale. Dobbiamo affermare che, nel quadro internazionale che ci è noto, noi consideriamo classe dirigente del movimentò operaio italiano la classe operaia italiana. Questo è lo elemento che inserisce il movimento operaio nella questione nazionale ehe consiste appunto nell'affermazione che solo la classe operaia, come classe dirigente, può attuare l'unità nazionale e l-'indipen14 B ti atee i Gino !1dn o

<lenza che solo su essa può venir fondata. E' la classe operaia che eredita tntli gli elementi positivi, progressivi della nostra storia, negati oggi dal capitalismo al potere, servo dell'imperialismo americano. Ed essa va avanti nella sua lotta secondo le esigenze nazionali della nost1·a storia, della nostra particolare stratificazione sociale. In che posizioni politiche si traducono oggi queste considerazioni? Il compagno Togliatti, nel grande discorso programmatico ciel V Congresso traduceva molto bene a mio avviso in termini politici relativi alla posizione dell'Italia i rapporti tra classe operaia e questione nazionale. A proposito dell'orientamento generale di politica estera diceva: « Noi non crediamo che l'Italia debba fare una politica di amicizia verso l'Unione Sovietica per motivi ideologici. In genere le ideologie. non vengo• no prese in considerazione quando si tratta della politica estera. Dobbiamo fa1·e una politica di amicizia verso l'Unione Sovietica per motivi nazionali e per tener fede a una tradizione cli difesa dei nostri interessi ». Ancora nello stesso discorso, a proposito cli un problema cli politica estera, la questiorie di Trieste come si pre~entava allora: « La classe operaia non può pensare cli poter risolvere la que• stioni> della vittoria della democrazia e nemmeno qnella della vittoria del ~ocialismo staccandosi dalla comunità nazionale. 1 on si rende democratico nn pae~e così come si mangi;r un carciofo, staccandone una foglia dopo l'altra JJer aggregarla a una comunità più democratica ». Come si traduce oggi, nell'altuale situazione politira il rapporto tra classe 15 B o atee Gino 81dnc o

operaia e questione nazional<' ·~Ricordiarnoci che la grande forza del nostro partito viene dal suo inserimento nella vita nazionale attraverso la guerra di liberazione. A quei compagni che hanno data la vita in es a e che hanno in essa sact·ificato e sofferto vada la nostra imperitura riconoscenza. Là stanno i presupposti, gli ideali deJla nostra azione: fusione tra rivendicazioni sociali delle classi oppresse, indipendenza e libertà, fusione che realizza l'unità nazionale intorno ai lavoratori, forza attiva e dirigente della storia dell'Italia. Che cosa rappresenta allora l'opinione di quei compagni che pensano a una possibile via della rivoluzione nttraver o baionette straniere? E' un errore politico. Noi dobbiamo allora dichiarare che, ove l'Italia non sia attaccata e quindi in stato di guerra, i comunisti non considerano via della loro rivoluzione democratica il passaggio delle frontiere di un e ercito straniero che invada il nostro territorio, da qnal11nq11e parte esso venga e che sono per la difesa del territorio nazionale. 1on è, compagni, che io consideri un pos ibile varcare delle frontiere da parte di eserciti sociali~ti. E' l'orientamento che da tale aspettativa deriva, i• la <'Oncezione che in tal modo ci si forma del rinnovamento attraverso la lotta della classe operaia che è sbagliato; tende a rendet·e il llartito 1111<'Orpoestraneo alla vita nazionale, rende impossibile il problema fondamentale delle allean- :r.eattraverso le quali si crea l'unità nazionale, sotto In direzione dei Javot·atori, considera lo sviluppo rivol11ziom1rio come qualcosa che viene dal di fnori ,. 11011 è inerente :ilio sviluppo dialettico della lolla 16 81bl1otecaGino B .J7CO

cli classe nel nostro paese. Richiamo la vostra atten• zione, compagni, sulla questione che pongo davanti al congresso. II momento nazionale e internazionale è teso, facile a sviluppi importanti e rapidi, in un senso o in un altro. Per chiarezza ho presentato un ordine del giorno che presento alla presidenza e sul quale chiedo che il Congresso si promrnci. L'o.d.g. dice: « Il VII Congresso della Federazione Co111uni• sta Reggiana, mentre ravvisa nell'adesione del Governo De Gasperi al Patto Atlantico un atto contro l'indipendenza dell'Italia e di complicità con la politica aggressiva di oppressione dei popoli dcll'i111pcrialismo americano, già in atto con la guerra in Corea co.nferrna l'opposizione dei comu111st1,con tutll 1 mezzi costituzionali, a tale politica reazionaria, dovuta alla difesa dei privilegi di classe dell'attuale governo; politica che costituisce una minaccia alla pace della Italia e 'irn incentivo alla guerra contro l'URSS; saluta commosso e in cordoglio i caduti e i colpiti durante le manifestazioni contro la politica atlantica, in occasione della visita di Eisenhower, vittime della violenza antidemocratica e dell'asservimento dello attuale governo allo straniero; dichiara che comunisti, partigiani conseguenti della pace, 17 B o atee 1 Gmo Bianco

si opporranno con tulle le loro forze a iniziative <li aggressione che parlano dall'Italia; riafferma la politica di rinnovamento nazionale elci comunisti conseguente al pàrticolare sviluppo storico della Italia nel quadro della solidarietà internazionale dei lavoratori contro l'oppressione capitalistica; clichiaranclo che, pur convinti che i principi della loro dottrina non porteranno ad una aggressione da parte della URSS, essi sono per la difesa ciel territorio nazionale contro un esercito che eia qualsiasi parte, non essendo attaccata l'Italia, varcasse le frontiere e invadesse il paese, riconoscendo che la rivoluzione democratica della classe operaia si fonda, con la solidarietà delle forze socialiste nel 111onclos,ulJa forza, sulla capacità, sulJo sviluppo della classe lavoratrice unica capace cli realizzare, in questo periodo storico, l'unità nazionale ». Reggio Emilia, 19 gennaio 1951. LETTERA DI DIMISSIO I DAL PARTITO DI Y ALDO MAG ANI Roma 25 gennaio 1951. Dopo la pos1Zione eia me presa al VII Congresso della Federazione Comunista Reggiana ho fatto delle dichiarazioni autocritiche in sede cli Commissione politica e di seduta 18 B o oteca Gino 81anco

plenaria. Esse furono fatte perchè qualche compagno dm·ante e dopo il Congresso, se vi fosse stato il mio voto contrario alla mozione conclusiva, avrebbe potuto prendere posizioni analoghe alle roie solo per il prestigio che potevo avere, mancando attualmente nel partito l'atmosfera per una libera discussione. ~essun compagno deve agire per imitazione ciel mio gesto, ognuno si regoli secondo la sua coscienza. La posizione da me presa riguarda la politica estera e si può riassumere così: opposizione al patto atlantico e al governo della borghesia italiana sfruttatrice che lo sostiene; lotta contro l'utilizzazione dell'Italia a scopo di aggressione; difesa ciel territorio nazionale contro ogni aggressione da qualsiasi parte venisse. Tale politica implica una con·cezione della rivoluzione democratica dei lavoratori che riconosce - nel quadro della solidarietà internazionale delle forze socialiste - le vie originali, in questo periodo storico, della classe operaia per realizzare l'unità nazionale e il socialismo nell'uguaglianza tra le nazioni. Il PCI si è allontanato da tale concezione, agendo, in pratica, come se la rivoluzione e il socialismo dovessero essere portate da un esercito straniero. Poichè penso che la linea politica eia me sostenuta corrisponde agli interessi dei lavoratori in lotta nel mondo contro lo sfruttamento capitalistico e quindi agli interessi dei lavoratori italiani, della pace ciel nostro e di tutti i paesi, non posso nè nel ·partito, nè a nome del partito partecipare a decisioni che implicano responsabilità politica. 19 Bo atee i Gino R,anco

Pertanto con la presente comunico che esco dal partito, restituendo la tessera all'organizzazione a cui appartenevo. Comunico che contemporaneamente presento le dimissioni da deputato e da ogni altra carica che ricopro a nome del pa1·tito. Valdo Magnani LETTERA DI DIMISSIONI DAL PARTITO DI ALDO CUCCHI Roma 25 gennaio 1951. Venuto a conoscenza che durante il Congresso provinciale Comunista di Reggio Emilia la mozione Magnani che chiedeva di aver fiducia nei lavoratori italiani come artefici della rivoluzione socialista in Italia, di battersi per la neutralità dell'Italia fuori dal patto atlantico, di impegnarsi a difendere le frontiere Jiazionali contro ogni aggressione, è stata respinta senza alcuna democratica discussione, poichè condivido la linea politica esposta in tale mozione, rassegno le dimissioni dal partito, da deputato e da ogni altra carica che occupo come membro del partito. La direzione del partito ha dimostrato infatti cli non ammettere nè libertà, nè democrazia nell'interno del partito, di non aver fiducia nei lavoratori italiani, di mancare cli spirito nazionale e di affidarsi a trasformazioni sociali apportate da baionette straniere. Aldo Cucchi . 20 B o oteca Gtno Bianco

LETTERA DI DIMISSIONI DA DEPUTATO DI VALDO MAG ANI Roma, 25 gennaio 1951 Signor Presidente, ho avuto occasione di p,·esentare al Congresso della Federazione Comunista Reggiana una tesi che, mentre conferma l'opposizione al Patto atlantico, a questo ed ogni altro governo borghese, e conferma la necessità. di opporsi a che l'Italia diventi comunque uno strumento di aggressione contro altri paesi, sostiene la difesa del territorio nazionale contro ogni aggressione da qualsiasi parte venisse. L'andamento del Congresso ha rnostrato che i miei elettori non condividono la mia posizione politica. Non potrei quindi restare rappresentante della nazione con la serenità d'animo che l'alta funzione richiede e presento, per questa ragione, le mie dimissioni da deputato pregando vivamente la Camera di volerle accettare. Con osservanza Val<loMagnani LETTERA DI DIMISSIONI DA DEPUTATO DI LDO CUCCHI Roma, 25 gennaio 1951 Onorevole Signor Presidente, essendo apparso chiaro, in questi ultimi giorni, al Congresso Provinciale Comunista di Reg21 B,o otec: i Gino Bianco

gio Emilia, che là mia posizione politica: lotta contro ogni governo borghese per l'avvento del socialismo in Italia, neutralità dell'Italia fuori dal Patto atlantico, difesa armata delle frontiere contro qualsiasi Stato aggressore è diversa da quella. del P.C.I. ( da cui esco in data odierna) presumo di non rappresentare più la volontà dei miei elettori. Le invio pertanto le mie dimissioni da deputato e prego la Camera di volerle accettare. Con osservanza Aldo Cucchi (La Camera il 30 gennaio 1951 ha respinto a larga maggioranza le dimissioni con l'astensione dei deputati del PCT e del PSI). DEUBERAZIO E 0T ESPULSlO E DAL P.C.l. DI VALDO MA(; ANl (( Il Co,ni.lttlu 1-'edPrale, 1·iLmÌlu in H~sernblea" gene; ;-alc il l' febbraio ]951, p1·esa in esauk lu le11e,·a di dimissioni dal Partito presentala eia Va.ldc, Magnani, sentito il rapporto del compa;;nn Ond<>r Boni sull'episodio r snlJe relative cit·cos1itnz, .... ~ ,prondo i risultati di 1nm inf•hif•Sln appositarnenk :-:volla~ ha :,.faLili10: I) Valdc, Magnani. ('(11 i:csto )Houlcuiorio fatto al Cong1·e:o-~onel q·uale i111enzio11alme11te lenlava di travi. sare la linea poli1i,·a df'I Partilo sul prohlema della pace e sulla funzione tlirigen·te dell'URSS, cerca,•a dc·libeuta111ei11e e,1 in modo premeditato Ji diso;ientare e far fallire i lavori del Congresso provinciale di Reggio - Emilia. nonchè crenre una per'i<'olosa confusione nei 22 B o teca Gino 81dnco

compagni e [rn le masse lavoratrici, ed indebolire gradatamente la nostra Federazione; 2') Il Magnani 11011 espresse mai in modo aperto la sua posizione che !u, invece, confidata e concordata con elementi estranei, nemici del nostro Partilo, allo scopo di s,,olgere una azione scissionistica e di tradimento. Il Magnani, che non condivideva alcuni fondamentali punti della ferma politica del nostro Partito, abilmente mascherava la sua effelliva posizione per scopi delittuosi, scissionistici, tendenti a colpire gravemente il Partito. Il Magnani non è giunto a questo atto per convinzione ideologica e politica, ma si è servito di tale mascheratura ideologica per meglio accreditare la sua reale azione di tradimento. qualificandosi così un rinnegalo senza prin~ipi; 3) è risultalo Jall'inchiesla falla che il Magnani, il quale per lunghi anni ha "issuto in Jugoslavia, hu sempre mantenuto contatti con elementi titoisti provocalor·i di tradimento nella lotta per il socialismo, agenti delle forze imperialistiche e guerrafondaie; 4,) la pubblica e preordinala azione ciel Magnani, insieme a quella del Cucchi, è ~lata un dirello e scoperto apporlo ai temi più sfrullati della corrente anticomunista, che il governo ed i partiti più reazionari svolgono attraverso la stampa, la radio e tutti i mezzi di propaganda. Ciò conferma il proposito di Magnani di sviluppare al massimo la denigrazione dell'URSS, Paese del socialismo, baluardo inflessibile della lotta per la pace, la libertà e l'indipendenza popolare. Ciò prova altresì il tentalivo di colpire inEamemente il compagno Toglialli. che allualmenle sta trascorrendo un periodo di c.-.nvalesceuza nell'URSS, capo amato dei lavoratori italiani, maestro avveduto e n:uicla sicura ciel nostro Partito nella lolla per la pace, ii'lavoro, la liberlir. 5) l'azione del Maguani è direttamente tesa ad in• clebolire la lolla dei democratici e cli tutti i lavoratori italiani per la pace e per soslene,·e altresì la campagna 23 B o oteC"l Gino Bianco

anlicomunisla del governo ti. c. ed i lenlalivi liberlicidi del minislro Pacciarcli conlro la cosidella quinta colonna. Egli inoltrjl col suo alto ha tentalo cli pugnalare alle spalle i lavoratori delle Reggiane Ja 'JUallro mesi senza salario impegnale in una eroica lotta in difesa della fabbrica e dell'industria nazionale. La documenlala elencazione cli quesli falli porla conseguentemente alla conclusione che il l\fagnani è un volgare e spregevole strumenlo nelle m·ani delle [orze reazionarie apposilamenle infillralosi nel noslro Pari ilo, nelle· file del <1uale si era sforzalo di raggiungere funzioni dircllive per meglio colpirlo nel momento ritenuto pili 01>portuno dai ~uoi mandatari. In conseguenza di ciò il Cornilalo Federale decide unaniniamente di re~piug:crc Jc dimissioni del ?\faftnaui e di cs1)cllcrio <lal Partito co,uc uu voli:;arc IÌadilorc DELIBERAZIONE DEL COMITATO FEDERALE DEL P.C.l. 01 BOLOGNA IN DATA l - 2 - 1951 PER LA PARTE RIGUARDANTE L'ESPULSIONE DI ALDO CUCCHI « li Comilalo Direlli,•o tiella Federazione Provinciale Bolognese del PCI riunitosi oggi per esaminare la posi,ione di Aldo Cucchi ed i provvedirnenli da prenpersi a suo carico, udita Ja documenlata relazione pre• senlata dalla sef!releria. ha deciso di xespingere Je cli1uissio11i presentale dal Cucchi e di espellerlo dal Parlilo per lradimenlo. La figura ~pre;revnlc del lraJitorc, dell'uomo ..e.nza principi e senza carnllerc, del falso. del pro,•ocalorc agcnle del nemico è apparsa chiaramenle nel corso della discussione e dai documenti ,•enuti alla luce negli ullimi giorni. Non ci si trova di fronte, come afferma il Cucchi~ a dimissioni causate da un dissenso di caralB o oteca Gino 81dnce,

lere polilico o, come afferma la slampa borghese che oggi lo esalta, ad una « crisi di coscienza », ma ad un aperlo lradimento consumalo consapevolmente e con premedilazione allo scopo cli gellare il cliscredilo sul Parlilo, di favorire i suoi nemici e i nemici del popolo ilaliano in un momenlo parlic~Jarmenle delicalo della situazione politica interna ed internazionale. Mai il Cucchi aveva manifeslalo aperlarnenle alcun dissenso sulla linea politica del Parlilo nelle varie islanze ove gli sarebbe slalo possibile; nè nel Comilalo Federale, di cui faceva parte, nè in sede congressuale o precongressuale, nè in parlamento. nè con i compa• ~11i dirigenli o comun(1uc autorevoH,, e J"C'SpU11i,abili. Del ,·esto, il ripeluto rifi1110 del Cucchi negli ultimi giorni di. discutere Je sue tesi coi dirigenti del Partilo, che a ciò lo avevano cs11ressamcnte invitato, dimoslra in modo evidente ed indiseu,;.so la sua rualafode. Fjno ali.a vigilia del tradimculo egli aveva accrllalo gli incarichi affid,a1igli dal Partilo: al ritorno c.lc.tll'U.R.S.S. scrisse articoli eulusiaslici su 4uanlo aveva visi o nel Paese del Socialismo; il 21 gennaio aveva c,•lebralo il 30' anniversario della fonda,:iooe del 1>arti10 a Budrio; ancora nella giornata del 22 gennaio aveva accettalo con falso entusiasmo la presidenza della Associazione Provinciale ltal ia-U .R.S.S. Egli quindi aveva sempre accuratamente na:,,costi i suoi proposili al .Partilo mascherando alli di indisciplina e di inadempienza nell'assolvimenlo dei suoi compiti adducendo ragioni professionali e alleggiandosi ad uomo che Jasciava (< ad ognuno il suo rn~stiere: ((a voi la pace e a me, se !i-ari!ncccs.·rnrio, la guerra>>, come ebbe ad esprimersi in una lellera alla Segreleria della Federazione. lnoltre la documentazione n.,ccoha negli ultimi giorni climosrra che già da tempo Aldo Cucchi ~giva nascostamenle e come provocatore l)Cr min;.tre l'unità e la compallezza del Parlilo ed aveva rapporli rnspelli con ageoli del nemico. Il Parlilo della classe opernia e del popolo ilaliano 25 B o otec.J Gino 81dnco ..

caccia dalle sue file il traditore e lo addita 111 dispreZ1.o di tutti i compagni e di tutti i lavoratori; re&pinge con sdegno le vergognose volgari ingiurie da lui lanciate contro il partito, la sua politica, i suoi dirigenti. * * * Tu operaio· o contadino, che leggi questi documenti, rifletti un poco. Il giorno in cui vorrai esprimere delle critiche di fondo alla politica del partito e, con tutta sincerità, le vorrai sostenere per !nigliorare la lotta dei lavoratori contro lo sfruttamento capitalistico, si dirà anche di te che sei un traditore, un agente del nemico e così via. Tu partigiano, che hai combattuto contro l'occupazione straniera e contro la dittatura fascista, e sei stato messo da parte dal partito e perseguitato dal governo, se un giorno, restando coerente agli _ideali della resistenza, ti dirai disposto a combattere contro qualunque aggressore e ti pronuncerai avversario cli qualsiasi forma di dittatura, sarai chiamato traditore. Nel partito comunista, da quando si è irrigidito ai vertici in un apparato dittatoriale, non si è mai voluto ammettere un allontanamento per divergenze politiche, ma si sono sempre presentati i compagni che avevano delle obbiezioni come traditori, spie e così via. Non c'è, nel nostro caso, un'ombra di verità nelle accuse che ci si fanno; possiamo ben sfidare gli organismi responsabili a presentare le loro « docu26 B.o.ioteca Gino Bianco

mentazioni >>: potrebbero solo produrre dei falsi. Traditori davanti alla coscienza e davanti ai lavoratori saremmo stati a continuare a convalidare c predicare una politic.1 che, in certi punti, riteniamo dannosa per i lavoratori e per la pace. Rifletti ancora che se °invece di uscire dal partito - dopo aver constatato che la nostra interpretazione della linea politica non era ammessa - avessimo ritrattate le nostre posizioni politiche, non ci sarebbe stato nulla da dire sulla nostra vita, la nostra attività, privala e di compagni In questi comunicati, come nell'articolo di Longo che ha dato ad essi il via, non si entra affatto nel merito del punto politico da noi sostenuto: neutralità fuori del patto atlantico, difesa del territorio nazionale contro qualunque aggressore; si trasporta tutto sul piano personale. La verità è che mentre nel P.C.I. vi sono tante energie sane che lottano con sacrificio e slancio per il socialismo, le organizzazioni sono sémpre più in mano a una burocrazia rhe non sa o non vuole discutere le situazioni politiche e la linea da seguire. E' legata al posto, abituata solo ad eseguire ordini, portata sempre più ad impostare il lavoro in modo poliziesco anzichè politico. Vi sono milioni di lavoratori in condizioni disperate, di disoccupazione e di miseria, in Italia. Non basta puntare sul loro legittimo impulso alla lotta, organizzarli e manda..Ji avanti ciecamente in nome di un mito: il paradiso sovietico. Occorre libertà e sincerità cli discussione, chiarezza di posizioni. Occorre inserirsi nello sviluppo storico e nei 27 B.o otecd Gino Bianco

problemi nazionali del proprio paese. Occorre fiducia nella capacità e nella maturità dei lavoratori italiani. Solo così si può arrivare a una concentrazione di forze socialiste in Italia che contribuisca alla pace e realizzi le profonde trasformazioni strutturali che l'attuale governo borghese non può fare. La burocrazia imperante sempre più nel P.C.I. non vuol più discutere in termini politici, è dipendente da forze esterne e in attesa di esse, sta cadendo sempre pii1 in un nullismo demagogico che va a tutto profitto della borghesia. Compagno, lavoratore! Non lasciarti intimidire dagli apparati, discuti liberamente e sinceramente, non ti guidi la fiducia cieca, esamina senza pregiudizi la situazione, dài il tuo contributo ad un giusto indirizzo del movimento operaio in Italia! ALCUNE NOTE SULLO SVOLGIMENTO DEL CONGRESSO DEL P.C.I. DELLA PROVINCIA DI REGGIO E. DEL 19-21 GENNAIO 1951 E SULLA RIUNIONE DEL COMITATO FEDERALE DEL 1° FEBBRAIO L'intervento con il quale !'On. Magnani esponeva il suo punto di vista sulla linea politica del P.C.I. è stato interrotto a metà dagli applausi di tutti i delegati e degli invitati che gremivano il teatro. Calorosi applausi coronavano, poi, la fine del discorso. Nel pomeriggio del 20 gennaio, mentre il Vice 28 B o JOtecaGino Bianco

Segretario della Federazione, Onder Boni, pronunciava un discorso con il quale tacciava l'On. Magnani di « deviazionismo », un invitato che stava in un palco gridava: « Viva Magnani». Si videro subito braccia di compagni aggredire colui che aveva gridato e trascinarlo fuori dal palco per impedirgli di parlare. Soltanto alcuni membri - non tutti - della Segreteria uscente poterono ottenere dall'On. Roasio, dopo molte insistenze, in affrettala visione, il testo dell'intervento e delPordine del giorno dell'on. Magnani. Nessun altro delegato, nè durante nè dopo il Congresso potè avere copia dei documenti citati. Nella riunione del Comitato Federale del l' febbraio il Sen. Fedeli, della Sezione Quadri della Direzione del Partito, !'On. Roasio, Segretario per l'Emilia-Romagna, e Onder Boni, neo segretario della Federazione di Reggio E., insistettero· a lungo, con tono rabbioso e intimidatorio, prima di aprire la discussione, perchè i membri del Comitato Federale si ficcassern bene in testa, per poi poter fare altrettanto con i comunisti della provincia, che il caso Magnani - Cucchi non era assolutamente un caso di· deviazione politica dalla linea del Pat·tito, ma l'opera spregevole cli cani e di rinnegati al soldo cli una pote,nza straniera. Nessuna prova però, nessun documento è stato portato a sostegno di tali accuse. Hanno aggiunto che il P.C.I. ammette che i compagni abbiano soltanto amicizie « politiche ». Tutte le amicizie di altro tipo sono da condannare e de29 B o oteca Gino Bianco

vono essere considerate come il nemico pubblico N. 1. Infine hanno ordinato che per l'avvenire i compagni dovranno riferire al Partito, nei più minuti particolari, il comportamento dei militanti del Partito, le loro abitudini di vita, le loro indiscrezioni, ecc. Questo comportamento va sotto il nome di << vigilanza rivoluzionaria ». ( r. è.) NOTE SULLA RIUNIONE DEL COMITATO FEDERALE DI BOLOGNA DÉL 1• FEBBRAIO Nella seduta del Comitato Federale di Bologna in cui si è votata l'espulsione di Cucchi, il segretario della· Federazione, Bonazzi, ba presentato come documenti: la lettera di dimissioni dal partito di Cucchi, una lettera in cui Cucchi dichiara di non accettare la presidenza dell'Associazione ItaliaURSS di Bologna, una lettera privata al compagno O. ed al compagno C., in data 26 gennaio 1951, nelle quali Cucchi annunciava ad essi le sue dimissioni dal P.C.I. e da deputato al Parlamento, una lettera di alcuni mesi fa in cui Cucchi dichiarava che la sua posizione di ex capo partigiano lo rendeva poco indicato a raccogliere firme per la pace. Il segretario Bonazzi ha commentato questi « documenti » con una ripetizione dell'articolo di Longo apparso sull'« Unità» di qualche giorno prima. 30 8 t otec J Gino Bianco

Sono intervenuti con pBrole di vilipendio contro Cucchi, ma senza discutere tesi politiche e senza richiedere alcun_ documento che certificasse un tradimento del « condannando », Cruicchi, Romagnoli, Borgonzoni, Corrias, Savoia, Bentini, Colombini. (g. s.) PRECISAZIONI Nella 110le11ticudi questi giorni i /u11ziunari del PCI,. oltre ad insnltanni, han110 riportato inesaUa11iente t1lcu11i falli dando ad essi l'i11terpretazio11e cervellotica di wrn uiia tecnica di dissi,nidazione. Hanno af!erniato: 1) che ho scritto articoli entusiasti sull 'Union.- :-;o,·ic1 ica; ho scritto un solo articolo obbiettivo sulla orl!a· nizzazione dell'assistenza sanitaria nell'Unione Sov1e· tica, che è staio pubblicato il 26-1-1951 dal settii11auale della Federazione comunista bolognese; l'articolo era stato consegnato parecchio tempo prima ma è stato pubblicato quando si aveva già sentore delle mie dimissioni ed a scopo ricattatorio; 2) che ho tenuto pubblici discorsi suU 'Unione Sovietica; è falso; 3) che ho accettato la proposta di esser nominalo president.e dell'Associazione ltalia-U.R.S.S. di Bologna; è vero che ho accellato la proposta non ritenendoJa, al morneuto in cui mi [u Calla, incompatibile con la mia linea politica di amicizia e non cli subordinazione all'U.R.S.S.; declinai l'incarico quando dopo il Congresso della Federazione Comunista cli Reggio Emilia ebbi la prova 1>rovata che in ogni campo non si trattava di amicizia, ma di subordinazione verso l'U.R.S.S.; 4) che ho parlato al Consiglio Comunale di Bologna secondo la linea del P.C.I. in porilica estera; 31 Be· otma Gino B1ancr

ho parlato al Consiglio <:Pmunale cli Bologna. nella seduta del 13-1-1951. in un breve dibattilo cli politica eslera sostenendo una lcsj neutralista e non la Jjnea del P.C.I.; il funzionario del P.C.I. che aveva parlato • prima cli mc e che ha dichiarato ortodosso il mio discorso non ha afferrato il senso delle mie parole, forse percbè egli ha l'orecchio più assuefatto alle delazioni che ai dibattiti politici; 5) che ho celebrato a Budrio il XXX anniversario della fondazione; ho in effetti celebralo tale anniversario svolgendo però la mia linea politica. ( (I. c.) L' JNTlMlDAZIONE COME MEZZO Dl COESlO 'E POLlTlCA EL P.C.l. Nei pochi giorni trascorsi dalle nostre dimissioni a<l oggi, abbiamo avuto la documentazione evidente per Lutti, e su cui inviliamo i compagni a riflettere, dell'assenza di democrazia e clell'atmosfera cli intimidazione vigente nel P.C.I. e che abbiamo denuncialo dimellendoci. Un servizio poliziesco è stato organizzalo allorno a noi dal partito per controllare i compagni che vengono a parlarci. Per essi sono incominciali lunghi interrogatori, a casa o in Federazione, prospettando la macchia del tradimento coi termini più truculenti - che vengono poi usati nella motivazione delle espulsioni - l'isolamento, il disprezzo, la perdita del posto di lavoro. Ad un compagno che ha tentato di discutere in J2 Bm, oteca Grno Bianco

cellula sono toccai i, c:omc argomenti poi itici,, insulti che sono finiti in U!Ja zuffa a pugni ·e schiaffi. Ecco cosa succede ad un compagno che vuole risolvere i dubbi in sede di partito. Ad alcuni dimessi sono arrivate lettere di volgari offese ( naturalmente anonime), frasi come « ci dispiace per te e per i tuoi figli>>; contro altri si è cercato di organizzare assembramenti, si sono fatte scritte denigratorie per impedire loro l'esercizio della professione. Tutto perchè essi non ritengono Cucchi e Magnani dei traditori e sono del parere che si debba difendere il territorio nazionale con• tro qualsiasi aggressore! Non si rispetta nessun più intimo ed umano affetto famigliare. Si stimola il fratello a scrivere. lettere di disprezzo contro il fratello, si cerca di ottenere dallo zio lettere di odio contro il nipote, si terrorizzano, coi più istl"ionici mezzi, e, prospettando un avvenire pieno di pericoli, si fanno piangere le sorelle perchè convincano il fratello a non dimettersi o almeno ad essere prudente nell'esprimere il proprio parere. Immaginino i compagni uno Stato in cui un partito arrivato a tali metodi sia al potere e pensino se questo è il comunismo che essi hanno ~ognato. 33 B t;> JOtecaGino Bianco

T METODI DEL P.C.J. NELL' A.N.P.I. /.,et/era di dimi.<sioni di Aldo Cucchi da membro del Comitato Nazio11ale dell'A.N.P.1. Roma. 2!) gerinaio 1951 Al Presidente deÌl'A.N.P.l. Nazionale ROMA Via Savoia, 13 Essendomi dimesso dal P.C.I. e da Deputato al Par• lamento in data odierna, per divergenze politiche col Partito al quale appartenevo, ritengo opportuno presentare le dimissioni anche da membro del Comilalo Nazionale dell'A.N.P.I. ALoò Cuccm Lettera del Segretario Generale del/' A .N .P .I. ad Aldo Cucchi Roma, 27 gennaio 1951 Caro Cucchi, abbiamo ricevuto solo in questo momento un biglietto redatto in stile telegrafico il quale porta la rua firma. Questo biglietto datato il 25 gennaio dice: « Essendomi dimesso dal P.C.I. e da Deputato al Parlamento in data odierna, per divergenze politiche col P.artito al quale appartenevo, ritengo opportuno presentare le dimissioni anche da membro del Comitato Nazionale dell'A .. P.J. n. Data la stranezza della forma e del contenuto li preghiamo di recarti a Roma al più presto, o lunedì 29 gennaio verso le orn 9 oppure martedi alla stessa ora per parlare con noi su questa questione. Fraterni saluti. 34 B b oteca Gino Bianco p. T.a Giunta Esecutiva WALTER NEROZZI

L'A.N.P.I. BOLLA MAGNANI E CUCCHI TRADITORI DEGLI IDEALI DELLA RESISTENZA L'Esecutivo nazionale dell' A .N .P.l., ritmit.osi i11 Ro,na il 1 febbraio 1951, con l'intervento di numerosi membri del Comitato Nazionale ed esponenti della Resistenza, ha deliberato di diramare il seguente co,nunicato approvato all'unanimità:· « Sono pervenute alla presidenza clell'A.N.P.I., IN DATA 30 'GENNAIO, le dimissioni dal Comitato nazionale dell 'on. Aldo Cucchi. Egli non aveva mai prima d'ora manifestato alcun dubbio o posto in discussione la linea politica che egli stesso come dirigente nazionale aveva contribuito ad elaborare. Parimenti egli, nel lesto delle sue dimissioni, non ha enunciato i niotivi della sua improvvisa determinazione, che ha stupefatto persino i suoi più vicini compagni di lolla, con i quali aveva una capacità di dissimulazione degna del pii, scaltro agente informatore. li Cucchi, insieme al collega Valdo Magnani. ha, per di più. diramato un appello ai partigiani. nel quale si pretende di dare lezione non richiesta di patriollismo; il loro gesto ha già ricevuto il ripugnante applauso di quanti, dopo aver servito supinamente la tirannic!e nostrana e straniera, si distinguono oggi in opera per• severante cli denigrazione e persecuzione della Resistenza, sognando impossibili ritorni o anelando a nuove servitù. Cucchi e Magnani hanno scelto con il loro gesto la compagnia di quelle forze reazionarie e antinazionali che vorrebbero seminare confusione e discordia nel campo partigiano e si sono rivelati in tal modo strumenti nelle mani dei nemici della Resistenza. Le retoriche affermazioni di palriollismo del Cuc• chi e del Magnani, compiacenlemente amplificale da 35 B.o otec. Gino Bianco

uua ben orcl1cstrala campagna di ::-la111pa. dì 111aui(csli e cli radio, sono ideuliche a quelle che tendono a 111ano.. , rare la forza pubblica per ·asservire il Paese, ieri come ,.,µ-g:i, a forze rcc,r.iouarie e slranicrc. L'A.N.P.J. 11azio1rnle ricorda, anche _in qut:'!'!la occ;1sio11e, che i parligiarli ila-liani imJ)ararono e pralic·arono il palriollismo difendendo e .liberando il lcrrilorio nazionale dagli oppressori interni e dai loro padroni slrauieri. Tutli i partigiani italiani hanno imparato che, come l'unico pericolo per la libertà e per l'indipendenza del nostro Paese proveniva ieri da un sofo nemico, il fascismo, così oggi lo stesso pericolo viene da quella parte che intende reslaurare e difendere gli interessi che stavano alla base del fascismo, perseguendo una politica di annullamento delle libertà democratiche riconquistale con la lolla partigiana; favorendo le pii1 vergognose manifestazioni cli neo-fasci• smo; tentando cli soffocare l& aspira?.ioni degli italiani alla libertà, alla ;:iustizia, alla pace: colpendo a morte i più eroici figli ciel popolo che sacrificano la vita per la difesa di questi ideali. T11t1i i partigiaui jfali,u1i ,cclono u~gi eh<' l~1111Ìto pericolo per la libcrlit e l"indipe11d<'11z;1 d.-1 nnslrn l'aes,· proviene da quclk forz<' che, calpeslan<ln lr uoslrc pii, pure tradizioui naziouali. aprouo le- porle dell11 l'atria tdlo slrau;cro. appoggiano la riorganizzazione del otil i.. tarismo iedcsco P mPllono l"csPrdto nazionalf' italiano. r~nalo clalla Hesisteuz", ag:li ordini di tltl geuerale ,noc• ncano. L'A. '.P.l. uaziouale, rendeuclosi interprete del se111irueulo di 11111i i partjgùini - cspress,, in numerosi 1uessagg:i e o. d. g. giunti eia ogni parte- d'ltafja - addita al disprezzo dei volontari della liberlà e di lullo il popolo italiano il Cucchi e il Magnani come trans[ughi e traditori della Resistenza e invita le organizzazioni periferiche a smascherare le sporche manovre di tulli i provocatori e i traditori cli questa risma e a rinsaldare sempre più le file della nostra Associazione con .36 B o oteca Gino 81dnc o

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