Vita fraterna - anno III - n. 12-13 - 30 giu.-15 lug. 1919

Anno m. N. J2-J3 - 30 Giugoo-J5 Luglio J9J9 Conto cori•.colla Posta I VITAFRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE -SOMMARIO La crisi ·dei dirigenti - Crisi? - u Il viaggio d'un povero letterato ,, - Il dogma russo - :Educazione polemica - La H suocerina ,, .- Un dovere d'oggi - Libri ricevuti - Le gioie semplici - Ricordi d'ospedale - Come si può aiutare la Rivista? - Fonti bibliografiche per la cultura - A volta di corriere _:_ Gesti e gesta ~ Conversazione - Piccola posta Fiorenza Nig~tingale (paginè sta_ccabilì). ABBONAMENTI Ordinari Italia L. 6. - · Estero L. 7. 5o Sostenitori ,, 11 10. -- ,, , ,, 15. - Gli abbonamenti sono solamente annui. Numero separato L. o.3o -- Arretrato L. o. 60 pei numeri .doppi il prezzo è doppio E&ce il 15 e ,il 3() d'ogni mese. DIREZIONE e ~MMINISTRAZION.E Via Spiga, N. 2!'i, Milano - Tel<tfono·: 81-16, Biblioteca Gino Bianco

Numeri di saggio • Dateci INDIRIZZI per numeri di saggio da mandare a PROBABIU ABBONA.TI di Vita Fraterna. Ha datetieli ht modo efftcnce. Gra,liremo USTE di indirizzi scritte SU UNA FACCIATA. SOLA. DEI, FOGLIO, così da poterli ritagliare e attaccare direttamente sulle f11scette di !-pedizione, sicchè chi li riceve· veda la scrittura conosciuta dell'amico o dell'amica che lo fa mandare. Aggiungete magari da una parte: « Numero di saggio raccomandato da ...• » e il vostro nome. Indicnteci, so credet.,, QUA LE ·numero preferireste fosse , mandato in saggio. Appoggiate poi _personalmente i n·umeri di saggio che fate mandare, 11arla,ndo delht rivi_stà e raccom1u1~ dandola.a quelli a cui la presentate così, e sollecitantlo il loro ·abbonamento. Chi ~icev~. Numeri di sagirio, ma. non intende abbonarsi, ci farà un favore respin ncloli alt' Ammini,drazione (non oeeorre per questo alcuna 1ttfrnnc11tura; basta scrivere sulla fa• scetta dell' ~ndirizzo « RES!'INTO », e impostare). Abbiamo stampato in numero superiore at consueto i ·tre primi fascicoli di questo anno (N. l-2, 3 e 4-5). Li manderemo ben volontier-t come sa,ggio a chi ce ne ,tl1·à richiesta. Li offt'iamo anche a prezzo ridotto a chi ne voglta acquistare più copte di ciascuno pe1· farne propaganda (soM numeri doppi, e ciascuno quindi costerebbe regolarmente 60 centesimi). per 5 copie • . L 2.75 » 10 » . ,. 5. - Biblioteèa Gino Bianco

MMaM- Anno lii. 30 Giugno-15Luglio1919- N. 12-13. VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE J>I STUDIO E DI AZIONE MIIIM. ÌIIIIIIIO erlllllarlt L. 6 AIIIIH. .,, .... aos1t11itere L. 10 La crisi dei dirigenti Attraversiamo unia crisi di smarrimento tanto ,più penosa quanto meno sappiamo uscirne. E' in cutti vivo un senso di stanchezza, un desideriio incomposto di bene, ma stanchreizza e bene si. esauristono neìi1'attesa messianica <lelJ'imprevisto che ci riporti in equilibrio, e ridot1i a1la vita quella continuità ritmica necéssaria a•1suo svclgimento. -La guerra ha distrutto molti valori ·materiali, scompaginati istituti e tradizioni che nella mente dei pigri dovevano essere eterni ma la guerra ha soprattutto disorganizzato il vecchio spirito domtinanto ·che ogg.i si sente incapace a reggere o a sorreggere le esigenze dei popoli. Non bisogna spaventarsi: se tutto muore qualche cosa rimane e vince la morte; qualche cosa che dalle rovine trae nuova vita e che anzi - per sua natura - è sempre in cond"zioni di crearne una nuov.a: lo spirito. II cattolici•smo - non neJ.la sua essenza spiritual,e, m:a nella sua forma'-:- ci ha rescr troppo schiavi dei miracoli, (quasi che lo spirito di Dio si manifesti laddove la volontà degli uomini è as- ~ente) e, a molto tempo di distanza, consideriamo mira.colo persino J.'indipendenza e la ·libertà della Patria dovute a fortunati acci<lenti politici più che a.Jlo sforzo maturo deii suoi cittadini. Per i~ vero non fummo noi a prqvocare un avvenimento storieo di sì grande ,importanza, ma 1a stori,a stessa per quel suo continuo divenire die vince l'inerzia degli uomini e s'impone alla loro staticità. Ora un lilOpQIJoha formato la su,a coscienza quando sappia creare •da sè la sua storia, innestare sU'HevecchiJe le nuove tradizioni, rispondere colle azioni alle forze imman.enti che questa storia porta in sè assommandola nelle sue· manifestazioni di vita poli- . tica 'letteraria od artistica. A che vaLe essere stati un popolo grande se oggi non sappi•amo essere un popolo nuovo? E che cosa è questa pretesa granBiblioteca Gino Bianco

VITA FRATl!.RN .... dezza se non la parte che ogni popolo ha di farsi guida e modello ad altri popoli ·in modo da rappresentare, almeno per un dato tempo, la forma di civi,Jtà più svi'luppata che si conosca? · Siamo oggi noi iita.Jiani da tanto? II. No, certamente. Quel ..tal-e smarrimento che occupa ciascuno di ·noi ne è l'indiice ,più sicuro. Nessuno si domanda più che cosa avverrà domani, ma tutti riconoscono fa necessità di un dotilani. Gli uomirn,i,preposti a'1la direzione del ,popolo sono del popolo stesso: potranno ancor bene; intèrpretare i propri bisogni, non quelli· ·degli altri. La vecchia classe dirigent_e che sopportò per oltre un cinquantennio il peso della nazione senza comprenderla, oggi dichiara fallimento. Ancora una volta la storia si vendirca, ·mettendo fuori corso gJ.i uomini chi~. non sanno mairciare del suo passo, come si vendica dei popoli che non sanno seguirlo. · Ma .se i dirigenti faUirono, il popalo è ancora in piedi : una guerra di quattro anni per i,· quali tutte le resi1stenze vennero messe a dura prova, e tutte le ,prove egli seppe superare, un tpopolo si.mii-enon può naufragare per colpa di pochi. Come seppe trarr-e ieri dal suo seno v.irtù insiperate, saprà trovare oggi neHa sua massa uOlllllihidegni' di diri-gerlo. L'abÌ'to del potere non si eredita come una corooa gentilizia, lo si acqui~ta invece mediante un p:rocesso di autoeducazione •perchè non si può ben .governare senza sapersi prima governare. E il governo di se stesso - d'ice un vecchi-o -filosofo - è cosa ben difficile e rara. Proviamoci a r-icostruire qu:e~ tale spi.rito · nuovo. Siccome sia:mo in materi.a io credo -che una, forse ·la principa'1e mancanza· della vecchia classe dirigente, . fu queJ.la su.a irreHgfosità sostanziaole per cui ogni problema spirituale era messo -garbatamente fuori di circol,az.ione, come se l'o spi.rito fosse estraneo da:! governo di una nazione che di per sè stessa trova origine in quel mistero r-eli,gioso della Storia tanto bene lumeggiato dal Croce. Questa Ìlr.rdi,gios.ùtà,che in fondo a!ltro non era che ·una forma di pigrizia morale, potè per un periodo di .tempo ,avere .Ja-sua fortuna, ma ogigi che la guerra ha esaurito ogni riserva, non v'è ciieco che non veda a quare abisso, persistendo, potrebbe •essa còndurci. Nor dici.amo che c'è « cri,si èli uomini» quando inv·eice doBiblioteca Gino Bianco

VITA rRATERN.4. 199 vr n1mo àire che c'è « crisi di valori 1> ,perchè uom1m nuovi, uommi .giovani• ce ne sono ancora, ma per essi la novità e la gioventù sono in ragione del momento e del tempo e non del'Io spirito. Il qua'.e se vuole essere giovane davvero non può fare a meno <li <lista,cca·rsi da ogni formalismo e~eriore e risa::ire a:1le fonti originarie delle sua essenza. vale a dire alla religi,one· inte~a come_ norma formativa di vita e non come arida manifestazione di vecchie credenze. III. Formarsi, uno spirito nuovo vuol anche diiìet nutri·r-lo di cultura nuova. Fino a che la scuo!a sarà una inuti'le sala di ripeti- .doni dove le formule stan1110a.J posto del ragionamento, e ·le definizioni solleciiteranno la pigri•zia della me.nte, noi otterremo dei buoni e magari bravi burocrati, ma mai, eppoi mai, dei dirigenti. Una sctto'Ìa che SIQrvaa:•I'Ita-lia non 1-'abb.iamo,ne abbiamo ,invece mo:te che servono agli italiani. ·Che meravigl.ia dunque se oggi, che i•l concetto di « patria»· predomina ci sentiamo incapaci di compenetrare .que!ìta Patria di uno· spiriito miovo? n positivismo ha solidificato la scuola: i maestri ~nsegnano, gli scolari àpprendono per divenire a:,;a loro volta maestri. L'uman·ità si stempera i,n questo circolo vizioso s,rnza -che -?a cultura progred.isca di' un :passo. Si è tenuto piìÌ scolari quanto meglio si seguono le orme dei maestri, senza por mente che i·n questo seguire è la mo,rte del no•stro spi,rito. La verità non è qrneHa che riceviamo da a!tri e neHa qua,le possiamo supinamente adagiarci prescindendo da}lo sforzo che agi-i altr.i costò la sua ricerca; è verità queHa a ,cui noi s,tessi arriviamo media:nte lo sforzo del nostro pensiero ;e, che, una· volta ra,ggiunta, è raggiunta davvero per sempr-e. La nostra scuola, quellia che abbiamo attualmente, ,pu•rtrQppo senza speranza· <l~ averne pe,r ora un'altra, è affetta, •per i motivi cui acce'Ilnavo, da un'u~iformlità contagiosa. Si esce un po' tutti collo stesso stampo, anzi maggiore è il numero di questi « stampati» e maggiore è la stima che circonda il maestro. Il qua:le non è pi"ù un ·artista, ma un formatore; non suscita la riceir,ca de'lha verità, ma inietta la presunzione dell'esteriorità .. e via di seguito. ·Oie ,e.lasse di,rig-entè deve darci una simile scuola? E che meravig-lia se l'analfabeta si ribeHa e non vuol essere di-ne.tto? Se preferisce .Ja concione del tribuno, che parla almeno al suo ,cuore, e r.-ifugigela ,l1e~ione,che essendo per sè stessa cosa rtllorta, non ·risponde a;)t,e esigenze del suo spirito? Biblioteca Gino Bianco

280 VITA FRATER1'A 11 problema cle'ìla futura classe dirigente è problema di cultura. viva, operante, suscitatri.ce. Fino a c~e ,la scuola sia retta <laMa lettera del:~ ·leggi o dei r.f,golamenti, più ·ChP. dall'anima dei docènti, procreerà dei servi, non degli uomini. Anche fa scienza ha i suo,i emman; ma acerdq,ti vogliamo che ne escano, non chierichetti. · In caso {liv;e,rso sarà necessario prestar fede a'! ·paradosso di Qt!el pazzo fi.Josofo tedesco che per il bene del'l'umanità si auguraya la soppressione di, tutte le scuole. Giovanni Marchi. Crisi? Un Ministero vecchio se ne va quando il Pàese assolutamente, e per fino il Parlamento, non ne possono più. Un altro Ministero vec,:hio gli succede, non quale il Paese lo richiede e lo necessita, ma quale il Parlamento sa darlo .... Quest'ultimo non è affatto migliore del precedente, - eppure il precedente era tale che l'atttiale non ce io fa 'rimpiangere. E' crisi in quanto la parola significa uno dei carattenst1c1 episodi di quella trista vita pubblica nostra che è frutto ancora del più tristo passato. • Non è ancora la crisi che ci fa pensare al momet1to tipico e decisivo della malattia che si risolve, e che spesso ~ctraverso a un improvvisò mutamento cli condizioni dell'organismo preannuncia la guarigione. No, l'organismo è ancora male, e tutte le manifestazioni menti, scoranti . malato - e come! - del vecchio attuali sono veramente tristi, clepri- , Eppure; sotto queste apparei12e sconfortanti, la crisi s~lutare si prepara e verrà. Verrà quando i .germi di bene che la prova eroica di questi anni ha rivelati e stimolati, saranno giunti a rnaturanza e saranno efficienti; verrà quando la migliore .gioventù d'Italia, quella che ha offerto se stessa nella guerra, e dalla guerra ha ricevuto una così precoce e profonda maturanza intima, e ha ricavato uria chiara •e ardente visione della vita e una decisa forza morale, sarà giunta, attraverso allo studio coscienzioso e all'azione volente, ad avere azione diretta e effettiva in quell'Italia che ha mostrato di amare col sacrificio di sè. Allora finalmente l'Italia sarà. Questo, crediamolo ostinatamente, Amici, Fratelli, anche nelle ore buie che si attraversano una do.po l'altra, e di cui non si vede ancora la fine. Questo, vogliamolo instancabilmente. Questo, prepariamoci a·ssiduamente, generosamente a che sia! Biblioteca Gino Bianco·

VITA FRATÉRNA Panzini: "Il viaggio d'un povero letterato tt Cr) Si legge nel « Giornarle di bordo» di' Soffici: <, - Un viaggiaitonE1partì un giorno -per fare i,1 gi:ro dei1a terra. Stette fuori sette anni, sette mesi e sette giorni durante i quaìi visitò, studiò quanti più paesi e popoli potè. Al suo ritorno un amiico desideroso di partecipar.e della scienza da esso aicquitata g;i clomlanclòmolte informazioni su la bellezza, le stranezze e i va~ii costumi e caratteri delle n~zioni che aveva conosciute. Il vi-aggiator-e aprì con. solennità la bocca e rispose: Tutto iJ, moudo è paese» .• A codiosto viaggiatore vien spontaneo di ripensare •leggendo il « Viaggio d'un povero :letterato ». Non che i· due s'assomiglino. Anzi per .Ja totale opposi1o·ne, Panz.i11i - o i•Jipove,ro letterato che è lo stesso - non ha viaggiato. sette ann-i, sette mesi é setter giorni. E' stato fuori di casa quim:Uci giorni in tutto con un biglietto circolare, cosa d'alri tempi. E nemmeno ha visitato molti paesi e molti popoli. P:erchè a ìui capita spes;o cli perdere il treno per distrazione, o meglio per tmp,pa contemplazione. C'era ·una volta a la stazione di Rimini un povero so:datino reduce da la Libia solo e sconsolato. C'era tutto intorno u.na complicata moltitudine_ di vilr!-eggianti troppo ben v.estit,i per accorgersi d-i uria d·ivisa scolorita. Troppo ·,raffinati. per intui!re -la semplice esasperazione di un umile. Ed ecco Panzini dietro a -Ju,i s~lenzioso, ma devoto. Timido; ma solidale a dirgli c011 gli occhi le parole che gli tremavano in gola. lncirlenti s-iffaui non -turbano di solito il rigoroso itinerario dei commessi viaggiatori Quind-i,ci -giorni dunque e tre o quattro regioni itaihane. Ma le ,pagine del libro son pìù di duecento. X X X Evidentemente son più d'uno a questo 111011.domodi di viaggiare. (r) Il viaggio di un povero lellerato di Alfredo Panr.ini - Fratelli Treves, r,r9 - L. 4· BibliotecaGino Bianco

202 VITA FllATUU,A Cè i·l modo estensivo del primo viaggiatore co11 imponente programma d'i·sole e di, continenti•. E c'è anche -l'a•ltro ,intensivo d'un po-vero !ietterato che dispone di poco tempo· e di pochi denari. Io consiglio senza esitazione il secondo. E 1i,nfatti son proprio codesti viag.gi limitati nel tempo e nello spazio che han dato le informazioni più estese così dei paesi che degli uomini: C'è chi ha scoperto un mondo J1eHa geometria eJ.ementare della .propria came,ra. C'è chi ha suscitato da mi-nima topogra,fia riflessi d'univ,erno. H viaggiatore ,di lungo corso .aveva · torto. Tutto i,I mondo è ,paese- per i ciechi so'l.tanto, chè ai veggenti tutti ii paesi rivelano un mondo. · Panzini verle bene, ossia -profondamente. Facesse- dieci volte la stessa strada,, incontrasse •dieci volte gli stessi uomini avrebbe ogni volta .qualcosa di nuovo da notare e da ra,ccontarci. Ciò fa onore a lui e giova a noi, chè riafferma una varietà confortante degl:i uomini e della na•tura e invoglia a conoscere meg.1-ioquesta e quelJ;i. Ma c'è da imparare anche per ,gli altri . . Per ·le figure della sua -ricchissima gaHeria. Le quali si do- ,,rebbero umilmente contemplare e considerare in quello specchio che dà un insolito nisalto a le lorò fi.sonomie. Quanti -ci si <levon ri.trovare anche ,se il nome e i connotati esterni- non corrispondono! Ma io temo che pochi •leggano i Ebri di Panzini ruppunto per evitare di codeste1 spiacevoli ·coincidenze. Le quaE suscitano s-pesso un orgasmo inopportuno, anche nella desiderabile pace_ dei .più refrattari i. X X X << Il viaggio d'un povero letterato » si ri·connette a la « Lanterna di Diogene>> e a queI più remoto viag.gio ne1lla terra dei Santi e dei Poeti che è il capitolo mi,gliore deJ.le « PiccO'le storie del mondo ,grande» - Ita•Jia allora e ancora Italia. Non 1 le nÒstailgie esoti-che Panzi-ni ! Tra 'le sue righe semibra talvolta d'intravvedere questo savio avvertimento: « è giusto che la si conosca un ,pb' anche noi questa terra deHa qua,le ci di-con -così bene gJ,j stran.ie,ri:». A l'Italia lui vuol bene davv-ero e non al modo dei nazionailisti uffi.ciaH. Così Fesa·lta ne!l:Jia « Lanterna di Diogellle »: « - Questa pi'Ocola ltaliia se ci mettiamo a studiarla secondo la Geografia diventa grande come un continente e ·se ci mettiamo a studiarla secondo la stori.a quest'umi-le Ita'1ia di'Vlemta superba '"'.'comeun imperà» . BibliotecaGino Bianco

V1TA 1'1lAT1R.M'A zo3 Com' egli intenda la storia e •J.ageografia e-e -l'insegna Ja sua inouietudine d'itmarrri.sta errabondo che piange su la soglia di casa 1.e~pa,rdi e sogna ,estatico dinanzi a'l Battistero di Pisa. Ne'' suoi occhi è sempre accesa l'anima a .contemplare e le sue paigine son 1nonde di vani estèti,smi. Leggerle è riviverle con lui, è una gloria :Et un1 tormento. E' sopra tutto una preziosa esperienza. •Chè 'la sua inquietudine faciamente ci si comunica per fa sua stessa s.pontaneità e ci snebbia la vi,sta e ci fa più vigile fo ..pirito. X X X A tùtta prima semb.ra eh' egli si neutra:li:zzi in un caustico nmorLsmo. Che la .coinci'denza o il contrapposto fortuito l'interessi più <lelI'i11tima ditsarmonia o della grottesca fatalità. intrinseca. Ma poi ci si rivela nell':insistenza e ne'Ha coerenza dei ·rilievi, come un'irriducibi-J;e esasperazione. Ri,sa'ltà T'orgasmo d1una sensihi'.'iità scoperta e tormentata. A tnccarlo, ·l'awarénte velluto deHa sua pr,osa, pungé. · E' scettico soltanto per chi non ·sa leggere oltre i·l senso conHnuto delle parnle. -. Ma ci sono possibi'lità verbabi .che sfuggono a lo scr:upolo dei vocabolairi e c'è una sapienza di si-lenzi che supera qua:lsi.a:si magia di parole. E Panzini è fr:Equente di sottintesi e di paJU:Se. Ci addita con emozione una immagine suggestiva, u:n profilo caratteri,stico. Ci avverte ,con amarezza d'una nuova incoerenza, di tm''irriK:l.uciibile:i!i!t1sione. H suo giudizio non è nelle parolie, ma nel'Le vi,brazioni dell'accento. Basta, per chi legge con intelligenza e con amore. Basta sovente ad ina:spire in noi il· suo turbamento o almeno a rem:lerfo più attivo in noi stessi. Chè questo è vero: che Panzini tentenna tailvoJ.ta il ·capo con amaro sorniso quando noi vorremmo da lwi' un gesto dr sdegno, che semibra tal'a:ltra esasperare i suoi dubbi i111 sottili comiplicazioni dialetti-che mentre bastèrebb~ ad eHminarli: una scrolliata vigorosa. Che troppo spesso ripete la vanità di Cet'.te sante ostin:azio111iquas.i se ne volesse fina:lmente disarmare. Ma scettico non lo si .può dire. Di-sgustato sì. Diisgusto. però che non s'accoocia mai ad una definitiva ri-nuncia, che non si ·conchiucte in un giu<li,zio irrevoca-bi'le. AHora saltanto diverl'lebbe scettici:smo. Ha. invece le sue .crisi, ma a,nche le sue belle reaz,ioni. Biblioteca Gino Bianco

204 VITA .PSATUMA C'è in !1t1itroppo fermento d'umanità perchè s1 possa convuncere detla fondamentale miseria degli uomini; Scettici sono soltanto coloro che non hanno mai sofferto, coloro che ancora so110a:l d-i qua deHa vita. Anche se hanno varcate ~lte Alpi, tr,av,eirsati 'mollti oceani e molti deserti. X X X Gli umili sono sempr.e coerenti. C' è in loro un' i1na:lterabHe coi:ncidenza di sentimento e d'azione. Ma Panzini è arrivato a la realtà attraverso le e: Tristia, di Ovidio, il pessimismo di Diogene, la critica di Kant, gli spasimi! energetici" <li Nietzsche. E' _uno s·p,irito complicato. · Per qll!eisto la realtà sembra tailvolta esasperarlo. Allora ec,colo appartarsi, i,so:iarsi a leggere Platone, a meditar-e le sere.na saggezza di Socrate. - Oh il placido rifugio! - sembra esclamare « Meglio ch'io mi decida dunque a vivere cosi. . inélifferentei a J.'irriducibi•le travag:lio del prossimo. Che cosa ne sanno gli altri di codeste quiete risorse? ! » Ed ecco Panzini che fa del'la letteratura, che si compiace degl effetti i1111Previsti.che s·orride1 bonario a la magia delle pardle. L'umorismo s.i diluisce in facezie,· il calore s' rntiepidisce, l'immagi,ne riassorbe i•I suo alone di poesia. · La mor~le si cristalizza in una prisma levigato nel quale vra via ,si riflettono le ombre passeggere colorandosi del1la sua fredda iPridescenzai. Ma, son pause li-evi, e ·lievi novelle ne sono per lo più i do- ' cumenti. ' Uè Socrate era un fihosofo pratico ed aveva molti discepoli. Nè si ,può inte'llderfio senza chiamare gli uomini ad amarlo, a credePgli. L'illusione si dissipa in un nuovo turbamento. Aveva poc'anzi strizzata caustica i,ronia sui falsi profeti che promettono a ,r'u,ma:nità.un Eden di minuti piaceri, con l'accento dt chi più si duole de'Jla sua pace compromessa che dell'altrui pericolo. Ma ·CICCO il suo ,stesso cuor.e reagire con questa calda dichiarazione : « Sappiate che a me il pane nero piace più del bianco, rinuncio al palazzo ed accetto la capanna purchè anche voi accettiate un raggio di questa idealità che è purificatrice e l!iberatrice. Soltanto per essa ·voi vedrete sorgere Ì'l sole dell'avvenire>. E' ri'-idea,listadi Socrate che anticipa il Vangelo di Cristo. Biblioteca Gino Bi~nco

VITA FRATERNA X X X Gli manca la 'perorazione che riassume e intenerisce, l'apostrofe che con-chiude ed esalta. E c'è forse per que.5.to più amarez- . za nella sua fi.losofia. L'ironia sembra taivolta esasperarsi di quell'intang-i,bi,le.compostezza. Vuol! essere m:a ritorsione contro se stessa più che lrespiressione di un disgusto provocato dagli a,ltt'i. Panzini è un po' vittima anche del suo tempo. Ha dedvatr> da esso insieme la potenza analitica e la prerogatìva dell'adattamento.• Per questo ripete a se stesso il nome consolatore dì· Gesù in- · vece di gridare agli uom4ni le parole del Va11;gerocome le gridava Tolstoi. · E' nato e cresciuto borghese. . Ma non -d ."'i rassegna. Lo sforzo di liooraiione s'inasprisce via via per .il_ fervore delle meditazioni. Risalta in ·speciall modo nelPultimo libro che. presagisce la guerra .. X.X X La guerra è stata Ja crisi d' una contraddiiione spirituale. Della stessa contraddizione _che_più o meno acfle8:l:}entaegitava oo' agita tutti no-i stessi. C'è stata una dupff.ice, .fonda.mentale polarizzazione. La crisi ·ha assunte proporzioni giga11tesche. Ma i'l presupposto reale non fo che codesto dissi.dio: tutto i•J J:eSto intervenne come pura contingenza. ll presentimento d-eHaguerra doveva dunque signi:ficai:re qualcosa dj più che una mera chiaFoveggenza politica; Equiva:lèva quasi: :\ riassunoore in se stesso i1 J dissidio fondamentale nel suo val1ore intrinseco e neHa sua tragica fàta-lità. Infatti codesta: intuiizione fu totalmente estranea a fu:fficialità diplomatica. I diplomatici sooo assai spesso invìtati ai banchetti d6 sovrani ed ascoltano molte -lusinghiere promesse quando è '1'ora dei bri.ndisi. . Panzini invece ha osservato una notte su -la tii,va del ,Garda alcuni tttdeschi abbacinati da un faro trkolore. I loro sguardi hanno avuto nel suo spirito una strana rlper- ·cussione. Era il 1913: guerra nei Bakant. Biblioteca Gino Bianco

206 V1T:\ FRATERNA .La notizia (l'una sa11guinosa battagiia sembra agitare, e~- sperarc i·! presentiìnento. - Quattordicimila morti ! Panzini avrà per tutto i,l viaggio l'ossessione dei quattordicimil mo.rti. , Guarda i CHJ1npiHori,di, le placide opere degli agrko1torl,, g-c<it•rd·a~I cielo s r;e1110, ma improvviso ecco balenare i,l fantaS!JU dei morti. ecco la geometria macabra delle. bare contro i'! sole. Guairda re piccole creature inconsapevoli, le mamme fidudosc e in· fondo· al r:uore gli trema un singhiozzo. A viver;ç:,,a-·morke, essi sono chiamati? .. S.i ha a tutta p,rima l'impressione che il penoso fanta9ma sia. ri~hiamato per u.n sapiente -ca.koilo d'effetto. Per un'oppo.rtunità di contrasto. Ma è un'irrivirenza momentanea. Chè anzi si sviluppa da codest?.. ·iin.sistenza un senso più profondo, ·più umano. Pcm è infatti ne.'11mtenola pena quasi passiva d'1.m.contrasto fortùito. H ricorso sponta111eod'una coincidenza sen,timenta:le. E' so-· p,ra tutto una e.risi interiore. Ed è cosl concitatà, cosi profonda che noq valgo,no sH!ogismi a ri-solverla. 'Egli tenterà: <li sottrarsi a l'incubo, si ridurrà a 1 l'anodiino di · una sottile dialettica. Ma inutilmente. L'orgasmo anzi s'inasprisce di. codesti r-eagenfi. 1.,, E' i-l :sentìmento deHa solidar:ietà umana, è l'intima e9senza èristiana che sii ribella a l'opportunismo del qute-to vi,vere: Che ricmama •la vi-siOI1e .iniziale e la sviluppa i.n ·contrapposto agli imrri'èdia:ti aspetti' rli pace e di benesse·r.e, generosi a- l'anilllia d'un'est:àsi pa:cata. · In · codesto dissidio interiore H presentimento è fa 'vera e più atttva reaftà. ·', Ne <leiri;vaC!Uasìlo spavento dell'oblio, l'ansia di adegua,re ·lo spirito ad· una fatailità che è soltanto episodio, ma .che sa,rà tra f)Oèo' catastrofe. · . 'Pre'séntimento so·stanziato di reale chiaroveggenza. Intuizio- ~ .~alenata da Lma contraddizione -lungamente sofferta nella propria ùinanità. X X X · Libro codesto più tormeintato dei precédenti e più umano. •Non tutto uguale certo; ma tutto· d'una sostanziale coerenza. Le pause eh 1ì iono. pecche sono spesso la riprova della sincerità d,el libro. Biblioteca Gino Bianco

VITA l'liT~RNA Sincerità che s'afferma con commovente finezza nelfa rledi<ea. «A Titi, creatura nvia, qtiando· t1, sarai grande e leggerai qNest'1 Pfr gine forse ti verrà desiàerio di me>. Ecco un uomo -che scrive i suoi libri per i figlioli prima che (>er H pub1J1.ico.O almeno ama così ,gli altri come i propri figlio&. Di tali uomini fa nostra letteratura. ben si può conforta-re, X X X Anche in questo viaggio come ;,e• precedenti l'itinerario i spesso interrotto .da suggestivi· richiami biografici. L'attua-lità 1m. pause. di calda nostalgia, incisi di paralleli sapienti, ,parentesi di vivaci raff,ronti. - E' i11 risultato d'una mi\5tica comunione con le cose esteriori E' l' evidieinza d'una continuità di fervore che domina tutte 1e contingenze e tutti i dissidi interiori. E' il progressivo rea'lizzarsi di, una sintesi ideale. Guardiamoci d'•intorno e consideriamo gli altri. Essi · vivorw per lo più .Ja giornata con un rkco e policromo corredo di oochialii. Sono operatori cinematografici di fi1ms a 'lungo metraggia. Panz.ini la vita ce la rende sofferta, X X X N elia prefaziorw è detto: « Mi parve che .in questo libro scritto pnma de11a guerra. !!i contenesse quaolcosa che presentiva la guerra e quaicosa ancbe che meritava di vivere dopo ùa guerra>. · CodélSta diiscreta supposi,zione di merito ha un_-signifka. profontlo. Proprio i1r ess.à è imp1idto il riconoscimento della reaità meraie ,che la guerra ha cotl!Seguita. Ed è la conferma più luminosa _de1l'impor.tanza spirituale dli presentimento. . E' vero. La gLier-ra è tra un. passato ed un avvari'l"e incondliabi,!i . Molte cose che -prima importavano non hanno oggi più senso. J\.fo::ti numi d'allora sono om poveri idoli artificiali. -E' stato un esame inesorabile la guerra. E chi vuol vivere M deve rimettere, voglia o non voglia, al suo giudizio. Soltanto I Biblioteca Gino Bianco

:w8 1'ITA IIIIATDNA reali vafori deH'umaniti <J.evooo sussistere. La retorica delba azioni e delle parole ha subito una definitirva 'condanna.. Ed ecc9 che mi, torna pmpriio ora a la memoria la dichiarazione che Panzini stesso premetteva ad un ahro libro qua1che .anno fa. E allora certo molti d.e' suoi pochi •ldtori avranno riso, poichè al,lora ri,su•scitare Socrate fra tanta concitazione bancaria poteva sembrare un lepido perditempo. « Anche questo Iibro - l'autore dichiarava - è nato per senire Iddio ». « Ii viaggio d'un pov.ero letterato» menita certo che ciò ,pure sia detto su la sua fede di na•scita. E molti che risero allora, oggi non rideranno. giugno 1919. Antonio Greppi. tL DOGMA RUSSO È 'questo - per i russi e per noi, loro amici - : ...4. qua1,unqiie costo il regime degli Tzar sia ·schiacciato per sempre. Dogma per il quale - democratici di qualsiasi cat.egorla, consenzienti o dissenzienti su quanti o quali si '.-oglia punti del prog!amma bolscevico, liberi nel giudizio tielle forme e dei limiti assunti dal regime rlYoluzionarlo - una sola cosa sappiamo, chiara ed estrema come i termini scult~ri .del dramma che si ~volge : siamo ·contro la politica. dell'Intesa nel suo vile appoggio al bandito KolC!tak, gettandoci in solidarietà con la democrazia russa, qualunque nome essa abbia,· in quanto siamo tutti dogma:- ticamente contro la reazione. 1.3-U luglio 1.919. L. Biblioteca Gino Biànco

VITA FRATERNA Educazionepolemica. Chiunque, dmante il trav,ag.liato periodo che intercorse dal giòrno dell'armistizio· ad oggi, abbi_a·seguito con una certa attenzione la stamp-a italiana, vi avrà certamente rilevato; attravers• gli articoli che volevano commentare la situazione, una irrequieta ed affanno"sa scompostezza dell'espressione, una tendenza ad emettere giudizi su persone ed apprezzamenti su fatti, non ponderati con sereno spirito, ma formuiati con spirito partigiano, con la visione delle cose offuscata da una manifesta mala fede o da una valutazione errata per assoluta incompetenza. Vi è stata per un ,certo ,p,eriod-o- in cui, invece di fervidi . consensi, si e'bbero in Itailia (per forza di eventi e per deficienza e piccolezza d'uomini) scissioni che esacerbarono g!i animi - una vera voluttà dell' ingiuria. Il termine voltgare ed offensivo sostitu,iva nelle polemiche l'argomento solido ed efficace da contrappone: agli argomenti de:11a' vversario: ma ,probabilmente l' argomento solido mancava. Se noi difatti esaminiamo le molte polemiche svoltesi in quel modo possiamo ben vedere che la parte della stampa che più con gioia si abbandonava all'invettiva era precisamente qu~Ila he non sapeva ( e 11011 poteva) contrapporr~ ragioni valide e fondate agli avversari e doveva così accontentarsi di supplire con rumorose espressioni e con ragioni palesemente errate alla deficie1ua • di obbiezioni serie e conclusive. . Dobhiamo .però esser· çsatti: non da ima parte sola stava il torto. Furono <pochi i giornali· che pur combattendo le loro ptù belle e violente battaglie sepperò mantenersi sempre ad un Hv.el1di polemica corretto, e nobile. controbattendo gli avversari con la efficacia stringente dell'evidenza dei fatti e della logica, senza lasci.ar·si tocca_re dal,!' esa,sperazione a cui veramente~ sembrayano g·iuntì quegli avversari non più capaci di rispon-dere con argomenti ad arg0menti; con fatti a fatti. Da ambedue le parti effettivamente si eccedette: forse di più dalla parte più debole .. Ad ogni modo H fenomeno si verifrcò e fu un fenomeno doloroso di ineducazioM! riazionai1e che me~tre da una parte.esacerbò ed esasperò gli animi, dall'altra mostrò ll noi stessi diverse cose: dove l'incoscienza e ~ • ·· mancanza di ferie di .alcuni potevano condurre; come una gran. parte delle classi così dette colte e, in genere, del popolo italiane potesse essere influenzabile non <l'alla so-Jidità di un ragionamento, Biblioteca Gino Bianco

-flO 'flTA nATDNA ma dalla sua violenza; come non si pensasse, da coloro che intessevano la propria polemica di vofgarissimi termini e di espr.essioni assolutamente eccessive verso uomini, fatti e Paesi, non si pensasse - dicevamo - che anche ali' Estero i nostri giornali erano letti, le discussioni seguite ·e commentate e come naturalmente tutto ciò non contribuiva certo ad aumentare il concetto di serietà, di educazione politica. di compattezza naziona:e che. nei paesi strani-eri si ha -di noi. · L' -inaspr.i,rsi della ip.cùmica - è vero --:-: è proprio dei mo.menti acuti; di crisi, di assestamento della vita nazionale: a'11Òrail sorgere <li fa[ti nuov:i. gli errori cli coloro che :1011 sanno es~ttamente ,intuire la situazione de'! momento, che non ·vedono fa via d'uscita (~ purtroppo .gli uomini che in Italia furon preposti alla cosa pubblica in .momenti di gravità for,midabile- il recente insegni - non ne ebbero sempre la visione reaile) portano a:d un disorientamento <lelt'opinione pubblica che si riflette nei commenti della stampa, la qtl'ale, invece di aiutar-e a prendere un giusto indirizzo, spesso perde essa pure la possibilità di orientarsi e piega su vie errate, insistendovi anche quando forse riconosce l' errore, e si lan-cia contro uomini e idee opip,uredifende gli uni_e le altre dagli attacchi altrui., t11.a tutto ciò con violenza non proporzionata, con accento catastroaco, a base di .ingiurie, di accuse, di pa,rn.-dossi. Ma· non sono solamente i momenti di àssestamento cau-sa unica di inasprimento di polemiche: vi è anche una causa più profonda dte è data dalla poca serenità nella visione dei fenomeni sociali e nell'apprezzamento delle persone, da -cui derivan:o una instabilità di giudizi da un lato ed un assolutismo nel proprio .giudizio dall'altro lato, assai pericolosi perchè spostano improvvisamente i termini di ,una questione. Non ci . sarebbe bisogno infatti .di ricordàre, per esemp.io di instéllbilità di giudiz!i, come uomini ortati fino a ieri a,Ile iltelle da certa gente da,gli istinti idolatri, siano stati àll' indomani del!a loro caduta, causata da .propri errori _oda un complesso di avvenimenti più forti di I-oro, completamente abbattuti, deprezzati, disconosciuti da quella stessa genté che prima ne era stata il più va.li.do appoggio. Ed assolutismo di giudiz•io era ancora in questa -~ente che, se sentiv.a -criticare i suoi idoli, immediatamente accusava di mala fede e non ammetteva che una sana ·critica o una sana discussione potessero· esser benefiche per la soluzione· d'un problema grave. Naturahru;nte si perdeva di vista l'interesse supremo del Paese e lo sfogo personale suscitato -da rancori più o meno onesti v1 ~i sostituiva. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA Si stabiliscono - quando ciò p.uò tornar vanfaggioso ai propri fini di .polemica - dei confronti - che' sono sovente· degli stolti confronti -,, fra il pensiero di ieri e quello di oggi di qua.lche av-- versario per cavarne una contraddizione da impugnar.e come atto d'accusa: ma questo senza capire - e difatti per alcuni che hanrio già una mentalità cristallizzata ciò non è comprensibile - che vi può essere negli individui un costante progresso.:· il ,pensiero di ieri può essere superato in sèguito ad una coscienziosa elcliborazione interiore' dando lu.ogo ad un pensiero nuovo in cui si rif!ettai1 meglio le necessità dei tempi in cui dobbiam vivere. Ma se questo· avverrà vi· sarà certamente qualcuno, a cui ciò,daià fastidio, che getterà una insinuaziClne -cercando di screditare ero che •può essér fatto con tutta coscienza: glÌ è che di solito chì usa questo livello di polemica, di accusare, di insultare dimostra anche il livello del proprio modo di sentire e fa vedere come possa benissimo ammettere in sè quei sentimenti che -vuol rilevare in alt,r.i..Si potrebh'e opportunamente ancora ripetere; Non ,g.iudicate se non volete essel' giudicati. Non si può certamente essere assolutisti: ma solamente chi ··è veramente degno può aver il diritto di erigersi a giudica,r.e ~ la facoltà di critica deve avere còme presupposti l'onestà, la sincerit~, il disinteress·e personale. Se questi presupposti. vi .sono ,e se vi è la profonda coscienza di esser· nel giusto - e non la· accanita volontà dì npparire ad ogni costo dalla parte deHa ragione anche se si sa di difendere una causa errata -- allora ·1a polemicà si ,porterà da sè ad un livello superiore. . · Oggi siamo ancora lontani da ciò: vi è ancora una grande deficienza di sincerità, vi è la ricerca della .p:0ca·tassatì'vità nelre rìisposte perchè è necessario esprimersi con termini ·vaghj, · nascondere la verità, mostrandosi però pieni di sacro fuoco coWaccumulare una certa serie di contumelie -- in modo che J!edi 1frcio costruito senza fondamenta ,possa alla meglio mantenersi in pie-di. Questo fatto - frutto ancora di mancanza di educazione nazion.ale e civile e di mancanza.di coltura per cui 1e ragioni posit_iv~ non soccorrono ·colla stessa facilità con cui soccorroIJ,o_le ingiµri~ e ;Je insinuazieoni - non si rileva soltanto neile polemiche quotidiane dei giornali, ma anche sovente ne!le .polemiche orali. n,elle assemblee più o meno numerose. Vi ritroviamo allora fa mancanza di disciplina collettiva (prÒprio di que!Ia disciplina che in guerra fu . essenziale e fu osservata e che oggi molti sembrano aver dim~_ntkata ). Sia ne-Ile assemblee num,erose - di cui ablbiamo a Roma Biblioteca Gino Bianco

2I2 VITA FRATERNJ.1 un così· confortante esempio - sia nelle assemblee di numero più limitato, si arriva spesso ad un certo punto in cui la discussione si fa così vivace e violenta che è vano illudersi di riportarYi facilment~ la disciplina. Intendiamoci bene: con questo non s1 ,·uol negare il valore ~ la bellezza della ·v•ivacità della discussione· in c1ii Si ·affinano le idee, in cui il susseguirsi del'.e idee e de.gli argomenti sl rìflette nel -dialogo, da .c,uC la propria convinzione esce rafforzata pel contrasto superato o pel consenso ottenuto e da cui ciascuno può ricavare - caso raro però - ·un diverso modo di vedere e di valutare certi ordini di fatti. Anzi: questa è la discussione sana, profì.èua, s-empre ufile. Ma vogliamo parlare di quelle adunanze - dove sian rappresentate naturalmente tendenze contrarie - in c;_uì comincian.o ad intersecarsi le discussioni, a sovrapporsi gli oratorii mentre· vi' è· una parte che si disinteressa delle questioni ed ua'altra pa, te che fa ostruzionismo e si producono quegli incidenti a base di ingiurie e di accuse e di grida scomposte ·che provocano cont:rorisposte, proteste, tumufti. E'· qui che veramente si rivela l'indisci:plina collettiva di una gran parte della cosiddetta classe dirigente, e dove si rivera come nott ci sia la coscienza di dover raggftrngere uno ·scopo superiore a certe meschine competizroni, è quasf con gioia ,ci si smarrisca in questioni di dettaglio senza iinportanza esseniìale perdendo di: vista il punto di partenza e il punto d'arrivo e abbandonandosi a duelli steri-li degeneranti spesso in incide"nti volgari e sciocchi. Anche in questo campo dobbiamo volere -che si arrivi ad un pit'1 alto liveUa di edllcazione. Le battagli_e polemkhe assumono un. carattere dr grande nobiltà ed hanno veramente il valore di sana espressione ·delle correnti deI1' opi,nìone pubblica quando si combattono con spi'rito lealç, quando non sono ttna gara di scambi di invettiv~ od. un gioco sleale di parole e di argomentazioni astu-· te sotto cui' appare fa malafede; ma sono costituite da un esame profondo e da una confufazione sincera delle idee altrui. E ancora non si deve volere che una discussione di questo genere, i• cuì la critica puèr essere spietata e condotta a fondo, si limiti aa mxa 'PtH"ademolizione, ad un dib11.Uitoa-ccademìco negativo: quesfo potrà: a'Vvenfre se non si partrrà: da un presupposto ben ch)aro, • a.vendo ,cioè di mira un dsultafo nettamente determinato; -potra sU:Ccedere se chi crilica vuor demoiìre per demolire, se·nza sa,pere ca:~a sostituire. Ma quando si aobia sempre davanti l'idea generale per cui si combatte, lo scopo a cui' butto deve tendere, 11.lfora l'analisi potrà: essere profondamente. benefica e costruttiva e risolversi in un'opera che concorrerà' a:d una: si11tesi superrore. Non Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 213 solo: ma se ·ciasouno avendo. di vista un interesse -generale, superiore - e· non particolare· ed egoistico - si ispirerà a quello e cercherà nel chiarire le que·stion:i di trovarvi un punto di ,consenso coll'altra parte - invece di rice-r-care proprio il punto di contrasto - ne verrà avvantaggiato l'-inte_resse gene-raie per· cui ciascuno onestamente combatte. E ne risulterà altresì questo: che in base ad un primò accordò su di un comune punto di consenso, potrà facilmente esser raggiunto un più completo consenso su altri punti d'un problema, per cui potrà venirne in futuro una feconda co.llabo-razione. Non si deve mai dimenticare che le polemiche sono svolte dl fronte ad u,na folla che da esse attende luce e che a swa volta giudica. Ma che luce volete che porti una polemica in cui da una: parte_ si dican_o de:le cose - e non delle sole- parçle - e si citino dei fatti, mentre dall'altra pa·rte si risponda portando accuse di .malafede, travisando ed esagerando altri fatti, dando insomma una sensazione opposta, da:yanti a cui la massa che vorrebbe avere un'opinione precisa - e non ha ,che i giornali per formarsela - rimane dubitosa e disorient_ata? E il giudizio, poi, dei più, sarà di grande ·sfiducia verso tutti e verso tutto, verso gli uomini che dovrebbero dirigere e non sanno dirigere, verso coloro che d-isc·utono e non fanno che chiacchierare, verso il Paese che non ha ancora saputo trovare degli uomini· migliori, verso gl-i Istituti vi..;. genti che non sanno rispondere alle necessità dell'ora. Sa:raimo quindi il disgusto e il dubbio che rimarranno· invece di una fede più forte, appunto perchè. più provata: e nòn ne verrà a ciascuno un più- chiaro ind-irizzo di vita, una visione più lucida della situazione: ne verrà, come si è detto, una visione confusa ed errata, Chi nei mesi scorsi parlava con persone di una media cultura (èd ··oggi del resto questo si ripete) della situazione pubblica poteva sentire giudizi, errati, giusti o contraddittori che fossero, nei quali però si riusciva ben di rado a ·scorgere un principio· fondamentale di giudizio. Era l'effetto del disorientamento di certa parte della stampa, su cui oggi l'altra parte che aveva visto più lontano, ma che allora era vituperata· ed infamata, potrebbe facilmentei ,far sentire la pro.pria vittoria se non sentisse che così facendo sceri-. derebbe forse ad una polemiça sterile in cui si servirebbero interessi meschini e non g:i alti int"eressi nazionali di cui vuole· esse·re - e sente di essere veramente - la più •gelosa custode. Ma oltre al giudizio che nel Paese si forma di questo modo odioso di polemica, v'è un altro giudizio a cu-i non meno si deve tenere: è quello delle altre Nazioni. Biblioteca Gino Bianco

214 VITA PllATUUl"A Purtroppo in quest'ultimo peripdo molte cose hanno contriibuito a •diminui,re il conto in cui !'_Italia è tenuta dagli altri Stati: anzitutto il modo con cui la prima sciagurata nostra Delegazione ·rappresentò il nostro Pa'e,se alla Conferenza; e poi la stampa la quale, seg1uendo ta!ora anche la sconsigliata parola d'ordine di un capo di Governo, si slanciava contro gli Alleati con termini di una violenza tale da rivelare la comp:eta incoscienza di coloro che guidavano l'Italia e di coloro che dovevano guidare la pubblica opinione. Ma oltre a questa incoscienza gli stranieri devono aver avuto ben poco buona impressione della nostra educazione politica seguiendo i nostri giornali non solo negli àttachi virulenti .v,erso di essi (con cui si ricambiava •con parole eccessive un l9·ro modo d'agire di cui la colpa ricade anche sulla nost,ra delegazione) ma anche in tutt~ quelle discussioni di cui si è parlato. E ciò è molto doloroso perchè ha .fatto molto male all'Italia. Male, ·dunque, all'interno e all'esterno: non c'è da nascondercelo: c'è anzi da tenerlo ;Presente per concorrere per quanto sta in noi, a porvi rimedio nell'avvenire. , E non abbiamo bisogno di i°spirai:_cia modelli stranieri di cor- ,rettezza polemica, anche se l'Inghilterra dimostra ancora una volta il ,grado di educazione nazionale, a cui la tradizione di secoli l'ha portata, nel modo rjgorosamente obbiettivo, impersonale, corretto èon cui si dicutono sulle colonne dei giornali e nelle sue ,assemblee le principali questioni. Anche noi - nazione più giovane e · popolo più irrequieto - abbiamo già gli elementi buoni per cui si potrà sviluppare (sebbene la più recente esperienza po- .trepbe far restare dubbiosi) quell'educazione polemica di cui manchiamo e che infine è frutto. di educazione nazionale. Dei ,gio,rnali che abbiano sempre mantenuto un tono veramente aristocratico di polemica e in cui si miri alla ricerca della verità (esempio tipico il Corriere della Sera), - di assemblee in. cui ci sia un·a d!isci.plina e in cui non si facciano solo delle chiacchiere - ciascuno di noi ne conosce. Gli uni e le altre ci dànno affidamento per l'avvenire. E appunto l'educazione del carattere naziÒnale anche a questo dev-e tendere: a far sì che possiamo arrivare a che una polemica non riveli odio e livore, non si risolva in vuote logomachie senza scopo, ma rappresenti ricerca di buoni consensi, lotta leale di idee e di coscienze, buona battaglia per un'idea che si cr,ede giusta. . Giustino Arpesani. Biblioteca Gino Bianco

V1TA PLtTUJfA 315 La " suocerina ,, Fu Papà che trovò qu•el soprannome per la sua bambina. Ecco c-0me andò la cosa. Un giorno la Mamma mandò al Parco i figliuoli con la donna di servizio e le disse: « Stai a'.:tenta, Irene, perchè bisogna tornare a casa uri po' prima de'. solito. Dopo le sei, verrà il medico a vaccina;re Giulio ». Benchè quella .raccomandazione non fosse specialmente indirizzata a lei_ la Giuseppina ne fece tesero. Ta'mcnte che., di ritorno, l'Irene disse alla Mamma: « No·n, sa-rehbe stato possibile c'he io mi dimer:t:-cassi· di 1,oenire a casa prima! Ogni momento la Giuseppina mi diceva: « Ricordati_. Irene, che bisogna ritornare a casa presto. per far macinare G:uliu! ». · Papà, info.rma'.o del fatto, asserì che :a Giuseppina aveva del'.e tendenze da ,su,ocera - e il soprannome restò. Una suocera benigna, però: benchè un poco · soffocante nella sua ,passione di tute:are il prossimo. E siccome il suo prossimo p:ù im:n:ediato e_sottomesso è per ora il fratelJ:no, è sopra di lui che la sua missione si esercita iu modo speciale. Ma la Giuseppina adora Gil\.1Eo e 1~011 potrebbe vivere senza di lui. Quando. è ven·uto a. mondo, essa stava per compire i due anni. Lo vide per la prima volta il giorno del battesimo e ne fu entusiasta. Ma rimase così poco accanto a 1-ui e aHa Mamn~a! AJ:ora e' era ancora la sua cara Nonnina e .Ja Giuseppina, ' poche ore dopo aver riac-corrrpagna'.:o daJ,a ohiesa il suo Zu.lio diventato cristiano, ritornò in campagna dia lei! per l1as:ciar r-iposare lr1.Mamma. Rivenne poi più tardi; -e ia Mamma ron può ripensare a q(1el giorno senza un brivido! Oh come tutte !e più ·piccoìe vicende lè sono rimaste impresse_. insieme al più grande, al primo terrore mora:-e, provato dì fronte alla sua bambina! La Giuseppina a-rrivò a mezzo giorno, proprio mentre fa Marnma0 allattava il piccino. Ora bisogna sapèrè che Giulio era così lungo, così pacifico nel prendere la. sua pappa! Si può dire che la bimba, men.tre fac-~va colaz'one, non tece che vedere il f.ratel:ino in grembo alla Mamma. Poi. tut'i t' ·due do·rmirono. E quando la Giuseppin'à si svegliò, eoco da cal))o Giulio su!J.e ginocch:a materne succhiar,e beatamen~e. Come fu scontrosa la piccina in quel pomeriggio! Non voleva neanche lasciarsi ab.bracciare dal'.a. sua Mamma. A un tralto e,clamò, mettendosi a piangere:·« Voglio tornare a, casa m·a ! ». • II cuore della mamma, fu trafitto. O,e a bimba :nrncasse la Biblioteca Gino Bianco

!816 VJT .... FRATERNA aasa del:a Nonna dove es,1a sola ·era regina? - Che si trovasse malie, sempre con que1L'ostaco'.o tra DaMtat11!IT'Ja e se steoisa? - Quando, alìa sera, essa si avvide -che la fronte della sua fig!iuola scottava e dove'.te chiamare il med:co, - e il medico dichiarò che si, trattava di reumatica e mal di gola, essa sentì il bisogno di ringraziare i,! Signore. - Oh, meg:io una malattia anchè in•:iuietante piuttosto che il germe di un sentimen'.o così aspro e torturante come la ge:osia ! - · _ Ma, per fortuna, ,la gelosia non fu conosciuta dalla piccina neppure di nome. Quando fu guarita_ essa it'lcominc:ò a circondare il fra~ellino di cure e di ca:rezze e anche a proi-ettare innocentemente sop.ra •di lui l'ombra. del'.a ,propria superiorità. Un giorno Papà disse: « Sai, Giuseppina, domani è do111er1ica. io sono :ibero e andremo insieme a passeggio. Papà, mamma e G:useppina ! ». . La bamlbina rima:s-e un momen•o a rieettere su que.la gra.nc!e gioia, poi escì, tutta d' un fiato, nel ragionamento più lungo della sua vita. « Giulio no, non può venire! E' troppo picco.lo, vedi, non ha pie<li! ». · Ma ben presto i p:edini di Giulio incominciarono a spuntare dai p.annolini,, e bisognò rivestirli di calzerotti di lana. ;perchè potessero agitarsi in .libertà. A:llora la Giuseppina ,entrò in un miovo o-rdi11edi idee a suo riguar-do. E avendo avuto proprio in quei g:orni un paio di s-carpet'e nuove - pensate, le prime scarpette alte e abbottonate! <lis·,e a suo Padre: « Papà, dì a un uomo bra.v·o cli portare un paio di scarpette per Gin'.io, così lui cammina!». , Il te:mpo passa così presto, che venne anche il giorno in cui il signor Giulio fece i suoi p,r.im: passi: già so·Edo sulle sue gam~ bette così grosse da sembrare co'.onne, ben pÌ'an~ato su due piedi prosperosi, che av·evano fatto •ridere pap,à fin dal giorno della sua nascita! E <la allora. la G:useppina e!)be un compagno inseparabile. che tiranneggiò più o meno amabi'.mente e r:colmò d.i favori: e tenerezze. Non c'era pericolo che el~à entras•,e in possesso di qua~che · cosa, s:pecialmente s·e era · una cosa da mangiare, senza che domar.dasse immedia'a'nrente: « E per G:ulio? ». E quando la mattina, andando a far la spesa con l'Irene, le capitava di ricevere ì,n <lono qua:che carame!la. la riponeva accuratamente nella sua tasca, per godersela a casa, ins:eme al fra•eJ'.ino. E un giorno che qualcuno ~-e·regalò un grosso confetto, uno so!o, essa lo prese, lo considerò e disse gravemente:. « Al 1ora faremo metà per uno!». Dacchè Giu:io ·parla. e dimostra la sua intelligenza e una voloutà tenace. quale si ad<lice ad un futuro uomo, la Giuseppina, che non è meno fornita di lui di quella preziosa e pericolosa qualità. Biblioteca Gino Bianco

217 ·i trova s,pe.sso ndla triste circostanza di attacca-re baruffa. Talora. grida ind:avola~e arrivano fino al!' orecchio de;la Mamma _che, se appena può, evita di intervenire, lasciando ai due contendenti la. libertà ..... di picchiarsi e di riconciliarsi spontaneamente. Ma qualche vo-:ta la sua autorità è necessar:a per evitare che le vie di fatto vadano troppo oltre: '.a Giusepp:na sembra più agile e p_repotente, ma 'l'altro ha due mani non meno poderose del:e estremiità inferiori, e c'è da temere che lascino qualche segno. Però, grazie a Dio, il temporale dura poco. E la Mamma non può a meno di so·rridcre vedendo i suo•i b-amb:·ni abbracciarsi e accarezzarsi con seri,età compnnta, come per adempire un rito necessario al ritorno di un accorcio completo. * * * .« Mamma; voglio dirti una co'Sa », ·dice qualche volta la G:useppina, ia sera, quando ha posato .Ja testina riciciuta sul guancia e e ha ricevuto le u:time carezze e ha reci'::ato !a sua breve pr ~ ·ghiera. E quarido, sente il •viso de:;a Mamma vicino vicino al suo. le c•)nfoda: « Voglio es·sere buona, domani, voglio essere b tua consolazione ». La Mamma si sente intenerire. benchè abbi.a poca fiduc:a in que la promessa. Tutto è co•sì fallace, ahimè, guaggiù ! - Ma aj)- profitta di que:Ie buone <l.isposiz'oni per cavarne immediatarrentc qualche fru•to: « Al!ora incon1;ncia a far la brava adesso: con parlare, chiudi i tuoi occhi, -e dormi tranquilla, Vedrai che l'angelo ti V'errà vicino». Subi~o dall'altro lettino, una vocina flebile si leva: « Anca io -sono bravo. Anche da me viene l'angelo perchè io non parlo». E fOSÌ la Mamma dOP-Oaver:i ancora ab'bracciati_ (~fammi tm bene tremendo», dice Giulio) se ne va co-1 cuore co-mm;osso da quel~a do'.ce e tenera innocenza affidata a:Je sue cure, Sarà ·essa c;:cpace di educare -quelle pure anime per Dio e per la vita? E ripensa, e ricorda tutte le manifestazioni, tutte le tendenze intraviste, tu' ti i moti s1piaf trepidando - e confida a Di-o la sua grande sper.anza: « In ogni modo non saranno esseri passivi ..., i. Poichè :e f,emb-ra che g:à fin dall' alba del:a loro esistenza, i suo: baml ini s-iano dotati di qualità vive, Avranno da lo~tare, dovr.anno soffrire e dominar-si·; ma la stoffa c'è. Specia:men-e pensando .a'.1aGiuseppina, le sembra qualche volta che il « Divino Mtista » si sia compiaciuto di gettare nel ptccoto giardino chiuso de:la sua anima, a piene mani e alla rinfusa fi-ori magnifici e erbaccie dannose. C'è di tutto là den"':ro ! - Ma la M:1.mma.veglierà, soffr:rà_ pregherà; e Dio -non permetterà mai che la gram:gna soffochi i fiori nel loro nascere. Essa si rifugia sopra tutto nel gran cuore de;a sua piccina: po1chè. essa ha un cuore largo e generosamente aperto, e la stessa violenta rib.e11ione che Biblioteca Gino Bianco

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