Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

(Un silenzio). CARLO: Signora I Vi sentite male? (le si accosta, fa per sostenerla). ADRIANA (respingendolo con un mezzo gesto, torna verso la sedia). CARLO:State poco bene? Un capogiro? ADRIANA (siede; un silenzio): Mi è sembrato ... çARLO: Che cosa? ADRIANA: Una sciocchezza. (come stupefatta): Mi sono vergognata, Lusta. Mi ,ono vista nello specchio (con un pallido sorriso) dei « biscotti al cioccolato • e mi sono ... vergognata, mi sono fatta un po' compassione. CARLO (che non capisce troppo): Vergognata? Non c'era mica n·essuno. ADRIANA (un po' angosciata): Lusia. lo non sono ciò che vi ho detto. Vi ho detto tante bugie. CARLO: Bugie? Ma anch'io; signora. · ADRIANA: Andiamo via di qui, subilo. CARLO: Si dice sempre qualche bugia, la prima volta Che si parla a C}ualcuno: così, per abbellire. Anche io: non sono mai stato in India, signora. Sono ... vicesottoarchivista ... ADRIANA (d'un tratto): Lusta, sapete Che io ho un figliolo, un ragazzo, presso a poco come voi? Vi somiglia un po'. CARw: Un ... Accidenti. Davvero? Non importa, signora. ADRIANA:Ho anche una ragazza. Si chiama Lia. E poi un marito, affezionato. (con un pallido sorriso): Ma il ragazzo è il preferito. Non vuole che io metta dei begli abiti, ha paura che mi si guardi. CARLO:Capisco. ADRIANA(co,1 reale angoscia): Ebbene, poco fa, ali' improvviso .... - forse è stato sentendo quelle voci di là ... - mi sono immaginata che i miei ragazzi potessero essere lì, ~uHa porta, a guardarmi. .. CARLO: Un'immaginazione! ADRIANA:Lusrn, ho sentito fermarmisi il cuore. E poi ... CARLO:E poi ? ADRIANA (abbassando un po' la voce): Mi sono vista anche io, nello specchio: ballare come una povera pazza: rossa in faccia; alla Riva delle Ninfe. CARLO: Ma noi non facciamo niente di male ! (timidoJ quasi' affettuoso, imbrogliandosi alquanto): ho capito benissimo che voi. .. (timidaniente) siete una creatura delicata ... che forse ha un piccolo dispiacere. Anche io. Avevo un dispiacere, oggi: avrei voluto avere qualcuno per raccontarglielo, una sorella; siete venuta voi, è stato lo stesso. Mi vergognerei, io sì, se voi doveste sospettare in me la più lontana intenzione ... di fare come ceni, che appena vedono una donna, eccoli subito ... Vi farò ridere; ma io ... sono un ragazzo ... onorato, ho le mie idee. ADRIANA (che nel frattempo si è alzata, un po' agitata): Lusta, se sapeste come sono triste. Cosi, d'un tratto. Se penso che i miei possano sapere che io sono stata ... di nascosto ... qui, con uno sconosciuto ... Morirei di vergogna. CARLO: Ma perchè? Non c'è stata ombra di male ! ADRIANA:Non oserei più guardarli, Lusta. Vuol dire che una piccola ombra di male c'è stata. Non in voi; voi siete un r~gauo, come Roberto. Proprio per questo vi parlo, così, come non ho mai parlato a nessuno, sapete? Perchè bisogna bene confidarsi a qualcuno, quando... (dJun tratto, imprevedutamente, mezzo ridendo, mezzo piangendo) quando ci si sente un po' sole, un po' abbandonate, quando non si sa che fare, quando si è sciocche, pa1..ze, e nessuno se n'accorge; quando ci si sente riempire da uno stupido scoramento, da una disperazione, Lusta; quando si ha quasi voglia di piangere ... CARLO (tm po' spaven(ato): Signora. Signora! ADRIANA (cercando di sorridere, con gli occhi umidi): Sì, Lusta, perchè non dirlo? C'era, davvero, un po' di sciocca disperazione nella signora che mezz'ora fa, su una panchina, sorrideva, senza sapere esattamente dove avrebbe potuto andare, che cosa avrebbe potuto fare di sè ... per tutto il pomeriggio ... e forse per tutta la vita ... CARLO (con voce nuova): Non è vero, quello che mi avete detto: che qualcuno vi ama ... ADRIANA:Scherzavo, non so che m'era prelìo. CARLO: ... non è vero che qualcuno vi tiranneggia, non è vero che vi mette dei biglietti nelle tasche ... ADRIANA:Andiamo, Lusta, non vedo l'ora di essere a casa. (bisbigliando): Ho promesso ai miei ragazzi di far la torta di manFondazione Ruffilli - Forlì , d0rle, stasera. I miei mi vogliono bene, sapete? CARLO: Non è vero. Nessuno vi domanderà dove siete stata, quando vi rivedl'anno. ADRIANA(un po' tremula): Sapete che la mia Lia, da piccina, se appena uscivo dalla stanza senza di lei, si scioglieva in singhiozzi? Aveva paura che volessi abbandonarla t Mi era così attaccata. Ero sposa giovane, allora ... CARLOM: a ora non vi vogliono più bene. ADRIANA:E' che hanno tante cose da fare. Anche il mio Roberto, ha la sua laurea ... CARLO: Vi lasciano sola. Vi fanno soffrire. ADRIANA:Ma no, ma no l E' la vita. Bisogna rendersi conto ... Debbo essere così noiosa, sempre a dire: • Tornate presto l Non [ate tardi. Non andate lontano •. CARLO: Ma essi non stanno a sentirvi, e se ne vanno. Essi non sentono più la vostra voce: i loro occhi non vi guardano più. Sola. Che cosa orribile, ingiusta ! Povera signora Adriana. ADRIANA (un po' vinta, china la testa, con un leggero tremito nella voce): Sono io, forse, che non so più rendermi utile ... I ragazzi sono cresciuti ... gli a_nni sono pa~sati; così presto. (bisbi• gliando): Non so più che fare, ecco tutto (bisbigliando con un po' di riso e molta• disperazione): Forse sono venuta qui perchè sono anche io ... una di quelle signore, di cui ho riso tante volte ... non più tanto giovani... che a un dato momento si but· tano giù... leggerezze... dei cappellini vistosi... sono sole. Ho fatto male a riderne, Lusta. Ho fatto male. (D'un tratto da una terrazza vicina viene un grido e subito dopo uno scoj,pio di risa: varie persone ridono a più non posso). SCENA QUARTA ADRIANA(un pò turbata, a Carlo): Che e' è? LA CAM~RIERA (PassandoJ con incli'.fferenza): Una ragazza. (Altrn scoppio di risa nella terrazza vicina). ADRIANA:Ma che fa ? LA CAMERI.ERA (mollo abituata a questi episodi): Un pò di chiasso, signora. Le h0a fatto male il liquore. CARLO (è salilo un attimo, in equilibrio molto instabile, su. un pilastrino, ha dato un'occhiata oltre la spalliera verde} è sailalo giù subito). ADRIANA (alla cameriera, con dolore): Ubriaca? LA CAMERIERA(c. s. allontanandosi): Discretamente. (resta nel fondo} intenta a riordinare i tavoli). ADRLANA(a Carlo): E che le fanno? CARLO (senza dare importanza): La prendono un pò in giro. ADRIANA (alzandosi): Che cattiveria, che brutalità. Andiamo via subito, Lusta. Una ragazza giovane? CARLO: Anche carina. (chiamando la cameriera} che non se ne dà per intesa): Cameriera I ADRIANA:Non c'è qualcuno con lei? CARLO: Certo: un giovane amico ... che non ha alcun ascendente.- (superiore): Troppo ragazzo. Lei lo bagna col seltz ... e lo minaccia con )a carabina a sughero. ADRIANA:E la gente? CARLO (indicando, mentre si ,·iodono risa): Ride. ADRIANA:Che vili! Una ragazza giovane ... Penso alla mia figliola. Andiamo, Lusta. Andiamo. CARLO (agitato): non domanderei di meglio, signora. E' per via, del resto. Sono cinquanta. (inferocito): Cameriera 1 LA CAJ\'IERIERA (tranquilla): Chiamato? CARt.p: Attendo il resto. LA CAMERIERAC: he resto? CARLO (costernato): Come che resto? Il mio! Cinquanta lire! LA CAMERIERA (spazientita, superiore, dilegua,ulosi): Ma sì. ma sì, non abbiate paura. CARLO (indignato): • Non abbiate paura • ! (Dalla terrazza vicina vengono dei colpi sordi). ADRIANA (sempre j>iù turbatq.J indicando): Ma che succede, insomma.? CARLO (indicando): Seggiole. Sbattute energicamente a terra. Non capisco a che scopo. (sj,iegando): Si rompono, si ~collano. ADRIANA:Sapete che tremo tutta ? CARLO (scherzoso): Le aggiusteranno, signora. AnRIANA:Si leggono sui giornali dei fatti talmente orribili ... (Rumore di cristalli e poi dì stoviglie rotte). 27

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