Ugo Rabbeno - Le Società cooperative di produzione

zione, che aveva perduto in intensità, guadagnasse invece in estensione. L'analisi minuta che ora imprendiamo dei « difetti » e delle «difficoltà», non fa che confermare quelle osservazioni. Breve infatti è la serie dei «difetti», degli « inconvenienti », e pochi sono coloro che vi dànno importanza, come in genere di poco rilievo sono in complesso queste obbiezioni; ma per lo contrario lunga è la litania delle difficoltà, su parecchie delle quali si accorciano moltissimi economisti, ed in ispecie quelli che se ne sono più recentemente occupati, ed hanno in parte basate le loro osservazioni sui fatti; e da ultimo la « limitata applicabilità» di questi istituti si può dire che ottenga quasi un plebiscito nella scienza. Cominciamo dai difetti: seguiremo poi colle di,fficoltà: e da ultimo vedremo i limiti di applicabilità, quali sono accennati da molti economisti, riserbandoci di raffrontare in un altro capitolo tutte queste critiche, come pure i vantaggi, già veduti, coi resultati delle nostre osservaz10111. I «difetti>> noi li troviamo accennati qua e là negli scritti degli avversari delle società di produzione, e principalmente in qu-elli del Leroy Beaulieu, del Cernuschi, ciel Le Play, del Thiers, ecc. Innanzi tutto si contesta la « uti1 lità » e la « possibilità» di sopprimere il «salario», non solo in genere, ma anche caso per ·caso, e si fa la a•pologia del salario, come la retribuzione del lavoro più vantaggiosa agli stessi lavoratori. « Si pretende tra,sformare i salariati in imprenditori (dice il Cernusch i); si vuole ,che gli operai si stabiliscano per proprio conto; questa è la guerra al salariato, guerra quanto mai disastrosa, antieconomica, funesta a tutti, agli operai, come agli altri..... Attaccare la combinazione così semplice, così naturale del salariato, significa tornare indietro, verso una società molto meno incivilita». Anche il Leroy Beaulieu fa, e molto più largamente, l'apologia del salario. << Il salario è il più naturale e

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