C. Gide - Concorrenza e cooperazione

4 colleghi; tengo ·pure a dichiarare che io considero. tutti i militanti della scuola liberale economica - non solo quelli che sono morti, ma quelli che vivono e dei qua-J.idovrò citare i nomi - per dei valorosi che hanno lottato molto co-raggiosamentc nel passato, e nel presente per molte nobili cause, per la libertà. per la Pace sociale e internazionale, per la Giustizia, anche, e che, sopra tuU'altro terreno di quello che costituisce l'oggetto della piccola clisrnssione cli questa sera io sono cli tutto cuore con loro. Ma non credo di dire male cli loro se oso constatare che essi ·spesso dicono male di noi. In tutti i libri •e gli articoli che ,sono appa,rsi in questi ultimi tempi, portanti il nome dei capi della scuola economica liberal 1 e, si può rilevare una c1uantità cli critiche acerbe, o per lo meno di attacchi cÒ.ntro le istituzioni di assi,stenza mutualistica, con.tro la scuola moderna di cui io imprendo a parlarvi, sotto il nome cli scuola cooperativa, ma che è generalmente conosciuta anche sotto il nome di scuola della solidarietà. Solidari<smo e cooperativismo formano un sol tutto. Non voglio qui moltiplicare le citazioni: ciò mi sarebbe facile, ma voi potres,te ritenere che sia il ran,- core che mi ispira tanta forza di memoria. Non posso d'altronde dimenticare un fatto recentissimo, una s,ecluta di una pi·ccola sezione della grande Società di economia politica, la « Società d'Economia industriale», nella quale I ves Guyot, ha detto ,che ciò che no~ facciamo e che voi fate qui è semp,licemente del sociausmo paterl'uo, e nella quale un altro membro, non meno autorevole, poichè si tratta ciel segretario della Società cli economia ,politica, ha: chiusa e riassunta tutta la discussione con questa formula di una concisione lapidaria: « Il Museo sociale è un mal,e so'Ciale ». Perchè tutti questi attacchi? Semplicemente perchè, nella seconda scuola, di cui io devo pa,rlarvi, noi non crediamo che la concorrenza basti a tutto; che essa possa

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