Una città - anno III - n. 21 - aprile 1993

I ricordi di una cittadina in cui da bambini era una festa vedere le feste degli altri. la mostruosità della pulizia etnica. Intervista a Midlteta 8azdalic. Sono nata e vissuta a Banja Luka, una città della Bosnia Erzegovina. Sette anni fa ho conosciuto in Jugoslavia, al mare, un ragazzo di Forlì. Ci siamo scritti e rivisti molte volte. Non parlavo italiano, perciò ci capivamo a gesti e parlavamo con i verbi all'infinito; anche nelle lettere i verbi erano solo all'infinito e io usavo un vocabolario ... Gli piaceva molto Banja Luka e ogni volta si attaccava un po' di più alla gente e alle cose che conosceva. Dopo un anno ci siamo sposati e sono venuta ad abitare in Italia. Non è stata una decisione difficile per me, perché quando vuoi bene a qualcuno vai in capo al mondo. E infatti non mi sono pentita di essere venuta in Italia, anche se nei primi tempi non è stato semplice cambiare le mie abitudini, la mentalità, il modo di vivere. Puoi fare qualche esempio di ciò che hai dovuto cambiare? I primi mesi son rimasta molto colpita dalla gente che appena sapeva che venivo dalla Jugoslavia si stupiva del fatto che "stavo bene". Erano certi, proprio convinti che nei paesi del1'est c'era solo povertà e si stava male. La Jugoslavia era certamente meno industrializzata dell'Italia, ma questo non vuol dire che ci fosse miseria e si stesse male. Quest'atteggiamento della gente era un colpo al mio carattere. Sono venuta in Italia perché amavo mio marito, non perché ero povera! Dopo sette anni posso dire di aver capito la mentalità degli italiani e che dietro quel modo di dire non c'era altro che il piacere che io stessi bene e non la voglia di umiliarmi. E infatti non ho mai avuto problemi, sono stata accettata e ho visto tante attenzioni nei miei confronti. Un'altra differenza importante è stato il rapporto con i vicini di casa. Da noi c'è un detto più o meno così: il vicino è più importante del fratello. Da noi c'è molta vita in comune. Dove abitavo io, alla mattina gli uomini andavano a lavorare e le donne si ritrovavano a casa di una, d'estate era sempre a casa mia perché nel corti le c'era l'ombra di un melo, e si prendeva il caffè insieme, si facevano delle chiacchiere. Nel pomeriggio, dopo il pranzo c'era il tempo per prendere un altro caffè insieme. Non si correva come qui, dove sembra che il tempo non basti mai. Alla sera poi tornavano gli uomini e a volte qualcuno portava della carne da mangiare tutti insieme, a volte qualcuno portava solo del vino e si faceva una bevuta. E poi c'erano le occasioni, come i compleanni, e allora si faceva festa e si cantava tutti insieme. Anche per i bambini era molto bello, perché erano tanti e c'era lo spazio per giocare. Ero abituata ad una vita abbastanza diversa da quella che si fa qui in un condominio. Adesso sono casalinga e mi sono impegnata ad imparare le tradizioni italiane. Faccio la pasta in casa e anche se sono mussulmana mi piace festeggiare il Natale e la Pasqua come fanno i cattolici. Eri casalinga anche a Banja Luka? No, lavoravo come cassiera in un supermarket statale. Ero abbastanza brava nel lavoro e ho fatto una piccola carriera da semplice operaia a vicecapo di un reparto . • Dicevi prima che festeggi le ricorrenze cattoliche. Ti mancano quelle della tua religione e del tuo paese? Sono stata sempre laica, i miei erano religiosi, ma io e mia sorella siamo state libere di scegliere. Da noi era abbastanza normale. Non saprei dire se a Banja Luka c'era una maggioranza di mussulmani o di ortodossi o di cattolici. Non ha mai avuto importanza, anche se adesso sembra che tutto quello che sta succedendo sia causato dalle religioni o dalle etnie diverse. Per caso una volta ho visto a Forlì un pullman di Belgrado e mi son fermata a parlare, pur sapendo che erano serbi. Io parlo volentieri con loro, non voglio subire questa violenza delle divisioni etniche o religiose. E una ragazza mi ha detto, parlando proprio di queste "percentuali", che tutto è andato bene finché qualcuno non ha cominciato a contare quanti mussulmani, quanti croati, quanti serbi c'erano lì e là. lo son cresciuta in una strada che finiva con quattro case, fra cui la mia: in queste case c'erano tre etnie e tre religioni, ma non c'erano divisioni, non c'erano steccati. Sono cresciuta tra bambini cattolici croati e bosniaci, serbi ortodossi e mussulmani come me e non c'è mai stato alcun problema, anzi avevamo l'abitudine di chiamarci fratelli fra di noi. Naturalmente c'era qualcuno, non fra gli amici più stretti, che covava una logica nazionalista, ma ha sempre avuto poco spazio,dovevatenersiperséle sue idee. Quando è cominciata la guerra è stata proprio inaspettataed è tuttora incomprensibile. L'unica cosa che capisco è che quando qualcuno ha cominciato a contare le persone e a dividerle per etnia o religione allora piano piano tutti sono stati costretti a dire se erano serbi o croati o mussulmani ... Credo che la gente non abbia le idee chiare su chi siano i mussulmani jugoslavi. I mussulmani jugoslavi sono europei a tutti gli effetti, né più né meno degli altri popoli dell'est, o dei croati e dei serbi. Semplicemente, ad un certo punto della storia, una parte della popolazione bosniaca ha aderito ad una specie di setta religiosa cristiana, i Bogumi li, che in slavo significa "cari al Signore" e che vivevano generalmente in povertà e pacificamente. Questi Bogumili erano in realtà un po' "stretti" fra gli ortodossi serbi e i cattolici croati, cosicché, quando l'impero ottomano ha occupato quella parte dell'Europa, i Bogumili hanno abbracciato l'Islam. Alla caduta dell'impero ottomano i turchi son tornati in Turchia, mentre gli slavi mussulmani, discendenti dei Bogumili, son rimasti in Bosnia, cioè nel loro paese. I nazionalisti hanno sempre speculato su questa storia per far passare i mussulmani come degli stranieri, ricordo che una volta sui muri della scuola trovammo scritto: Turchi tornate a casa, intendendo mussulmani andate via. Ma noi siamo bosniaci e non c'entriamo niente coi turchi, ma purtroppo c'è gente che ha interesse ad essere ignorante ... Devo però dire che queste manifestazioni, diciamo di razzismo, di nazionalismo esasperato erano davvero molto rare e io non mi sono mai sentita né discriminata, né i 6 UNA CITTA' emarginata. rebbero stati isolati e poi cliDue anni fa sei stata a casa strutti. Dietro alle azioni dei per le ferie. C'erano già fra serbi credo che ci sia soprattutlagente brutti segnali di quel- to questa paura. lo che sarebbe successo? E i tuoi amici? Sai qualcosa Sono stata testimone, un gior- di loro? no in spiaggia, di una piccola Ho saputo qualcosa di un mio scena poco bella. Non vorrei amico, un vicino di casa, un né difendere né attaccare nes- ragazzo più giovane di me. Da sLmo, dico solo quello che ho piccoli eravamo molto uniti, visto e sentito. C'era un -----.-- pescatore croato, anziano, che parlava con un altro croato molto giovane e gli diceva: "Quest'altr'anno qui non ci sarà più nessuno, lutto questo sarà solo nostro. Se ne andranno i serbi e anche i turchi (cioè i mussulmani). Tutto apparterrà solo a noi." In quello stesso periodo in quella zona ogni tanto s'incendiava una casa abitata da serbi e tanti altri serbi avevano cominciato ad abbandonare la Croazia. Non so dire di chi era la colpa di tutto questo, so che conoscevo anche tanti croati che non erano d'accordo con quello che stava succedendo e che temevano la vittoria di un esasperato nazionalismo. E a Banja Luka? Non so esattamente come sono andate le cose nella mia città, perché dopo che mi sono sposata mia mamma è andata ad abitare con mia sorella a Tuzia, in Bosnia orientale dove adesso la situazione è molto brutta. Può darsi che mi sbagli, però sono convinta che tutto il popolo della Bosnia Erzegovina è vittima di minoranze che non volevano mettersi cl' accordo, è vittima dei fascisti croati, gli ustascia, e dei fascisti serbi, i cetnici. In Bosnia tutti erano sicuri che non si sarebbe arrivati ad una guerra perché tutti erano coscienti che sarebbe stata una tragedia immensa. La cosa che mi ha sorpreso e toccato di più è che per quasi un anno la gente in Bosnia ha manifestato tutta insieme per la pace, ma non ha mai trovato appoggio, né i giornali hanno dato risalto a questo fatto. Non era una notizia, evidentemente. Invece bisognava appoggiare questa gente e dare spazio alle azioni di pace e non parlare solo della guerra. Banja Luka adesso è controllata dai serbi. Sì. Non ci sono stati combattimenti però si vive molto male lo stesso. Ho saputo che le donne mussulmane e croate non possono più partorire in ospedale, ci sono vere e proprie leggi razziali con lo scopo di far fuggire chi non è serbo. Mi dispiace che gli stessi serbi di Banja Luka accettino questa politica. La gente vive nella paura e in un silenzio terribile, assoluto. Di notte succede tutto: vengono a prenderti e ti portano via. Nessuno vede e di te non si sa più niente ... Eravamo tutti per una Jugoslavia unita. Quando si sono staccate la Slovenia e la Croazia, la Bosnia è stata costretta a proclamare un proprio stato e io credo che i serbi abbiano avuto una gran paura di essere isolali. So che molti serbi vorrebbero ancora una Jugoslavia unita, ma al loro interno c'è una destra molto forte e feroce che ha fatto credere che i serbi saCO perché era un gran testardo e pochi volevano giocare con lui, io invece ci giocavo sempre e la sua casa era anche la mia. Sua mamma era croata e cattolica, suo babbo serbo e ortodosso. Adesso combatte con i serbi ed è diventato molto violento con i croati e con i mussulmani. Ho saputo poi di altri due miei amici finiti nei lager. Due mussulmani. I serbi li hanno presi da casa e li hanno portati in lager diversi. Uno dice che è stato fortunato perché è finito in un "lager di lavoro": si lavorava tantissimo, si pativa il freddo, si mangiava poco però si riusciva a sopravvivere. L'altro invece è finito in un "lager percriminali", dove è stato picchiato e torturato. S'è salvato solo perché l'hanno rilasciato quando è intervenuta la Croce Rossa. Ora sta a malapena in piedi per via delle torture. Non potrà più camminare come una volta. Il primo. anche lui rilasciato grazie al la Croce Rossa, è fuggito a Zagabria camminando per venti giorni, trascinandosi carponi quando non ce la faceva più a camminare. Mi ha detto che chi non vede quello che sta succedendo non potrà crederci. Hai saputo qualcosa sulla violenza alle donne? Ho conosciuto una ragazza, che ora vive in Italia e sta cercando cli guarire da una crisi depressiva. la cui sorella di 17 anni è stata violentata. Adesso la mamma vorrebbe far venire in Italia anche lei perché oltretutto c'è anche il problema della vergogna per quel lo che è successo. Bisogna stare attenti a giudicare da fuori quello che sta succedendo. A mc sono piaciute le parole del papa perché i bambini non hanno colpa e rappresentano il futuro. Certo qualche sera fa ho sentito il sindaco di Sarajevo parlare di una ragazza che è stata violentata trecento volte ... e non so cosa dire. La violenza sessuale è la cosa peggiore che possa capitare ad una donna. E allora credo ci voglia molta comprensione, molto aiuto. Hanno bisogno di essere capite. Io sarei contraria ali' aborto. Se non riescono ad accettare questi figli, e le capisco, bisognerebbe darli in adozione. Credo si debba fare uno sforzo per accettare questi bambini che secondo il progetto dei violentatori dovrebbero essere una specie di mostri marchiati per tutta la vita. Hai notizie recenti? Ho parlato al telefono con mia sorella pochi giorni fa. Rideva. Ma io so che faceva così perché noi non ci preoccupassimo, soprattutto mia mamma che da qualche mese abita con me e sta malissimo al pensiero di essere lontana dalla sua casa e di non avere che poche notizie di parenti e amici. Anche mia sorella con le tre figlie ha abitato per un po' con noi a Forlì, poi è voluta tornare in patria perché non resisteva al pensiero di suo marito lontano e in pericolo ... Abitano a Tuzia dove tuttora vivono insieme mussulmani, serbi e croati. Anche mia mamma ha casa lì, una specie di casa bifamiliare abitata anche da una famiglia serba. Poiché mia sorella è dali' altra parte della città, questa famiglia serba si sta occupando della casa di mia mamma. A questo signore che custodisce la casa climia mamma era stata sequestrata l'auto per motivi militari e allora lui s'è rivolto a mio cognato che si occupa di difesa civile ed è riuscito a riaverla. Nonostante la guerra la gente sta ancora insieme e si aiuta come può. Credo che ci sia ancora tanta gente, nonostante il sangue già versato e gli adii laceranti, che vuole vi vere insieme e ha ancora speranza. E' gente che va aiutata in tutti i modi. Riesci ad immaginarti un futuro? Non ho speranze per il futuro. Non voglio averle, perché mi son sempre creata tante illusioni e poi son sempre stata male. In realtà poi qualunque piccola notizia positiva mi fa piacere. Ho delle amiche in Serbia che mi hanno fatto sapere che tante mamme nascondono i ragazzi perché non vadano in guerra. Ho anche saputo che spesso vengono trovati bigliettini scritti da soldati che si dicono costretti a combattere, si trovano messaggi sulle scatolette di cibo e cose del genere dove questi soldati dicono di essere costretti a bere per trovare il coraggio di fare quello che fanno. Ma è difficile che un'opposizione alla guerra venga alla luce del sole se non c'è un aiuto dall'esterno. Purtroppo arrivano soprattutto brutte notizie. Una signora anziana arrivata da poco in Italia mi ha raccontato che quando è fuggita ha attraversato un campo dove la gente sembrava un gregge di pecore dopo un'epidemia, tutti morti uno sull'altro. E lei ci è passata in mezzo e alla fine aveva i piedi e le gambe rosse di sangue. E queste scene poi me le porto a casa e mi sveglio alla notte e ancora non ci credo, non mi sembra possibile che ci sia una guerra a casa mia e che stiano succedendo cose così atroci. Senti ancora la Jugoslavia come casa tua? E alla tue figlie cosa racconti? Loro sono ancora piccoline, hanno tre e sette anni, però dicono sempre: quando finisce la guerra andiamo a casa della nonna. Non capiscono bene cosa sta succedendo. Per me invece è diverso, là ho una nonna di cento anni, che Ila otto figli, 21 nipoti e 23 pronipoti e ogni estate era bello andarli a trovare. Anche se adesso vivo qui, ho qui la mia casa e sono molto attaccata all'Italia, sento che questa è la mia seconda casa. Mi piacerebbe fare conoscere il mio popolo attraverso la sua cultura, le sue tradizioni e i modi di vivere perché penso sia un popolo bellissimo, un mosaico di abitudini, di canti, di usanze diverse. Mi sono sempre sentita ricca dentro. Per me cantare una canzone macedone o montenegrina era come cantarne una bosniaca. E poi le feste. Nelle case c'era un'atmosfera particolare ed era bellissimo partecipare alle feste in casa degli amici. Le vivevo tulle come mie proprie feste anche se erano tipiche di altre religioni. Prima di Natale ricordo che noi bambini andavamo da una vicina ca11olica che metteva un storie ramo in un vaso di ceramica e poi lo legava con un nastro rosso: voleva significare un anno di salute e di prosperità. Non vedevamo l'ora che venisse la Pasqua, perché una vicina ortodossa dipingeva le uova con disegni bellissimi e poi si faceva un gioco sbauendo le uova, perdeva chi gli si rompeva l'uovo in mano. E noi andavamo di casa in casa a fare gli auguri e a ricevere in dono queste uova per fare il gioco. E ricordo anche la mia famiglia. I miei genitori un mese all'anno facevano il ramadan mentre io e mia sorella poco o niente, però sapevamo che loro digiuna vano lì no al calar del sole. Tutti i bambini lo sapevano e capivamo che era una cosa difficile, pesante e allora verso sera ci arrampicavamo tutti su un albero dal quale si poteva vedere la Moschea dove si accendevano le luci come segnale che si poteva mangiare. E appena vedevamo queste luci ci precipitavamo tutti insieme a casa nostra urlando: le luci! Le luci! Potete mangiare! Tutto era vissuto insieme fra noi bambini, qualunque fosse la festività religiosa.C'era rispetto ed amicizia. Vicino a Banja Luka c'è una collina chiamata "collina dell'allegria" e abitata dai Rom ortodossi. Gli zingari Rom, anche se vivono poveramente, hanno sempre voglia di musica, di canti e di balli. E il 6 maggio tutti andavamo su questa collina perché c'era una gran festa e divertimento per tutti. A dir la verità nei confronti dei Rom un'accettazione totale non c'era per la loro vita così diversa, ma molti si sono anche integrati, hanno studiato all'università, si sono sposati con non Rom. Ho anche degli amici di origine Rom. Ricordo che c'era una Rom anziana che veniva a casa nostra ogni due settimane: aveva il suo piatto, il suo cucchiaio, perfino la sua caffettiera e si sedeva con noi a mangiare; e quando andava via mia mamma le dava sempre qualcosa da prender su, zucchero, farina, vestiti vecchi. E questo succedeva anche con gli altri vicini. Cerio a leggere oggi sui giornali non appare mai questa possibilità di vivere insieme che c'era e c'è ancora. E mi fa male leggere "Tuzia città mussulmana" oppure "Banja Luka ciuà serba", perché in tutti e due i casi ci si dimentica degli altri. Le villi me di questa idea della pulizia etnica non sono solo i serbi che devono o dovranno lasciare Tuzia o i croati e i mussulmani che stanno lasciando Banja Luka, ma anche coloro che restano. Tutti perderanno qualcosa in questa assurda pulizia etnica. ■

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