GLI INSEGNAMENTI DEI SOLDATI E DEI SOTTUFFICIALI CAPITANO R.B. ( aviazione): Un osservatore attento che guardi alla genesi del movimento, capisce subito che non potevano nascere se non un movimento dei soldati, uno dei sottufficiali e uno degli ufficiali. Noi come ufficiali, dovendo superare una posizione di privilegio, dobbiamo fare un piccolo salto ideologico, per cui è forse piu facile un contatto coi soldati che con i sottufficiali, perché i sottufficiali non vanno al coordinamento per prendere il potere e attaccare a fondo gli ufficiali, non ci considerano proprio, non ci sono scelte di questo tipo. La lotta per la democrazia nelle FF.AA. non è una lotta corporativa, non appartiene a una fascia di gradi; quello che i sottufficiali cercano adesso con gli ufficiali è un confronto, confronto che adesso avviene in termini di temporanea soggezione nostra, perché loro in questi ultimi mesi si sono dati da fare e tra l'altro sono gli unici che ci danno la verifica immediata se noi effettivamente siamo democratici. Perché lavorando qui scopri un nuovo senso della disciplina, devi rinunciare all'autorità del grado, perché non puoi pretendere che un sergente maggiore di 70 anni dia del «lei» a te che ne hai 25, durante un'assemblea. Bisogna scoprire dove sta in effetti questa disciplina, che non è quella di obbligare la gente a portare tre buchi in una scarpa. Il modello che propugnamo noi è che, ritornando l'esercito a un parametro costituzionale, si ridà in mano al Parlamento e al popolo il controllo dell'esercito. Prima si diceva che il controllo dell'esercito è in mano alla borghesia, ma la carenza quale è: per legge il controllo dell'esercito non spetta a una classe, ma a tutti i cittadini,
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