Quaderni di cultura repubblicana

soluzione. Le proposte potevano essere diverse: o credere nella fatalità e concludere quindi che il popolo meridionale non si sarebbe risollevato mai dallo stato di inferiorit à millenario e sarebbe rimas to sempre in servitù; ovvero fidare sul tempo e sulla educazione lenta delle moltitudini che le avrebbe portate finalmente a una piena coscienza dei p ropri diritt i c dei propri doveri; ovvero, alfine. credere nella virtù redentrice della rivoluzione. La prima ipotesi portava al fatalismo e alla disperazione; la seconda sospingeva la liberazione del popolo meridionale all' infinito, ed era poliUca da quietisti, da piccoli borghesi o da incapaci; la terza era la via dell'ardimento. del rischio e della rivoluzione. Questa rivoluzione non era soltanto sommossa, t umulto, sedizione e nemmeno solo violenza: era la dot trina del sacrificio e del dovere, per cui i popoli sorgono per virtù propria attraverso la esperienza del dolore e del sangue: la rivoluzione che compie opera laumat urgica, opera educatrice e redentrice delle moltitudini , la sola per diritto naturale concessa ai popoli oppressi. Era questo il pensiero di Giuseppe Mazzini: Pisacane scelse consapevolmente questa via, anche se essa non poteva condurre se non a l martirio. l TEMPI E L'AMBIENTE IN CUI OPERÒ P ISACANE La rivoluzione meridionale del 1848, spenta nel sangue sulle barricate del 15 maggio a Napoli, cui seguì una reazione feroce e insensata ci dà la misura di quella che sarà la storia del Sud dopo il 1860. È da notare che nel 1848, come nel 1820, la borghesia del Sud, nel ch iedere ed ottenere la Costit uzione, non andava più in là dell'ideale di un regime pa rlamentare. come quello inglese. belga o francese. Nel 1848. nonostante le esperienze passate e la istint iva diffidenza verso i Borboni, non si può dire che la opinione pubblica del Regno di Napoli, che comprendeva il pensiero dei ceti più abbienti. tosse diventata an timonarchica o antidinast ica. 19

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