Quaderni di cultura repubblicana

verrà come a lla Francia rivoluziona ria : • Paziente , perseverante e ringaglia rdita, la vecchia Chiesa soffocò agevolmente la giovane rivale • . Analogamente, sul piano dottrinale, l'errore che Mario rimproverava a l giansenismo è d i essere s tato una dottrina ambigua, che si librava tra la parziale r ibellione a l dogma e l'incapacità di condannarlo radicalmente e d i uscirne: • La ri tra ttazione finale di Scipione de' Ricci non fu codardia, non fu debolezza, non fu sofisma; fu necessità logica di una dottrina equivoca; bisogna scegliere t ra l'autorità e la libertà, tra la ragione e la Chiesa •. Anche qui la tesi di Ma r io appare debole, in primo luogo perché è implicito nel concetto stesso d i e resia che essa tralasci parzialmente, ma non interamente, la concezione dogmatica da cui si allontana, ma da cui pure è scaturita; in secondo luogo, perché vi furono eretici capaci di a ffronta re i più crudeli supplizi, senza bisogno di giungere a lla razionalità pura e conservando anzi una concezione religiosa dogmatica, spesso diversa da quella ortodossa solo per qualche inezia. Come si vede, nella sua a ttività cultura le , Mario, da adulto come da giovanissimo, era sollecita to da urgenze prat iche verso risultat i suggestivi, ma frettolosi. Ciò nonostante, il suo interesse per la cultura era sincero cd in quel periodo di pace si dedicò ad al t ri studi. Cosi scrisse un saggio su Dante, in occasione del sesto centenar io de lla nascita. l vi a nticipò la tesi di Bovio, secondo cui Dante sarebbe stato l'iniziatore dell 'Umanesimo, ed esaltò la r obustezza morale del grande poeta, in polemica con il petrarchismo: • Finché Dante s tette cus tode e ispiratore degli ingegni, non corsero mai tempi totalmente ingloriosi per l' Italia , la quale decadde miseramente e invill ogniqua lvolta, obliato Dante, petrarcheggiò •. Invece, nella filosofia politica di Dante, monistica, accentratrice e cesarea egli vedeva 18

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