Quaderni di cultura repubblicana

I due fidanzati presero parte all'azione cospirativa ge· novese del giugno 1857, dopo il cui fallimento furono incar· cerati e poi espulsi dallo Stato sardo. Mario non aveva avuto fiducia in quel moto; vi aveva partecipato, tuttavia, anche per cambiare il concetto che Mazzini si era fatto di lui, cioè che fos se un letterato poco portato all'azione, scet· tico sul trionfo della libertà e del progresso morale e poli· tico. In realtà, egli era ben pronto alle azioni pericolose e più volte lo dimostrò, anche in seguito; criticò i moti del '57, non per indole pacifica e quietistica, ma per prudente calcolo delle forze e perché riteneva sbagliato colpire lo Stato sabaudo, il quale, agli occhi dell'opinione patriottica, appariva migliore e più rispettabile di tutti gli altri stati italiani. Egli era scettico non sull'esigenza del progresso, ma sulla concezione deterministica della inevitabilità del progresso s tesso; pensava che ogni singola affermazione del progresso e della libertà fosse un frutto di efficaci e medi· tati fatti umani capaci di conseguirla; per questo criticava i moti azzardati. Ma provava ugualmente per Mazzini una grande ammirazione e, all'atto pratico, militava sotto le sue insegne. Nel complesso temperamento di Alberto Mario vi era una curiosa contraddizione tra la influenzabilità da parte di grandi idee e grandi uomini e il reattivo sforzo critico per riacquistare l'autonomia della sua personalità. Si era liberato dal prepotente influsso giobertiano, e ora faticava a sfuggire all'attrazione di Mazzini, ancora più fascinosa. Questa attrazione non soltanto operava direttamente su di lui , ma si faceva sentire attraverso Jessie, la missionaria del mazzinianesimo, che gli comunicava, insieme al suo amo· re di donna, una propensione di fedeltà al maestro. L'alternativa continua di attrazione e reazione di fron· te alla grande personalità di Mazzini, non avvenne solo in Mario ma è riscontrabile in tanti altri patrioti; il caso di 6

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