Per difendere chi - a cura di Franco Travaglini - prefazione Giorgio Rochat - Mazzotta ed. 1976

26 PER DIFENDERE CHI? oggi: 1) Una gestionedel potere spesso arbitraria e abusiva; 2) Un organismo che non costituisceuna comunità, dove per comunità s'intende essenzialmente un fatto di cooperazione, di valori condivisi da tutti i membri e in cui non c'è un distacco tra vertice e base. L'organismo è divenuto infatti, per via della gestione del potere, molto sovente ancora di stampo borbonico, un luogo di scontro di valori sovente inconciliabili, di interessi non di rado antitetici, di diverse concezioni dell'etica, della gerarchia, della disciplina. _ Gli interessi del vertice che determinano la vita dell'organismo militare, legati alla sfera industriale e politica, vengono a trovarsi in conflitto con una base da cui si esige spirito di sacrificio e distacco da ogni interesse economico. Le esigenze della difesa, le esigenze del servizio· sono interpretate dal vertice come un mito; per la base divengono in molti casi la scusa per obblighi ingiustificati. Gerarchia significa per il vertice sottomissione incondizionata dell'inferiore, significa per antonomasia razionalità ed efficienza, mentre per l'inferiore si identifica sovente con un blocco delle comunicazioni, con l'impossibilità di partecipazione, con il cattivo funzionamento dell'organismo, con l'irrazionalità di condotta, con la deresponsabilizzazione, con l'inefficienza. Il mettere in evidenza questa situazione di contrapposizione concettuale si rivela utile per fornire alcuni elementi atti a de1ni5tificare la visione dell'istituto militare spesso accettato acriticamente: dove la struttura tradizionale è considerata come qualcosa da non mettere in discussione, una area mentale rispetto ai valori di democrazia e di sviluppo umano esente da fenomeni di conflitto e di alienazione, si omette così il fatto che nella base rriolti non hanno le possibilità di esprimere la propria personalità nel lavoro, ·non si riconoscono in esso e non hanno alcuna possibilità .di influenza sui propri compiti e sulle proprie attribuzioni. In realtà il vertice con rare eccezioni tradizionalmente non auspica un lavoro creativo per la base, fonte di soddisfazione e autostima, ma piuttosto vuole una massa passivamente obbediente (obbedienza pronta, assoluta, rispettosa, ecc.) e perciò non si pone il problema dell'alienazione. La struttura organizzativa dell'istituto militare con un forte

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