Ernesto Buonaiuti - La Chiesa e il comunismo

.I ALL'INDOMANI DI J ALTA A distanza di pochi giorni daUa conferenza di Jalta, il noto giornalista Herbert L. Matthews mandava a~ suo giorna~e, il« Ne_:w-'YorkTimes », una corrispondenza di cui mette conto riferire lettera!-. mente il testo : . « Se voi vi mettete a riflettere in questi giorni ai rapporti idea~i fra Vaticano e Kremlino, voi vi imbattete immediatamente in uno strano paradosso. Pe:rchè da una parte voi trovate che c'è uno scambio di vicendevo~i accuse e r~criminazionL E dall'altra parte voi siete costretti a constatare che in linea generale Roma e Mosca sono più vicine runa all'altra di quanto non si sia mai verificato dal 1917 in poi. Si ha la sensazione che volenti, nolenti, esse siano trascinate a riavvicinarsi. Preso atto di ciò, voi siete tratti immediatamente a far una netta ed esplicita distinzione. L'unica base sulla quale uno accordo ha l'aria di poter essere raggiunto, è una. base pratica, politica, diplomatica. Si tratterebbe _ puramente e semplicemente di uno stato sovrano come è quello della Città del Vaticano che verrebbe a trattative con un altro stato parimente sovrano .. Non è il caso affatto di parlare di incontro fra cattolicesimo e comunismo. La distinzione è fondamentale. La Chiesa cattolica ha condannato il comunismo fin da quando· esso apparve come socialismo marxista. Era ailora pontefice Pfo IX. La più recente condanna del comunismo è quella pronunciata il 19 marzo 1937 da Pio XI nella sua Enciclica « Sul comunismo ateo ». Questa Enciclica concludeva con queste patole: - Il comunismo è intrinsecamente errato e ne·ssuno il quàle voglia salvare la comunità. cristiana può collaborare con esso in una qualsiasi maniera. Ecco parole molto forti. Ma evidentemente· esse debbono essere interpretate in un si'gnificato 42 B b oteca Gino Bianco

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