Vita fraterna - anno III - n. 12-13 - 30 giu.-15 lug. 1919

VITA FRATEllNA fatto, ,td iì Paiazzo cli Giustizia, già tr<ippo -costoso per essere aibbandonato, 'viene uti,Jizzato còsì com'è, muti:lato alfa nascita ed insufficiente allo scopo. ' · · O-ggi si pone la pietra fondamentale, non d'un edifizio materiaìe., ma d'un tempio cli ben altro genere: oggi s'inizia la costruzione della Giustizia. Badiamo bene che i1 l terreno non sia cadevole, onde non sprofondi. poi tutta fopera. o si riv.e-li insufficiente alfo scopo ! · Il terreno siamo noi. ·occhio alla nostra sol-idità ! Siamo così pregni delfa nostra modernità, che facilmente perdiamo cli vista ciò che n:e-1,Javita esiste cli primordiale, cioè d'eterno. Teatri, uffi.ci, e perfino chiese, sòno così spesso -il-lum.inati a luce elettrica anch cli giorno, che occorre talvolta fire uno sforzo . per ritorna-re al concetto ohe a.Ifa fin fine la luce più importante t: quella del sole. Assomigliamo a que-1 celebre enologo che dopo d'aver per molti anni istruito suo fi,glio neN'arte di fabbrica·re i-1 vino, in punto di morte gli fece una rivelazi,one: « T'annunz-io, figlio mio, che il vino si fa anche con l'uva. » Dico questo per giustifica-re l'apparente banalità delle mie os1::erva.z1on1. Per insegnare bisogna sapere. - Grazie deHa notizia: - Mah! Due giorni fa ebbi tra ma.no i.fcompito d'una bambina di terza elementare, la cui maestra aveva s·critto a correzione d'un errore: inaffrare (per annaffia.re). Piccola cosa? Caso isolato? N-cr,nè l'una cosa, nè l'altra. Per educare occorre possedere un concetto dell'educazione. Ho conosciuto recentem~nte, ,è molto da vicino, una ~adre il clii bambino montava spesso in furia, e lei per correggerlo 1o afforrava per l·e orecchie e gli sbatteva la testa sulla tavola. « Ma siJ gnora, la cura delle :fuTie del suo bambino dev'essere :la pazienza i>ua! ». « Ma io non )10 pazienza; lu-i si deve domina·re ! ». Sic! · E così via. S·e ognuno corr,eggcsse i11 sè i propri difetti, come -si, starebbe bene a,1 mondo! Avevo la cattiva abitudine di dondolare il braccio nel camminare. La mia amica L ..... me in'-avvertì, ma ~on riuscivo a correggermi. Un gi,orno le dissi: « Sai, mi sono accorta che ancbe tu fai la stessa cosa.» «Davvero? Mi correggerò.» Ma sì! Un giorBiblioteca Gino Bianco

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