L'episodio rimarrebbe comunque marginale se non costituisse la "spia" di una ben precisa prassi in vigore nell'E.I., prassi che non tiene in nessuna considerazione la recluta o me~lio il oldato in quanto uomo, e che denota la completa incoscienza e forse criminalità di quelli che ci comandano, alle continue umiliazioni e ricatti che siamo costretti a subire, alle terribili condizioni di disagio fisico e "morale" a cui siamo relegati. Ma ancora una volta, tutto questo rimane incomprensibile nella sua illogicità se non lo i inseri ce in un discorso più ampio che coinvolge la struttura dell'Esercito che di quella prassi ne fa dei valori assoluti di disciplina e di onore, e sconfina dai muri delle ca erme per investire tutta la società che di questo esercito si serve. Ormai è chiaro a molti che tutto ciò che facciamo fra queste mura ha la precisa funzione di pia mar i in un certo modo, funzionale alla vita civile, ormai l'abbiamo capito che i caporali, i ergenti (per non parlare dei sradi superiori) ce li ritroviamo nelle fabbriche, negli uffici, dove siamo co tretti a lavorare e ad ubbidire per sopravvivere. Nessuno più crede aUe balle che ci racconta il Colonnello nel discorso del giuramento e sappiamo benis imo che una delle funzioni dell'esercito è quella di fare di noi dei docili schiavi. Non solo ci sfrutta: o, e ci comandano, ma ci ammazzano, più che mai viene confermato lo slogan "di naia si muore" Saluti comunisti, un gruppo di Proletari in Divisa di Cassino Lettera a Lotta Continua, 1971. CI FANNO IMPAZZIRE Roma, 21 gmgno 1972 Cari compagni. Vi scriviamo perchè ci aiutiate a far cono cere a tutti quello che quoditianamente succede nelle ca erme e nell'Eserc1to. Certi fatti ai burocrati delle « sinistre ufficiali» non interessano più. Anche perchè contrastano troppo con i loro 148 . "
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