i-ntravedere le perdiiitemateriali e le sofferenze impEcitamente connesse allo sdo1 pero generale·; che non pensano o sono indifferenti all'influenza demoralizzante del sabotaggio sul carattere dei lavoratori; che non hanno un'idea .sufficiente crelle pene e dei danni che invitano i loro compagni ad affrontarc,o infine, che ignorano i rischi di una sconfitta, e le conseguenze di una disfatta in una rivolta veramente senia contro la co,llettività nazionale? Ma col prospettare queste ipotesi, non scuoteremmo forse le loro convinzioni ? Essi ci risponderebbero che tutti questi mali, impliciti alla tattirea da essi preconizzata, non sono che temporanei e che lo stato sociale che si tratta d'instaurare, ove non esisteranno più nè salariati,, nè sfruttatori capitalisti, sarà un tal beneficio da meritar qualsiasi sacrificio. In breve, ~ sindacalisti, a torto od a ragione, giudicano che i'1 fine g,iustifica i mezzi. Se noi vogliamo dunque confutarli, dobb-iamo riportarci alle finail-itàalle quali essi mirano. Innanzitutto, ci sia permesso di far notare che lia società sindacalistai sarà incap-a-ce di ademp-iere al principale còmpito che si attendono da essa i suoi pa.rtigiani: essa non potrà abolire il salariato tanto se si intende questa formula alla maniera del teorico sindacalista che a quella del semplice operaio. Ciò che il s,emplice operaio intende in questa frase è che egli non sarà più sottomesso all'autorità e agli ordini dli un superiore e che sarà suo tutto quel che riuscid a pr.odurre. In quanto al significato che a questa formula danno i sindacaHsti, non è meno chiaro. Citiamo urn punto della brillante ed eloquente descrizione, che due mUitantii francesi ci fanno della sodetà sindacate ideate all'indomani della rivoluzione. e Contemporaneamente alla sparizione del salariato, dovrà sparire ogni vestigio di subordi.nazione. Nessuno deve, sotto alcun titolo, essere il salariato e tanto meno il subordinato di alcuno: vi saranno, tra gli esseri u-
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