Una città - anno II - n. 12 - aprile 1992

Dl11 'ANIMA Don Pietro Fabbri, di anni 51, parroco di Montevecchio, paesino di pastori del nostro Appennino, nonché responsabile degli obiettori della Caritas di Forlì. E' stato due anni, dal 72 al 73, in Russia, a Togliattigrad, come assistente spirituale e sociale ai lavoratori dello stabilimento Fiat. Attualmente vive in una casa-comunità a Forlimpopoli che è anche sede della cooperativa di solidarietà "Lamberto Valli". Partiamo dati'esperienza che ha fatto a Togliattigrad. E' stata un'esperienza estremamente significativa, anche se è a parentesi chiusa. L' occasione è stata la richiesta di un gruppo di tecnici industriali di stanza a Togliattigrad per la realizzazione dello stabilimento Vas progettato dalla Fiat, per un servizio che potrei definire polivalente: assistenza spirituale, sociale e insegnante. Sono andato volentieri, con una duplice curiosità: il fascino che sempre la cultura russa aveva esercitato su di me e poi per avere un riscontro diretto del mondo sovietico. E devo dire che la delusione fu duplice. Innanzitutto ebbi subito l'impressione di trovarmi in un un regime dittatoriale. Nel senso di una mortificazione di una popolazione per tutto quello che poteva essere un'espressione libera, di confronto, di dialogo, e poi una condizione, non di miseria, ma di grave-povertà. Così io che ero andato per capire, per conoscere, mi trovai in una situazione inversa, perché in quel contesto, dove non erano, fra l'altro, ammessi turisti, ero io ad essere intervistato. Loro erano veramente affamati di notizie. Del nostro sistema, del nostro modo di vivere, delle nostre condizioni economiche. E non era solo curiosità, ma spesso diventava ricerca un modello, come un sogno, soprattutto per i benefici economici. E questo un po' mi rattristava. Sul versante culturale, mi era stato detto che la scuola nel sistema sovietico era ricca e seria per metodi e contenuti. Ebbene quando ho visitato qualche scuola, mi sono trovato di fronte a scolaresche di oltre quaranta alunni, tutti schierati, inquadrati, .con lezioni esemplificative frontali e di puro esercizio mnemonico. Mi permisi di osserv·are che il loro metodo scolastico aveva come unico punto di riferimento il testo. La risposta fu I "~ che il partito aveva già definito ciò che l'alunno doveva apprendere nelle sue varie fasi di sviluppo, ai professori il compito di eseguire. biglieHi clte, finito il passamano, bruciavano sulla candela Un'altra delusione è stata la conoscenza, anche se pur limitata, della Chiesa russa. Una Chiesa completamente appiattita· su!l' unico servizio liturgico, senza la minima critica nei confronti del sistema, con sacerdoti di scarsa preparazione teologica. Ho avuto incontri significativi a Mosca, dove sono stato un mese, con un gruppo religioso clandestino di samizdat. E non potrò mai dimenticare quel primo incontro. Intanto le peripezie per arrivarci, poi in questo appartamento l'impossibilità per me di parlare, perché i vicini sentendo la voce di uno straniero avrebbero messo le orecchie sull'attenti, e infine loro che, attorno a un tavolo, parlavano ad alta voce di una partita di calcio, fra la Dinamo e non so chi, mentre contemporaneamente si passavano dei bigi ietti che, finito il passamano, venivano bruciati da una candela. Una scena per me impressionante, mi chiedevo dove fossi capitato. Ed ebbi l'impressione che questo fenomeno clandestino non potesse minimamente incidere sull'opinione pubblica. Il controllo era esasperante. E a questo proposito un altro episodio: un italiano sposato con una russa, munito di tutti i permessi dovuti, va a trovare i parenti della sposa alla periferia di Mosca. Dopo mezz'ora arriva la milizia e blocca tutto il caseggiato. Il responsabile del palazzo, alla presenza di uno straniero non a lui notificata in anticipo, aveva imme- r-. diatamente comunicato la cosa alla milizia. Visti i documenti, se ne sono andati con le scuse. Ma erano fatti che facevano clima e suscitavano profonda tristezza. Io stesso, dopo i primi mesi di difficoltà con la lingua, mi appassionai molto a parlare con tutti, approfittavo di tutte le occasioni. Per ben due volte il responsabile del personale Fiat mi richiamò perché a lui era arrivata la segnalazione della milizia. Ma ecco che poi, gli ultimi sei mesi, non riuscii più a dialogare con nessuno. Ed era imbarazzante e molto triste. Fu un interprete a spiegarmi il tutto: "non meravigliartene, ma la gente che ti frequenta è stata ammonita. Non avertene a male, ma la gente qui deve mantenere il lavoro e ha famiglia". Ma sono cose passate, non so a chi possano interessare ... Questa cosa della chiesa russa... E' una chiesa nazionale, asservita al potere. E come era subordinata prima allo zar, poi ha accettato la situazione sovietica cercando di pagare il meno possibile. I seminari più significati vi sono stati chiusi. Di un certo livello era ancora il seminario di Zagorsk, il grande monastero vicino a Mosca, sede del Patriarca, ma anche lì non mancavano le infiltrazioni di insegnanti del partito. Generalmente i popi, i sacerdoti cioè, sono figli di popi di campagna, senza una adeguata preparazione. C'erano questi gruppi di samizdat, ma molto rari, isolati con grandi difficoltà a comunicare fra loro. Ho avuto un bel rapporto col vescovo di Kubiscev, era un vescovo monaco, con profonda spiritualità e grande passione per il popolo russo. Era molto desideroso di conoscere la Chiesa cattolica del Concilio Vaticano II. E volentieri parlavamo di questo. Una volta mi permisi di dire che sarebbe stato bello che la chiesa russa facesse un suo concilio e ricordo la sua risposta: "sappiamo noi quello che è possibile fare". E rimasi anche imbarazzato. Mi ero permesso di dare consigli a un vescovo che soffriva della situazione. Poi la Chiesa russa, come la Chiesa orientale in genere, privilegia molto l'aspetto liturgico e l'aspetto della trascendenza, più che l'attenzione alla storia, al sociale. Non dimostra una passione, come la Chiesa cattolica, per l'uomo nelle sue condizioni esistenziali e storiche. E' molto spiccata la dimensione della sacralità, introducendo facilmente al trascendente. i paramenti, i suggestivi canti, ra voce baritonale del diacono Entriamo in dimensioni diverse dalle nostre e facciamo un po' fatica a capire. La liturgia della Chiesa russa, come del resto la liturgia orientale, accentua molto il senso del sacro. Ho partecipato più volte, con emozioni, alla lunga celebrazione eucaristica: i paramenti pontificali, i suggestivi canti, la voce baritonale del diacono, l'abbondante incenso e le molte lampade, la distinzione dell'assemblea dal presbiterio, dove a porte chiuse avviene la consacrazione. E' il mistero della sacralità. Un mistero che ha un suo fascino però allo stesso tempo lo senti al di là, che è oltre. E sappiamo che Dio è oltre, che è _altro, però lì lo senti molto "altro", CO LA TUA CRISI E' LA Socialismo reale e spiritualità in Russia. Nuova evangelizzazione, doffrina sociale della Chiesa. Una società civile mortificata. Il valore del dialogo. forse troppo. Comunque c'è un grande senso della spiritualità. E' così nella cultura russa, in quella loro capacità di andare così a fondo nell'uomo, nella sua psicologia. Vivendo l'inverno russo pensavo che per forza hanno fatto dei romanzi così lunghi ... Ecco, ho sentito molto l'ambiente, la natura russa. Questi inverni lunghissimi, questi fiumi che sono dei mari, queste foreste che non finiscono mai, c'è un senso dell'infinito in cui vieni coinvolto. In questa realtà sconfinata, senti la tua piccolezza, tu non possiedi i confini e i limiti delle cose. Tutto ti supera. C'è un senso dell'infinito, dell' immobilità, del!' eterno. "Va bene soffri, ma sei piccolo, guardati attorno ...". C'è meno il senso che noi abbiamo sull'uomo, nella sua dimensione sociale, produttiva. In questa atmosfera naturale si colloca molto bene, e forse anche si spiega, la spiritualità del popolo russo. Certamente i I mondo russo vive dimensioni culturali e spirituali ben diverse dalle nostre. Mentre da noi sta andando in crisi la sicurezza nel dominio assoluto dell'uomo sulla natura là allora ... Certo. La nostra epoca moderna con le sue sicurezze è al tramonto. Ci sta sfuggendo tutto.L'epoca caratterizzata da grande fiducia nella scienza e nella potenza della tecnica è finita. Viviamo in un momento di smarrimento e di sfiducia. L'uomo è sfiduciato nei confronti delle ideologie, della scienza, è sfiduciato nei confronti dell'uomo stesso, sempre più in difficoltà nel rapporto con la verità, con l'assoluto, col trascendente. Non abbiamo più valori riconosciuti comunitariamente, rischiamo il relativismo più assoluto e un individualismo sfrenato. In Russia, la dimensione della trascendenza mi sembrava molto presente. Anche con quel consumismo di cui lei vedeva le prime avvisaglie? Non lo so, poi l'uomo ha le sue nostalgie, ma ha anche i suoi miraggi in qualsiasi situazione. E tanto più in quella situazione uno può permettersi di avere dei "miraggi''. Erano più che giustificati. Perché era veramente una situazione di mortificazione, materiale e spirituale. E questo lo avvertivi soprattutto nei giovani, che erano sempre alla ricerca di una qualche briciola del consumismo occidentale. Al punto di svendersi. Ti davano un'icona per esempio per una stecca di mari boro. "No tu non puoi darmi un'iconaperunasteccadi mari boro", "Ma perché?", "No io non la voglio". Dovevo lottare. "Per in paio di blue jeans non puoi darmi una cosa preziosa della tua famiglia". • non puo, darmi un'icona per una stecca di marlboro Purtroppo gli italiani approfittavano di questa situazione. Erano peggiori degli americani da noi, dopo la guerra. Che cosa ridicola: l'italiano come un piccolo americano. Con la marlboro, col disco, col blue jeans faceva il reuccio ricercato. Facevo delle litigate con quei "sandroni", ma alla fine perdevo, perché ero smentito dagli stessi russi. Che anni erano? 72 e 73. Eranoannidigrandespostamento a sinistra, anche nei cattolici.L'idea di socialismo, non quello certo, perché le cose si sapevano, ma il 68, i Cristiani per il socialismo, il Terzo mondo. C'era un dialogo, una ricerca. Adesso? Veniamo a noi... La storia sta insegnando che alcuni miti, alcuni progetti, erano affrettati e non sufficientemente aderenti ad una antropologia cristiana. Il Concilio ha dato aperture, grandi stimoli. Il 68 ha segnato una tappa di grande valenza culturale e politica, ma forse ha troppo frettolosamente ridotto la dimensione dell'uomo all'unica espressione politica. Comunque attualmente nella Chiesa cosa stiamo vivendo? Siamo in un periodo in cui si afferma che è finita un' epoca e la Chiesa parla di nuova evangelizzazione. Cosa significa? Per alcuni significa solo riproporre model I i, schemi che hanno dato certi risultati nel passato. Ma nuova evangelizzazione significa attenzione alla rinessioneche 1• uomo oggi necessariamente deve fare. L'uomo oggi deve riproporsi ledomande essenziali del la sua esistenza. La Chiesa oggi deve capire e conoscere ciò che l'uomo chiede e vive per porsi in dialogo con lui. Forse non abbiamo ancora colto l'indicazione di questa nuova evangelizzazione, soprattutto, non l' abbiamo tradotta ancora in una modalità pastorale. La nuova evangelizzazione non può ridursi alla condanna delle contraddizioni di questa epoca. La critica del nostro rapporto violento con il creato, che poi vuol dire un rapporto violento fra di noi perché ci rubiamo questa risorsa, non è difficile. Questa lettura delle contraddizioni non è difficile. Il difficile è capire cosa vuol dire, cosa comporta, in questa realtà, annunciare la verità del Vangelo. c'è una grande nostalgia di silenzio, di riflessione L'uomo oggi non crede più a nessuna verità, ma c'è una grande nostalgia di riflessione, una grande nostalgia di silenzio, di riflessione. Ecco dove deve collocarsi il dialogo. Non è semplice tattica. L'opera di evangelizzazione è sempre stata complessa. Pensiamo solo ai grandi mutamenti con l'avvento dell'era moderna. Abbiamo un nuovo tipo di uomo, una nuova idea dell'universo, un nuovo rapporto con Dio, a cui si aggiunge la scoperta di terre, popoli e civiltà a Oriente e a Occidente. Ebbene è sufficiente ricordare l'intelligente evangelizzazione in Messico e nel l'America del Sud per opera dei francescani e di Bartolomeo de Las Casas con la compilazione di nuovi catechismi incarnati nelle lingue e nei modi di espressione locali. In Oriente l'opera di Matteo Ricci e del compagno Ruggieri che per IO anni studiano il cinse non per ·'parlare" ai cinesi, ma per ·'ascoltarli". li loro catechismo partiva dai testi cinesi più antichi, vicini a una visione monoteistica e personalistica, per annunciare il Diodi Gesù. Ma, peccato, la sua opera fu da Roma bloccata . Chiediamoci allora: cosa signi tìca, cosa comporta evangelizzare questo epoca postmoderna? L'uomo oggi si trova fra competizione e solidarietà, fra sviluppo quantitativo e qualità della vita, non crede nella possibilità della verità ma poi sente una struggente nostalgia dell'assoluto. Si tratta di incontrare l'uomo, cioè noi stessi, che viviamo in questa situazione. Il cristiano è illuminatodalla verità evangelica, alla luce di essa conosce e interpreta l'esistenza dell' uomo e le condizioni storiche. Ma la verità lo supera sempre, sta sempre oltre; ed è col dialogo con l'altro che il cristiano compie cammini sul sentiero della verità. Ma oggi, mi sembra lo dica Quinzio, ogni verità diventa opinione, poi si va al supermercato a prenderne una ... Questo relativismo assoluto di cui parli è veramente attuale, ma ritengo che determini una situazione che non ci sta bene. Che ci inquieta, che ci interroga. E' questo il punto. E io stesso, che credo di essere nella verità, sono nella ricerca: la tua crisi è anche la mia, I' inquietudine è anche la mia, non solo tua. Io non sono al di sopra delle parti. Ci sono dentro fino al collo. Quindi, io stesso ho questo atteggiamento di ricerca, io stesso ho bisogno di dialogo per crescere nella verità. Credo siano queste le condizioni per promuovere l'annuncio evangelico dell'uomo nuovo. una società incapace di esprimere • • pens1er1 e soggeffività E sul piano sociale? Sul piano sociale la chiesa sta riproponendo con forza una dottrina sociale. Ma cos'è questa dottrina? Essa non è altro che la riflessione che la Chiesa fa sull'uomo, sulla sua esistenza e sulle situazioni storiche per valutare se esse sono conformi alla dignità dell'uomo, ai suoi diritti, se sono conformi alla visione antropologica del Vangelo per poi orientare il comportamento dei cristiani. Non è perciò una ideologia, non è un progetto o un programma politico, non è un insieme di ricette. Essa è fatta dalla sollecitazione reciproca fra .,, Vangelo e vita concreta · dell'uomo. La dottrina sociale della Chiesa fa appello a due grandi competenze: la competenza intramondana e la competenza evangelica. Forse il magistero sociale, pur richiamando il fedele laico a grandi responsabilità, di fatto non sempre sembra dimostrare piena fiducia in lui. I laici denunciano spesso questo disagio. Si tratterà di non nasconderequesto disagio, ma di farne oggetto di rinessione per ulteriori chiarimenti, non tanto dottrinali, quanto di prassi. Una delle caratteristiche della modernità è stata quella di seperare gli ambiti, l'etica, la politica, l'economia. Ora sembra nato un problema ... Attenzione. Ogni espressione umana, ogni dimensione del vivere sociale deve rifarsi a un'etica, ad una antropologia. L'economia è un'espressione dell'uomo, altrimenti cos'è? Allora come si fa a staccarla dall'etica? Qual'è stato uno degli errori più gravi della nostra epoca? E' quello di avere applicato la norma della laicità a tutto, anche alla società civile. Ma la società laica significa neutralità, cioè una società ci- -

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