Marco Antonio Canini - L'unione elleno-latina

MARCO ANTONIO CANINI L'UNWN~ ~LLEN~-LATINA VENEZIA STAR. TJPO·J,JTOGRAFJCO DJ M. FONTANA 1883.

MAZ 0700 00154 MAZ :3795

Questo discorso fu composto per essere pronunciato, a modo di conferenza, in una città del Veneto ; poi, avendo disegnato di farlo al Congresso democratico di 13ologna, lo dovetti in parte modificare. Lo pubblico in questa seconda forma. Ben s'intende che, se avessi dovuto realmente tenerlo nell'una o nell' altra occasione, avrei dovuto alquanto abbreviarlo. Primo in Italia, presi l'iniziativa di una solenne manifestazione in favore della riconciliazione dell' Italia colla Francia e in mezzo a mille difficoltà feci approvare dal popolo di Venczin raccolto in Piazza di S. Marco il 10 giugno per la commemorazione di Garibaldi l'invio di un saluto a Viltor Hugo, come voto per così fatta riconciliazione. Venne poi la dimostrazione fatta a Parigi il 17 giugno al Cirque d' hiver e ai banchetti del 18 e del 19. Eminenti dèmocratici italiani e francesi (Canzio, Pianciani, ccc., Delattre deputato, Spuller vicepresidente della Camera, ecc.) predicarono l'accordo fra le due nazioni sorelle. Tentai di continuare il mio apostolato in altre città venete, in quelle appunto in cui il partito democeatico ha qualche importanza, perchè in altre, come p. e. a Padova, che ambisce ora non so quale egemonia morale nella Venezia, il partito moderato è trapotente. Lo scopo mio era doppio : protesta contro la triplice alleanza e riconciliazione colla Francia. Nella prima città in cui proposi di tenere una conferenza, la cosa pareva bene accetta agli operai o ad alcuni

-4giovan i democratici, ma un avvocatino saputello fece osservare che la questione della triplice alleanza era una questio-- ne diplomatica, che doveva essere lascinta al governo, e che il popolo non vi prendeva interesse (!!!). Tutto finì in questo modo. Povera Italia ! povera democrazia ! In un'altra città veneta sulle pt'ime la proposta fu accolta con entusiasmo: si raccolsero trenta o quaranta democratici; si nominò una commissione. Si era posta una sola condizione, che io non chiedessi un' im'llcdiutn alleanz<t colla Francia. Si voleva far la cosa solcnneme~1te con intervento delle r:1ppresen tanze di tutte le società democratiche ed operaie della provincia. Poi quell'ardore sbollì ; si trovarono pretesti di riturdo; finalmente si dichiarò che l'amicarsi colla Francia ripugnava al sentimento nazionule, e si disdisse quanto prima era stato fissato. La vera cngione era questa: un moderato di autorità aveva comunicato a que'capoccia della democrazia che, secondo fonti sue certissime, subito dopo la mia conferenza, l'Austria nuebLe occupato la provincia per non abbandonarla più. Erano panzane da dar da intendere ai Limbi, ma quei demot.:ratici le credettero. E lutto finì in questo modo. Povera Italia ! povera democrazia ! Io aveva scritto a parecchi democratici di gran nome, per esempio a C:wallotti, pregandoli di prendere l'iniziativa di solenni manifestazioni legali contro la triplice alleanza e in favore della riconciliazione coUa Francia. Nessuna risposta! Contemporaneamente il bravo generale Canzio si adoperava con vivo zelo affinchè in pubblici meeting a Genova, a Roma ecc. si fucesse eco alle parole di lui e di altri de- .mocratici itali:mi c francesi il11, 18 e 1 Odello scorso giugno a Pari~i. Eg·li si mostrò indignatis:,imo di non essere riuscito. Scri.--si allora al venerando patriota Anrclio Saffi e gli esposi la mia intenzione di recarmi al Congresso democratico di Bologna, clic doveva essere da lui presieduto, pnrcbè egli mi prometesse di sostenermi per t'ar approvare le mie proro"-le. 'li rispose Ghe l' aHcbuc fall o tanto più

,... -ovolentieri, che le mie erano pure le sue idee, e che le aveva esposte nei primi mesi dell'anno nel Dovere ( 1) ed in altri giornali. lnf~tli il degno uomo mi accolse cortesemente a Bologna, vide ed approvò le proposte che si troveranno all'ultime pagine dell'opuscolo, a!fermò ch'erano in tutto conformi alle dottrine sue ed a quelle di ~lazzini, e che le avrebbe certamente fatte approvare senza discussione dal Congresso. lo intervenni dunque al Congresso : le discussioni furono vive ed arpassionate. Osservai che la lotta era tra alcuni ambiziosi, i quali aspirava11o a recarsi in mano la direzione della democrazia italiana, e un certo numero di dissidenti che desiderav::~no di formare il fascio democt'atico, ma senza subire l'autorità di pochi. Vinsero i primi: tri sta vittoria! Già le società democratiche liguri e le romagnuole non aveano preso parte al Congresso, e alla terza seduta il numero dei congressisti era sccm:-~to quasi della metà per l' a~senza dei dissidenti. Cosicchè il fascio si riduce a ben poca cosa. ll O si tennero due sedute e alla seconda io, consigliato dal Sam, poichè il tempo stringeva, inve~,;e di pronunciare un discorso, feci soltanto pochi cenni su quello che avrei dovuto estesamente dire, e presentai le mie proposte. Il Sarti lealmente mi nppoggiò, dicendo ch'erano di tale evidente bontà che non c'era bisogno di discussione, tranne per l'ultima, come aveva accennalo io pure. Sorse una viva opposizione. Bisognava discutere ; il tempo mancava, dicevano. Io credo che l' ultima proposta avrebbe potuto essere trasmessa per un maturo studio al Comitato centrale. Abbandonai tutte le altre, tranne la seco11da relntiva alla riconciliazione colla Francia: ma l'opp•)Sizione uon cessò. Forse al Saf'G mancò la Yigoria necessaria per far trionfare le nostre idee. Parecchi orntori proposero ringraziamenti a me ; tra questi il Cavallolli. Ma infine non si volle nè approvare senza discussione uè discutere alcuna proposta. Furono detti dei paroloni generali in favore dei popoli, paroloni che lC~ sciano il tempo che trovano.

-6Mi son dunque persuas~ ~he la gran magg!oran~a della cosidelta democrazia itahana non \'Uole una rJconciliazìone coi Francesi, che non vuole stringere la mano che la democrazia francese ci ha steso il 17, il 18 e sopratutto il 19 giugno (2). . Io fui dunque vinto nella lotta, ma sono m buona compnG·nia . Tre sono i vinti, Canzio, Saffi e Marco. Antonio cioè l'uomo che in certo modo si può considerare codte rappresentante delle idee di Garibaldi, quello che in minori proporzioni si deve riguardare come continuatore delle tradizioni mazziniane, e fiualmente quello che per istudii speciali fatti sulle questioni di nazionalità in Austria e in · 1'urchia è forse in esse più competente ùi ogni altro italiano. Io avevo gi~ detto al Congresso « dovrei ampiamente spiegare dinanzi a voi idee in servigio delle quali ho corso più volte il pericolo di cadere sotto la scimitarra turca o di salire il patibolo austriaco >>. Il modo con cui si comportò il Congresso iu tale argomento, è stranissimo. La sua ostinazione a non emettere un voto di riconc;Jiazione colla Francia è inconcepibile. Si è nominato un Comitato centrale di tre : habemus t~iumviros. Sarà per culto dei grandi ideali o per libidine di potere che i triumviri (dicesi) sostituiranno un giorno forse non lontano, all'evoluzione la rivoluzione? I fatti l~ mostreranno. Conoscono essi a fondo le questioni di nazionalità, di ~Tuppi per razze, di Stati Uniti d' Europa? Hanno la stoffa di veri uomini di stato?... Ne dubito. Cere~ l'uomo ~he possa far grande la patria, e ahimè ! lo ~e~c~ mvano. Non vedo che grandi ambizioni e piccoli ambtztosi: .ho l'anima piena di tristi presenlimenti. Vec~hw, povero, infermo mi sono adoperato in questa occaswne con grande disagio e dispendio quanto ho potuto pc_r la ~uo~a causa. Non ho allro conforto che questo: ho 1ntto Il mw dovere.

A imitazione degli antichi Romani, i quali solevano dire ab Jove principium, nell' intraprendere a parlare di fratellanza di popoli, di leghe conformi al genio e cooperanti ai destini dell' Italia e di altre ai destini dell' Italia avverse ed al suo genio ripugnanti, voglio innanzi a tutto, applicando e modificando quella formula, sclamare a Maz.. zinio, a Garibaldio principium. Infatti, se trattasi di conciliare e con vincoli di amicizia stringere popoli da antichi o da recenti odii fatalmente divisi, da chi potrei meglio prendere gli auspicii che dal gran Ligure il quale fu sempre campione dei principii umanitarii, per cui tutti i mortali dovrebbero formare una famiglia ? Chi più convenientemente potrei, cominciando il mio discorso, imocare che il celebre Nizzardo, apostolo armato dei sublimi ideali di libertà e di progresso, l' insigne guerriero il quale proclamò guerra alla guerra e la considerava soltanto come lecita per ispezzare le catene dei popoli e preparare il regno della giustizia sulla terra? lo debbo oggi favellare dell' unione delle razze le quali, collegate da antichissimi vincoli anteriori alla signoria romana, ebbero in seguito leggi, civiltù, lingua comuni da Roma, onde furono a ragione chiamate razze latine; e sono l' italiana, la francese, l'iberica, ovvero spagnuolo-portoghese, e la rumana. Certo niuno più acconciamente chiamerei a testimonio della verità delle mie parole e patrocinatore de' miei disegni, che il gran capitano il quale spese tanta parte della sua vita sui campi di battaglia, combattendo a pro di uomini appartenenti ad alcuna di quelle razze, cioè in gioventù per la libertà di popoli discendenti da coloni portoghesi e spagnuoli nell' America

-8meridionale, il popolo riograndese e l' uraguaiano, poi. nell' etn sua virile · per la libertà del popolo nostro 1tahano, da ultimo in vecchiaia per quella dei Francesi ? Finalmente, prendendo a dimostrare . most~uosa ed esiziale l' all~anza degl' Italiani co~ .co!oro ~ quah fur?no a _lungo ~oslrt afferati ed abbornll signori, e con altri che SI atteggiano a dominatori dell'Europa, ed ora si proclamano fieri avversarii, ora si mascheran(l da finti amici delle nazioni latine, chi più acconciamente ~ovrei citare come delle .mie, delle. nostre idee e delle r1pugnanze nostre partec1pe, che 1 due grandi patrioti i quali mostrarono sino alla tomba un odio · implacato contro l'Austria e un abhorrimento dell'egemonia germanica! Se qualcosa dunque di Mazzini, di Garibaldi, da noi tanto venerati ed amati, rimane, dch venite, o spiriti magni, venite ora tra noi ; discendete sopra di me e per lo mio labbro favellate ; inducoL~ negli animi dei cittadini che mi ascoltano, la persuasione che io sono fedele interprete del vostro pensiero, che dai ratti gloriosi vostri e da' vostri detti traggo veri insegnamenti cd applicabili alle alluali condizioni della patria nostra diletta ! Deh, fate che, seguendo le mie proposte, prendano tali deliberazioni che siano degne dell'llalia, come voi l'avete imaginata, magnanima e grande, tali che l'esempio debba essere in altre parti della patria comune imitato! E qui prima che io entri a parlarvi delle razze latine, co~~ potente fattore di nuove e prossime combinazioni pohllche, debbo combattere l'errore di quelli che negano al tutto poter essere l' affinità di razza un fattore politico e sostengono nessun ente morale intermedio doversi frapporre fra le nazioni e l' umanità. Questa asserzione mi è sos~~tta, imp~r?cc~è essa parta appunto da quegli stessi a~d1ti . novatort 1 ptù dei quali negano anche le idee di naZIOnalità e dt pat~i~, ~ _taluni P?r quella di famiglia, e pretendono che fra l mdlVlduo e l umanità non debbano esistere a.Itre relazioni che direttissime, escludendo qualunque altro vmcolo, qualunque altro attaccamento. Certo in molte teorie apparente!llen_te strane c'è qualcosa di vero ; c' è in q~e!la. che ho dtanzt accennato, come in quelle dei comumsb, m quelle stesse degli anarchici; ma peccano tutte

-9d' inopportunità e sono miste di errori. Notate che la na· tura non procede mai per salli, ma sempre per gradi. E nessuno potrà persuadermi, per esempio, che un Veneziano non debba avere più stretti vincoli coi membri della sua fa· miglia, cogli altri cilladini della sua terra natia, cog-J' Ita· liani di altre provincie di quello che coi Tedeschi, coi Hussi, coi Chinesi, colltl Pelli rosse d'America. Fuggite dunque tali esagerale dottrine del pari che quelle le quali negano affatto i principii umanitari i e stringono l'uomo entro le pastoje di un basso egoismo. I veri principii umanilnrii sono quelli ch'erano professati da Mazzini e da Garibaldi, i quali propugnarono sempre la fratellanza dei popoli, ma ebuero una speciale predilezione per le razze latine, specialmente per l'italiana e per la francese. L' aflìnità di razza e di liugua l'ra le nazioni crea pure un' artìuilù di genio; il sangue e l' espressione del pensiero ch' è la parola, hanno una necessaria inrluenza sul carattere. E la somiglianza di carattere e di genio, mnlgrado altre disparità, ravvicina gli uomini e li rende più idonei ad op.erare in comune. E vero che ci sono delle eccezioni, ma nulla provano contro la regola generale. P. e. gli Alsaziani, di razza tedesca, sono nemici degli altri Tedeschi c amki dei Francesi, da cui solo la forza ha potuto separarli . La Confede· razione S' izzcra è formala da elementi di razze uivcrse, da Francesi, Tedeschi e Italiani. Ma questi l'alli sono dovuti a circostanze eccezionali. E già dei semi di dissidio c di separazione esi stono in Svizzera, e la federazione si scioglierà quando sia costituita la repubblica in Francia, in Italia, in Germania. Tre sono le grandi principali stirpi in Europa, la latina, la germanica e la slava. Oltre a que~ te havvene altre meno importanti e numerose, le qu;lli sono destinate a ~pnrire, o si debbono appoggiare per mantenersi ad allre più potenti. Debbono presto o tardi sparire la turca e la basca. L'ungherese o magiara si appoggia alla tedesca, affine di conservare t:oll'aiuto di questa il suo dominio sopra una parte di Slavi e di Ru-

-lOmani. La greca e l' albanese . ha~no biso~no di sost~nersi scambievolmente e di appoggwrs1 alle bt1~e. La. fin~1ca o resterà sempre oscura e impotente, o gh avanz1 d1 e~sa saranno come fu il resto, assorbiti dalla slava. La celt1ca irlandes~, rimasuglio di un popolo immenso, . eh~ ~n dì .si estendeva dall'Irlanda sino alle antiche Lcgazwm m llaha, se riuscirà ad emanciparsi dall'anglosassone, do \rà appoggiarsi alle razze latine. Strettissimo è il vincolo tra le razze slave, sebbene politicamente divise ed in parte serve di altre razze, perchè , lo mantengono l'azione indefessa di caldi patrioti e quella ora coperta, ora .Palese d.ella ~ussia .. ll ~nnslavi~mo, .ide~ sorta fra gli Slavi estremi occJdentah, tra 1 Bocm1 o Cechi, cioè l'unione di tulli gli Slavi dalle Alpi Giulie e, secondo taluno, dall'Isonzo alle frontiere della China, è una minaccia per tulla l' Europa, è una minaccia anche per noi, se prima non stringiamo, come poi v' indicherò, cogli Slavi amici e ragionevoli palli. ~Io lto allentato è il vincolo fra le razze germaniche, oJJde gl'interessi tedeschi sono affallo separati dagl'inglesi, fra Tedeschi c una parte degli Scandinavi ci sono fieri odii, e gli Olandesi aspirano a mantenere la loro indipendenza, temendo di essere assorbiti dalla Germania. Ma i Tedeschi, essendo molto nun1crosi malgrado l'emigrazione in America, dominando o dircltnrncnte o per mezzo degli Ungheresi una parte della razza slava e della latina, aYendo saputo grazie alla somma abi lità dci loro uomini po:itici cd alla dappocaggine e scrvilità dei nostri attirare nell'<•rbita loro l'italia e possedendo forti ssimi ordini militari, prepondcrano in Europa. ~Io llo debole è pure il vincolo che unisce le rnzze latine, anzi fra nlcune di esse non esiste vincolo di sorta tranne quelli che più o meno colleo-ano tutle le nazioni civili. Quelle razze dovrebuero esse~e strel.lamcnte unite: anch.e. l' albanese. e la greca, ad esse legate da antichissime affin.La, sono dcstmate a formar parte di quell'unione. Snpete che l' Euroea do~ette la .sua. ~iyillà ?i Romani, e questi in g:a.n parte at GreCI, e ~he mSICilia ed mquasi tutta l'Italia mendwnale una volta SI pnrlava greco. Gli Albanesi sono un

- 11 -· avanzo del gran popolo pelasgico, che un dì civilizzò l'Italia e la Grecia ; dall' Italia meridiouale si spinse sino alle foci del Po, ov' ebbe una fiorentissima colonia sparita da secoli molti, Spinn. La stessa parola Italia è albanese o pelasgica e significa giovani, la terra dei giova1d, della gioventù. Se fosse formato il faseio grec0-latino, i figli di Roma e di Atene sarebbero di nuovo, come furono più volte, alla testa della ciYiltà. Lasciando stare l' antica dominazione romana, l' ltillia ebbe un giorno un'immensa supremazia morale~ poi l'ebbe la Francin~. Ma l'Unione elleno-latina, il cui nucleo doYreLbe essere formato dall 'allennza francoitaliana, è ora un de~idcrio di pochi, anzi per varie luttuose circosl:mze c'è i1 pericolo di una lotta fratricida fra le due nazioni sorelle, l'Italia e la Francir~, con immensa gioia e profitto dei nemici dell'una e dell'altra. ì\on vi aspctlnte cert(lmente che io mi estenda a parlani delle rngioni etnografiche e storiche, . le quuli dimostrano le ori!!ini comm1i degl'Italiani, dei Francesi, degli Spagnuoli, dei Humtìni, e la stretta al'lìnità che coligiunge gl' llnliani coi Greci e cogli Albanesi: questo sarebbe soggello di disscrtnzioni, di volumi. Farò solo alcune bre\·issime osservazioni. Ci fu un tempo anteriore nlla conquista romana, in cui si parlava la stessa Jin~ur~, la cellica, a Milano c a Parigi, :1 Bologna e n Boulognc di Francia. Huvvi una cosa che sembra aver poca importanza c ne ba di moltn, l'identitiì d'intonazione, così 11elln comersnzione come nella lettura, fra Veneti e Sp~l!!lllloli . Alcune fogge di vestito sono le medesime nei conlomi di Homa e in Humania, in !stria e in ~!aldavia. Queste cd infiHite altre sono prove dell' antichissima affinità delle stirpi. Alcune nazioni lati ne sono diventat e affatto straniere l'una all'altra, come l'italiana e la rumfma, le cui sorti sono da secoli di\'i se, tra cui sono frapposte altre genti. Ma quei nostri anlichi coloni misti di elemento Jncico, che doveva pur alla sua volla essere un mi sto di slavo, di pelasgico, di celtico, sono stati tenacissimi della lingua loro~

- 12in cui si trovano avanzi non solo di. latino rustico, ma anche di dialetti italiani. Gente guerrwra per. eccellenza, banno sostenuto fierissime lotte con ~azze nemJChe e ~ono riusciti quasi per miracolo a serbare mtatl~ sul DanubiO e sui Carpati il latinismo. Hanno mostrnto m epoca. recen~ tissima a Grivitza e a Plevna, un valore degno dm grandt avi co~mni i Romani. Il primo llalicmo che in questo secolo si è ~doperato ad attirare l' all~nzione c le simpat!e degl' Itnliani sulla Ruma~ia,. ~n, parlato d~lla com.une onginc delle due rnzze c dell affintta delle due lm~uc, fu .Cnlta- .. neo. Il primo Haliano che nel secolo nostro SI recò m quel paese per stnditwne la linr;un, imparare a scriverla, aq·ratellare gl' Itnlinni coi Bumani, sono io, quasi trenta anm fa. Le dne nazioni latine le quali hanno a\'uto più frequenti contatti ed una m:1ggiore azione reciproca, sono l' italinna e la francese. Sebbene gli Spagnuoli aubiano per più secoli dominato gran parte d'Italia, pure la loro azione sui costumi, su lla letteratura c sul c:1rattcre degl'Italiani, azione tutt' altro che beneficn, ha lasciato tracce assai minori, che non quella rlei Francesi. La lingua della Francia meridionale o lingua provenzale fu la prima delle neolatine ch'ebbe una letteratura ; più tardi l'ebbe, anch'essa prima dell'italiana, l'antica lingun francese o lingua d'oil. La provenzale fu pt~r più di un secolo la lingua letteraria dell'Italia sellenlrio11alc; poi, mnssime nelle provincie venete fu la lingua d' oil. L'Italia diede celebri scrittori alla Francia meridionale eù :1 lla setlentrionale, p. e. SorJello di Mm1tova e Cristina di Pisa autrice del Roman de la rose. Come provano recenti sludii si tentò persino una fusione della lingua francese e dei no'stri dialetti. veneti. La Sicilia ebbe una letteratura o pacs(lna o imitat~J~e della provenzale, ma sempre in dialetto. Alcuni tentatm poco fortunali si fecero anche nei dinletli dèll'ltalia s~ttenlrio_ual.e. Se ~~n fosse sorta nel secolo Xlii una pleiade d1 valenti rJmalori m. Toscana e a Bologna (questi non poetarono nel loro d1aletto, ma in una linrrua Rl'fine alla tosc~nn), se non l'os~ero poi stati guei tre "grandi, Dante, Petr.1rca e Boccaccw, forse tuttavia la lingua letteraria p. e. a Venezia, sarebbe la francese. '

- 13Un libro intorno all'influenza ch'ebbero gl'Italiani sul· la letteratura, sulle arti, sulla politica, sui costumi della Francia, snreblte un libro curiosissimo ed è ancora da fare. Poi al tempo di Luigi XIV la corrente delle idee e delle influenze prese un'altra direzione, dalla Francia verso l' Italia, e, checche se ne dica, questa corrente dura tuttavia. Mn il periodo in cui la Francia ebbè sull'Europa, massime sull' Italia, un' immensa azione, comincia all' epoca degli enciclopedisti, forse lrent' anni prima della grande rivoluzione francese del 1789. Qui debbo ripetere quel che dissi nel mio discorso pronunciato nel passato mese di giugno in Piazzn di S. ~larco a Venezia, per la commemorazione di Garibaldi. Potr•1i dire le stesse cose con altra forma, ma non più efficacemente. )) Da quasi un secolo e mezzo si spandono da Parigi per il mondo torrenti d'idee, in cui, come in tutti i torrenti, nlla pura onda sono commiste le sabbie, i sassi. Quello che noi siamo in bene od in male, lo dobbiamo in gran parte alla Francia. )) Am:he adesso, malgrado gli errori del governo repubblicano francese, malgrado g·li eccessi di alcuni novatori, non è già sulla Sprea, sul Tamigi, sul Danubio, sul Tevere, è ancora S1Jlln Senna il faro dell' umanitù: è una luce talora inlermillente, spenta mni. )) Nel vasto concetto di Mazzini e del più grande dei suoi discepoli, di Garibaldi, quel faro doveva sorgere a Roma, quando fosse emancipata dal potere temporale dei papi. La terza Roma doveva rendere grandi servigi all'umanità, come aveano fatto la prima e la seconda Roma, Roma pagana e Roma cristiana.... Oh dolci sogni della mia gioventù, come siete dileguati!.. .. Che hanno fi.ltto in tempi recenti gli Italiani per l'umanità? Alcuni llaliani molto, Mazzi ni e Garibaldi molti ssimo; I'ltali:-t, come Stato, niente affatto. Cittadini, non ci facciamo illusioni : fu ori del noslro paese, massime in lontane regioni, Roma cristiana è ancora granùe, Roma laica conta poc(l, as:s:-ti poco. Questa non è colpa del popolo italiano: ~ colpa dci pigmei che lla alcnni auni g·overnarono,

-140 che governano le sorti della patria. Da sessanta anni i~ qua volonla~ii ita~ia~i hanno sparso le l?ro t_'SSa per tutti i campi, sm quah st combatteva per la l1b~~ta. Anche du~ anni sono nella Penisola 10, 000 volontam erano pronti ad accorrere in aiuto della Grecia se fosse entrata in lotta col Turco. Ma l' Italia come nazione, come Stato, ha mancato alla sua missione, ch' era di sentinella avanzata della tiberti.ì di liberatrice degli oppressi. Onde all'immonsa simpatia ~he aveano per noi i popoli, succecletlero l'indifferenza, il disprezzo. Se l'uuità italiana dovesse per nostra sven- ' tura disl'arsi, il sentimento dell'Europa sa rebbe, qual fu per la caduta della repubblica di Venezia, lo scherno. No, non è il governo che, invece di contribuire a spezzare le c;.~tene dei popoli, si è t'alto complice altrui a Berlino (1878) per fabbricarne di nuove in Bosnia ed in Erzegovina, che a Dulcigno ha offeso il principio di nazionalità, che ha sostenuto le inique pretensioni dell'Austria contro la Rurnfmia 11ella que...; stione del Danubio; non è il governo che ha di recente, abusando della forza, represso la manifestazione del sentimeuto nazionale; non è il governo della sinistra più o meno trasl'ormata, o riformata, o piuttosto deformata dal primo concetto, non è il nostro governo che possa realizzare l'ideale dci due sommi Italiani. Ora non ci m:mcherebbe allro che servire come cieco stromento ai capi della reazione in Europa, reazione più o meno mascherata da una J~~va di pr?~resso,. a. quegli u?mi ni i~1 cui si personifica, s mcarna l 1dea dt vwlenza, dt conqmsta, ch'è l' antipodo dell'ideale di Mazzini, di Garibaldi ; non ci mancherebbe altro che, per istringere, come ad amici e commili toni la mano a coloro da cui ci divide un tìume di lacrime ~ di sangue, disconoscere, abbandonare LraLlire i veri nostri fratelli al di qua dcl!e Alpi Giulie e al 'cti là delle Cozie ; non ci mancherebbe proprw. altro che ques to, perchè il nome italiano fosse per sempre dtsonorato, per~hè i nostri grandi morti, colla parola o culla spada camp10111 della lil.Jcrtù soro-essero dalla tomba a rinegarci, a maledirei )) . ' ~ Ecco dunque a che siamo venuti. L'[tnlia clw. o sola od unita colla fr~mcia, doveva es-

- 15sere alla testa delle nazioni latine, alla testa del progresso, è alla coda dci Tcutoni, alla coda della reazione europea. L'Italia che doveva brillare come astro di prima grandez7.a in Cielo, è un pallidù satellite che si aggira intorno all'astro germanico. L' Italia cui i popoli soggetti a stranieri tendeano la hracda, è in comunella con queUi che tengono sotto il giogo l<~nla parte di Slavi, di Rumani, d'Italiani, e con quelli che hanno imposto l'abborrita signoria loro agli Alsaziani ed ai Lorenesi. Essa invocata dagli oppressi come liberatrice, è seguace, è complice degli oppressori. Indico alla democrazia una stregua sicura per misurare il valore ddle nuove combinazioni politiche. Osservate che in Italia clericali, maderati, trasformisti ed una parte dei progressisli, spaventati da una possibile p1 eva lenza delle idee repubblicane, che sarebbe a creder loro prodott::1 rla amichevoli relazioni colla Francia, sono entusiastici pr~rligiani della triplice alleanza, e sogliano riofocolare gli odii fra Italiani e Francesi. Dunque ogni vero democratico, anche se non fossero altre cagioni, dcbbe osteggiare la triplice alleanza, e promuovere la riconciliazione fra le due nazioni sorelle. .1'\on sono io logico ? Senonchè, dirà taluno, che importa delle origini comuni di alcune nazioni, origini da cercare nella storia e nella linguistica? Le ragioni politiche ora sono governate dagl' interessi. Prima di dire quali interessi comuni ci siano fra le nazioni che sarebbero comprese nell' Unione elleno-latina, vediamo quali cagioni di conflitto ci possano essere fra le medesime. Nessuna ve n' ha fra Italiani o Francesi e Spagnuoli, Rumàni, Greci, Albanesi. · Cagioni di conflitto tra l'Italia e la Francia potrebbero essere Nizza e la Corsica. 'fra Greci e Albanesi vi sono dissidii rispetto ad alcune pt~rli dell'Epiro, ove le due razze sono miste. Finalmente dei prele~ ti tli conllillo potrebbero sorgere

- 16tra Rumani e Greci relativamente ad alcuni, dirò così, sporadici ovanzi di una popolazione :umànésca. 9uesti Rumàni! conosciuti dai Greci col nome d1 Cutzovlncl11, sono sparsi per la Macedonia, e per la Tessaglia, separati dai Rumàni del Danubio p~r frapposte terre .s!ave, e non hanno con quelli da secoh nesso alcuno p•lhtJco. Sono tulle questioni che possono essere sciolte da un Parlamento, in cui le nazioni dell' Uuione siano per la trallnione degli interessi comuni rnppresentate, ovvero per mezzo di un arbilrato. Non posso ora estendermi a spie- • gare qual esser debba lo scioglimento di ciascuna delle suaccennate questioni: accennerò solamente al modo di conciliare l' Halia colla Francia. La cosa è facni ssima. Dovrebbero essere restituiti all' Italia alcuni distretti veramente italiani, che nel 1860 vennero annessi alla Francia insieme col Nizzardo. Nizza potrebbe esser costituita come città anseatica, libei'a, comune nll e due nazioni. Finalmente si dovrebbe lasciar facoltà ai Corsi di decidere se l'isola debba essere annessa all'Italia, o restare unita alla Francia, o coslitnire uno slaterello autonomo. Quest'ultimo sarebbe a mio credere il volo dei Corsi. l'è col pretesto che sono di lingua Italiani, noi li potremmo costringere ad annellersi all'[talia. Fattore principale delle nazioni non è la lingua o ]a razza, ma la volonlù umana. Onde hanno torto i Tedeschi di voler costringere gli Alsaziani ed i Lorenesi ad unirsi alla Germania, perchè sono di razza e di lingua tedesca. La .Francia vedrà la necessità di fare dei sacrifici per aver seco l' Italia in una lotta : lo esigono la ~iustizia e lo stesso interesse francese. Non mi parlate dei fatti transitorii, secondarii, che hanno di recente irritato e ùiviso le due nazioni. Gli intri- ~hi .di. a ll~ris ti ~ra_n?es i. n~lla Tunisia furono provocati da mlrigh1 d1 affaristi Itall3m. Nè quella conquista è da invid.ia~e alla ~i'raucia. Saggiame~lc il governo italiano ha reSlSlllo .a~m sono . ~Ila tent:m.one di acquistar quel paese. La P?lll1ca. kru.mznca, come m p;enerale la politica così detta colomale, c cagwne piuttosto J' indcbolimcnlo cl1e ùi forza

- 17per la Francia, ed havvi t•ella Francia stessa un potente partito che la riprova. Quanto ai fatti di Marsi ~li:-~ , son deplorevoli; ma si spiegano l'aci lmente con l' irril;1zionc degli operai francesi contr·o gl' italiani, che ~ogliono olfrirc le loro braccia per un salario inferiore. E da sperare che non ::; i rinnovino, poichè gl'it ali ani hanno giù comincialo n capire quale sia il loro vero interesse e quale solidarietù debba striugerli ai fratelli di lavoro. Veniamo ora agl'interessi comuni delle nnzioni Iali ne. Certo l' IL::~Iia, la Francia, la Rumrmia ne twnno di grandi. llavYi un'Halia irrcdenln, una Francia irTedenla, una Rumania irredenla ; cioè vi sono dell e terre itnl ii!nc. lbncesi e rnmàne SOf!gelle ad una si gnori:-~ strani era. li nemico ùelle tre nazioni sorelle è uno solo : è la Germania. I Tedeschi tengono qnei paesi sotto il giogo o dir·ettamenle o sostenendo la tirannide che sopra di essi eser~itano gli Unghcl'esi. Ed è un interesse comune delle razze lalir1e non solo, ma di lutti i popoli civili , che cessi il barb:wo dominio ottomano in Oriente, che la Greci:J :Jccol~·a luLLe le sp:Jrse membra, che l'Albania dopo tanti seco li di decadenza si costituisca con ordini liberi. Il cooper:-~re a questo fìne è un debito di riconoscenza che il mondo deve pr~ gare ai discendenti di quei maestri di civiltà che furono gli antichi Elleni e i Pcl:Jsghi : un interesse comune, anche rerchè con paesi civilmente retti si possono sc;ambiare idee e prodotti con reciproco vant<J ggio, meglio assai che non si possa fare con paesi servi o semibarbari. E qui noliamo una cosa da pochi avvertila, ma che mostra quale abisso ci sia in fatto di sentimento fra l'Italia e la Germania. · Come sopra accennai, nel 1880-81, diecimila e più Haliani er:-~no pronti a recarsi in Grecia a prender parte alla guerra che questa sembrava in prot:inlo d' intraprendere contro la 'furchi:J. In quel tempo Bismark diceva che quella lotta (che doveva cambi;1re le sorti ddla Penisola baloanka) non valeva la vita di un solo grr~natiere pomerano. Conlrarponete l'egoismo tedesco all :1 ~·e:JCrosi tà it aliana e g·iudicatc.

- 18S('b\Jenc la Spagna non ~bbia inter~sse dirett~ a. com~ battere la Germania e la Turchia, se glt Spagnuoh, .I quah banno un g-iorno esercitalo una cosi grande w~luenza m. Europ<t desidur·;mo di ri;1lzare il loro paese, d1 remlers1 .be-: ncm~riti dell a civilt;ì debbono coopernre colle altre naz1om Ialine a redimere i Ì)elasg·bi e gli Ellcui dal giogo turco, intrapres;l Lauto più on?revolc per essi .che sos leu~ero alcuni secoli l'a una t. ilatJtca lotta contro 1 Musulrnmu. Insommn oggetto degli sforzi dell' ~nione cl!c~o~latin~ debb ' c~scrc il Ji s Ln1 ~·gcre i due vccclu e pulndt 1~pen · d'Austria c Turchia cd il raumiliare la prepotenza germ(lOJCa. !nv;wo Bismark ha cercato di seminar l'odio l'ra Italiani c Francesi cd ha speso a ~ues lo fine buona parte del famoso fondo dci rettili per guadnRnare scrillori italiani venali; invano ha messo nel letto di All'onso di Spngna un'auslri aGa collo scopo di C\'ilare il pericolo che ai Francesi minnccia ti nccorressero in aiuto gli Spagnuoli, e di stringere la Francia in un cerchio di ferro. Invano alcuni cattivi governanti fran cesi, come se fossero instigati dal loro cwdclc ncrniGo, hanno vivamente ofl'cso il sentimento italiano. Invnno le Yili paure dci moderati e dci Lr1-1sformisti italiani c bnssi iutri ~· hi di corte hanuo spiuto l'Italia in braccio ni nemici di lei e delle nazioni a lei sorelle. Le cause di momentaneo dissidio spariscono dinanzi alle supreme ragioni che debbono amicare i popoli. Le alleanze strette dai diploma tici non possono prevalere contro le alleanze dei popoli volute dalla natura, suggellate dai reciproci interessi, com'è quella. dei figli di Roma e di A te ne che h~nno a.ffinità di origine, genio conforme, e non l<tli c~gioni di confi1llo che non possano essere da un Parlamento comune o da un arbitralo rimosse. lmaginiamoci per un momento che la triplice alleanza, quell mf::mslo patto che forma la delizia dei nostri clericali moderati c lrasformisti, invece rli restare fra cartoni co~ perti di velluto, lettera morta, si traduca in allo. Con citi ci troveremmo noi Italiani ? Contro di chi ci troveremmo'! Ci Lro\'eremmo in compn ~·ni i t dei Jlo:-; tri elcrni nemici,

-19gli Austrinci, a puntellare per parte nostra la tirannide austro-rnn7iara contro Slavi, Rumfmi, Italiani, anzi estenderla ad altre nnzioui; in compagnia dei Tedeschi a soslcncre l'abborrila loro dominazione sugli Alsaziani e sui Lorencsi, ad aiutarli a consolidare In loro egemonia in Europa. Ci troveremmo contr·o i Frnncesi, nostri frntclli di razza, coloro t;hc ci hnnno a ~l:.lgenta c Soll'crino libernti dal giogo austrinco. Dirò qui di nuovo ciò ch'io dissi a Venezia: «Fu ripetuto a sazictà che noi abuiamo pa ~a to quel debito alla Frnncia. Cittadini, il debito che uoi abbiamo uel 1859 contrnlto coi France-si, è uno di quei dcblti che n(ln si pagano mai. Se non fossero stati Solferino c ~lagenta, noi non snrcmmo qui, voi ad ascoltarmi, io a parlarvi >>. Nè fa bi sogno di molti argomenti a riballct'C il so fisma çhc quello splendido beneficio si debbc all'impero caduto. E snngue frnncese che a fiumi si è versa to sui campi lombardi per il ri sc:1tto d'Itnlia. Solo in quel tempo Ni1po leonc III ebbe un momento di vera popolaritù, perchè il popolo fran cese era unanime in un generoso, in un grnnde pensiero « liberure l'[tnlia ». Oltre i Fr·nncesi nvremmo contro di noi gli Slavi, i Humfmi, i Greci. La Russia chinmerà alla riscossa tutte le razze slave; r Austria si sfa scicrA, restando a lei solo fedeli i suoi pochi Tedeschi e gli Ungheresi. I Rumàni hanno riconosciuto che, siccome ora non c'è più peri colo che il loro paese sia assorLilo dalla Russia, l'interesse lor proprio esige, che, come hanno fallo nel 1877, facciano alle11nza con essa. Anche allora lo scopo principale di quell'alleanza era una lotta contro l' Auslria nel caso che questa si fosse dichiarata nemica della Russia. I Greci hanno cominciato a comprendere che, invece di cotlsumnrsi in isforzi vani per imporre la loro dominazione o, come si dice , il pancllenismo alle razze slnve della Turchia per ricostituire l'impero bizan timo, essi debbono porger loro la mano, allearsi con esse contro il comune nemico ch'è ora, più che non la 'furchia, l'Austria, la quale minacc.ia di occupare quei paesi che formano l'oggello delle

-20ambizioni comuni tanto dei Greci che dci Bnlg~ri, come la ~Jacedo11in · hanno cominciato a persuadersi che 1! loro stesso interesse dsi!!e che formino cogli Slavi una l'edel'azione che aLLia per céntro Cost:mlinopoli. Il giorno in cui il nuovo principe di Dulgaria andò in Atene. a stringere l? mn~o al re Ciornio l'u un giorno memorabile nella storw det popoli d'O ri ~nte, neÌla storia dell' um:mità, perchè in quel giorno lwnno comincinto ad avvicirwrsi dnc popoli che erano, sotto varii nomi, da tremila anni nemici. Io n predicare quella concordia ho speso i migliori • anni della mia vita. ~ 1:-l a\Tei desidern lo cl1e rosse iniziata dali'TLnlia. Un dì sognava uu'lLalin grnnde, nlla testa della ciYilt:ì ; invece niJLiumo un'llalia pusi ll n, tralla a rimorchio dai snoi più Cl'udeli nemici. IJo :::cmprc sostenuto che i Greci debbono smettere le ]oro smodate prcten::-ioni, pcrthè gli Slavi li aiutino un gi0rno a c:wciure i Turchi non solo dall'Europ::t, ma anche dall'Asia minore, dw fu e tornerà un immet1so campo aperto all'elleni smo. È dtlll(jllC llt Tinssia che abilissimamente prepara un accordo Ll'a Greci c Bulgari. Il giorno in cui la Hussia abile e giusta insieme proporri\ ai Polacchi di restaurare la patria loro, a condizione che i due popoli siano federati c conscnino l'unione personale, cioè auuiano lo stesso principe, quel p,iorno sarà l'ullirno dell'esistenza dell'Austrit1, l'ultimo della trista ed uggiosa prrponJeranza tedesca in Europa. Come sopra accennai, per la nostra alleanza coll'Austria-~1n gh cria c colla Ccrm:mia, noi ancmmo, in una confla grnzloue cuf(lpen, contro di noi, oltre la Francia tutti i popoli Slavi spiuti dallu Russia. ' Quali engioni di dissidio abbinmo noi colla Francia? Lo dissi più. sopra ; son tali che si possono fncilmenle r~ muovere. lnlaltJ un elello numero ùi Jemocralici l'rancesi sono pronti ad un'lnnichevole transazione coll'ltnlin e non senz' alla cagione il viccprcsidcnte della Camera f-rancese Spuller, ~o$g.c_Hdo la pnrola agl' Italiani al bnnchello del 19 gwgno, h cllwmò « nostri cari con l'edera ti )) .

-21Quali Cél~oni di dissidio abbiamo cogli Slavi ? Or lo dirò. Sono tali che si possono facilmente rimuovere, ed infatti Wl eletto numero di Slavi (ripeto la frase) sono pronti ad un'amichevole transazione con noi. Priina di tutto noi non abbiamo alcuna cagione di con" flitto fuor che con alcuni Shwi meridionali o Jugoslavi . Al di qua delle Alpi Giulie, naturale conrtne dell'ftalia, cioè nel Fl'i u (i detto au~triaco, intorno a Trieste e nell' blria, d sono insieme con Italiani molti Slavi. Sono proprii1mente Sloveni, una delle fami glie slave, oltre alcuni t'r:..nnmcnti di allre famiglie. . Non ~1 1Jlriamo nimicizia. alcunn coi Serbi, eu essi non ne hanno nl cnna con noi. E noto loro che nessun italiano -che abbia fior di senno, ha pretensioui sulla Dalmazia o sovl'a altra terra serba. Nè abbiamo alcuna nemicizia coi Croati, i quali non nè hanno ~llcuna con noi. Essi ben sanno che non vogliamo loro contendere Fiume, sebbene italiana di lingua; ora tenuta per forza dagli Ungheresi, in diritto appartiene alla Croazia. lo non ho trovato alcun paese in cni gl'ltaliani siano -così ben voluti come in Croazia: essa ha fallo immensi progressi dal 18 i8 in poi. E in Scrùia pure trovai vive simpatie per l'Italia, quando nel 1875 mi recai a Belgrado dur:.mlc la gnct't'a fra i Serbi c i Turch i. Io aveva orgnnizzato un'attiva propaganda in Itali a, costituito comitali, tenu lo meeting in favore de' Serbi. Promossi colà la fo rmazione di un corpo volontario d'[laliani, di Serbi austriaci c di Cr·oati: erano mirabilmente a!fratellati. Mi ricordo che quando tenni sulle rive della Sava un discorso alla presenza uei giovani Ii vornesi volontarii, discorso che era m::mo mano tradotto in serbo da un dalmala, andavano a Cielo le p;riua di Zivio Talia. E molli che così gridavano, erano Croati che poi'Lavano sul petto la meuCJglia austriacn delle campng·ne italiaue. E un ~iornalc di Ncusalz nella VoiYodina, paese wgp;etlo alr Austria, os:wa di pui.Jblicarc un telegramma di Belgrado in cui si diceva. « Oggi gl' Ilaliani e i Serbi hanno stretlo.

-22un'eterna anuclZla. >> Quello che v'ha di più curioso, finiva con queste parole · « aspettiamo Garibaldi (Garibald a occkicmo) >>. ALùiamo ncmiei i soli Sloveni. G:i Sloveni sono una gente oscura, una nazione. P.oc~ numerosa qnasi spenta. Una volta potenti c numerosJSSlml, furono s~ppii:m tnli da allri popoli che si slnvizzm:ono, come in Bulgnria o da Slavi, come in parte della Croazia ; altrove ' si ~re1 mnni;.zarono, come nella Stiria cd in parte della Carin~ia. 1l loro cl ntro di azione è Luui:ma. Alcuni di essi. hanno fallo come i Croati; hanno smesso il loro dialetto per adollarc come lingua lett eraria la serùa : altri fanno inutili lt'nlalhi per mantenere la slovcna. Anche quei miseri :wanzi sono destinali a sparire ; parte si confonderanno al di là delle Alpi Giulie coi Scrùi ù coi Croati: quelli che sono al di qu:.ì, sono destinati a (~ivcnlare italiani . Questa cosa è ricOJJOsciuLa anche dalla magg·ioranza dci patrioti Serbi e Croati. l l'autori della prop:Jganda con Leo l' Italia sono macstrncci sloveni, che non hanno aleuna importanza. 1\oi doùhi:1mo aiutare !!li Jugoslavi o SlaYi meridionali a costituire la loro indipendenza nazionale : a questa condizione ci ~arà t':1cilis:ìimo d' inte~1uerci con loro per la questione dci confini. Io sentii più volte dire dei Serbi «la n:Jlura generosa verso di noi ci ha dalo sull'Adriatico vasti e sicuri porti, come Catl:Jro. Invece la riva italiana d.eii'AdrinLico non ne ha, o ne ha di poco profondi e mal s1curi. 1.\on doubiamo contendere agl'ltaliani il possesso di Pola. >> Co~dudinmo. La triplice alleanza fu falla contro i Frnnccs1 e contro ~rli Slavi. Ora io credo che sia interesse e dover nost.ro il te"n' dcre la mano amica agli Slavi cd ai Francesi. Gli uni c gli allri sono nemici dei Tedeschi· non sono per tmlla 11ostri nemici. Il comune nemico del!~ ~az~c slaYc ~ tlc_ll e latine è la razza germanica : insuperbiLa dai sum. rc_cct~ll ln~n~, essa non vuoi rinunciare alle sue pretenswm d1 domm.w sugli allri popoli, anzi o:rni dì più le accr?sce.. L'Austria ha occupato la Bosnia c l' Erzegovina, _paesi slavi, e vuole estendersi sino a Salonicchio. offendendo •

- 23le ragioni dci Bulgari e dci Greci. Anche se, njutandola in questa mala opern, noi potessimo redimere tutte le terre italiane soggette ad essa, sarebbe alto indegno dell' Italia, imperocchè indegna cosa è per un popolo il l:Omprnrc la propria libertà colla servitù altrui . Cosifattc propo:' te furono agitate anni sono (1875-76). Si trattava di darci Tren to e di costituire Trieste e l' lstria come statcrello autonomo. Ma noi fummo lusingati, poi solennemente burlati. Veniamo finalmente a dire che cosa avremmo da guadagnare se si attuasse la triplice alleanza. Biso~nerebhe togliere colla forza ai Francesi le terre italiane di cui ho parlato sopra, Yersar torrenli di sangue per aver quell o che potremmo avere per mezzo di un amichcv.ole transazione, non ora, beu s'intende, ma quando fosse immineule una connngrazione europea. Qullnlo llll'Austria, essa sarebbe disposta a cedere a noi Trento.... e niente altro, Già pochi mesi sono a ~Joutecitorio,al banco ministeriale, fu dello che i paesi al di là dell' Isonzo hanno dubbia nazionalità ; si fece capire che l'Italia non poteva pretenderli dagli amici austriaci. Paesi di dubbia nazionalità Grado, culla dei dogi di Venezia, l'lstria, la terra più italiana che ci sia, ùove la razza è rimasta più pura che non in altra parte d' Italia ! Si sarebbe dovuto dire che son paesi eli nazionalità mista, italiana e slovena, ma dove i Tedeschi non hanno alcun diritto. Ragioni geografkhe, \\tnograliche e storiche protestano contro i sofismi degli uomini che seggono alla Consulta. Dante dice : Pol a, là prfl~so pt·esso al Quamaro, Che Italia chiude e i suoi termini bagna. Che volete? Con l'esso una mia debolezza. Credo più all'autorità di Dante che non a quella di ~Iancini. Non è ormai un secreto. Av:1nzandosi l'Austria in Oriente, essa cederebbe alla Germania il Friuli austriaco, Triesle e l'Istria : avremmo la Germania sull'Adriatico e alle porte di Udine. Ecco le conseguenzP. della triplice alleanza. Scongiuriamo a tempo quel pericolo ; invitiamo anche gli altri Italiani a fare il medesimo.

-24La formazione dell'Unione elleno-Ialina e l' alle?nza di questa cogli Slavi ngcvol ~r.anno poi In costiluz}one ,degli ~tali Uniti di Europa. Invitiamo ,ru~e la .Germnma ~ l U_n- . ghl ria a formarne parte, . pure h~ . nnun?mo .alla llranmde che esc rcit:mo sopra Sl::lVI e Lnt1m. Altnme~h. dovremo con tullc le forze nostre promuovere una coahzwne europea contro di esse. Storia curiosa quella della triplice nlleanza ! Curiosa storia qu~lla della politica estera itatin.na da quando l~ ~inislr:l sah al potere ! Certo grande snra In vostra merav1gha se vi dirò che in questi ol.to anni la nostra politica estera fu rulla da donne, parte itali :me, parte straniere. ~la voi direte << come mni ?.. . Non fnr·ono ministri degli esteri Mclcgnri, Deprclis, Cairoli, ~Iancini ? Che ci han da fare !e donne? >>. Ciascm10 di voi snrà stato alle marionette, avrà veduto come quei persona~~i di legno si muovono, gestiscono; mo,·imcnti c gesti prodotl.i dn fili lirnli nl di sopra della scenn. Ebbene : quc' rispcllaùiti uomini di Stato furono marionelle i cui tìli cr:-mo tirati da donne. l\el 1880 ho fallo su questo nrg-omenlo, in un mio opuscolo intitoluto Italia e Grecia, delle rivelazioni che mi hanno nllirnto fiere ncmicizie. Alla lin fine perchè vi maravigliute voi di questo fatto? Non yj è mai inler\'enulo di osservare che questo grave e prepotente pcrsouilggio ch'è l'uomo, è spesso una marionetta n1~llc 111(llli di donnine, di donnuccolc, c qualche volta pur troppo ::mche di donnacce ? A(!giungcle una cosa. Se c'è un accordo tra l'Italia e l' Austri:.~-Gcrm:::mia, ce n'è pur uno tra la Hussia e la Francia. Anche questo fu lrallalo da una donna. La triplice allcan(la destinala ad offendere la libertà, fu proposta e conclusa da ministri così delli liberali · intavol~l~ d~ Cairoli, fu condotta a termine da Deprclis e ~·J~ncmi. l\el 1879 tentai di fondare a Roma unn società pohhca col. nome appunto di Unione elleno-latina, rhe si sareb~e .POI ùovuta .estendere per tulta Ilatia e presso le altre nazwm sorelle. S1 era già trattato di unione delle razze

-25latine : io primo proposi che vi fosse compresa anche la greca. Mi rivolsi a Cairoli, che fece grandi elogi del mio disegno. « Mi consigliano, disse, a meltermi io stesso alla testa di questa società: forse lo farò . >> Alcuni amici di lui intervennero ad una riunione prepnratoria. Poscia mutò pensiero : influenza di donne !.... Ne parlai con Depretis : « È uua grande idea (mi disse), ma non ancora matura. Questa unione la faremo in seguito >> . Finalmente undai da Mancini e gli proposi di farsi capo dell'Unione (società). Egli sembrava disposto ad accellare, qu:mdo io dovetti lasciar Roma e starne molto tempo lontano. Sono Cairoli, Depretis e Mancini che hnnno fntto la triplice alleanza, la quale è l'assoluta negazione dell'Unione elleno-lntina, c pone l'llalia a rimorchio dei più fieri nemici delle r ilZze latine e ddla greca ! Non Lisogna dimenticare che al di sopra dci nostri mediocri uomini di Stato, c'è una mente snpcriore, dominatrice, quella dd gt·an cancelliere tedesco, del più fiero nemico delle ra zze lali11e, delle slave e della elleuic:-~, abilissimo a set·virsi di tulli i mezzi per riuscire ai suoi scopi. Certo gli enori della Francia e le diffidenze da essa destale spiegnno in pnrte, ma non giustificano quel patto che fa gongolare di gioia tulli i reaziouarii d' Ita!iu più o meno mascherati. Nè si può dire che la democrazia itnliana sia scevra di colpa. Anche prima che la politica krurni1·ica non offendessB l'amor proprio de?;l'lLaliani, una pnrtc dei nostri democralid, anche di quelli che vanno pet' la mnggiore, (come, nel 1876, il Cavallotti) credevano nccellaui le l'nll eanza austriaca. Il favorire l'Austria perchè si prendesse la Bosnia e l'Erzegovina ed occupasse poi la ~lacedonia, sembrava loro una cosa naturalissima, purchè ne venisse a uoi qualche vanla(?:gio. Era quella la trista teoria della dei compensi. Si sono riscossi soltanto quando si accorsero ch'era,;. vamo stati gabbati e che oltre il danno avevamo avuto anche le belfe. Invano altri opponeva loro, che un palto dell'Italia coll'Austria a quel fine sarebbe immoralissimo, del pari che

-26quello che uno facesse. con un ladro ?he gli. avesse i~­ volalo, poniamo caso, 1l cappello ,od. Il pan?I?llo, obbh~ gandosi i:ld ajutarlo a rubare, p. e., l ab~t~ del vi~Hlo, purche gli rendesse quelle robe sue. Invano SI faceva nfle~ter loro che una sola è la morale e non due, una per le pn va te ed un'altra per le pubbliche. bisogne. . . . . Finalmente parte dei democraLici fece coro cogh altr1 partiti nell' esagerare i torti dci Francesi. Taluni organi democratici hanno poi riconosciuto l'errore, hanuo .·ompreso come sia un'alternativa, o amici dei Francesi, o amici de- . gli Austriaci, c come la scelta non possa essere dubbin. Ma quando alcuni eminenti democratici italiani ed altri francesi proposero a Pari~i una riconciliazione delle dne nazioni sorelle, l"allitudine dci giornali italiani del partito è stata freddnccia anzi che no. I moderati e i transformisti italiani sono consentanei a sè stessi : tutti i democratici non lo sono. l moderati e i trasformi sti che avversano la Francia perchè temono la propaganda repubblicana, sono logici ; i democratici non lo sono. Quando si annunciò la prossima, poi la delìniti\'a conclusione del trallato, i fogli di quasi tutti i partiti sciolsero inni di gioia ; la stampa democralba fu in generale riservata c fredda, trnnne poche eccezioni. Il popolo italiano non espresse la sua disapprovazione, il suo malcontento con solenni manifestazioni ; e le poche dimostrazioni nè molto numerose n~ molto energiche per Oberdank vennero facilmente represse. Nè quella era l'occasione meglio propizia per protestare contro l'alleanza coll'Austria. Le circostanze particolari del fatto oavano al governo un pr~les to per reprimere quelle manil'eslazioni. St s_nrebbe potuto cogliere altre occasioni molto più favorevoLI . . ~~l .1?80 _l' !tali~ favoriva la politica austriat;a contro 1 dmtl1 dct popoli, come avea fatto a Berlino. Fu l'Ilaha eh~ ~'accor.do c? l~' Austria e colla Germania propose una ~ommiS~IOIIe m1sta rmerasca sul Danubio colla presidenza Llel1 Austr1a, proposta tanto dannosa agl' interessi della Ru-

-Z7mània, che q11esta vi si oppose risolutamente ed ora purè vi si oppone, srLbcne sia stata alquanto modificata per iniziativa della Francia. Tutli i parti li, la destra e la sinistra della Camera e rlcl Senato di Bucarest, sono unanimi a rigettare il trattato concluso pochi mesi fa a Londra, in quanto si riferisce a quella commissione. La Rurnunia è decisa di far la guerra, se si volesse imporle colla forza quel tratt:1to : esso rirJurrciJhe a nulla l'indipendenza che ha con tanto ·valore conquistalo. Perchè i democratici italiani non hanno iniziato dei meeting in favore della giusta c:msa rumana e contro il nostro governo che per la sua seni lità alla politica bi smélrliiann tradiva un popolo fratello c facc' a detestare il nome italiano? Pochi mesi sono fu con\'ocalo a Bologna un Congresso democratico. Percbè le sue delibcr;-~zioni si riferirono solo alle riforme sociali, e si escluse all'alto (grande errore) la importantissima quesiione ddle alleanze, <.:h' è questione di vila o di morte per l'[lalia ? La commemorazione di G;-~ribaldi porgeva una favorevolissima o<.:c:1s~one per agit;-~re la questione della triplice alleanza c della riconciliazione colla Franchi. Corse una parola d'ordine per l'Ilalia, c:he non se ne parlasse aflbllo, e che non si uscisse dal programmn di levare a Cielo l'eroe, nulla più. lo solo feci altrimenti, perchè sono fuort dei parti~i e non obbedisco a nessuno. Ed ora pcrchè non si rispose all 'invito venuto da Parigi? pcrchè tacitamente si rispinge la mano che ci porsero i Francesi, massime al banchello del.J 9, cui intervennero quaranl:l depul;-~li. E perchè JJ•m si costituiscono in ILa lia dei Comitilti dell'Unione elleno-latina, come 1!li è fallo a Parigi per iniziativa presa d;tl mio amit;o Buscalioni? Nel 'l 870 Vitt. Emanuek slava per i stringere un trattato con l\apolconc IIL ed accorrere iu aiuto di cs~o con 100,000 uomini ; l'opinione pubblica si era pronuudata nvversissima. Una sera il re doveva sottoscrivere quell 'alto: chiese di poter riflettere sino alla mattina, c alla mallina... non sottoscrisse.

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