Via Consolare - anno II - n. 5 - maggio 1941

O.RAZ I O vate Orazio, vate e poeta, è il più genuino esponente di quella poesia lirica fatta di suoni armoniosi, di dolci sentimenti, di soavi bellezze, che egli aveva attinto nel1' ispirazione ai grandi lirici greci quali Alceo, Saffo, Simonide, B,acchilide e soprattutto Pindaro. Animo aperto alle più alte idealità della vita, egli si ispirava ad un concetto filosofico fra l'epicureo e lo stoico, nel quale sempre viva ed immanente affiorava· la consapevolezza deUe esigenze e delle finalità pratiche della vita. La fioritura lirica sorse nel suo spirito da un bisogno prepotente di vita nuova, da un profondo anelito ideale. Con essa creò un genere di poesia, che rimane luce e fiamma di un lirismo nU(?VO. Di ciò egli ebbe piena coscienza. Comprese di avere fatto qualcosa di .ammirevole iniettando nella poesia latina il ritmo, l'armonia, la squisitezza sentimentale di quella greca. Ed un orgoglio smisurato ma legittimo traspare nella sua ode "exegi monumentum aere perennius ,,. ·La lode e la derisione, la rampogna e la glorificazione, le armonie dei paesaggi, il fascino della solitudine, i piaceri dei conviti, tutta la sua vita ricca di metamorfosi sono tradotti con ricchezza meravigliosa di immagini, con ricreazione viva e fresca nelle sue composizioni liriche. È il poeta della vita, l' interprete sereno e preciso del poema delle cose. La critica iconoclastica dei profani credette di potere in lui disgiungere la personalità letteraria da quella dell'uomo, definito di costumi non chiari, sordo alle supreme armonie dello spirito, cinico e scettico, amante solo del piacere, privo completamente di qualsiasi aspirazione verso le più alte idealità. Niente di più sbagliato. Spesso ed in particolare nell'epistola " Gentium ,, si mostra scontento di sè e ciò ,significa che è sulla via di redenzione, che in lui è costantemente presente il pensiero dell' elevazione spirituale. In altre epistole esalta la saggezza, afferma che bisogna fuggire i piaceri e le cupidigie del mondo, insorge contro le miserie e i peccati dell' umanità, riconosce infine il bisogno di una fede religiosa e forse l'anelito cristiano scosse la sua anima fra una luce di tramonto e di aurora, Sia nelle satire che nelle odi la rappresentazione dei personaggi e le luci dei quadri acquistano una ineguagliabile efficacia. Lo stile è sempre sublime, conciso, profondo ; e sorge da una psicologia acuta e penetrante. Le odi contengono la lirica civile e patriottica. In essa c'è la chiaroveggente anticipazione dello spirito moderno. Pur attingendo ai testi greci di Alceo, Pindaro e degli altri lirici più grandi egli conserva sempre una impronta originale e caratteristica. F~mdazioseRuffilli- Forlì della romanità di 13-tcuw. 17tMO.tti La sua è lirica palpitante di vita vissuta; mai lo stile div.,nta palestra astratta di esercitazioni. accademiche. La lirica patriottica assume nel poeta di Venosa forme di toccante e sublime amore. Allora ·orazio diviene il vate dell'Impero, interpretando e sospingendo le grandi idealità di un popolo, destinato ad agitare nel mondo la fiaccola inestinguibile della propria civiltà. Nel Carme Secolare egli sembra raccogliere lo spirito millenario della stirpe, che si infutura perennemente nei secoli. CARME SECOLARE (TRADUZIONE) O Febo, o Diana, de l~ selve dea, del ciel decoro, "enerandi sempre, e "enerati, i nostri vo,ti udite nel tempo sacro, Che i sibillini carmi stabilirono, di "ergin scelte e giovinetti casti, ai canti per gli Dei, cui furon cari i sette colli. Almo sole, che col lucente carro dischiudi il giorno e il celi sempre novo, pur lo stesso, di Roma non mirar cosa maggiore. O Ilizia, che i parti già maturi a tempo tu disnodi, deh le madri proteggi, sia Lucina o Genitale chiamarti aggrada. Diva, la prole alleva, conserva anco i decreti dei Padri sulle spose e i mariti, che figli ci dara,1 nuovi e fiorenti. Onde il giro del secolo compiuto riporti i canti e gli affollati ludi per tre bei giorni ed altrettante chiare festive notti. E voi, Parche, del fato, che stabile governa, ogno·r veraci annunziatrici, ai già trascorsi apprestate felici fati migliori. Il suol, di messi fertili e d' armenti, Cerere cinga delle bionde spighe, nutrano i frutti l' acque e le salubri aure di Giove.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==