PRENDERE POSIZIONE SU TUTIO - « Per essere riconosciuti come punto di riferimento da tutti i proletari della caserma è indisp~nsabile. che s~ tutto. 9.ua~t~ suc~ede all'interno (di_sco~si ? puttanate; vane desii ufficiali, mc1dent1 durante le eserc1taz1om; presenza di spie d1 carabinieri di pubblica sicurezza in caserma; allarmi in concomitanza di manifestazioni all'esterno; esercitazionj ed impiego in ordine pubblico) come all'esterno (scioperi, occupazioni di fabbriche .e. di scuole, temi di politica generale) si prenda costantemente pos1z10ne. Si suscitino e si indirizzino discussioni, assemblee di camerata, si intervenga con domande imbarazzanti durante i discorsi o le scuole morali tenute dagli ufficiali, in modo che venga sputtanata l'immagine della realtà data dagli ufficiali». Queste le indicazioni che si trovano nell'opuscolo "Proletari in Divisa organizziamoci contro l'esercito". Vediamo ora come questo problema viene affrontato nel dibattito fra un gruppo di soldati apparso su Lotta Continua il 3/11/72: « Siamo quasi tutti proletari, siamo direttamente inseriti fra le masse, facciamo vita comune sia perché siamo tutti coinvolti dalle esercitazioni, dai campi, dai servizi, sia perché nel tempo libero (in camerata e in libera uscita) organizziamo momenti di vita collettiva, coll'andare a cenare in osteria insieme alle riunioni di massa in cui discutiamo i nostri problemi anche personali. Da noi abbiamo cominciato sin dai pnmi giorni a cantare con la chitarra in camerata delle canzom rivoluzionarie e politiche come "Bella ciao" e la "Ballata di Pinelli.,; quasi subito la maggior parte dei soldati della camerata si è unita a noi; ora spesso le nostre cantate si trasformano in specie di cortei interni alla camerata in cui si canta "Bandiera rossa" e si urlano slogans rivoluzionari. Oltre a tutto ci divertiamo molto, tanto che ora anche in addestramento, quando andiamo in piazza d'armi urliamo: "avanti Marx" e poi scandendo il passo: "Lenin, Mao Tse Tung", o cantiamo le nostre canzoni. I tenenti ci implorano di smettere che li mandiamo in galera, ma sono loro che hanno scelto di fare gli ufficiali, a noi non ce ne frega niente». « Quando sono arrivato in compagnia conoscevo soltanto uno che aveva le mie idee, poi ci sono state parecchie discussinoni nelle 67
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