Via Consolare - anno I - n. 4 - marzo 1940

A margine della Carta della Scuola Avere la sufficienza Notavo in un mio recente articolo (mi si perdoni l'autocitazione: faccio per non ripetere cose già dette) (1) come il concetto della sufficienza scolastica si è venuto facendo quanto più praticamente importante, altrettanto più elastico : con conseguenze, per la cultura scolastica, facilmente valutabili. Ora si noti come il nuovo ordinamento scolastico in via di elaborazione tende ad aumentare, non a diminuire, I' importanza pratica di questo concetto. Tale è infatti la conseguenza dei due nuovi esami interni che scaturiranno dal nuovo ordinamento : quello di maturità e queJJo di licenza della scuola media inferiore unica. Io non voglio far la .questione della serietà di questi nuovi esami, questione che in nessun modo tocca a me di fare : ma voglio notare come la caratteristica di qualsiasi esame interno sia di tendere a confermare i risultati dati dalla scolaresca durante il periodo di studio che l'esame conclude. Sarà proprio essa, anzi, la massima prova della se1iet11dell'insegnamento e dell'esame, che il così detto pubblico attende ; ma appunto questo fatto testimonia l'aumentata importanza del concetto e del criterio della sufficienza della preparazione di un alunno. Si noti anzi il cammino fatto da questo concetto: nella vecchia scuola raggiungere la sufficenza significava aver conquistato quel tanto di preparazione necessario per proseguire negli studi; ma con l'andar del tempo, e per ragioni che sarebbe ora troppo lungo esporre e discutere, questo criterio della sufficienza si è spostato dal contenuto al con- (l) «Rivoluzione>, mano 1940. 20 FondazioneRuffilli- Forlì tenente, dalla preparazione all'attitudine, dalla cultura all'alunno. Ora, il legislatore ha sempre creduto di chiarire il proprio concetto di sufficienza disegnando i limiti programmatici della cultura scolastica ; ma invece non ha mai abbordato chiaramente e nettamente il criterio onde quel concetto poteva tradursi in realtà. Oggi è assai frequente che nell'applicare il criterio della suffi. cienza si verifichino tra due insegnanti della stessa materia sbalzi piuttosto problematici ; e se le conseguenze pratiche di questo stato di cose non sono quasi mai troppo gravi, si deve al buou senso equilibratore dei Presidi e dei Presidenti di commissione . E difatti evidente che il criterio rimasto finora imprecisato, della sufficienza, è relativo all'intelligenza alla preparazione, ma soprattutto alla serietà morale dell' insegnante ; e dico alla serietà morale, non solo riferendomi alla resistenza offerta da questo a quella forma di baratteria spicciola che è la raccomandazione; ma specialmente ali' impegno morale appunto che ogni insegnante pone nel giudicare. In verità la classificazione per ordine di merito (cioè la votazione) ha sempre un valore relativo alla persona del giudicato : non c'è insegnante che si sottragga intera men te, volendolo, alla considerazione del valore individuale di ciascun alunno ; ma so. pratut.to non c'è insegnante che non si valga della classificazione come di un mezzo per dirigere l' intelligenza e la volontà dell'alunno. La classificazione non è mai la valutazione pura e semplice dl un singolo atto di vita scolastica (interrogazione, di {J,ia-co.m-o7. JiiideUi lavoro scritto ecc.); è invece sempre o una punizione o un premio. Anche l'atmosfera di mistero che taluni insegnanti mantengono intorno al proprio registro, fa parte di questa politica, in quanto ogni mistero è destinato a chiarirsi alla fine del trimestre. Tutto questo per concludere come tutto concorra alla relatività del voto ; che ha tuttavia un' importanza pratica, anzi giuridica, grandissima, in quanto viene in esso a concretarsi il giudizio finale di sufficienza o no dell'alunno. E un'altra conseguenza è da rilevare, della mancata - e forse impossibile - precisazione del concetto di sufficienza nella scuola media: ed è la non minore incertezza esistente nel giudizio sull'attività del- ]' insegnante e sulla sua preparnzione professionale. Chi avesse dubbi in proposito, scorra le più recenti relazioni delle commissioni giudicatrici dei concorsi per cattedre nelle scuole medie, e vi leggerà la più edificante esemplificazione. Forse tutte queste disarmonie (Socrate le avrebbe chiamate così) spariranno quando la scuola potrà immettere essa, direttamente, i giovani nella vita, e chiamare a sè gli uomini più adatti. Ma forse questo tempo è ancora lontano, e a noi non resta che concludere una verità risaputissima : ehe cioè il problema della scuola è tutto problema di uomini. VIA CONSOLARE·

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