Per difendere chi - a cura di Franco Travaglini - prefazione Giorgio Rochat - Mazzotta ed. 1976

FALCO ACCAME 31 È essenziale che l'organo di rappresentanza possa entrare nel vivo delle questioni organizzative e sociali che concorrono a definire la realtà della moderna concezione dell'istituto militare; solo cosi potrà essere tutelata la condizione di lavoro del personale per portare, nel tempo, ai necessari mutamenti di questa condizione di lavoro. È, questo, un problema sociale: e in effetti il problema militare, prima che tecnico, è sociale. Vorrei, a questo proposito, esprimermi con parole che parafrasano quelle impiegate dai sottufficiali del movimento democratico in un recente convegno perché mi sembra colgano alcuni aspetti essenziali della questione. Occorre premettere che la riforma degli ordinamenti militari non può essere risolta con decisioni verticistiche, ma richiede il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali. Ministri e massime autorità della Difesa in trent'anni hanno mantenuto le FF.AA. in una situazione normativa e con una mentalità ereditate dal passato regime. La struttura è rimasta immutata. Nei regolamenti la ... del re e del duce è stata presa dal presidente della repubblica e dal presidente del consiglio dei ministri. Tra le innovazioni considerate da alcuni significative c'è l'introduzione dell'impermeabile o l'uso facoltativo del cappotto! I militari dei movimenti democratici sono stati trattati come sovversivi, come traditori della patria, mentre certi ministri e generali che si sono mostrati al paese come custodi integerrimi e intransigenti dei valori nazionali sono risultati implicati nelle vicende del SID e nelle vicende relative alle commesse militari, offrendo agli inferiori un vero e proprio anti-esempio! Un rilevantissimo numero di sottufficiali è stato recentemente congedato, altri hanno subito trasferimenti immediati, altri hanno avuto la carriera distrutta mediante la declassificazione nelle note caratteristiche, altri sono stati perquisiti a casa di notte come atto di intimidazione anche nei riguardi dei familiari. Una parte del personale ha dovuto lasciare il servizio dopo 6 e anche 8 anni senza una giusta causa, come la legge stabilisce invece per i lavoratori civili. Essi non hanno percepito neppure la liquidazione di buona uscita

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