Alessandro Schiavi - Il catechismo del campagnuolo

ALESSANDRO SCHIAVI I L CATECHISMO DEL CAMPAGNUOLO Prezzo Cen t . ~ DO E \r:O O AQUIN rs VELLI C o ;l ....- ~OMA LUIGI MONGINI , E DITORE Via S . Olaudio, 57 - 19 05 Biblioteca Gino Bianco

Sempre f\vanti! Settimanale, illustrato, 4 pagine REDAZIONE: O n. Oclclino }\'\org:ari e F. G. Paoloni ~iornal e socialista per gli umili e per i pratici - due pa_gine di p ~opa_gand a elementare, esposta in forma facile, s uggestiva e piacevol e; due pagine di cons iderazion i praf icne, consigli , ~ i sp o \l e a guesifi , ecc. -~~ Anno VI ~·- Abbona1ne1tto annuo . . Id . semestrale. Id . trimestrale L. 2. 40 ' l. 20 • o. 60 Per l'estero doppio prezzo. Un n umero separato Cent. s. Frascati - Stabilimen to Tipog-rafico Italiano. Biblioteca Gino Bianco

IL CATECHISMODEL C!MPAGNUOLO I. Il garzone. I . Perchè sei socialista? R. Perchè l'avvento del partito socialista e l'applic;azione del suo programma · mi trarrebbe dalla mia triste condizione. 2. Sei dunque così disgraziato? R. Si può esser felici quando si vive maie? 3· Che vuoi dire? R. Io sono . trattato dai miei padroni spesso peggio degli animali. 4· E come ti trattano i tuoi padroni ? 1 R. Prima di tutto debbo alzarmi tutti i giorni d 'estate alle tre, per curare le bestie. La mia giornata così incomincia. E via nel campo. Un pezzo di pane con un po' di scalogna è per la più parte dell 'anno la mia colazione fino a mezzogiorno. 5· E qual 'è il pasto di mezzogiorno? R. La minestra coi fagioli o la polenta, un pezzo Biblioteca Gino Bianco

-4di pane o di pizza con granturco, e un paio di bicchieri di vinello quando c'è. 6. Eppoi? R. Di nuovo subito al lavoro fin tanto che annotta. Eppoi c'è da riguardar la stalìa, da dare il mangiare alle bestie per la notte. 7- Ma alla sera ti attende un buon pasto! R. Un'insalata di indivia o di patate lesse. 8. Avrai almeno un buon letto per stendere le tue membra stanche ! R. Il mio letto è la stalla, in uno scompartimento vuoto peiJ. bovi, dove sopra un mucchio di paglia han gettato un lenzuolo ben grosso e una coperta sdruscita. Dicono che. il caldo delle bestie mi fa da imbottita. L'estate preferisco dormire accanto al pagliaio col cane. Ben di rado mi è capitato di poter dormire in un letto da cristiano. Ma anche -n le lenzuola si cambiavano ogni doe o tre mesi, quand'eran troppo nere. 9· Ma nell'inverno non. fai questa vita da cane. R . Lavoro meno sì, perchè le giornate sono più brevi; ma finchè ci si vede debbo faticar sen'l pr~ con tutti i tempi. w. Avevi ben ragione di dire che sei trattato peggio \ delle bestie che tu curi. Esse almeno hanno un nutrimento sufficiente ed una buona lettiera che vien rinnovata ogni giorno. Cosicchè, passato l'inverno,~ quando hanno riposato bene, sono grosse e grasse, mentre tu resti magro, stecchito. Eppoi io so che quando uno di voi è malato, lo si rimanda spesso a casa sua finchè è guarito, mentre se un cavallo e una vacca son malati si corre su- , Biblioteca Gino Bianco

-5bito dal veterinario. Del resto, che importa se tu muori, tu? Ti si sost ituisce senza spesa con un alt ro, 1nentre un cavallo o una vacca che crepa è una perdita di parecchie centinaia di franchi per tuoi padroni. E qual'è il tuo salar io? . R. Venticinque o trenta franchi. Talvolta cmquanta, un vestito e un paio di scarpe all'anno. II. E cun tutto questo devi ai·utare anche la tua famiglia? R. Lo debbo infatti. Ora però mia sore lla fatta più grande è andata anche essa al servizio dove guadagna da 5 a 8 franchi al mese e il vitto, e mia madre è all'ospedale dei matti ove l' ha condotta la pellagra. Alla moglie, a una famiglia mia non posso pensarci. Con che dovrei nutrirla, io? 12. E tuo padre ? E g li ha lavorato sempre. Ha una pensione almeno? R. Una pensione, povero vecchio ! Quando non, ha pit• avuta la forza di lavo•·are, il suo padrone, presso il q uale lavorava da vent'anni come operaio, l'ha messo alla porta. Ora va in giro per le campagne domandando un po ' di elemosina. 13 . Ma è spaventevole quel che mi dici. R. Sì, la miseria di noi povera gente è g rande, la nostra condizione è peggiore anche di quella del bracciante. A lmeno eg li è libero, è indipendente, ,può formarsi una famiglia per dividere con essa le sue sofferenze . Io sono qua solo, disprezzato e comandato sempre. 14. Ed è per questo dunque che sei ?OCialista? Ma che faranno per te i socialisti? Biblioteca Gino Bianco

-6 R. Fanno già molto. Essi mostrano a tutti quanto noi siamo infelici. Indicano le in giustizie delle quali siamo vittime e ne domandano la riparazione, Grazie ad essi noi speriamo di ottenere un mi1liJJW11Z di salario, vale a dire che non ci si potrà pitt dare dei salari derisorii come quelli che vi h·J indi· cati. Non ci si potrà più mettere alla porta senza motivo, poichè i probiviri agricoli esamifleranno chi è che ha ragione. I socialisti vogliono anche che sia .fissato il uumero delle ore clte dovremo lavorare, e che in caso di infortunio sul lavoro abbiamo anche noi una indennità come gli operai delle industrie, e che quando siamo vecchi possiamo godere di una pensione. come chiunque ha lavorato tutta la vita cd ha diritto di finire i suoi giorni senza essere a carico di nessuno, e senza doversi avvilire a stender la mano a chi passa. r 5. Va benissimo quanto dici. Ma ho inteso dire che i contadini, o i piccoli proprietari, o gli affittuari presso i quali tu servi, stanno poco bene anche essi e fanno assai magri guadagni. Come vuoi che ti paghino meglio? E per la pensione, dove vuoi che il governo trovi il danaro per assicurartela? R. Io conosco uno di questi padroni di noi poveri diavoli, che è socialista. Andatelo a trovare: egli risponderà alla vostra prima domanda. Quanto al governo, egli troverà del denaro finchè ne vorrà riducendo i grossi sti - pendi della gente che è al suo servizi o per non far niente, abolendo le spese improduttive, gravando le imposte sulla rendita dei nostri g randi signori latifondisti e assenteisti che traversano le nostre Biblioteca Gino Bianco

-7campagne con le carrozze senza cavalli, che vanno a Roma e a Milano a spendere forti somme e che non hanno paura di dare, per una notte passata con una donna, tanto danaro quanto noi non ne guadagniamo faticando due anni interi. - Hai ragione. Andrò a vedere il padrone del quale mi hai parlato. Ma prima voglio andare a trovare il tuo vicino, che è un bracciante socialista. II. Il bracciante . l._ Anche tu dunque sei soc ialista_! e perchè mai? R. Perchè sono disgraziato. 2. Come! anche tu ? Ho parlato col tuo vtqno, il garzone di fattoria, e mi ha risposto come te. Hai tu le stesse lamentanze da fare? R. Purtroppo le stesse. 3 . Qual' è il tuo sa lario? R. Secondo le epoche dell'anno . All'estate arrivo a guadagnare anche due franchi al g iorno, e nel periodo della mietitura anche di pitt. Ed è già qualche. cosa; ma se si lavorasse sempre con un tal salario ! Finiti i lavori dei campi, non resta più nulla a fare per tutto l'jnverno, ed allora è la miseria, perchè i due franchi che g uadagno bastano appena per vivere alla · giornata colla mia famiglia. Qualche briciola si raccoglie cqlla spalatura della neve, con la fabbricazione di qualche cesta di vimini., mandando i bimbi a fa,r. · concime o stecchì, Biblioteca Gino Bianco

-8tna son briciole, c con esse non ci si riempie lo stomaco. Quando stavo in montagna pagavo il fitto col fieno che raccoglievo su pei monti ; ma quaggiù in pianura tutta la terra è coltivata e nep · pur nei fo,si si può a ndare a far erba. Qualcho anno ci siam messi assieme in tre, abbiam preso a nolo una macchina da granturco, e via a sgranarlo nelle fattorie. Ma era un mestieraccio o rribilmente faticoso e che rendeva ben poco. Per cavare una giornata possibile lavoravamo dall'imbiancar dell'alba sino a notte col lume, e a pena ci scappava la g i o rn~ta solita. Ora non è più affare. Ce ne son troppi a farci concorrenza, poi vengono le sgranatrici a fu oco, oppure i contadini si pr.endono le macchiHette per conto proprio. Eppoi quaggiù il granturco vien meno, sostituito · dalla barbabietola. - 4· Davvero che due franchi son pochi, e capisco che tu non possa economizzare per vivere nei brutti mesi dell ' inverno. E tua moglie che fa? R. Quan_do allatta è immobilizzata in casa e · allora prende un bimbo dell 'ospedale a IO franchi al mese . Come vedete, è un fallimento . Ci vuoi pitt di cure . Quando poi sta bene e la ch iamano, va a rastrellare, o a gramolare la canapa, o a vendemmiare; ma sono sempre quei 50 o 6o centesimi al giorno e non più. Mia sorella, che è sposa nella bassa, per andare a tp"arcirsi le ossa nell'acqua tra le sanguisughe, a pulire o a mietere il riso, non prende pitt _di 18 o 22 soldi. E quel_ ch 'è peggio si è soprattutto che, sia d'inverno çhe d'estate, non si è mai sicu ri del · domani. Biblioteca Gino Bianco

-9s. Mi hai detto che quaggiù in pianura il granturco è stato sostituito dalle barbabietole. Non è un · vantaggio per voialtri che così potete caricare e scaricare i carri ferroviari ? R. Sì, è vero ; ma siamo in tanti, e ognuno, pur troppo, pensa ai casi suoi e si offre per una cicca, mentre ~e stessimo uniti potremmo prendere un compenso, un · salario più umano. 6. Or dunque perchè sei tu socialista ? Che aspetti dal Partito al quale sei inscritto ? R. Intanto, per ora, io aspetto quel che aspetta il mio compagno : la jìssazio11e di un minimo di salario, una limitaz ione delle ore di lavOl'O ed una pensione per la mia vecchiaia. 7. E credi che potrà attenersi ciò ? R. Certo. E senza i socialisti noi non avremmo mai ottenuto nulla. I padroni dicono che va così perchè deve andar così, e che meglio non potrebbe andare. I preti ci dicono di aspettare le gioie che ci son riserbate in paradiso. I repubblicani ci dicono di aspettare la repubblica. I soci;!listi almeno ci insegnano qual'è il nostro interesse vero: quello di stringerei in associazioni di resistenza tra noi per migliorare da noi stessi le nostre condizioni, rifiutando le nostre .braccia ai padroni se non ce le pagano quanto è umano le paghino. E' un fatto che prima che i socialisti entrassero alla Camera e nei Comuni, non si parlava mai di noi lassù ; ed ora invece i nostri interessi, i nostri bisogni trovano in quei corpi rappresentativi dei difensori. Oggi almeno, se c'è un lavoro da fare, sono le cooperative di braccianti e non gli Biblioteca Gino Bianco

- 10imprenditori privati che li compiono. E questo, sono i socialist i che l'hanno preteso nei Comuni. E quando saranno maggiora;1Za essi introdurranno altre riforme ben più favo revoli a lla nostra classe. - Sì, vedo che hai ragione. Ma non basta che tu vegga c.hia ro. Occorre che tu illumini i tuoi compagni di sventura . Individualmente voi noh siete nulla , uniti siete il numero, siete la forza. Perciò voi dovrete, nelle campagne, organizzarvi come gli operai de lle. ci ttà, formare delle associazioni operaie;ed eleggere tra voi degli uomini che siano capaci di andare a difendere i vostri interessi nel Comune e nel Par· lamento. Su voi stessi dovete contare, e su nessun altro. III. Il mezzadro. r. Come mai sei tu socialista? Mi pare che tu co ndivida delle idee che sono contrarie"a i tuoi interessi. Non vogli ono il ga rzone e il bracciante obbli gare te e il padrone a pagarli meglio, imponendovi un minimum eli salario? Non• trovano essi che tu li nutri e li paghi male e non voglion forse obbligarti a non fa rli più lavorare per tante ore? R. E' proprio così. Ma io non domando eli meglio che eli aumentare il salario del ga rzone e dei bracc ianti, eli ridurre le loro ore eli lavoro e eli nutrirli meg lio, se, in compenso, ottengo quello che il partito vuoi fare per me. E infatti , forscch è sto molto meglio degli a ltri , io? Biblioteca Gino Bianco

-112. Anche tu, dunque sei infelice? R. E "come non lo sarei, col patto colonico che hoZsul collo, col prezzo al quale sono discese le derrate e col costo sempre crescente della lavorazione e dell e colture? 3· Ma non d ivid i tu a perfetta metà i prodotti e le spese col t uo padrone? Non vi trovate voi in condizion i perfettamente pari? Egli mette la terra e il bestiame, e tu metti il lavoro. Siete due soci di una stessa az ienda. R. Due soci! Ma egl i è il padrone ed io sono ' il contadino di ben poco diverso dal sen•o. Così egli mi considera e così debbo conside rarmi io. Ogni qualvolta egli mi chiama a casa sua per i piccol i servigi di qualunque genere, io delibo accorrere, e prestarmi senza fare osservazioni anche se ho dei lavori da fare nel campo, anche se quei lavori supplementari che non mi · sono pagati - sì e no mi danno talvolta un bicchiere di vino o un pezzo di pane - non sono punto contemplati tra i miei obb lighi. E non debbono esserlo perchè io servo la terra, non il padrone. E guai se mi permetto eli contradd ire un'opinione del padrone anche riguardo alla coltivazione del campo, o alla vendita dei prodotti, o al l'andamen to defla stalla; se il padrone è di cattivo umore mi investe con un cumulo di male parole ed io debbo inghiottire e tacere . · Potrei sì a rrischiarmi a tenerg li testa colle buone ragioni, nella mia qualità eli socio, come dite voi, ma avrei la probabilità d i veclermi licenziato su due piedi per il novembre prossimo. E allora Biblioteca Gino Bianco

-12verità: cosi faceva mio padre, e così intendo far io, ecco la risposta che fanno generalmente gli agricoltori quando si vuoi persuaderli a migliorare i loro metodi di cultul'a. Non sar à cosi col sociali smo: anzi ai colt ivatori delle terre verrà impartita una seria istruzione agraria scientifica e pratica; e vi sarà un consiglio di anziani, o dei migliori, per stabi lil·e gli avvicendamenti, ossia le rotazioni, più opportune e_pi ù vantaggiose, gli p.mmendamenti e le concimazioni più adatte, e via discorr·endo. Di qui due vantaggi; i più alti prodotti ed una maggior e di gnità personale nei coltivatori; i quali, oserei dir·e, che a llora saranno veri scienz iati , laddove oggi pur troppo sono da poco pii\ dell'asino e del bue con cui lavorano a gara. Con sistemi più razionali di cultura che non sono quelli d'oggiùì, di quanto non aumenterà la produzione delle terre! Valga per tutti un esempio: la coltivazione del frumento, che ci dà il pane quotidiano, e che oggigiomo non arriva a supplit·e ai bisogni della popolazione in Italia. Il prodotto del grano aumenterà allora facilmente del doppio e del tt•iplo, e l'attual e media di 11 ettolitri per· ettaro diventerà di 30 ed anche più, come è suscettibil e di rendere secondo le dimostrazioni dei campi speri mentali , soltanto che sian meglio curate la selezione del seme, la lavorazione profonda del t erreno, la. conci mazione autunnale e primaverile, la seminagione a. righe, la sa l'chiatura, e tutte le altre pratiche culturali che a l presente si tr·ala.sciauo dai pr·ivati proprie- . tarì un po' per· ignoranza, un po' per indol enza e un altl'o po' pel' mancanza di c4p itali. E volendo segUJtal'e su questo tema. potl'ei parlare di cantine socia li , dì latterie sociali, di bacherie .sociali e di ta[}te altre istituzioni simili Biblioteca Gino Bianco

-13che sar anno possibili col r egime socialista; ma, oltr·e che il già detto è più che sufficieute al nostro scopo, mi pa l'e che qui l'amico Andrea abbi a intenzione di dil'e qual che cosa... Andrea. - Ve1·amente, era un'idea che m'era venuta poc<) prima, che cioè, invece di abolil'e la pl'oprietà privata e sostitu irvi la co ll etti va, si potessero divide r·e le ten e e cr eat·e tanti piccoli pl'Opr ietari che le co ltive t·ebbei'O da sè medesimi senza sf1· uttar e il lavoro deg li alt ri ; ma rl opo quello che ha detto il sot· Arseni o dei vant agg i de lla g1·ande propl'i età e della g t·ande cultura , capisco anch'i o che l'idea mi a non va le un cavol o. AJ ·senio. - E non so lo pet· cotesta r ag ione, ma anche pet·chè lascerebbe sussistere la concor· r enza ft·a i picco li pr opri etar·i, que ll a concorrenza che è conka ria alla ca r·ità ed ana fl·ate llanza; e di più. ancora perché una divisione dell e terre non pot r ebbe esse l'e gl'an fatto durevol e, ma bisognet•ebbe rifarla ogni pochi anni. Nei tempi antichi si fecero tentativi di questo gene1·e, ma non approdarono a· nessun buon ri sul tato. Cosi il t'e Li curgo in Grecia fece qualche cosa di simile, ma durò poco, sebbene avesse prese tu tte le pre· cauzioni pet·chè durasse in pet· petuo. Tonto. - ·Questo soc ia li smo comincia a pe l'· suadermi . Una cosa per ò l Come pig li at'e le terre ai pt·oprietal'i per darl e al Comune 1 Questo fatto non è un'in .,. iusti zia pet· sè medesimo 1 A1·senio. _..::. Non è ingiusti zia più di quello · che sia stato l'ave t· pig li ato i beni all e monache ed ai fmt i per viste di pubblico in teJ'esse, e più di qu ell o che sia t uttod i l'espr opr iare di ter reni che fa nno i Comuni e le Pl'ovincie pe t' causa di uti· lilà pu bbli ca. "'onio. - Ma ai ft•ati ed alle monache venno Biblioteca Gino Bianco

-14le malattie clte deriva11o speciftcatammte dal nostro lavoro; la pmsione per quando saremo vece/ti e incapaci di lavorare; l'assicurazione comu11ale o provinciale garantita dallo Stato co11tro le epizoozie, le malattie delle piante, la graudine, le itzondazioni e gli altri rischi agricoli. L'orgauizzaz ione da parte dei poten· pubblici di un insegnamento g1·atuito; la creazione e lo sviluppo dei campi sperimentali, delle fattorie modello e dei laboratorii ag1•icoli. L'acquisto da parte dei Comuni di istrumenti agricoli messi a disposizione degli abitanti. L'intervento dei poteri pubblici nella creazione di cooperative agricole per la compra delle semmti, dei concimi, di cantine sociali per la manipolazio11e delle 1171e, e per la .vendita del vino direttamente ai cmzsumatori senza passare sotto le mani dei commercianti intermediari . 1 3· Mi hai p.frlato del ribasso del prezzo delle derrate. Come potrà il Partito soc ialista far sì che quei prezzi aumentino? R. Il Partito socialista non potrà influire direttamente sui prezzi perchè essi sub iscono l'influenza del mercato, ma potrà far sì che aumenti il prodotto della terra, sì che la quantità compensi il basso prezzo . J4. E come potrà far ciò ? R. Oggi le imposte che gravano sulla terra che lavoriamo sono così gravose che ci impedi scono di spendere in migl iorie del fondo quanto occorrerebbe. I padroni dicono lo stesso, ma intanto son loro che fan sì che le imposte rimangano tali e quali, votando alla Camera le spese mi li tari, la lista Biblioteca Gino Bianco

- 15civile, i milioni per la marina e mantenendo a lto l'interesse del debito pubblico. Ora invece i sociali sti vogliono che tutte queste spese siano ridotte e a poco a poco siano anqullate, per modo che le centinaia di milioni che ora ivi si spendono improduttivamente vadano a vantaggio dell'agricoltura, sgravando le imposte e incoraggiando g li agricoltori. Allora )laturalmente alla terra potremo dare da man giare Ji pil!, ed essa ci darà in cambio un prodotto maggiore e migliore. IV. Il piccolo proprietario. 1. - Anche voi socialista ? Voi proprietario d i un buon pezzetto di terra, che coltivate a vostro agio, e che vi dà sicuramente il sostentamento per la famigl ia? Come mai? R. - Se non sono socialista, sono però sulla via di divenirlo davvèro. :l. - Ma che cosa vi persuade a divenir lo? R. - Le mie condizioni economiche. 3· - Come! se gli economisti van tutti in coro p redicando che il piccolo proprietario è il più fel ice degli esseri uman i, che per risolvere il problema sociale bisogna mo lti plicare il numero dei piccoli proprietari ! R. - Già, lo dicon essi, ma non così la intendiamo noi. 4· - Spiegatemi un poco questa contraddiz ione. Biblioteca Gino Bianco

- 16R. - Vedete, un tempo, certo l'andava disc retamente. I bisogni della fami g lia erano limi· ta ti, le spese erano ad essi proporzionate, le tasse erano moderate e la terra rendeva quindi a sufficienza. Ci si vestiva con panno fatto in ca>a, si r isparmiava nelle scarpe portandole più sulle spalle che ai piedi, si mangiava quel che c'era in casa senza bisogno di comprar nulla a lla bottega, si andava al mercato col somaro; è così consumando quello che il podere p roduceva senza bisogno di vederne che una piccola parte, bene o male s'arrivava in capo all 'anno . s. - Ed o ra? Avete abbandonati i costumi patriarcali? R. - Come volete che fosse diversamente? Noi stessi, e più di noi i nostri figliuoli, non siamo più della pasta dei vecchi, o meglio i tempi in cui viviamo sono mutati, e dovevamo necessariamente mutare con essi noi pure di gusti , di bisògni e di desideri. Il saper legge re, il servi zio militare, il maggior contatto colla gen te di città più · ben vestita , più raffi nata, la facilità di comprare relat ivamente con poca spesa abiti e oggetti di casa migliori, ci hanno fatto desiderare e comprare le cose nuove cbe le industrie producono meglio dei nostr i vecchi telai . E del resto, lavoriamo tutto il g iorno : e chi ci p uò far colpa se desideriamo di mangiare un po' meglio, di vestire un po' più decentemente , d'abitare in case che non siano stamberghe? 6 . - E' gi ust iss imo. E poi come prospererebbero le industrie se vo i non ne consu maste i proBiblioteca Gino Bianco

- 17 - dotti? Ma dite, e la terra non rende forse anch'essa .pitt di prima colle colture intensive ? R. - Infatti così dovrebb 'essere; ma come pos· siamo noi prat icare queste colture? Perchè, vedete, tutto si va trasfo rmando nelle campagne come si è trasformato nelle città . Qual mi vedete, io, prima d' andare soldato, fu i una sol volta in città. L a nostra vi ta, .l a mia e quella di tutta la fam ig lia, era ci rcosc ritta a l nostr0 campo e al nostro villaggio. Il nonno prima, il babbo poi, reggitori di casa, andavano una volta alla settimana al mercato per portarvi le frutta, i polli , le ova, i !l}Uiali,_i vitelli, il g rano, e quando "tornavano narfavano le lunghe, interminabili discussiani che do· vevan fare sui prezzi con dm~, tre , quahrQ e più compratori, prima di mettersi d'accordo e collocare il loro prodotto. Ma oggi tutto è cambiato: oggi per il grano si va in piazza, si pre_senta un campione, il mercante in.grosso, sul prezzo della g iornata, vi compra magari tutto il grano che glì è offerto. Lo si por t<t alla stazione e via. Per _i foragg i la stessa cosa , per le barbabietole c'è lo zuccherificio, per i polli e le . frutta vengono i mercanti a casa e li portano via e li spediscono a vago~1i all'estero. Oggi, insomma, non si vende più o quasi ptu a questo o a quel privato, ma tutti vendono allo stesso compratore. Questo per farvi capire come persino nella v.en· dita mutano i .metodi e i costumi di un tempo . Per questo occorre andare spesso in città per t~­ nersi al corrente dei prezzi ·dei generi , e occorre Biblioteca Gino Bianco

- 18anche leggere un po' i g iornali per conoscere i listini dei prezzi . Se il nonno avesse potuto sognare che io avrei dovuto leggere il giornale per vendere a buon patto le mie uova, avrebbe detto che ero matto da lega re. E ben piit profondo è il cambiamento nella produz ione. Oggi l'espe rienza dei nostri vecch i non basta più; bisogna andare anche a scuola di agronomia per saper coltivare il proprio campo co i metodi moderni. Il letame delle nostre bestie è insufficiente : ci vuole il conc ime chimico. Se i bisogni son cresci uti, anche la terra occorre dia di pi ù. Ma come potremo noi , poveri piccoli proprietari, coltivatori isolati, resistere alla concorrenza delle grandi az iende agricole, e trovare il capitale - noi che ne abbi am così poco - per comprare il concime chimico , il solfato di rame, gli attrezzi e le macchine nuove, per mandare i figliuoli alla scuola agraria, per assicurarci contro la grand ine, co ntro le malattie del bestiame, ecc ., e· per pagare le a umentate imposte su lla terra? 7· - Certo che da soli è ben difficile che provvediate a tutte queste necessità. R. Per questo , voi lo capite, vi ho detto che m'avvio verso il sociaJismo. Il Partito sodalista insegna che coll'unione e l'organizzazione delle forze dei singol i si ott_iene quello che i si ngoli isolati non possono ottenere. Esso domanda quindi l' intervento dei poteri pubblici nella creaz ione delle cooperative agricole per la compra delle semenze, dei concimi, ecc. Chiede Biblioteca Gino Bianco

-19l'assicurazione fatta dalle provincie e la riassicurazione fatta dallo Stato contro le mortalità del bestiame, le malattie delle piante, la grandine, le inondazioni e gli altri ri schi agricoli: l'o rganizzazione d i un insegnamento gratuito, la creazione e lo sv iluppo dei campi sperimentali e dei laboratori agricoli : l'acquisto fatt o dai comuni di istrumenti agr icoli messi a disposizione degli abitanti. E sopratutto predica l'organizzazione dei lavoratori tutti- e che sono io, se non un proletario mascherato da proprietario? Un po' di annate cattive che si succedano possono caricarmi d i debiti, costringendomi a vendere il mio campo e a diventare un «pigionante » come tanti altri - per conquistare legislativamente sgravi di tasse, riforme che assicurino una esistenza migliore a chi lavora tutti i 365 giorni dell'anno. 6 . Verissimo. Ma il socialismo va anche più in là e ar riva sino a lla esp ropriazione dell a proprietà privata. Non vi turba il pensiero che un giorno non siate più proprietar io del campo che voi colt ivate e che colt ivarono g ià vostro padre e vostro nonno? R. Non mi turba, e ve ne dirò il perchè.. . v . ancora il piccolo proprietario. r. Dunque dicevate che non vi spaura il t imore d i non essere più un giorno piccolo propri€tario qua ndo la terra venisse socializzata? R. Proprio così. Intanto io sono perfettamente g uarito dal p regiudi zio ancor corrente nelle nostre Biblioteca Gino Bianco

-20campagne che socialismo voglia ·dice partizione dr:: lia terra. Solo gli ignoranti e gli avversari in mala fede possono credere che i socialisti vogliano dividere le terre di un comune in tanti. appezzamenti quanti sono g li abitanti e darne uno per ciascuno. Ed eccoli subi.to ad obbiettare: chi avrà le terre migliori, chi le peggiori? e se dopo fatta la ripart izione uno si g iuoca la sua parte, si dovrà ricominciare. da capo? Io so invece che il socialismo vuoi socializzare tutte le terre di un comune e ripartirne gli utili fra tutti gli abitanti che lavorar10. Si avrebbe così il vantaggio di coltivare la terra in grande, introducendo culture nuove e Ìntensive , co.n macchine, concimi chimici e altro in modo che la terra produca pitt di oggi. Perchè la difficoltà .in cui ci ·dibattiamo noi piccoli proprietari è appunto questa, di non poter far pr-odurre di più i i1ostri campi per mancanza di capitale disponibile, mentre vediamo i grossi proprietari ottenere magg ior prodotto impiegando maggior capitale nelle culture. 2. Ma il non saper vi più proprietario del vostro podere non vi angustia? R. Ma che vale che io sia proprietario della terra quando non .posso darle tutto il nutrimento che essa richiede? .E .che proprietario son io , se debbo ogni giorn6 combattere colle cambiali e colle ipoteche, se mi pende sempre su t capo la minaccia di essere espropriato da un giorno alf'altro e d'entrare nella immensa· schiera dei proletari? Invece io veggo ogni giorno più la necessità di ùrr'azione· collettiva per coltivare come si deve la Biblioteca Gino Bianco

-21terra, e veggo anche che per questa via si va insensibilmente ~per forza di cose. 3· Voi vedete già qualche segno di ciò? R. Sicuro. Ma guardate gli esempi che ci ven· gono dalla imperversante crisi vinicola. t La proibizione di coltivar nuove vigne , ventilata da qualche proprietario; i consorzi antifilosserici e amigrandinifughi, stabiliti obbligatoriamente per legge:; l'intervento dello Stato nello spaccio dei vini nazionali all'estero da esso garantiti: non sono queste tutte limitazioni poste al principio individualistico della libera concorrenza? Non è l' interesse collettivo, dapprima ristretto, poi mano mano allargantesi, che si sostituisce all'interesse del singolo produttore isolato? E ' quelle forme di organizzazione della produzione dell ' uva, rappresentate dai sindacati agricoli, e dell 'organizzazione del commercio dei vini, invocate dalla parte più illuminata della nostra borghesia, con cantine sociali, con spacci cooperativi, non sono un avviamento alla società comunistica preconizzata dai socialisti? Perchè l'industria agricola si sviluppi deve essere grande industria, e per far questo noi non abbiamo speranza che nell'azione cooperativistica prima, collettivistica poi. E in qualche parte già si incomincia per davvero. Ho letto che in un comune dell'Yonne, in F rancia, i contad ini proprietari hanno obbligato il Comune a comprare la macchina da battere, essi stessi si sono associati per l'acquisto in comune e Biblioteca Gino Bianco

-22per l'uso delle falciatrici, delle mietitrici e legatrici, e specialmente studiano una forma di contratto di associazione, una specie di· fitto di lavoro per il quf-le, pur conservando la proprietà individuale del suolo, essi allogano l'insieme dei loro poderetti a una Società della quale essi sono i membri, allò scopo di assicurarsi così il guadagno del lavoro in grande, della produzione in grande, senza rinunciare all'individualità giuridica del loro podere. Ora così facendo io otterrei il risultato di continuare a lavorar la mia terra alla quale sono appassionatamente affezionato, la coltiverei come si deve, essa mi darebbe di più, e così starei meglio io, e ·staremmo meglio tutti noi associati che la coltiveremmo insieme e in grande. E coll'aumento dei prodotti aumenterebbe la possibilità di soddisfare un maggior numero di bisogni per tutti, e così sarebbero accresciuti la ricchezza nazionale e il benessere di tutti gli abitanti che partecipano al lavoro comune. 4· Il ragionamento è logico e non fa una grinza. R. Per questo - vi dicevo - sono socialista, e non mi spavento affatto della possibilità di non essere più un giorno proprietario giuridico del mio campo, per diventare coltivatore reale di esso a vantaggio della comunità e quindi di me stesso, e in una misura maggiore di quello che non possa far oggi, stretto fra la sterilità forzata della mia terra e la minaccia dell'espropriazione se prendo capitali in prestito e le buone annate non mi secondano. E vedreste allora se i nostri piccoli sforzi uniti Biblioteca Gino Bianco

- ;?3assieme di piccoli proprietari, e se i nostri campicelli assommati in belle zone, di stese con colture unificate, non saprebbero resistere alla concorrenza di questi grossi proprietari che oggi ci schiacciano, e spiano la nostra mala fortuna per inghiottirei e arrotondare la loro proprietà! Vedreste come sapremmo batterli coi nostri sforzi intelligenti e colla nostra attività ininterrotta! 5. Avanti adunque, e fate propaganda tra i proprietari che si trovano nelle vostre condizioni per formare il primo nucleo cooperativistico che prepari la via per la socializzazione futura. R. Propaganda, propaganda ci vuole... e qualche crisi. Quando sta bene, la gente non pensa a mutare l'ordine delle cose: ci pensa quando sta male. E alle volte troppo tardi. lVIa l'esperienza dovrà pur servire a qualche cosa. 6. Avanti adunque, e verrà il collettivismo! Biblioteca Gino Bianco

P'ubblicadoni della Libreria editrice L Mongini Roma - Via S. Claudio , 57 - Roma La eoopePazione belga di Edoardo Anseele, deputato e direttore della cooperativa Vooruit, cent. 15. J patriarchi del socialismo Studi storici biografici sui grandi precursori del movimento socialista., d i Paolo Orano. L. 1.50. Materialisti espiritualisti di Guido Podrecca, cent. 60. Le confessioni di un parroco di don GIOVANNI SCA.RANO Lire l. <ROSSANA) . Parole semplici per l'anima ~el popolo Ure l. Dott. Prof. T. ROSSI-DORIA jYleaicina sociale e socialismo J?tfPOR'l'AN'l'ISSBfA PUBBLICAZlONE Volun1..e di pagine 380, L. 2.50. Biblioteca Gino Bianco

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