La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 11 - gennaio 1996

GIRO D'ITALIA. GENOVA: LA MUSICA IN UNA CITTÀ DIFFICILE AlessandroDe Falco Alessandro De Falco scrive su "Dossier", settimanale avellinese. Critico e organizzatore musicale lavora a Roma come impiegato. • Genova è una città difficile da capire. Hanno provato a spiegarla generazioni di cantautori, compagnie di teatranti, guitti di ogni specie; ha provato a spiegarla Govi e ha prov~to De Andrè. Hanno provato ad amarla, a capirla e a raccontarla - loro che a Genova non sono nati - Luigi Tenco e Paolo Conte. Ha provato Ivano Fossati e bene ha saputo musicarla Gino Paoli. Spesso il segreto della città si ritrova in una canzone, ideata e cantata da ch_iha amato la città, accettandola come è, musona eppure solare, con "i suoi giorni tutti uguali" eppure dai colori forti, accecanti. Ora che un lieve vento di ripresa sembra sfiorarla, che quel suo Porto antico mostra il lato buono, ora che l'Acquario affacciato sul molo sembra schiudere le porte della città vecchia, ora che i1salotto inventato dall'architetto Piano si anima d'estate di suoni, luci e di gente, il fermento musicale genovese scuote rumorosamente il panorama nazionale. Al riparo dalle grandi piogge di settembre antiche e nuove lingue si intrecciano tra i vicoli del Centro Storico, spazio fisico e mentale che i nuovi cantori della città hanno eletto a loro dimora. Oggi la scuola genovese è un'idea trasversale che attraversa le musiche del mondo facendole proprie, come un tempo i navigatori attraversavano i mari del mondo per poi tornare alle loro "creuze". La musica a Genova suona in ogni cantina, nel cuore della città antica. Alle sette della sera , l'ora dell'aperitivo, un grupJ?O composito di musicanti, nuovi artisti, creativi e semplici anime perse anima i bar e i luoghi di questa Rive Gauche sotto la Lanterna. Ed è un gruppo in continuo movimento, compatto e ben radicato che attraverso la musica ha riscoperto le proprie origini e il proprio dialetto elevandolo a lingua da esportare. Recentemente l'Ufficio Politiche GiovaniliInformagiovani del Comune ha provato a tracciare una mappa della realtà musicale in città arrivando a censire 492 musicisti e oltre 200 gruppi rock attivi. Le punte di questo immenso iceberg sonoro vanno ben oltre i confini cittadini fmo a essere parte integrante di quel filo rosso che da qualche anno sta rinnovando in maniera determinante l'atavico panorama musicale Italico. I Sensasciou, Le Voci Atroci, i Blindosbarra, Mr. Puma e i Raptus e, ancora, Max Manfredi o gli Echo Art sono i principali animatori di questo risorgimento genovese. In via San Luca, a due passi dalla piazza dell'Expò, nel pomeriggio del sabato, il lento e disordinato andare della gente restituisce a questi luoghi il loro antico colore. Qui, protetti da un intreccio di scale e corridoi - in uno studio poco tecnologico ma molto vissutq - suonano, provano ed incidono i Sensasciou. Il gruppo è quello che - probabilmente più di altri - rappresenta l'anello di congiuzione tra la tradizione polifonica vocale della città" ( il Trallalero, canti popolari presenti in Liguria fin dal Settecento) e i linguaggi musicali adottati dalle nuove generazioni di musicisti (il rap, il dub, il reggae e il raggamuffin). In questo iniziale lavoro di ricerca dei Sensasciou risiede una possibile chiave di lettura, assolutamente positivista, che anima l'intera scena musicale genovese. Come ci spiega Bob Quadrelli, il cantante del gruppo. "Sapevamo che cantare in dialetto a Genova, che è una città chiusa, sarebbe stato difficile da far accettare. Anche perché il dialetto era in disuso, soprattutto tra i giovani. Così ci siamo subito confrontati con le squadre di Trallalero, per· una forma di rispetto e per conoscere il loro parere sul nostro prog·etto". Chiedo: "Come è stata accolta, dai 'vecchi' questa vostra idea ?" Risponde: "Bene, direi. Anzi, quest_anostra idea ha creato un movimento tale che alcune squadre di Trallalero si sono esibite addirittura al Teatro Carlo Felice, cosa che non era mai avvenuta. Il confronto è poi continuato con alcune rassegne che hanno coinvolto studiosi della cultura dialettale. Inconsapevolmente, con il nostro lavoro, siamo riusciti ad attuare un'unione generazionale attraverso l'uso della lingua". "Attualmente state lavorando ad un nuovo disco?" "Sì, abbiamo già registrato un f1UOvo cd, con cinque pezzi, che si chiamerà In Scia luna (Sulla Luna) dove abbiamo affrontato colori diversi rispetto a In Sciou Blue. Abbiamo mantenuto l'uso del dialetto, mescolandolo all'italiano ma con ambientazioni più notturne." Dallo stesso punto di partenza, ovvero dal recupero di una tradizione vocale, evidentemente molto forte nel Golfo e tra i vicoli del Centro Storico, sono partiti anche Le Voci Atroci, autori di un disco - Cattiveria Naif - (Ed. Vox Pop) che ha saputo stupire per la sua orisinale ironia, tutto giocato sulle infinite tonalità che la voce umana può offrire. È Andrea Ceccon l'ispiratore delle Voci Atroci, lucido folletto dei vicoli, dirompente nel suo discorrere e caustico nel disegnare la situazione dei locali destinati alla musica in città. "La cosa più scandalosa è stata non prevedere uno spazio polifunzionale quando hanno progetta~o la zona dell'Expò. Sarebbe stata una soluzione felice anche perché quell'area offre - probabilmente.- l'unico grande parcheggio della città. Gli spazi dove suonare sono piccoli e pochi. Bisognerebl?e pensarli in centro - come diceva Sanguineti - i posti da dedicare alla musica. E non chiudere quelli che c'erano come hanno fatto con il Teatro Margherita." Assistere ad una esibizione delle Voci Atroci è come trovarsi sul set di un cartone animato, un amabile divertissement in cui tutto può accadere. Anche Ceccon e i suoi compan stanno lavorando al nuovo disco che ha gia un titolo : "Verde Fastidio" una variazione cromatica tipica di queste parti. Anche questo secondo lav~ro SUOLEDI VENTO

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