William Morris ed i suoi ideali sociali

14 tinta in azzurro, anderò domani a Nottingham, a sorvegliarne il lavoro ». Non erano fatiche inutili; Wi,lliam Morris diventò tintore ,esperto. Una signora che lavorava di ricamo per la ditta, scriveva: « Io me ne avvi'di •subito,, quando William Morris cessò di tingere colle sue proprie mani; i colori non ebbero più quella bellezza quasi poetica ch'egli sapeva dar loro; divennero comuni, banali, ed anche, le sete, molto meno lucide. Quando me ne lagnai. egli mi disse: « E' v,ero, gli operai sono diventati troppo bravi, troppo svelti; e forse non amano abbastanza le belle tinle, altrimenti riuscirebbero a trov,arle ». H germe del socialismo di. Morr.is. Che l'uomo possa lavorar di cuore, che il suo lavoro sia tale da interessarlo; ecco la massima di Morris; ecco 1:J l:·a·e ciel sno socialismo. [~ questa massima improntava davvero la su-a vita. «Che hellezza », uscì a dire un giorno ch'era stanco di scriver lettere noiose, « che bellezza quando potrò tornare ai miei disegni, ai modelli, alla tintura, a quel caro va e vieni clel'la spola sul telaio, ad Hammersmith ! ». Lavorava per amor del lavoro, però senza dilettantesimo, e senza sogni. « Ho troppo desiderio di riuscire», egli scrive, « cli riuscire anche commercialmente; e voi sapet~ bene che per voler far bene bi-sogJ1a fare eia sè stessi. Non sono avid'o di denaro, ma se gli affari dovessero andarmi male, sarebbe un d'anno terribile, prr me. Ho tan•te altre cose seri-e a cui pensare, piaceri, speranze, timori, che non avrei davvero tempo cli rovinarmi, cli trovarmi povero e dover rinunci.ue alla mia cara liber,tà cli lavo•ro ». E notate che qui non parla del suo lavoro più forte. non di quello che secondo la sua frase espressiva rappresentava per lui il p'ane quotidiano; ma di un altro lavoro per lni attraentissimo: il « lavoro piacevole del libro i>

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