Armando .1967).·Le competenze sociali non si acquistano solamente mediante l'applicazione di uno specifico processo cognitivo, o mettendo in pratici un comportamento adeguato, o perfino con un giudizio del successo avuto nel dominare un determinato comportamento inadeguato, ma dipendono dal grado in cui l'insieme dei fattori considerati conducono ad tin adattamento sociàle positivo. Dalle suddette riflessioni emerge che la scuola può diventare "un'agenzia" di integrazione e di trasformazione culturale. Alla base della nostra esperienza abbiamo, quindi,· posto le due domande a _cuiabbiamo cercato di dare una risposta in queste righe iniziali: 1) Che cosa significa elaborare una cultura dell'handicap? . 2) Che cosa vuol dire integrazione? La metodologia educativa e didattica usata nel processo di integrazione. L'acquisizione del dato conoscitivo si basa su un processo interattivo attraverso il qual~ una persona,in guanto soggetto conoscente, s1 contronta· con il mondo come oggetto del suo conoscere. È proprio questo, infatti, il motivo che spinge e motiva l'uomo a sostenere e attuare i suoi progetti per la soddisfazione dei suoi bisogni conoscitivi e affettivi. Da questa premessa diventa più chiaro come il bambino, nel processo di conoscenza, ossia di fronte alla realizzazione di un compito, di una ricerca, di un lavoro, di una discussione o nell'affrontare il problema della "diversità", impegni tutte le sue capacità personali. Il momento più importante del processo di insegnamento-apprendimento è, quindi, l'emergere di un problema, la cui risoluzione porterà necessariamente ad una ristrutturazione complessi- . va della personalità di chi è attore in questo processo. Bisogna aggiungere che, se non dovesse scaturire alcun problema, l'insegnante può stimolare la nascita di un interrogativo, incoraggiando gli alunni alla sua risoluzione. Il punto di partenza della nostra esperienza didattica, incentrata sullo sviluppo dell'integrazione fra tutti i membri del gruppoclasse, è stato segnato da due domande poste agli alunni: in che cosa somiglio agli altri compagni? Quali sorto le differenze dagli altri? Le risposte a queste domande sono state ricercate mediante alcune ipotesi espresse individualmente e verificate nel gruppo, dopo essere state riportate su un tabellone (memoria murale). . La sistematica ricerca da parte del gruppoclasse, dove era inserita un'alunna disabile, ha permesso di comprendere quale poteva essere il ~anale comunicativo preferenziale per' metter~i m contatto con questa, provocandone una nsposta. Il gruppo-classe, in questo caso, non ha predisposto un modello scritto per stimolare delle reazioni comunicative in C. (la bambina disabile), ma sicuramente ha cercato di verificare quanto aveva precedentemente discusso, focalizzando l'attenzione su quelle possibilità che maggiormente avrebbero potuto elicitare una sicura risposta comunicatica. C'è da aggiungere che i bambini hanno adattato il proprio linguaggio, gestuale e verbale, alla compagna, e alcuni di loro, avendo esperienza con fratelli più piccoli, hanno formulato frasi brevi con l'esagerazione dei contorni intonazionali. Questo modo di procedere ha sicuramenSCUOLA te permesso ai bambini di vivere e interpretare, in prima persona, una esperienza significativa con riflessi globali sulla loro crescita maturativa, sociale e psicologica. Il processo metodologico-scientif1co può servire, pertanto, a stimolare alcune caratteristiche presenti nel bambino, come il bisogno e la curiosità di apprendere, la fiducia, il rispetto e il confronto con il gruppo dei pari e con la figura:dell'adulto. Il progetto didattico: C., noi e gli altri. Ogni fase del progetto didattico ha tenuto costantemente presente la disabilità della bambina inserita nella classe. Quando è iniziata l'esperienza in seconda elementare, questa bambina àveva due anni in più dei suoi compagni di classe. La sua gravissima disabilità, derivata da· una meningoencefalite che le ha compromesso lo sviluppo fin dal decimo giorno di vita, fa sì che la sua co- . municazione passi attraverso sorrisi, smorfie, gridolini, sussulti ai forti rumori e reazione parziale alle voci. Tuttavia la piccola si eccita moltissimo durante la confusione in classe e "partecipa" alle conversazioni facendo notare la sua presenza, agitando braccia e gambe. Nella disposizione della classe, C. è inserita, con la sua sedia a rotelle, nello spazio di un banco. È questo, se non altro, un segno che ci mostra il suo essere un individuo come gli altri e in mezzo agli altri. La bambina frequenta la scuola fin dalla materna ed alcuni compagni di classe la conoscono fin d'allora. L'esperienza, che ha coinvolto il gruppoclasse composto dai bambini, dagli insegnanti di classe,da quello di sostegno e dall'assistente, ha avuto come finalità educativa l'acquisizione delle capacità di autoriflessione sulle diversità personali. Questa finalità è il prerequisito per svolgere un lavoro sulla coesione-adattabilità del gruppo-classe e la base per la formazione di atteggiamenti finalizzati alla condivisione di significati nella struttura delle relazioni e degli apprendimenti. · Il percorso didattico, con i suoi obiettivi educativi, è stato sviluppato secondo la tassonomia di Bloom e Krathwohl e, pertanto, articolato in sei momenti educativi (conoscenza, comprensione, applicazione, analisi, sintesi, valutazione), a loro volta, suddivisi in sottomomenti. L'ordine di svolgimento non è casuale,in quanto ogni risultato nello stadio precedente deve evolvere, determinando un comportamento sempre più complesso. L'utilizzazione di questa tassonomia è un'ipotesi operativa che, pur ·non avendo la pretesa di essere la più esaustiva, ha il pregio di essere uno schema concettuale che consente una visione degli eventi secondo uri ordine di classificazione. Gli obiettivi del percorso\metodologicodidattico scaturiscono dalla definizione di integrazione, ossia dalla formazione del gruppo "in fìeri" e dall'ipotesi che ogni membro del gruppo, per essere partecipe di esso, debba: 1) costruire delle relazioni interpersonali; 2) imparare a scegliere il registro comunicativo per entrare in relazione con gli altri. Per quanto riguarda il primo punto è necessario focalizzare l'attenzione su: a) la percezione degli altri ovvero la scoperta delle somiglianze, la verifica delle differenze, l'osservazione del vicino riguardo l'aspetto fisico, il modo di gesticolare, il muoversi e il parlare; b) il modo di comunicare ossia la riflessione sul
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