semplice e sbiadito, oggi sono ridondanti di colori, luci, suoni e di ogni altro tipo di tecnologia possibile che li fa muovere e interagire con il bimbo ... Le stesse considerazioni possono essere fatte riguardo le relazioni? Pensia- .mo, per esempio, alle relazioni sessuali: un tempo la scoperta dell'altro sesso avveniva lentamente e attraverso un viatico ipocrita e turbativo, oggigiorno perlopiù avviene in modo diretto e assai meno recondito. Naturalmente l'accelerazione di questi processi matu,- rativi non è priva di rischi, anche se contiene aspetti ovviamente positivi. La prima conseguenza riguarda l' effetto di anticipazione delle fasi maturative del bambino: egli non solo tende a essere più precoce dal punto di vista psicomotorio, ma porta a compimento prima l'età del gioco così come si relaziona con gli altri in modo più adulto già fin dalla sua preadolescenza. Si realizza così un percorso estremamente accelerato che porta ad accorciare l'epoca dell'infanzia e a precocizzare quella dell'adolescenza; ovviamente questo processo si infrange con l'impossibilità dell'adolescente a fuoriuscire da questa fas"edi crescita non potendo entrare in quella propria del giovane adulto (questo fenomeno che molti chiamano "adplescenza protratta" altro non è che l' effetto del rallentamento di un'altra componente dei processi maturativi: quello sociale, ovvero lo slittamento del conferimento di ruoli sociali quali il diventare un lavoratore, un capofamiglia, un possessore di casa propria ecc.). L'adolescenza quindi se da un lato è portata ad anticipare il suo esordio, dall'altro è costretta a prolungarsi in epoche della vita che certamente non le sono proprie. Si realizza così un vuoto che ha dimensioni non solo esistenziali quanto soprattutto d'identità soggettiva; il giovane sarà portato a chiedersi: "chi sono io che sono stato costretto a imparare a vivere ~osì pr~co~emente per poi non nusc1re praticamente a farlo?" Ma la transizione delle epoche maturative non implica sol.o un'innaturale estensione dell'adolescenza,_ ma anche l'induzione di aspettative altrettanto precoci nei Y.QQ_ confronti del mondo degli adulti .. Spesso è proprio nei confronti di queste aspettative che i genitori si rivelano . incapaci e impreparati: di qui alcuni dei motivi per i quali si registra una carenza comunicativa, una rarefazione delle relazioni affettive, una tendenza alla deresponsabilizzazione e alla negazione delle responsabilità genitoriali. Questo è il motivo per cui spesso i figli sentono di essere o sono costretti a essere più maturi dei loro genitori e questa è la ragione di molte fughe e deligittimazioni degli stessi ruoli genitoriali. Qui si cela anche il motivo per cui padri e madri tendono a nascondersi in una gestione anaffettiva delle relazioni con i loro figli, come quella che si basa sullo scambio delle emozioni con le merci e della transizione di denaro come strumento comunicativo (per poi portarli a· rendersi conto con orrore di essersi trasformati in un bancomat). Questa impreparazione degli ~dulti a capire e ad adeguarsi alla transizione ora deseri tta non riguarda solo il ruolo dei genitori ma anche, tra gli altri, quello degli insegnanti. La scuola infatti non è stata in grado di modificare il proprio sistema didattico alle mutate esigenze dei ragazzi. Per esempio, spesso gli insegnanti si lamentano che i loro studenti prestano poca attenzione a scuola: il fatto è che non ci rendiamo conto che non sono i ragazzi a stufarsi troppo presto o a non essere in grado di concentrarsi, quanto piuttosto che le loro capacità cognitive sono estremamente accelerate per cui i proc~ssi di apprendimento sono diventati inevitabilmente più veloci. Dunque, ci mettono meno tempo a imparare e tendono a stufarsi prima dei loro coetanei di qualche decennio fa. È allora evidente che l'analisi delle componenti del disagio giovanile non può prescindere da quella delle . profonde trasformazioni che hanno mutato il quadro sociale, relazionale, cognitivo, affettivo in cui sono cresciuti. In principal modo occorre indagare il rapporto tra aspettative (quelle indotte dai processi maturativi cognitivi e relazionali ma anche frustrare dall'impatto con il mondo degli adulti) e i possibili itinerari di realizzazioni di sé: per decenni tale rapporto ha accolto contraddizioni miti, osgi esso è foriero di dolore e d1 rabbia esplosiva. Le ragioni della mitezza delle contraddizioni di allora risiedono nella sostanziale saldezza delle agenzie di supporto e di accoglimento, ovvero della famiglia, della scuola e del quartiere. Oggi tutto questo fa parte di uno scenario esploso, così come evanescente è diventata l'etica sociale che cuciva assieme quelle agenzie. Il mondo giovanile è diventato improvvisamente freddo e anaffettivo, la solitudine - caratteristica paradossale in una società dominata dalla fruibilità dei mezzi di comunicazione di massa - rappresenta la dimensione esistenziale che accomuna gran parte del quotidiano di tanti ragazzi. Da una recente indagine che ho svolto nella Provincia di Reggio Emilia su un campione rappresentativo della popolazione con età compresa tra i 16 e i 18 anni è emerso che circa un terzo di loro non sa a chi rivolgersi nel caso in cui si dovessero sentire in crisi (psicologica), nel senso che non si sente di farlo né con i genitori né con gli insegnanti né con i suoi pari. Mi sembra un dato terrificante, il segnale di un decadimento assoluto del'efficacia delle nostre reti sociali. È un grido che rischia di cadere nel vuoto dell'indifferenza e del cinismo di una società sempre più ingaglioffita. ♦
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