Quaderni di cultura repubblicana

L'uomo che scrive in questo modo prima di andare incontro alla sconfita e alla morte è più che un uomo, è un martire predestinato, e uomini di questo genere riscattano le nazioni in cui sono nati da ogni debolezza e da ogni colpa. In Carlo Pisacane tuttavia la fermezza nel volere affrontare il sacrificio supremo nell'interesse della patria è qualche cosa di più che una predestinazione, è un olocausto ed ha ragione Hertzen a dire che la vocazione al martirio di lui si svolge in un modo diverso da quello di tutti gli eroi della tradizione classica. Pisacane appartiene alla categoria, non troppo numerosa, di coloro che affrontano il martirio non solo nel fatto, ma nel pensiero, perché sono portatori di luce e di civiltà, come Socrate, che beve la cicuta ma trasmette ai secoli la giovanile purezza del pensiero ellenico, come Giordano Bruno, che muore sul rogo, ma dà inizio al mondo moderno. Non per nulla Carlo Pisacane nella sua Storia d'Italia, cui abbiamo fatto cenno, si sofferma commosso sui suoi grandi predecessori che furono suoi compatrioti, nati nella luminosa terra del Sud, e rievoca i versi infiammati di Giordano Bruno, morto tra le fiamme in Campo de' Fiori , versi che sembrano scritti anche per lui: 38 ch'io cadrò morto a terra ben m'accorgo, ma qual vita pareggia il morir mio?

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