Quaderni di cultura repubblicana

sterni e della cattedra si diffondesse in Europa e penetrasse in Italia, nel Sud i fuochisti rappresentano l'ala estrema del proletariato rivoluzionario, che, in una inconsapevole ansia di ribellione, si proponevano di distruggere tutto, dando tutto alle fiamme. I Borboni di Napoli dal 1799 in poi, per reggersi sul trono e difendersi, considerata la condizione delle folle contadine e la indigenza dei cafoni, avevano escogitato la strana politica di una alleanza fra la dinastia e i lazzaroni. La feccia della plebe, che non aveva arte né parte, nutrita di elargizioni alimentari (come già la plebe di Roma al tempo di Cesare), costituiva la classe politica su cui si fondavano i re di Napoli nei moment i difficili per opporsi alle altre classi e più al movimento intellettuale napoletano, di sua natura eretico e riformatore. Epperò quello che è caratteristica dolorosa di tutta la storia meridionale è il profondo dissidio intorno a cui essa si svolge : per i pochi i quali pensano e antivcdono il più lontano avvenire, masse inerti vivono, anzi vegetano. nella più crassa ignoranza, che è l'alleata più fedele della tirannia. Cosi fu nel 1799, cosi fu sempre. Molte volte nella storia dell'Italia meridionale il popolo è stato assente o spettatore, quando non è stato strumento cieco della reazione. Melo e Argiro si ribellano contro la dominazione bizantina, ma diventano inconsci battistrada della dominazione normanna. E cosi la nazione meridionale vede passare nei secoli della sua esistenza otto dinastie che la maltrattano e quasi tutte la conquistano col gesso, come Carlo VIII : quelli che profittano di ogni mutamento di regime o di dinastia sono pochi, le classi privilegiate, i nobili, i preti, in ultimo i galantuomini della borghesia arricchita, che prendono il posto dei nobili e dci preti. La Repubblica di Napoli del 1799 è l 'esempio tipico della tragicità della storia meridionale. Il popolo sembra chiuso ad ogni anelito di libertà, ad ogni concezione di giustizia, cioè, a quelle molle potenti che fanno le grandi rivoluzioni e non le jacquéries. La filosofia illuminista del secolo XVIII scorre con occhio critico tutti i problemi più 17

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