Quaderni di cultura repubblicana

cialità francese. Si fa luce insomma nitidamente l'ideale di una Europa che sappia rinunciare alla sua perpetua, rovinosa tradizione di guerra! Ma da questo punto di vista anche la soluzione federale e il suo corollario di nazione armata non risolvono tutto: si può ben avere eliminato entro le proprie frontiere le cause oggettive di una politica aggressiva; rimangono pur sempre delle situazioni di fatto al di là della frontiera. Attaccati militarmente, ci si deve difendere militarmente: difendersi spesso significa contrattaccare sul territorio nemico; talvolt:~, può essere, attaccare per primi, prevenendo le mosse degli avversari. Anche se- ma al momento attuale è ancora un sogno -tutti gli Stati di Europa potessero ordinarsi su basi antimilitaristiche, resterebbe pur sempre la logica dei rispettivi interessi da tutelare, il funesto « sacro egoismo » naziOnale; e poi i punti di attrito ai confini, e certe tradizioni secolari di inimicizia più forti di ogni sforzo diplomatico, più forti di ogni logica perché fondate su basi emotive: su questo punto il nostro non si fa illusioni. Dunque è la stessa concezione di nazione, come entità autosufficiente, che entra in crisi. C'è una logica nel federalismo che tende a dilatarlo oltre ogni frontiera nazionale: si direbbe, la logica medesima della ragione. Nello stesso proemio all'Archivio triennale, immediatamente dopo il periodo citato, Cattaneo scrive: « In Europa quattro milioni di giovani vengono divelti dal seno della nazione, e armati e ammaestrati contro le loro patrie. Robusti per età e per salute vivono oziosi delle miserie altrui; divorano quattromila milioni. È il frutto di centomila milioni di patrimonio. Quel giorno che l 'Europa potesse, per consenso repentino, farsi tutta simile alla Svizzera, tutta simile all'America, quel giorno che essa si scrivesse in fronte: Stati Uniti d'Europa, non solo ella si trarrebbe da questa luttuosa necessità delle battaglie, degli incendi e dei 28

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