Gaglianone Sulla carta mi occupo di cose che probabilmente si potrebbero definire pippe mentali. Per esempio, Il Sale della terra è un cortometraggio su unn maniaco sessuale. Dal suo punto di vista: è letteralmente una pippa mentale. Il percorso labirintico dentro i meandri oscuri della psiche di questo personaggio non ha niente a che fare con la realtà come l'abbiamo intesa fino ad ora. Però cerca di mettere in gioco delle faccende che ri~uardario l'intimo delle persone, anzi al limite la mia realtà personale. Non potevo barare su un argomento così: ho cercato di fare i conti con me stesso fino in fondo. Negri lo· non cerco le storie da raccontare. Accade che a un certo punto sento il bisogno di raccontare una certa storia. Poi, e qui sono d'accordo con Daniele, è dal confronto con la forma che viene fuori il film. lo ho girato cose diverse, una commedia romantica, una storia molto triste e altro ancora. In tutti questi lavori ci sono come degli strati sovrapposti: c'è il genere che ho scelto, c'è il dato personale, il mio aggancio emotivo cçm la storia, e poi, sotto ancora, c'è il confronto con il cinema. Potresti precisare come ti confronti con i codici e le convenzioni dei generi? Negri Qualsiasi cosa tu faccia appartiene a un genere. Non si scappa. Puoi trasgredire, forse innovare, ma non ignorare le regole del genere in cui hai più o meno coscientemente scelto di operare. Si lavora sempre con quello che il pubblico si aspetta. Certo, ci si può giocare: assecondare le aspettative create ·dal genere oppure tradirle. O anche tutt'e due le cose, in tempi diversi, ovviamente. Volfango, anche nel tuo "Incubo relativo" c'è la sorpresafinale, la chiusa che, com'è tipico dei racconti, sovverte il quadro delineato fino a. quel momento. Tu avevi pensato a questo gioco con lo spettatore? · De Biasi Sicuramente. Mi piace giocare con il cinema, e il gioco con il genere è stato il motivo per cui ho fatto questo film. È chiaro che quando accetti di fare un corto completamente di genere, con una durata standard, sotto gli otto minuti, non puoi evitare di ricorrere al colpo di scena finale. Quali sono i vostri maestri, se ne avete? Gaglianone Credo che quando uno si sente influenzato da qualche autore, debba fare di tutto per ammazzarlo. lo mi ero laureato su un film di Cimino, I cancelli del cielo e mi piace il cinema americano, mi piace Tarkovskij, mi J?iaceKusturica, eppure non credo che nei miei lavori ci sia il tentativo di imitarli. Eppure mi piacerebbe avere dei maestri ... Per esempio, mi piacerebbe molto fare un film come quelli che faceva Lubitsch, ma so benissimo che non ci riuscirò mai. Mi fa quasi incazzare vederli. Dico, come si fa? A dire il vero c'è un film che ho preso a riferimento per l'uso del sonoro. È Vai e vedi di Klimov, un film che racconta la storia di un ragazzino nell'Ucraina occupat;i. dai nazisti. Il sonoro è come in soggettiva: da un certo punto in poi, quando una bomba cade vicino al protagonista, il film tiene come sottofondo un fischio che cambia continuamente in ampiezza e intensità'. Ecco, quel film mi ha fatto capire che la sogsettiva è una dimensione mentale, che affascina proprio perché tiene nella stessa scena il personaggio e la SUOLEDI VENTO sua visione (o nel mio caso la sua prospettiva auditiva). Negri lo sono onnivora. Da Fellini a Scorsese, a Kusturica: mi piacciono sia i registi che puntano su invenzioni formali forti come Scorsese, sia i registi che fanno un cinema più povero e lasciano più spazio agli attori. Còme Cassavetes, Altman e Fassbinder che fanno sentire meno il cinema. De Biasi lo teorizzo l'inutilità dei maestri e delle scuole. L'invito di Truffaut ad andare al cinema per imparare a farlo è quasi una scelta obbligata per noi: le scuole non ti prendono, e se non sei inserito non puoi fare apprendistato; rimangono solo la sala e il videoregistrato_: re. lo ho scomposto inquadratura per inquadratura un gran numero di film. È chiaro che qualcosa di tutto questo lavoro rimane nei miei film. Non citazioni esplicite (le odio le citazioni, mi va il sangue agli occhi), ma qualcosa di più sfumato, uno stile, un passo, un sapore... I registi: Bresson è stato importantissimo: Antonioni per un periodo sostenevo che fosse più importante di mio padre. Oppure, magari un certo Kieslowski. Poi, d'altra parte, anch'io godo a vedere l'azione del cinema americano, il western. Penso però che gli insegnamenti più importanti vengano dai maestri degli anni Sessanta. Frangipane Stessa risposta. Maestri sono tutti gli autori dei film che ho visto e che continuo a vedere. Sono veramente tanti, forse con una predominanza del cinema francese, da René Clair a Leconte. Però anche Fassbinder, Coppola, Lawrence Kasdan ... Evito di citare, ma può capitare che quando giro affiori dal profondo un fotogramma di Louis Malle o di Truffaut. Cosa ne pensate di "Clerks"? Frangipane Non so perché, ma queste cose in Italia non vengono in mente a nessuno. Ma anche se qualcuno ci pensasse, mi dici dove lo trova un produttore che creda in film del genere? lo ho passato tre mesi a Roma a proporre la mia sceneggiatura ai produttori. In questo momento se non hai film comici o storie d'impegno sociale è inutile bussare. Negri E curioso: Clerks in America è un film underground: In Italia, siccome la cultura americana è la cultura dominante, si è trasformato in un prodotto "maggioritario". Cred9 che se facessimo noi un film come Clerks, a nessuno verrebbe la curiosità di andare a vederlo. C'è molto conformismo nel pubblico qui. Pensiamo alla musica delle posse. I raggamuffin prendono la musica dei neri americani e ci mettono un testo in dialetto napoletano. O emiliano, o altro ancora. C'è una connessione tra il fatto di essere una minQranza in Italia e il fatto di essere una minoranza in America. Nel cinema invece accade sempre che quello che è minoranza lì diventa dominanz:3-qua. ♦
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