Una città - anno V - n. 41 - maggio 1995

di giovani Un giovanilismo dilagante in tutte le classi di età. L'ansia di differenziarsi. Giovani per nulla gregari delle mode marcano la propria identità nei dettagli dell'abito e della stanza. L'attrazione del randagismo giovanile. Lo stadio. Intervista a Massimo Canevacci. Massimo Canevacci insegna Antropologia Culturale ali' Università di Roma. Cos'è una cultura giovanile ... Io vorrei partire inquadrando il fenomeno della cultura giovanile anzi, delle culture giovanili, ali' interno della trasformazione profonda che è avvenuta nelle grandi metropoli occidentali. Infatti la modificazione del vivere metropolitano è basata su un tipo di comunicazione che ha totalmente smantellato, eliminato non solo i tradizionali mezzi di comunicazione, ma anche· i modi di interpretare la condizione metropolitana e in particolare la condizione giovanile. E se non si tiene conto di questa radicale trasformazione della vita metropolitana si ha difficoltà ad intendere le profonde trasformazioni avvenute nei comportamenti giovanili. non solo dal la classe successi va ma anche da un gruppo di pari differente, a volte anche antagonista, per cui si assiste, anziché a una piatta omologazione come ancora tanta gente continua a dire, a una crescente scelta soggettiva, attentissima alla decodifica altrui e alla costruzione della propria immagine corporale. Nessun tratto del modo di esposizione in pubblico del corpo giovanile è estraneo a una attentissima scelta semiotica da parte del giovane, sia a livello del vestiario, ma ancor più con i tatuaggi, la modifica dei capelli, la .trasformazione sempre più esplicil;i1 pubblica, del corpo in senso fisico. Credo che sia possibile definire i comportamenti giovanili serie di minuzie, che possono sembrare secondarie o indifferenti, e invece rivestono un'importanza fondamentale per un'indagine micrologica, attenta alle particolarità della vita quotidiana. Walter Benjamin, grande lettore della città, attraverso cose apparentemente secondarie riusciva a cogliere tendenze più generali: c'è un appunto di Benjamin sulla Parigi del periodo 1820-'30 in cui commentando la prima apparizione del cartellino del prezzo della merce esposto in pubblico, coglie una modificazione enorme dell'intero tessuto sociale metropolitano. Chi ha inventato il prezzo in pubblico? Non si sa e tuttavia quel piccolo particolare segnala una grande trasformazione. Sono convinto della necessità di affrontare il tema coscienza soggettiva giovanile-scelta dei codici come un tratto fondamentale della comunicazione giovanile, altrimenti noi continueremo a ritenere questi "poveri disgraziati" una massa amorfa di replicanti che ognuno può gestire come gli pare. In parte poi sono codici molto semplici, nel senso che si tratta di saper osservare questi comportamenti, di capire che ciò che sembra identico di fatto è profondamente differenziato in tantissimi piccoli tratti. Lei diceva che anche i più anziani tendono a replicare, a loro modo, in maniera più soft, alcuni tratti della comunicazione giovanile ... Esattamente. La condizione giovanile è la condizione in cui si innovano i codici, questo è il tratto caratteristico e fondamentale. I giovani intesi in un senso più complesso di quanto si intendeva una volta, perché attualmente la condizione giovanile non è più rappresentata solamente dal teenager ma è qualche cosa più in là: c'è questa capacità di sperimentare nella vita quotidiana l'innovazione dei codici. E questa innovazione di codici diventa la fonte di un calore attrattivo, irresistibile, e qui prende corpo il gioco delle attrazioni, e delle repulsioni, basti pensare al Leoncavallo, al tema del randagio tirato fuori da Formentini. E' un tema classico, un concetto ambivalente, perché il vivere randagio io l'assumerei come un tratto distintivo e quasi come un complimento fatto alla condizione giovanile, nel senso che nel randagio c'è il vivere del flaneur, cioè il fatto di non accettare di essere stanziale, iInomadismo come tratto psicologico oltre che comportamentale. Nel randagismo, nel l'offesa più forte fatta da questo sindaco un po' ottuso che è Formentini, c'è anche un enorme complimento che i giovani, almeno una parte, dovrebbero assumere veramente come un tratto distintivo, un valore. Noi sappiamo bene che questo tipo di persona è odiato da certe fasce non solo della piccola borghesia, ma anche della classe operaia o dei pensionati; ma è chiaroche c'è anche un'ambivalenza, che sta nel fatto che il giovane randagio, il giovanefléineur, il giovane nomade, è anche fonte di una fortissima attrazione, evidenziata da tantissime rilevazioni anche empiriche, come il grande desiderio di una persona che abbia lavorato 30 anni alle poste o 20 anni nella scuola di cambiare lavoro. Per i livelli di autostima psicologicamente sostenibili, uno deve parzialmente accettare una struttura sociale in cui il lavoro è stanziale e quasi una specie di condanna ali' ergastolo, però accanto ali' obbligo di accettare la propria condizione di immobilità lavorativa, psicologica, affettiva, erotica, c'è chiaramente il grande desiderio appunto di essere un randagio, di essere un hippy. Allora è chiaro che una persona grossolana come Formentini fa leva sugli aspetti più regressivi di questi segmenti della popolazione, di chi è sconfitto, di chi sa che ormai non potrà più muoversi, di chi è immobile da tanti punti di vista. Ma chi viceversa assume la dimensione della mobilità psicologica, della mobilità geografica, della mobilità culturale, della mobilità comunicativa come un fatto innovativo, ebbene, allora l'attrazione della galassia giovanile diventa forte, specialmente di quei segmenti più sensibili alle trasformazioni, che sperimentano, che inventano nuovi codici. Sul terreno del tifo sportivo questi codici comportamentali vengono espressi in una condizione più conflittuale, di lotta. Nella realtà quotidiana raramente ci si scontra, allo stadio sì. Anche questo è un tratto esemplificativo, perché l'osservazione dei comportamenti delle tifoserie diventa veramente una sorta di laboratorio, nel senso che i giovani che vanno allo stadio stanno ali' interno di un processo comunicativo, in cui queste frange giovanili da un lato tentano di differenziarsi e dal1' altro si accorgono di essere implacabilmente identici al loro antagonista. La lotta dei codici sportivi è una lotta veramente materiale, perché vi è un rapporto sociale che la fonda, per cui è profondamente legata ai rapporti sociali, non si tratta di qualcosa di formalistico come i manuali di semiotica di Eco, e tale materialità è data dal terribile stress cui loro sono sottoposti nel tentativo di differenziarsi da chi è troppo simile a sé. E' questo eccesso di somiglianza che è insopportabile: il tifoso tutto può accettare tranne di essere simile a chi è suo mortale nemico e da qui questo continuo sforzo di differenziazione di ogni domenica. E qui vi è un altro grande autore indispensabile per comprendere il fenomeno della comunicazione sportiva giovanile: Gregory Bateson che ha visto, in quanto antropologo, come la dimensione soggettiva non si arresti ai confini della pelle, ma si estenda lungo i canali in cui viaggia l'informazione per cui il sé del soggetto non è limitato ai suoi vestiti e alla sua pelle, ma si estende alle sue "protesi" che possono essere costituite dall'automobile, da un gruppo di pari, dalla "curva" ... Da questo punto di vista l'ecologia della comunicazione in senso batesoniano non è solo l'apologia del buon vivere, è qualcosa che può essere drammaticamente vissuto; è questa trama per cui il giovane tifoso ha un sé che si prolunga non solo sulla curva, ma si prolunga anche nelle "domeniche sportive" che vendelle Posse, del rap italiano, è forse la più emblematica. La seconda premessa è il fatto che la condizione giovanile attualmente si sta dilatando sempre più, attraverso un processo abbastanza complesso di integrazione e differenziazione con le altre classi di età. Attualmente è diventato difficilissimo non essere giovani. Teniamo presente che la percezione della gioventù è un fatto profondamente storico, l' autopercezione e la valutazione dell'alterità come giovane varia profondamente, soprattutto a partire dal dopoguerra. Questa mutazione raggiunge il suo momento più acceso negli anni '80 per alcune ragioni: il calo del tasso demografico, fortissimo, non solo in Italia; il narcisismo come tratto determinante di moltissimi atteggiamenti che comporta un processo autoreferenziale da parte del singolo, e un senso di "immortalità" del soggetto, con incapacità di invecchiare, di concepire addirittura la dimensione della morte; i processi produttivi come la terziarizzazione crescente. Tutto questo fa sì che la condizione giovanile sia sempre più al centro di comportamenti di fasce di età che una volta ne erano totalmente escluse. Allora un codice, legato a un determinato costume -che può essere l'alimentazione, il vestiario- partito da una classe di età molto giovane, entra in un processo di inglobamento e di differenziazione, e quindi in un conflitto semiotico forte, con le altre classi di età che cercano sempre più di appropriarsene spingendo poi le fasce più giovani a inventare nuovi codici per produrre nuove differenziazioni. E così si estende, per classi di età successive, un complesso gioco di mimesi e di differenziazione che è uno dei conflitti contemporanei più interessanti dal mio punto di vista: se potessimo avere una sorta di pianta geografica in cui collocare queste differenti classi di età, anche a livello topografico, per esempio in una grande metropoli, ebbene, allora sarebbe interessante vedere come questa mappa geografica comportamentale, si modifica con il tempo. · come un atto di semiotica applicata tra le più attente, sottili e coscienti, e proprio questo gioco semiotico non è di pura forma, ma assume al suo interno profonde valenze politiche, amicali, sessuali, etniche; è una vera e propria costruzione pubblica della propria identità attraverso cui il giovane rappresenta se stesso in pubblico. E attenzione, questo è un processo pubblico, ma parallelo a quello privato: se uno entra nella stanza privata di un giovane vede che è addobbata, con scelta mirata e precisa, con un insieme di codici tra i più variegati a volte, ma che sono in strettissima correlazione con i codici dell' esposizione pubblica. Un processo caratterizzato da una grande mobilità, da una identità mobile, non più fissa, ben delimitata nel tempo, coi riti di passaggio da una fascia d'età all'altra. Le identità giovanili, e non solo quelle giovanili, esprimono una forte tensione disaggregante ed aggregante, sperimentale e di avanguardia. Il modo di costruzione dell'identità privata, nella stanza e nella strada, è un fatto che muta nel tempo, è costruito quasi giorno per giorno e conflittualmente, perché solo così il giovane riesce a differenziarsi, da un lato, dalle stanze dei genitori e degli altri fratelli e, dall'altro,da bande o gruppi giovanili a lui indifferenti o visti in termini di alterità o contrapposizione netta e forte. La realtà metropolitana dei centri sociali coinvolge ormai centomila giovani in tutta Italia. La confusione fra stili di yita alternativi, iniziativa politica e lavori non salariati. Il paradossale rapporto che si instaura con l'industria culturale. Intervista a Benedetto Vecchi. Questa seconda fase della crescita dei centri sociali ha incrociato una cultura politica, presente in Italia fin dalla rottura del '68, fortemente spuria, che mischia elementi di marxismo eretico con la cultura anarchica o più in generale con tutti gli elementi libertari riscontrabili nei movimenti sociali che hanno attraversato l'Occidente capitalistico negli anni '70. L'aspetto lavorativo è molto interessante, ma non si rischia di "passare di là" in un certo senso? C'è sicuramente un circolo virtuoso fra l'emergere di una controcultura e la sua capacità di innovazione dell'industria culturale. Per esempio un interesse molto forte dei giovani dei centri sociali per alcuni autori che l'industria editoriale aveva dimenticato, come Miche) Foucault, dovuto alla sua analisi del controllo sociale attraverso il controllo del corpo, tema centrale per questi giovani, ha portato ad esercitare una pressione sull'editoria, tale percui-avvenimento unico nella storia dell'editoria- è imminente in Italia la pubblicazione delle opere complete di Foucault. Si sente sempre parlare di giovani tutti uguali, vittime delle mode... Nessun jeans è identico a se stesso ma viene sempre più caricato di piccoli segni che lo differenziano Questa identità mobile è qualcosa di individuale e solitario oppure si ha bisogno di un gruppo ? In genere, si tendeva a vedere il giovane come una carta bianca che assumeva i codici esterni in modo omologante, piatto, passivo; viceversa vi sono una serie di ricerche che ci fanno vedere le cose in termini diversi. Le scelte del soggetto giovane rispetto ai codici con cui costruisce questa sua identità mobile è una scelta soggettiva, con una sua presenza cosciente nella costruzione della propria immagine pubblica. Nel momento in cui un giovane sceglie un codice anziché un altro e si avvicina a un determinato gruppo giovanile, è chiaro che questo gruppo giovanile esercita una pressione forte per assimilare ulteriori tratti comportamentali di origine del giovane. Se è vero che il gruppo produce codici che devono essere isomorfi, cioè che devono essere tendenzialmente omogenei, pur tuttavia ciascun individuo giovanile costruisce una Coop. Cento Fiori LAB. ART. fITOPREPARAZIONI Via Draqoni, 39 - Forlì T el. 0543/ 401248 - Estratti idroalcolici in diluizione 1: 1O da pianta fresca spontanea o coltivata senza l'utilizzo di prodotti di sintesi. - Macerati di qemme. - Opercoli di piante sinqole e formulazioni con materia prima bioloqica o selezionata. - Produzioni su ordinazione Benedetto Vecchi è giornalista de il manifesto. Cosa sono, nelle metropoli contemporanee, i centri sociali? Visitando i centri sociali mi torna sempre in mente la frase di un tenente di polizia nero in un film americano, Predator2, il quale percependo qualcosa di alieno in città dice: "abbia1110un nuovo ospite in città", ed è un nuovo ospite che non rispetta nessuna delle regole del gioco. A me sembra che i centri sociali siano questo: comunità che coinvolgono soprattutto giovani, basate su affinità elettive, su un comune sentire rispetto a un oggetto specifico che può essere la musica, l'abbigliamento, i consumi culturali, giovani che sono un ospite indesiderato, qualcosa di alieno alla normale vita cittadina. Ma la nascita di centri sociali del genere è un fenomeno riscontrabile in tutto I'occidente capitalistico e segue le trasformazioni avvenute nelle metropoli. Nella perdita di centro della città, nella metropoli come insieme di città che convivono in un unico spazio, il "centro" risulta essere quasi l'alter ego della "perdita di centro della città". C'è il desiderio, in chi occupa· uno stabile o una palazzina, di avere un luogo dove incontrarsi, facilmente individuabile nel territorio, ma che sia anche "strategico", che permetta cioè un rapido spostamento da quella posizione nel territorio circostante. Nel venir meno dei luoghi tradizionali di aggregazione, tlai luoghi di lavoro "forti", ai partiti politici di massa, alle chiese, alle associazioni, si crea un centro di aggregazione del tutto inusuale, dove viene auspicato e desiderato, un sentire comune che ha a che vedere con la rappresentazione di sé come persona portatrice di uno stile di vita sostanzialmente diverso, altro da quello dominante, riesce a riunire e a confondere tempo di vita, di lavoro e iniziativa politica. Come si sviluppano in Italia? Ora, la nascita dei centri sociali in Italia ha una stretta parentela con la diffusione in Italia della cultura punk, intesa come consumo di un certo tipo di musica e di uno stile di vita molto aggressivo nei confronti del resto del la popolazione che abita la metropoli. Accanto a questo, si è sovrapposta, ha convissuto, per un accidente della storia, una possibilità di iniziativa politica che, pur partendo dalla consapevolezza di essere una comunità elettiva basata su una sottocultura, non riguardasse solo il centro sociale, ma che potesse coinvolgere anche il territorio circostante. Dopodiché l'essere espressione di una comunità elettiva e il fatto di poterdivenila110 CRLZRruRci Tuttlkl lscelta chevuoi Vialedell'Appennino,163 - Forlì tare un luogo di iniziativa politica sono entrati in una sorta di reazione chimica per cui nei centri sociali, i giovani che partecipavano più direttamente alla loro gestione, hanno pensato di far sì che questi diventassero anche luoghi dove sviluppare delle attività produttive, che dessero reddito, che garantissero un'autonomia economica ai giovani del centro, ma che fossero contemporaneamente una sorta di contraltare, di negazione del lavoro salariato, del lavoro sotto comando. Un lavoro deciso nei tempi, nelle modalità, da chi metteva in piedi una cooperativa o una società editrice, oda chi. per esempio, pensava solo di fare una "fanzine" che però potesse essere venduta piuttostochediffusa militantemente. Così il divertimento stesso, e comunque il consumo, diventa un momento fondamentale non tanto del tempo libero, ma, paradossalmente, del tempo di lavoro. E, a volte, questo ritorna come lavoro diffuso sul territorio perché magari alcune delle conoscenze o esperienze che si hanno nei centri sociali, nati dalla contestazione di un ordine costituito considerato intollerabile, si trasformano in capacità di mettersi sul mercato del lavoro. determinando. molto paradossalmente, un elemento fortemente innovativo per tutta l'industria culturale: l'esperienza Un altro esempio viene dalla casa editrice genovese Costa & Nolan, nota per il suo interesse per la sociologia inglese e per i suoi studi sulle sottoculture e sulle controculture, ha già stampato libri prodotti nei centri sociali: l'inchiesta sui gruppi musicali genovesi nasce dentro a un centro sociale. Per non parlare, poi, dell'esperienza Cyber-punk, grazie alla quale parecchi giovani si sono messi a fare materiali audiovisivi. hanno imparato a programmare il computer, sono entrati in sintonia con un modo d'essere dell'industria multimediale. Non è una novità che Forte Prenestino a Roma e Conchetta a Milano. che sono due centri sociali storici. oltre a essere i nodi forse ~~ eK:il!eYe1:m Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236,

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