Via Consolare - anno I - n. 1 - dicembre 1939

Cronache dell'Impero Romagna d'Etiopia Romagna d'Etiopia. I romagnoli da ,ecoli sono stati sempre fra i primi a dare un contributo quanto mai realistico, misurato col sangue, a tutte le n-0bili idee o illusioni che si siano prospettate. E il mondo ha imparaU>a conoscerli. Era giusto che il Duce li chiamasse fra i primissimi a realizzare nell'Impero la nuova trasmigrazione di masse, cui il popolo italiano, colla conquista dell'Impero, si è obbli, gato per dare ad un mondo ormai vecchio l'esempio di una stirpe che dopo millenni di civiltà sa essere intraprendente ed esuberante di sangue come nella preì.$toria. Tutti l'hanno compreso: questa volta non per un'illusione, ma per una sacrosanta realtà si batte la Romagna, alla testa delle reJ?ioniitaliane: per il pane dei figli. La Romagna forte e generosa ha trapiantato i propri nuclei familiari nelle terre dell'Impero, costituendo i prodromi di una intensa politica di colonizzazione così come essa viene intesa nel concetto fascista e cioè come immissione di braccia per la fecondazione delle terre fino ad ora incolte e come rifiorimento della vita economica e civile in tutte le sue multiformi manifestazioni. Le armi avevano appena consacrato la vittoria che già le falangi del lavoro si muovevano per andare a fe. condare con l'aratro la terra irrorata dal sangue. L'esuberante popolazione trovava la sua proiezione naturale nelle terre africane; il tormento della razza di potenziarsi e di espandersi veniva finalmente coronato dalla vittoria. Improvvisamente la politica italiana si trovava libera dai diaframmi della vita continentale per spaziare lontano, per esaltarsi nella luce dell'Impero, per tornare imperiosamente e fieramente in quel Mediterraneo, che raccoglie lutti i palpiti e le aspirazioni della razza latina, che è sempre stato e dovrà rimanere il mare di Roma, il campo di irradiazione della civiltà occidentale verso l'Oriente,. la via di accesso verso l'oceano. Un Impero si mantiene e si consolida soltanto col lavoro e con la volontà e perciò si è iniziata una poVIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì litica graduale di popolazione, che, in ordine di tempo, dovrà pervenire ad una colonizzazione integrale delle terre conquistate. Schiere foltissime hanno raggiunto l'Etiopia, mentre un'imponente flotta del lavoro si dirigeva verso il litorale libico. Le falangi erano portatrici e simbolo di un nuovo credo del lavoro, che aveva trovato la sua codificazione e la sua consacrazione solenne nelle armi del soldato e nel piccone dell'operaio. I lavoratori romagnoli, forti e tenaci, ardenti e disciplinati, adusati per lunga tradizione ad amare la terra ma forniti altresl di quello spirito avventuroso e romantico, che fa sognare più larghi orizzonti e che reca nello stesso tempo l'ansia e l'ardore della conquista, hanno sentito la fa. scinosa attrattiva di raggiungere primi fra i primi l'Africa Italiana, superba avanguardia di un popolo, le cu.i virtù di lavoro e conquista sono state consacrate da millenni di esperienza storica. La loro era una missione bellissima anche se ricca di incognite ; essi l' hanno intrapresa con fermezza di propositi e la porteranno a termine con risultati, che documenteranno luminosamente il loro tenace sforzo e la loro inflessibile volontà costrut• tiva. Un'intera regione della terra etiopica raccoglie questi nostri fratelli; essi lavorano oltre 20.000 ettari di terreno nel comprensorio di Dabat nel- !' Dogherà (Asmara). La regione si trova quasi interamente sui 22002600 metri, vale a dire ad un'altitudine favorevolissima per lo sviluppo agricolo. Inoltre, essendo tale regione attraversata per intero dalla strada imperiale Asmara-Gondar, ha davanti a sè la prospettiva di intensi sviluppi commerciali. La valorizzazione del terreno è ormai una tappa raggiunta; ma nella tenace volontà di questi nostri fratelli c'è l'impegno di fare di più e di meglio. Per essi non c'è soltanto della terra da fecondare, ma c'è tutta una nuova vita civile da organizzare sulle basi di quella della Madrepatria. Il contadino romagnolo in ispecie rimane legato in qualunque angolo della terra alla sua regione, alle sue tradizioni. Nella lontana Etiopia egli vuole ricreare nel loro aspetto intimo e sostanziale tutti gli istituti, i sistemi di vita e le tradizioni della terra lontana. Un vincolo ideale lega la nostra Romagna alla loro; un vincolo continuamente alimentato da una adesione spirituale che in noi è ammirazione per la loro opera prodigiosa ed in loro è stimolo di miglioramento, è sana volontà di imitazione, è sforzo mirabile di contribuire in armonia di intenti alla battaglia per la redenzione economica della Patria e alla sua maggior grandezza. I romagnoli e gli Italiani tutti seguono ammirati l'opera dei lavoratori dell'Ente Rom~na d'Etiopia; ogni loro vittoria è per noi una gioia; ogni conquista del lavoro e della civiltà è un'arma luminosa delle virtù della stirpe, una consacrazione solenne della missione imperiale di Roma, che nell'Africa sta portando il suo spirito ed il suo anelito di vita dinamicamente costruttivo. B. M. 17

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