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l)1lfIIJ1lNl)f)Sf)Nl~lll'l1l'l1f) )III~lrl1llll.~.. Lettere, documenti, testimonianze sulla naia e le lotte dei soldati a cura di Proletari in Divisa In appendice: Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta, il 12 settembre 1972
Questo libro è stato scritto da centinaia di proletari in divisa; con le loro lettere essi ci forniscono un q1"'adrosignificativo di quel che sta accadendo fra i soldati, fra coloro, cioé, che l'ideologia dominante ci ha abituato a considerare - da sempre - fedeli e obbedienti servitori della Patria. Il materiale di qetesta documentazione è stato diviso in capitoli; questa divisione potrà in q,-ealchecaso parere artificiosa, ma presenta il vantaggio di dare risalto ai principali temi che hanno caratterizzato le lotte dei proletari in divisa. . Il libro non è dunque uno studio scientifico de/l'istituzione militare italiana: in esso sono solo accennate le caratteristiche essenziali de/l'esercito, Le contraddizioni fra Le diverse linee politiche ed ideologiche che convivono e si scontrano al suo interno, i suoi rapporti con il potere politico e con la borghesia industriale e finanziaria, la funzione complementare che esso svolge, in un paese ad alto tasso di disoccupazione quale è l'Italia, come sacca di contenimento della manodopera non assorbibile dal mercato del lavoro. Non è preso in considerazione il ruolo internazionale delle nostre Forze Armate come base logistica dell'imperialismo americano (si pensi alla crescente importanza dell'Italia nell'ambito della NATO, per la posizione strategica della penisola nel Mediterraneo, in rapporto al medio Oriente). Abbiamo voluto concentrare l'attenzione su due questioni: la comparsa, esplicita e cosciente, della lotta di classe nelle caserme, e il processo di f ascistt:zzazione dell'esercito, nel quadro della generale ristrutturazione reazionaria dello Stato borghese. Le lettere, compaiono come ci sono pervenute, con tagli minimi e nessuna manomissione al testo, per ttn'inderogabile esigenza di 3
fedeltà doc11,mentaria, e per conservarne l'immediatezza e l'efficacia, anche a scapito dell'omogeneità del discorso. Il loro linguaggio può produ,·re a· volte un'impressione di forzatura, di "estremismo", a chi non tenga a.bbastanza conto dello stato d'animo e delle condizioni materiali di vita dei soldati che le hanno scritte. Bisogna anche rammentare che i proletari dispongono di un linguaggio estremamente preciso ed efficacieper descrivere la loro vita e i loro bisogni (solo la boria degli pseudointellettuali può giudicarlo "rozzo" o "volgare"), ma al quale sono per lo più estranee le sfumature (e gli eufemismi) con le quali è costruito in gran parte il linguaggio borghese. L'attenuazione e l'ipocrisianon fanno parte del modo di esprimersi dei proletari;
Le lotte documentate in questo libro partono dalla primavera del 1970. Questo non significa, naturalmente, che siano i primi episodi di ribellione avvenuti nell'esercito. '6'insubor inaz.ione s_pontanea dei proletari in divisa contro___k con_dizi_opidi vita, i P.encolì-i ~pru_s.i e I~ angherie dei graduati, sono storia di sempre. Ma il limite cronologico da cui siamo partiti si giustifica con la ualità nuova delleJ_octe degli ultimi anni rispetto a quelle che le hanno precedute: esse cominciano ad assumere un significato politico più consapevole, a perdere il carattere di rivolta spontanea, istintiva, alle condizioni di sfruttamento e di oppressione della naia, ad essere raccolte e dirette da prime, embrionali forme di organizzazione. - - I. ESERCITO DI LEVA E POLITICA DEL PARTITO COMVNISTA. 'uesto salto di ualità corris onde con tutta evidenza alla ·crescente ra 1calizzazionedello scontro sociale, apartire dagli anni 1967-68. Ma non meno evidente è il rapporto fra la spontaneità e la manc'anza di direzione politica delle lotte degli anni precedenti, e il modo con il quale il Partito Comunista Italiano ha affrontato, teoricamente e praticamente, il problema delle Forze Armate e dello Stato. E' questo uno dei cardini della strategia riformista della "via italiana al socialismo": lo Stato (anche se non è più q,uello "neutrale" di g~olittiana memoria, garante del "leale" svolgimento della lotta di classe) non è considerato strumento immediato del potere borghese, come vorrebbe un'analisi marxista, ma conserva soltanto 5
alcune caratteristiche di classe, eliminabili mediante la conquista pacifica dall'interno (un mutamento di g verno sancito dal Parlamento) e la trasformazione dell'apparato. Non più "macchina burocratica da pezzare" (come per M, rx, per i Comunardi del 1871, per Lenin, per i rivoluzi nari di tutto il m ndo), ma apparato - garante la Co tituzione - "al servizio del ittadino". Le organizzazioni del movimento operaio devono perciò imporre il ri petto del dettat costituzionale, P.romuovere la "democratizzazione" dei co iddetti "corpi eparau" - esercito, polizia, magi tratura, - denunciarne e modificarne gli aspetti più evidentemente reazionari, ma devono ben guardar i dal colpire alla radice la loro funzione repre iva, dand pieno viluppo alla lotta di cla se. All'interno di que ta trategia, l'esercit dell'Italia repubblicana non può più essere con iderato uno dei "distaccamenti di uomini armati", a presidio della dittatura di classe: e so è l'armat "nazi - nale", garanzia di pace e di indipendenza, in cui è "sa ro dovere" servire. In que ta struttura, però, si dovevan inserire ufficiali provenienti dalle file della Re i tenza. "Nel rico tituire le Forze Armate italiane - si legge al capitolo IV della Lettera Aperta del Partito d'Azione a tutti i partici del Comitato di Liberazione Nazionale {lettera con la quale il PCI concordava) - bisogna vegliare affinché non i rico tituisca un corpo di ufficiali che sia emenzaio di future guardie della reazione e di candidati a dittature militari. ( ... ) Il Mini tro della Guerra deve perciò essere un uomo capace di fare delle formazioni partigiane il nucleo centrale delle Forze Armate italiane, e di co tituire un corpo di ufficiali democratici" Que to tentativo di avviare la democratizzazione dell'esercito italiano, o meglio di gettarne le fondamenta immettendo al suo interno nuclei di partigiani, era però destinato a fallire, dopo la rottura dell'alleanza fra Democrazia Cri tiana e forze di sinistra: gli uomini della Resistenza furono emarginati, e co tretci a dimettersi dalle cariche militari (in una parola: epurati) e ripre ero il loro po to i papaveri fasci ti, o comprome si col fasci mo (alla cui epurazione gli anglo-americani avevano _p sto il veto). Perduta così la po sibilità di fare affidamento u forze "sane" all'interno dell'esercito, la politica del PCI si riduce alle proposte di legge e alla propaganda elettorale; i suoi interlocutori privilegiati 6
restano comunque i quadri, ufficiali e sottufficiali: quelle "forze sane" cui ogni 4 novembre il Partito fa pervenire i suoi saluti, ma che nessuno sa più, ormai, dove siano e chi siano. La smania di trovare il "democratico" orta a volte, a clamor e sviste, come quan o L'Unità, in un articolo del gennaio i°966, difese De Lorenzo, in-una rissa fra generali, avvallandone i precedenti resistenzialt! · Viene addirittura messo da parte il rapporto tra lotta in Parlamento e lotta di massa nel paese, che si cerca di conservare nes.li altri settori di intervento politico del Partit : a quei trecentomila giovani di leva, cui tanta imp rtanza si rie no \,e sbandierando i pregi della leva obbligatoria, si propone soltanto la lettura di frequenti disegni di legge, e la paziente atte a della "riforma" o del congedo. . Si perde, così, il patrim nio antimilitari ta, libertario e anti tatale, che aveva caratterizzato il movimento operaio dell'Italia prefascista. Dalla lotta contro l'esercito a quella per la riforma dell'esercito: questa .l'impo tazione esplicitamente te rizzata dai dirigenti comunisti del , econdo dopoguerra, e giu tjfìcata da un preteso mutamento della natura dello Stato, avvenuto con la creazione della Repubblica. "L'attività antimilitarista si svolgeva allora - scrive Pietro Secchia su Critica Marxista, riferendosi al primo ventennio del no tro ecolo - in condizioni e in forme completamente diverse da quelle di oggi. ( ... ) Si trattava allora di un attacco frontale diretto contro quelle istituzioru, viste esclu ivamente come strumenti di repressione interna, di minaccia verso altri popoli. I giovani socialisti e comunisti non erano contro il servizio militare, e neppure per la diserzione, ma incitavano i soldati alla disobbedienza, alla "rivolta", in determinate situazioni, di fronte a certi ordini. "Non sparare ui tuoi fratelli, spara sui tuoi ufficiali che te lo orrunano", eran le -parole "l'c\'"• 1:ne. Ed in quella situazione, pur con i loro limiti, avevano la loro efficacia." Quali ono, invece, gli obiettivi che il PCI persegue proponendo la riforma del.te Forze Armate? "Condctciamo da anni nella sede del Parlamento e nel paese una battaglia politica per ffermare il carattere democratico, il fondamento popolare, la funzione di difesa del territorio, il compito di garanzia deUe istituzioni, da parte delle Fon,. 7
Armate. - Scrive Aldo D'Alessio su Rinascita del 16.2.1973 - Ci opponiamo perciò fermamente ai tentativi di trasformare l'esercito di leva in esercito di professioni ti a base volontaria; intendiamo che sia decisamente colpita la politica di criminatoria attuata dal governo e dalle ~erarchie dello Stato Maggiore contro i giovani coscritti e i militari, in ba e al loro orientamento politico; rivendichiamo la emarginazione delle presenze fasciste e chiediamo una coerente azione di governo per orientare l'armata nazionale sul piano dei valori della Resistenza e della Costituzione·; sosteniamo la necessità di attuare provvedimenti di riforma del regolamento di di ciplina, dei codici e della siu tizia militari, e di pa sare ad un regime basato sulla partecipazione dei giovani alla ge tione della vita della caserma e dei reggimenti e ul controllo democratico mediante l'introduzione di organi nuovi ottratti all'influenza della asta dell'alto comando". Nella loro sostanza questi obbiettivi lasciano tra parire ancora una volta la concezione dell'esercito come istituzi ne "nazionale" e non di classe, nei confronti della quale i militanti comunisti debbono comportar i in modo leale: i po sono e i debbono criticare singoli ufficiali "nostalgici", e le disfunzioni più evidenti dell'apparato, ma nel comples o l'esercito va difeso. La difesa della Patria (non degli interessi di classe della borshesia) è "sacro" dovere del cittadino: la leva è perciò obbligatoria. La presenza di strati ~iovanili "popolari" all'interno delle Forze Armate è, anzi, garanzia democratica, antidoto contro eventuali tendenze reazionarie delJe gerarchie. Sulla base di questa impostazione, il PCI si è opposto recentemente al riconoscimento incondizionato dell'obiezione di coscienza. Ma la caratteristica più evidente delle propo te del PCI è la loro natura maccatamente demagogica. Non c'è comunista, né democratico conseguente, che possa non condividerne molte (perquanto ci riguarda, le principali sono contenute nel nostro programma). Ma, anche astraendo dalla prospettiva strategica che le orregge, e di cui abbiamo parlato, come risponde il PCI alla domanda: come conquistarsi tutto questo? Ecco la risposta. "Noi comunisti siamo la unica forza giovanile che da un anno 8
almeno svolge con continuità un'attività politica tra i militari ... Ma voglio segnalare un pericolo che noi abbiamo riscontrato e corretto nella nostra attività. Noi abbiamo evitato di organizzare la presenza dei giovani comuni ti all'interno delle caserme perché siamo o tili a concepire l'attività politica verso le Forze Armate come un'attività di tipo carb naro. In pari tempo abbiamo empre evitato di agitare il tema - che è il favo rito di Lotta Continua - dell'insubordinazione rispetto alla struttura dell'esercito. Noi giovani comuni ti ci consideriamo gli eredi della tradizione del Risorgimento e della Resistenza e rappresentiamo una grande forza' nazionale della gioventù italiana. . . Abbiamo cioè una funzione positiva: siamo contro l'insubordinazione e per un esercito democratico, efficiente, capace di riflettere le pinte innovatrici che vengono dal paese ... " (da un intervento di Veltroni, della Federazione Giovanile Comunista, in un dibattito apparso su "Rinascita" n. 23, 4 giugno 1971) Il. IL MOVIMENTO DEI SOLDATI E I SUOI PROBLEMI La fine degli anni '60 vede in crisi l'egemonia dei riformisti sulle masse: in fabbrica, con la comparsa di lotte che nella forma, prima ancora che nei contenuti, rivelano la radicale estraneità degli operai al progetto capitalista; nella scuola, con l'esplosione del movimento studentesco. L'autonomia roletaria dalle le i del! sfruttamento e dalle varie orme 1 re o amentazt ne" o h e, nasce ne cuore e a soc1eta ca italista in fabbrica è rafforzata a a canea ant1autontana e anti or hese delle lott e s1 1 on e m tutto 1 tessuto socia e, a nord al sud, dalla classe o era1a all'intero fronte profetano e o olare. Le istituzioni del ~ntro o e e a repressione entrano m cns1, attaccate all'esterno e Cfall'interno, da una lotta che nell'essenza è una sola. La crescita dell'autonomia operaia - che non è stata nè facile, nè lineare - si è trovata di fronte alla crescente repressione dello Stato (che sempre più agisce in prima persona), ed alla politica di contenimento delle organizzazioni "storiche" del movimento operaio, sindacato e PCI in primo luogo. ~• in questo uadro, è grazie al salto di qualità compiuto dalla 9
che la sinistra "risco re" il p-r-o...-.e_m_a-te_o_r-1c_o_.,...e.,..,..o--..,-ta_t_o_,-c-.-e--1,_a--tr-a-,a la necessit pr tica di portare o scontro 1c asse a )'interno del e i tituzioni_j un9 Stato 01 cm e~enenza quotidiana delle lotte, prima ancora dell'analisi tèof1ca, vela la natura di eia e, di strumento dei padroni. Le difficoltà del movimento La politica, la lotta di classe, entrano, dunque, anche nelle ~ caserme. Ma sin da uando si f rmano i nm1 ru to, a aiono evidenti e difficoltà che il lavoro o 1t1co incontra, + per a 1m1tatezza degli spazi i az1 ne e della pos ibilità I contatti con l'esterno. Man mano che le lotte perdono il carattere di reazione i tintiva, immediata, alle condizioni di oppre sione, di fruttamento, di pericolo ità della vita miJitare, per diventare ri po ta co ciente alla politica militare della eia se dominante, il condi ·cendente paternalismo di ufficiali fasci ·ti e aguzzini, ma non empre insen ibili ai "di agi" del "povero oldat0", diventa pugno d1 ferro di fronte all'insubordinazione con apevole alle regole della vita militare, (pr m ssa e orientata, per di più, da "oscuri sobiJlatori maoisti"). Ma alle difficoltà del controllo poliziesco e della: repressione, se ne aggiun~ono altre, meno evidenti ma non meno gravi. In primo luo o la divisione fra i soldati e il loro isolamento, er e uiti come zzo a 1'1 ' orghes1 . · Il problema decisivo è, però, la definizione di una linea politica corretta, basata sull'e perienza e su alcuni princìpi fondamentali. Primo fra tutti: non ridurre il lavoro olitico a mera ro:e~- ganda ideologica, tentazione c e s1 na accia in ogni ettore d'mtervento, quan o crescono le difficoltà oggettive, q_uando i assiste alla scalata del a represslOne. a evitare questo pencolo (ed evitare soprattutfo -di- giustificarlo mi tificando ull'esi enza di _"formare dei ~uadri") non deve far ca errore oppo to, nello scontro 10
frontale col potere militare, avventuristica fuga in avanti, pericolosa per le sorti del movimento. O ortunismo, avventurismo: è la falsa alternativa tra cui proée e sempre ogni amv1ta rivoluzionaria. Ma nell'e ercito, come in tutte le istituzioni "totali" evitare_ i due pposti pericoli è parnco armente dìffici e per il pe o soffocante della ua truttura autontana. programma politico La nocività e la p_çricolo ità delle condizioni di vita è la contraddizi~e iu immedi-1~~ int rn alla uale i delineano gli obb1ett1v1 i un embrionale programma, c e arri a poi ad inve tire la vio enza el a truttura gerarchie, ed a rivendicare concreti spazi p.o 11c1 all'ii"n n dçjle ca erme. La nocività, il problema _più sentito dalla mas a dei !dati è ·tato all'origine di moltisstme ribelli ni pontanee, che na cono quando le bestiali condizioni di vita (non olo dal punto di vi ta trettamente materiale) e il opru o generalizzat e "legale" di uperiori il ui fasci mo è intrinseco (al di là delle " pinioni per anali") al loro rapporto con la truppa, raggiung no un limite non più tollerabile. Un altro obbiettivo fondamentale è la libertà di parlare, di discutere, di far olitica nelle caserme; esso è teso a garantire la crescita di massa cleT--movimento la m one dì una Linea o mca com resa e atta r na a a massa ctei roletari in divisa. a otta a a repres ione apre spazio a az10111po mc e sempre meno isolate e minoritarie, empre meno limitate alla ristretta cerchia dei giovani già politicizzati. Ma oltre che ui bisogni reali dei proletari, la correttezza degli obbiettivi del programma si misura anche sull'esi enza inderogabile di non ubordinare l'iniziativa diretta · e movimento alla contra tazione_,_all'umile richie ta di concessioni. Questa es1genza s1 tra uce però, nelle ca erme, in forme molto diverse che non nelle fabbriche, nelle scuole, nei quarùeri, dove l'agilità politica (benché sempre più soffocata dai tentativi di repressione) è molto I più ampia. Conquistar i da sé l'obbiettivo) diventa nell'e ercito ratica del!' truzionismo del boicotta io sistematico ma non a erto, nè dichiarato, ag i ordini della gerarc ia. 11
Lotta antistituzionale e lotta di classe nelle caserme Ancora più importante è, poi, inserire praticamente la lotta contro l'esercito nel quadro complessivo della lotta di clas e, superando ogni chiusura nella pura logica "antistituzionale". N n si tratta di confutare una teoria corretta, ma di realizzare una necessità pratica imposta dal livello raggiunto oggi dallo contro di classe. Oggi non è più concepibile una serie di lotte parallele - in fabbrica, nella scuola, nelle "professioni", nell'e ercito, nelle singole "i tituzioni" dello Stato e della società borghese - unificate oltanto dalla ideologia dell'antiautoritarismo. Oggi lo scontro sociale impone una vi ione unitaria, nella quale la fabbrica si trova al centro della lotta e la classe operaia alla testa del fronte proletario e anticapitalistico: in nessun settore di intervento l'autonomia dalla linea borghe e deve diventare "autonomia" dal riferimento alla lotta operaia. Nella lotta contro l'e ercito quest'ultima, deleteria forma di "autonomia" può pre entarsi (e di fatto i è presentata) Otto diversi aspetti. I primi nuclei che intervengono nelle caserl'!le, formati per lo più da compagni maturatisi ne e srandi lotte studentesche del '68, pongono al centro della loro azione la lotta contro l'autoritarismo militare - che è in ogni fase una delle contra izioni principali e più entite dai soldati, ma non è l'unica. Nè la lotta contro l'esercito può trovare oggi il suo centro nella_richiesta e a olizione del servizio militare obbligatorio. Ciò no_n significa che que~ta. paro~a. d'ordine ~ada .rinne~ata solo perche, còme sostengono 1 nforrrusu, un esercito d1 mestiere costituirebbe un pericolo per la democrazia. I _proletari in primo luogo, si ribellano giustamente al furto di quindici mesi di vita che l'esercito degli sfruttatori ruba loro con la naia; in secondo luogo, reparti specializzati possono svilupparsi (e vedremo che si sono di fatto sviluppati), per molti versi ancor più favorevolmente, all1interno dell'esercito di leva: si pensi ai Paracadutisti, ai Lagunari, ai Sommozzatori, al Battaglione San Marco, corpi il cui addestramento è finalizzato alla "guerra antiguerriglia". Bisogna, invece, comprendere che la battaglia per l'abolizione della coscrizione può essere condotta solo come un momento della lotta tesa ad annullare la funzione repressiva antiproletaria_ 12
(nazionale e internazionale dell'e ercito bor hese non come una e cittadino", che "per e" quindici mesi di ? attività produttiva. E' il solo modo per trasformare una lotta che agli inizi non poteva che essere promo sa da ristrette avanguardie in patrimonio collettivo del proletariato. Colle arsi in modo or anico alle lotte roletarie è dun ue una e e es1 enze on amentalt e 'iù attua i del movimento dei ro etan m 1v1sa,so rattutto ora c e 'esercito è c iamato sempre p1u spesso a cooperare a a 1 e a dell'ordine pubblico: tanto più urgente è-perciò la chiarificazione, ia mobilitazione davanti alle ca erme in occasioni di scadenze genera 1 i lotta pro etana e anu asci ta, tanto- eiù importanti sono obbiettivi politici come il ri uto i fare il crumiraggio durante gli scioperi dei servizi pubblici, di guidare i camions carichi di carabineri e celerini, di presidiare zonein cui o vicino a cui si svolgono manifestazioni proletarie. III. L'ESERCITO DI LEVA IN ITALIA: INEFFICIENTE MA FUNZIONALE Questa elefantesca macchina divora-miliardi che è l'esercito di leva assolve, non bisogna dimenticarlo, a compiti molto importanti per il dominio borghese, anche se nulla hanno a che vedere con l'eroismo e l'efficienza bellica rivolti "contro lo straniero". Mille e cinquantun generali e ammirgli (cifra enorme e spropositata, rispetto a quella "legale" di trecentoventuno in servizio attivo, che ha sollevato le reiterate proteste della Corte dei Conti) comandano una quindicina fra Divisioni e Brigate, addestrate ed equipaggiate alla meno peggio: assai ~iù di quelle dell'esercito francese e tedesco, che pure hanno un bilancio della Difesa doppio rispetto a quello italiano. Niente di strano, dunque, che il 65% del bilancio della nostra Dife a vada alle spese per il personale, e solo il 25% all'apparato bellico. Secondo alcuni esperti borghesi l'unicavia per ovviare alle disfunzioni di questa enorme macchina parassitaria è trasformare l'esercito di leva (il cui carattere di massa è, se non la causa diretta, pur sempre un motivo importante degli sprechi e dell'inefficienza) in esercito di P.rofessionisti, cioè di mercenari, novelle Compagnie di Ventura, già vanto della tractizio13
ne militare italiana. Obbiettivo: con spesa minore, maggiore efficienza bellica. Gli ostacoli che incontra que to pr getto di ri trutturazi ne ono però enormi, e, ci sembra, deci i i. L"'ineffi ienza" ha, infatti, un importante rovescio della medaglia. L'e ercito di leva a salve ad almeno quattro fondamentali funzioni: 1. nei confronti del mercato del lavoro; 2. nei confronti del potere p litico; 3. come apparato di indottrinamento e di controllo p lizie cospionistico; 4. c me strument tutt'altr che irrilevante (per le ragioni che vedremo) di tutela dell' rdine pubblic 1. Esercito di leva e occupazione Trecentomila soldati (cui vanno a~giunti altrettanti professionisti fra Pubblica Sicurezza, Carabinieri, Guardie di Finanza, Agenti di Custodia e Guardie Forestali) c tituisc no una importante valvola di controllo della di occupazi ne: s n - come (ed ancor più) la cuoia - un luogo di parcheggi temporane per la forzalavoro giovanile, che il mercato del lavoro non sarebbe omunque in grado di assorbire. Ciò non elimjna il dramma di tante fam.iglie proletarie che pes o si vedono sottrarre un aiuto determinante (quando non l'unico) per opravvivere: ma è certo che collettivamente, se non singolarmente, quei trecentomila siovani resterebber comunque disoccupati. V'è dunque una razionalità economica (capitalistica) nell'apparente "spreco" di forza-lavoro giovanile. 2. Esercito e potere politico Riferendosi alla proliferazione degli alti gradi militari, qualcuno ha paragonato l'esercito italiano a quello messicano. La ba~tuta non è priva di senso, ma è solo una battuta: ancor più che in altri paesi europei, le gerarchie militari mancano in Italia di una tradizione di reale autonomia rispetto alle forze politiche. Non è mai esi tita, nonostante le caratteri ciche di "corpo seP.arato"dell'esercito, una politica dei militari come alternativa credibile a quella dei gruppi dirigenti: gli stes i capi di Stato Ma~giore delle tre Armi ono e pressione di forze e per onalità politiche, piuttosto che di 14
et tori delle Forze Armate. U ca o del SIFAR, esploso nel luglio del 1964, embrerebbe mentirlo, e dimostrare che il potere delle gerarchie militari può in erirsi autonomamente nel gioco delle f1 rze politiche. In realtà, pit1 che un esempio, d'altronde isolato, di iniziativa autonoma, il progettato colpo di Stato rappresentò l'appoggio senza dubbio determinante, di una parte delle Forze Armate, ad una frazione, allora minoritaria, dello schieramento governati~o. Fino a poco tempo fa, cioè, ~er una sorta di tacito patto fra le alte sfere militari e politiche, ti governo garantiva ai militari il monopolio delle decisi ni di carattere militare riguardanti l'ordine e l'amministrazione delle Forze Armate, garantendosi, in cambio un ·erbatoi di voti sicuri da parte dei militari di carriera, e un orientamento fidato da parte delle alte gerarchie. Fra il potere politico e "l'esercit di generali" (che è tale proprio perché fondato sulla leva obbligatoria) i è venuta creando una fitta rete di relazioni, di interessi, di clientele, di centri di potere e di sottogoverno: "razionalizzarla", o, peggio, spezzarla, potrebbe avere effetti incontrollabili sugli stessi due partiti di governo più legati alle Forze Armate, la DC e il PSDI. ~L'esercito come mezzo «educativo» e come gigantesco ~parato di schedatura poliziesca L'esercito di leva assolve a due funzioni di ordine poliz.iescorepressivo diver e (ma non meno importanti) di quelle che può svolgere un esercito (che del re to e i te, ed è, come abbiamo accennato, numerosissimo) di guerrieri per vocazione e per lucro. . a). Mercè la leva obbligatoria, l'esercito è uno strumento di controllo dell'intera popolazione maschile, un gigantesco "ufficio politico" nel quale tutti i giovani - di solito in un periodo fondamentale della loro vita: appena terminata la scuola e prima di trovare occupazione - vengono censiti e schedati. Già nel 1949 Pacciardi, come Ministro della Dife a, emanò una famigerata circolare che istituiva il modello D/M per la schedatura di tutti i militari: sigla "N" per coloro che non risultavano politicamente pericolo i, igla "A" (oggi A.S.) per Bli attivisti di sinistra, sigla "B" (oggi I. - cioè iscritto - S.) per gh iscritti giudicati "pericolo15
i», sigla "C" (oggi O. - cioè orientato - S.) per gli iscritti giudicati pericolosi. In teoria quest'opera pionistica è finalizzata ai oli copi militari; in realtà essa è utilizzata da aziende private e pubbliche per le assunzioni: l'e ercito è, insomma, un eccellente "ufficio di collocamento" politico, che da' informazioni utilissime per selezionare la forza-lavoro da immettere nella produzione. b). Per i giovani co critti l'esercito è anche la scuola che "educa" il cittadino al rispetto della legge e dei superiori, cioè alla ottornissione, e alla rinuncia a giudicare le cose con la propria testa, perché "c'è chi ne a più di te" (variante paternalistica dell'urlo isterico, del!' ordine "che non i di cute", della punizione). La naia insegna a "vivere", "forgia" il carattere: msegna, cioè, a piegar i alla violenza, a cavarsela da oli (per lo più anzi, a capito del compagno e dell'amico), a rifugiarsi nella deteriore "furbizia", nelle fanta ie in ulse (da "borghese" il coscritto si vanta d'essere un reuccio), nell'idiozia ~oliardica. La naia premia la solerzia del fascista e il servilismo, predica la rassegnazione, e la giustifica proclamando l'intangibilità dell'ordine costituito; ma, soprattutto, scoraggia il "ribelle", cui fa pregustare la sorte che lo attende se continuerà su quella: china anche nella "vita civile". 4. Esercito di leva e ordine pubblico Ma è importante anche l'uso diretto dei coscritti nella tutela dell'ordine pubblico. E' vero che, srtlpiano militare, un esercito di professionisti, selezionato ideologicamente (di fascisti, per intenderci) e ben addestrato nelle tecniche antiguerriglia, dà molto più affidamento. Ma questo esercito esiste, e, come vedremo si perfeziona di giorno in giorno. Non siamo, inoltre, in una fase di scontro sociale così acuto, che il piano militare sia l'unico o quello determinante (come avviene, per esempio, in Irlanda): in Italia l'esercito di leva risponde me~lio, ancor oggi, e fino a quando la radicalizzazione non avrà raggmnto livelli che per ora non sembrano prossimi, alle esigenze di controllo dello scontro di classe. Sul piano non strettamente militare, ma, in senso largo, "politico", l'imJ?iego di truppe di leva è più efficace (ed è già avvenuto su scala d1 massa: vedi Reggio Calabria), perché non suscitano 16
l'odio violento della Polizia e dei Carabinieri, identificati dai proletari come strumento diretto dell'oppressione armata dello Stato. L'impiego di oldati in pieno assetto di suerra ~opportunament~ istruiti:. "~patate, pnma che sparino a voi") ha inoltre un maggior peso mt1m1datono. A Reggio Calabria, appunto, l'esercito ha avuto due compiti: sostegno logistico alla Polizia ed ai Carabinieri, direttamente impegnati nella repressione a mano armata, ed azione intimidatoria :: sulla popolazione, con uno spiegamento mas iccio e capillare di truppa in tutta la zona circo tante (ma senza il carattere di insopportabile provocazione che avrebbe avuto un piegamento pari di celerini o di baschi neri). Solo un esercito di giovani "del popolo" (e dunque di leva) può assolvere a que ta funzione, nella quale non prevale l'aspetto qualitativ (l'efficienza bellica), ma quell quantitativo (il numero dei oldati impiegati). w Per queste ragioni (e non abbiamo parlato dell'importanza economica delle ordinazioni di questo esercito pletorico e as ai poco esigente, delle indu trie che vivono, e fanno lauti e "sicuri" guadagni ulle commes e militari) è impensabile, almeno a breve termine, la trasformazione dell'e ercito di leva in esercito di professionisti (che ripetiamo, esiste già soerattutto ai livelli di elevata « tecnologia» bellica). Enormi o tacoh, dentro e fuori le Forze Armate, si opporrebbero a un cambiamento così radicale. Una volta di più, nella struttura produttiva come nelle istituzioni statali, il capitalismo è, per ua natura, unione organica (anche se lacerata dalle-,,roprie contraddizioni) di settori "avanzati" e "arretrati", tutti però funzionali alla ua sopravvivenza, al eerpetuarsi dello sfruttamento e dell'oppressione. Ora, in piena crisi economica e politica, il capitale italiano pensa ancor meno di procedere a "riforme" che incrinerebbero la compattezza del fronte borghese, nel quale i settori "arretrati" (burocrati parassiti, speculatori, fascisti - ma ciò non va inteso in modo schematico), hanno grande peso. L'enorme proliferazione di alti gradi costituisce da sola un ostacolo ad o~ni razionalizzazione. Ora più che mai il padronato ha bisogno d1 premiare e di rafforzare le alte gerarchie militari (come, m altro settore, gli alti burocrati), con la gratificazione 17
economica, ma anche (a cominciare dalle forze di Pubblica Sicurezza) con un aumento di potere. IV. LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO BORGHESE E LA RISTRUTIURAZIONE DELL'ESERCITO Con ervazi ne della leva bblrgat ria non ·ignifica, però, immobilismo. Al c ntrario: negli ultimi anni padroni, g verno, gerarchje militari hann rivolto le loro cure ai cambiamenti ne esari per adeguare le Forze Armate ai c mpiti empre più impegnati i cui lo svilupp delle l tte sociali le pone di fronte. Nel generale roces o di ri ·tru!turazione reazi naria (di faséistizzaz1one , a tutti 1 ivel 1, e lo Stat borghese, l'esercito ha un ost deci ivo: in art~u i ce, in arte I ollecita in prima pe__t.:_cm_a. • -- Tre ono le conseguenze fondamentali portate dall'acuirsi dello scontro sociale: 1. l'uso ere cente dei oldati in funzione di ordine pubblico; 2. la ristrutturazi ne dell'e ercito, empre più rivolto alla difesa interna, sempre men a quella delle "frontiere"; 3. l'accre ciuto "pre tigio", cioé potere, delle Forze Armate nell'apparato compie sivo dello Stato, e perciò l'acuirsi dello contro politi o per il controllo delle forze militari. 1. Soldati in funzione di ordine pubblico La circolare mini teriale n. 400 del l" giugno 1950 prevede l'impiego dei oldati in so tituzione, o a fianco di polizia e Carabinieri, in caso di "pericolo per l'ordine pubblico". Ma quali ne sono le funzioni reali, po to che, inora il loro impie~o è stata l'eccezione, piutto to che la regola (anche nel ca o d1 Reggio, abbiamo visto che si è trattato d1ausilio alla repre sione, piutto to che di repressione armata diretta)? a) il crumiraggio durante gli cioperi di ervizi pubblici. La struttura dell'esercito, con i suoi reparti specializzati (il Genio, con tutte le ue ramificazioni) facilita questo compito: esso è 18 '1
f. empre più uno 'Stato nello Stato", in grado di funzionare anche quand tutto il pae e i ferma, almeno per un cert period : una nuova accezione, tipi a dell'e ercito del capitalismo avanzato, che si aggiunge a quella, usuale, di "Stat nello Stat " nel sen o di centr di p tere indipendente, accentrato nelle m, ni della gerarchia. Oggi l'impiego dell'e ercito si limita alla s cicuzione di . ervizi pubblici (trasp rei, p te e telefoni, pedali), ma autorev - li voci b rghe·i no arrivate a prop rre l'im1;iego dei !dati nelle fabbriche, in occa i ne di cioperi prolungati. b) Il presidio di centri pubblici e di ornunicazi ne, <li z ne economicamente militarmente importanti. c) Il supporto logistico ai s Id, ti di profe i ne. empre ptu spesso, ad e empio, Polizia e Carabinieri vengono a 9.u,rtierati nelle caserme di leva durante gli spostamenti di città e d1 ede, in occa ioni di gro si cioperi rnanifestazi ni; empre più spess aucic!ri di leva guidano i camions della truppa "firmai la". d) L 'appo~gio tattico alle forze professionali. Nel caso di Reggio Calabria io i è rrad tto in una vera e propria occupazione militare del territori ; spe o, comunque, reparti dell'e ercito no hierati alle palle di Carabinieri e P tizia, o nelle zone adiacenti, non foss'altro per render meno "gravo o" il ervizio ai repressori di professione. 2. Le conseguenze della radicalizzazione dello scontro sociale alPinterno dell'esercito ne e caserme. 11 una aro a: 1eno contro o mco e a erarf 1a su a trup~a. Per ottener o, la erarchia ha dovuto prendere una serie di iniz~e, m apparenza contraddittorie, in realtà tuttélinafizzate; quest umco scopo. Per troncare il "male sere,,, l'insofferenza che serpe~gia nelle caserme, la frima cosa da fare era cercare, nella misura del possibile e de conveniente, di eli · a basi materiali: aumento del soldo a 500 lire (irrisorio rispetto ai bisogni, ma significatt19
vo ris etto alle 150 recedenti), 25.000 lire alle famiglie bisognose, nuovi oran 1 i6e cita, miglioramento del rancio, riscaldamento delle camerate, divise nuove al posto dei vecchi stracci usati. Ma non bastà: la maggior parte degli episodi di insubordinazione ha avuto luogo nei C.A.R. (Centri Addestramento Reclute), dove le divisioni fra i oldati sono minori, e l'impatto brutale della vita di caserma si unisce al ricordo vicinissimo della vita "borghese" appena la ciata. Si pensa quindi alla ro ressiva eliminazione dei C.A.R. a il successo di que te iniziative è scarso: l'aumento del soldo viene ampiamente riman~iato dall'aumento dei prezzi (esterno, ma anche interno, cioè negli spacci), mentre l'eliminazione dei CAR avviene troppo tardi, quando il clima politico nelle caserme, anche fra i soldati "anziani", è ormai cambiato. La gerarchia intensifica allora la propaganda verso i co critti: non solo quella sull"'imparzialità" (presidio che impedisca allo straniero « di venir a pisciare sul nostro portone» - testuali parole di un ufficiale del CAR di Sassari - e nulla più), ma anche quella rivolta a creare un çlima interno di caccia alle tre~he, d! psicosi dell'estremi ta, sempre pronto a perr.etrare sa otagg1 e ad insultare e malmel'laJe l'innocente soldato m libera uscita. Poco importa se a · morire sotto i colpi di una guardia indottrinata a dovere ("prima spara, poi grida 'chi va là") è un giovane che fa chiasso davanti alla caserma in un gruppo di amici un po' bevuti (è capitato a Cagliari nella primavera del 1972: lo s.rartore è stato assolto di recente!) invece di un pericoloso estremista. Ma le parole non bastano. Il mezzo principale per "convincere" è ancora il buon vecchio manganello . La re ressione non solo disci linare (chi ha più paura della C.P.R.? , ma so rattutto ena e s1 mtensifica nelle sue varie forme. a I enera e ereu dà il "la", imponendo l'uso generalizzato di s ie, rovocaton e picchiatori, « reclutaci fra elementi di destra» per a caccia al sovversivo. b) Alle spie ufficiose si affiancano gli informatori ufficiali (che sono una tradizione dell'esercito, ma ora vengono preparati con maggior cura, addestrati addirittura con un corso speciale in una scuola centralizzata). c) Si molti licano le circolari che esigono. ~1:1apiù rigida 20
a licazione dei re olamenti e delle norme disci linari. · 1 lllten 11ca, soprattutto, la repressione giudiziaria. Nel giro di due anni si è passati a Peschiera da una media di 90 carcerti ad una di 210;_nel 1971 i eroces I contro so ati di leva ano tati _.,.....-.~1 cui 2.807 tC:rf!!.Ìn~tcion la condanna; la maggior parte dei reati contestati- sono politici: insubordinazione, attività sediziosa, vilipendio. Far fronte alle ere centi esigenze di tutelare l'ordine pubblico non vuol dire soltanto stroncare la presa di coscienza _politica all'interno delle caserme: occorrono anche provvedimenti dt natura tecnica, militare. Invecchiata, con l'attenuarsi della guerra fredda, l'ideologia della "difesa dei sacri confini", autorità politiche e militari dicono ora che anche la difesa dell'"ordine costituito" e tra i compiti istituzionali delle Forze Armate. Non arrivano a dire che è il principale, ma lo fanno capire con le trasformazioni dell'organico e degli armamenti cui stiamo assisten o 10 questi anni (a partire dalla famigerata Brigata Meccanizzata di De Lorenzo). Ecco alcune delle principali linee di tendenza. a) Rafforzamento dei corpi speciali (es: i Lagunari salgono a duemila uomini, il Battaglione San Marco i trasforma in Regbg)imMe~tol)•·. . d 1· ffi . 1· l' 1· . . d" ' 1 1or re araz1O e LY.._cia 1, con e 1mmaz1one 1 quelli 1 comp emento non di leva) - da sostituire con quadri usciti dall'Accademia - e con l'obbligatorietà della Scuola di Guerra. c) Aumento dell'or anico dei re arti destinati alle specializzazioni tecmc e sono già usciti quattro -bandi di concorso per complessivi 16.000 posti per giovani non superiori ai 20 anni, con ferma di 24 mesi a lire 50.000 mensili). d) J>iù intenso addestramento nell'uso delle armi (es: grande aumento è e esercitaziom_a_ uoco, come in Friuli, Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Puglie, Abruzzo). e) Mi lioramento delle armi leggere ~si generalizza la sostituz10ne del mosc etto 91 38 e della carabina Winchester con il 21
F.A.L. ed il Garand), aumentata dotazione di carri armati le eri /· (come gli M/113 usati a Re~gio C abria) accelerata sostituzione dei mezzi cingolati con quelli a ruote gommate, meglio utilizzabili negli spostamenti urbani. 3. Il peso nuovo delle Forze Armate nei confronti del potere politico Terza conseguenza della radicalizzazione dello scontro sociale è, abbiamo detto, un mutamento di equilibrio nei rapporti di forza tra gerarchie militari e potere politico. E' fin troppo ovvio che, se cresce l'importanza dell'esercito di leva nel mantenimento dell'ordine pubblico le gerarchie di questo pretendano gli stessi vantaggi, di prestigio e di potere, che le forze di Polizia hanno già ottenuto. Questa tendenza non è molto avvertibile perché, per ora, la situazione politica può essere largamente controllata, o contenuta, con i mezzi tradizionali, consueti: ma non c'è dubbio che Jia già ere cend il peso dei "militari" nello StatQ. Ne è un riflesso l'intensificazione della propaganda militare sulla stampa e alla radio. Si pen i al grande rilievo dato alle manilestaz.ionj delle Associazioni d'Arma (soprattutt al Centenario degli Alpini e dei Bersaglieri). empre più spe o i discorsi più importanti di "in igni" u mini politici - degli Andre tti, dei Rumor, del Capo dello Stato, si tengon in occa ione di festività delle Forze Armate; sempre più numero e ono le visite del Capo dello Stato alle Scuole d1 Specializzazione d'Arma. L'accre ciuta attenzione delle forze p litiche nei confronti dell'esercito non è oltanto un mezzo per "gratificare" le gerarchie, cui si chiedono impegni empre più gravosi: indica invece, la precisa volontà del governo e delle forze politiche di introdur i, più direttamente che per il pas ato, negli affari interni dell'apparato militare, per controJlarne e dirigerne le tendenze di destra, che sempre maggiore pazio acquistano tra ufficiali e ottufficiali, man mano che ere cono la forza e l'incisività della lotta operaia e studentesca. La tradizionale spartizione di compiti tra politici e militari sta venendo meno, e con essa la non-ingerenza negli affari reciproci. I militari reclamano, più o meno apertamente, maggior 22
otere olitiS9, I politici sono sempre meno disposti a concedere a1 m1 1tan piena, o rilevante autonomia all'interno della loro sfera, per timore di un pericoloso accentuar i della " eparazione" delle Forze Armate dall'apparato compie sivo dello Stat . L'esercito diventa, co ì, un luogo dove le contraddizioni all'interno della de tra borghe e si scontrano in modo for e più clamoro o che altrove: da una parte il fascismo tradizionale, di marca eversiva, dall'altra il gal ppante fa ci mo di Stat , la linea di Andreotti, che oltanto recuperando le pirte di de tra che tanno proliferand in tutti i gan li del potere tatale, soltanto con un governo "forte" e empre più forte, pu' togliere pazio al fascismo rivale. V. ESERCITO E FASCISMO I legami tra i fascisti e l'esercito sono stati m ogni periodo molto stretti: in esso i fascisti han empre trovato finanziamenti, CO erture fisidie e 1deolog1c e e olidarietà attiva, che va dalla orn1tura di armi e ai quadri alla propaganda elettorale missina nelle ca erme, fatta in pnma persona da ufficiali di carriera e in congedo. Le Associazioni d'Arma ono un dei ~li principali c!_el colle amento tra asc1st1 e Forze Armate: dirette per I più da genera 1 e a n erva, sono attualmente yenritrè, e contano ufficialmente centinaia di mi~liaia di iscritti, orgamzzati a livello territoriale, e centralizzati a 1JVellonazionale. Vengono finanziate principalmente dallo Stato, attraverso il Ministero della Difesa e quello delle Finanze; considerevoli sono anche le donazioni di enti (tra cui la FIAT, la SAI, la Cinzano e molte banche) e di privati. L'Unione degli Ufficiali in Congedo (UNUCI) è la più importante, e la più organicamente collegata all'esercito (a_nche perché l'iscrizione è obbligatoria per tutti gl.i ufficiali in servizio attivo): ha un bilancio annuo di 300 milioni, e volge un ruolo di punta nella definizione delle proposte politiche. Attraver o le Associazioni d'Arma ed i legami personali, i rapporti tra esercito e fascisti sono, dunque, sempre esistiti: ma con l'acutizzarsi dello scontro sociale, negli ultimi anm, sono 23
venuti più chiaramente alla ribalta. Alti ufficiali i fanno promotori di associazioni e manifestazioni parafasciste, si propong no di organizzare il dissenso di destra per e ercitare pre sioni ul governo. E' il ca o delle Organizzazioni Cittadine Indipendenti (OCI), presiedute dal tenente colonnello To chi, figura notissima del fascismo torinese, che ha organizzato un radun piemontese nel marzo dello corso anno; è il ca dell'as ociazione me sa in piedi a Milano per raggruppare i professionisti di destra. Gro se personalità dell'esercito tentano d1 metter i alla te ta della "maggioranza iJenziosa": dopo De Lorenzo, Birindelli, comandante generale della flotta NATO nel Mediterraneo, e Barbara, generale ai Pubblica Sicurezza a Torino. Numerosi gli ufficiali che si presentano candidati nelle li te mi ine alle elezioni politiche del 7 maggio. Ma \,'attività dei fascisti non si ferma qui. Da quando esplodono le lotte autonome - e soprattutto a partire dall"'autunno caldo" del 1969 - i fa cisti si organizzano ancbe sul piano illegale, clandestino. La Formazione di nuclei di attivisti all'interno di alcuni Corpi d'Armata è un obbiettivo per eguito su scala sempre più vasta. Fin dal maggio 1969 - epoca a cui ri ale l'ormai famoso rapporto segreto inviato dal Mini tro degli Esteri greco al suo ambasciatore a Roma, e reso di dominio pubblico il 7 dicembre 1969 (cinque giorni prima della strage di piazza Fontana) dal ettimanale inglese The Observer - ben saldi erano i legami fra CIA, servizio segreto greco, SID (ex SIFAR) fascisti nostrani (il "signoP." è Pino Rauti, arrestato due anni dopo per la strase del 12 dicembre rilasciato il 24 aprile 1972, ora deputato missmo al. Parlamento), ed esponenti, evidentemente non di piccolo calibro, delle Forze Armate (il rapporto usa il termine greco di "Gendarmeria" per indicare l'Arma dei Carabinieri, la "Fedelissima"). 24 Citiamo dal « rapporto segreto». "Paragrafo A". ( ... ) "5. Per quanto riguarda i contatti con i rappresentanti dell,Esercito e della Gendarmeria, il signor P. mi ha riferito che la maggior parte dei suoi suggerimenti sono stati accettati. Il solo punto di disaccordo riguara la fissazione delle date precise dell'azione, come Ella ha proposto. E ciò perché, J ' L)
secondo gli italiani, essi si trovano ad un livello organizzativo ancora ba so, poiché i loro sforzi sono appena cominciati. ( ... ) "8. Ma sono già in grado di riferire che qui l'opinione prevalente è che l'intenso sforzo di or~anizzazione deve cominciare con l'Esercito. Ciò risulta dall'incontro del signor P. con i rappresentanti delle Forze Armate italiane. E' stato acquisito che i metodi utilizzati dalle Forze Armate elleniche [cioè il colpo di Stato del 1967, la repressione indiscriminata, la soppre sione di o~ni garanzia di libertà] hanno dato risultati soddisfacenti: perciò vengono accettati come base per l'azione italiana. ( ... ) "Paragrafo C". "l. Per quanto riguarda la Gendarmeria italiana, il signor P. mi ha detto che i suoi rappresentanti hanno studiato con ~rande interesse la ua propo ta. Essi sono stati profondamente impressionati dal ruolo assunto dalla Polizia Militare ellenica nella preparazione della rivoluzione. Hanno accettato unanimemente la Sua opinione che in Italia solo la Gendarmeria potrebbe assumersi analogo compito." L'importanza di questo documento, che illustra in modo addirittura esaurite il ruolo dei "colonnelli" greci e dei fascisti italiani nella strage di Stato del 12 dicembre 1969, non ha bisosno di essere sottolineata. Ma esso forni ce anche una possibile chiave di interpretazione per alcuni recenti episodi avvenuti nell'esercito, sintomi di un'accanita lotta per il uo controllo politico. U 22 ottobre 1972, durante il raduno nazionale dei Paracadutisti, ~ orna, era tato programmato un assalto alla sede centrale del PCI, in via delle Botteghe Oscure, a pochi passi da piazza Venezia, dove si svolgeva la manifestazione. Ma non se ne fece nulla, e non certo per la presenza della Polizia: evidentemente gli organizzatori della manifestazione erano tati efficacemente dissuasi, ad alto livello politico. Pochi giorni dopo, ai primi di novembre, la marcia deg_li. "Amici delle Forze Armate attraverso 1 uog i "sacri' a e memorie e a rima Gurerra mondiale viene sconfessata dalle principali Associazioni d'Arma, che in un documento firmato anche 25
dall' ANPI e dai partiti politici "democratici" è definita "iniziativa di chiara ispirazione neofasci ta" e " trumentalizzazione provocatoria dei nobili sentimenti del popol italiano". Da notare he, in un primo momento, l'a1;poggio in prima per ona dell'Esercito pareva assicurato, a ommciare dai Colonnelli C mandanù, che avevano consentito l'ingre so nelle ca erme ai marciatori fascisti, e concesso l'uso di camion militari, di cucine da campo e di altri servizi logi tici; v'era mancata l'adesi ne delle A ociazioni combattenti tiche e d'Arma. Anche in que to caso l'ipotesi he meglio spiega l'improvviso voltafaccia è quella di 1;1_n richiamo ufficiale, da arte del governo. Ma il a o più clamoroso è enz'a tro quello aello cioglimento del comando unj to della III Armata: è significativo che solo Il Secolo quotictian a ista, e poi Settegiorni, settimanale della sinistra DC, abbiano riportato la notizia. Si trattava, niente meno, ·) che del comando del III e del IV Cor d'Armata, le grandi unità disposte u nostro on ine nentale. Il provveaimento è tato giu tificato con ragioni di ordine ammini trativo ed economico, ma, nei me i precedenti, circolava la voce he nella III Armata elementi di de tra stavano creando un "nu leo attivi ta". Attaccando indignato il prov edimenco, Il Secolo crive: « La deci ione di opprimere la III Armata è un duri imo attacc alle Forze Armate, uno dei tanti. All'azione ubdola condotta dai marxisti per minare lo pirito dei giovani, i affianca co ì quella dei politici che hanno " po ato" la "te i" della Ostpolitik e del dialogo con i Sovietici.» E' facile dedurne che lo cioglimento del comando u_nificato è la ri o ta e averno, de le sue forze "democratiche", ad un ennesimo -tentativo I CO t1tu1re un nucleo Cande tmo di uffièiàli fa ci ti oltranzisti. Anche se, c~ embra, gli ufficiali 7 implicati non raggiungevano neppure il grado di colonnello, non opporsi all'iniziativa avrebbe ignificato, con ogni probabilità incoraggiare la formazi ne di nuclei simili all'interno di altri Corpi, con il con eguente rafforzamento delle tendenze antigovernative di de tra nell'e ercito, e un'equivalente diminuzione dell'influenza dei partiti di governo, soprattutto DC e PSDI. I E isodi ancora 1ù recente è l'avvicendamento al vertice della ~ Bri ·ata erotra ortata o gore" per la-prom~~ioµe del generale 1, C e a eia I re arto con alcune decine di ufficiali. Gli 26 i I r I I I i
stretti legami fra paracaduti ti e fa cisti son cosa nota; non stupisce, dunque, la rabbi ·a reazione dei missini, che immediatamente (con interrogazioni parlamentari e articoli ui loro fogliacei) inizian la campa~na per la successione, avanzand i loro candidati, il col nnello Vitaliano Gambarotta e il generale di Brigata dei Paracaduti ti Giuseppe Palumb . Tutto ciò non significa affatto he al g verno intere i una ristrutturazione dell'esercito in en "democratic ". I overno reme al contrario, ge tire in pr pri il proces o di fa 1suz.zaz10ne 1mpe en o e 1c g I s ugga d1 mano. L sbocco vincente di que ta lotta di potere sembra quello di un e er ito fa ci tizzato, cui si la eia un ceno grado di autonomia, ma nel pien ri petto dei piani generali del g vern e dei padroni, e nella o tante ttomi - sione alle f rze politi.che g vernative. Una o ·a è certa. I ~roblemi dell'esercito, delle ue trutture, del uo impiego al crv1zio della repre sione, o addirittura della reazione, non po ·ono , non devono più riguardare un ri tretto numero di 'addetti ai lavori'. Le dimen ioni, la maturità, la generalità crescenti dello contro di cla e, fanno della lotta dentro e contro l'e ercito uno dei cardini obbligati per lo sviluppo dell'intero movimento rivoluzionario e proletario. L'antimilitari mo di. clas e deve uscire dal chiuso delle caserme, e diventare uno dei temi del dibattito all'interno della sini tra; deve soprattutto, diventare patrimonio collettivo e concreto del proletariato. A que to fine vuole contribuire que to libro. 27
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