FilibertoBorio è nato a Milano nel 1929. Ha lavorato molti anni in una grande industria come «matematico industriale" e si è sempre intensamente ocmpato dz letteratura. Ha tradotto il Divano di Goethe e l' Empedoclc di H6lderlin. Ha pubblicato due libri di poesia: Pericoli dell'anima (1959) e L'esilio (1986). • Il risparmio '.fu sai perché a quest'ora torno m camera e faccio come dicono nelle pensioni lo spoglio del letto e resta dal mio lato la luce accesa perché a te non dà fastidio finché dormi e non ti sogni di girare gli occhi d~ questa part~. Io stesso la spegnero per sopravvivere un'altra notte. Non è solo per mia comodità. Ed è vero che pel nevrotico attempato sono comodità e guadagno una pantofola che sporge di sotto il letto inconsapevole dell'indomani e l'avanzo c~e si rinno"'.a sempre uguale &10r~oper ~10rno e non risparmia l'uscita per 11 pane. Il mare spend~ a_lsuo meglio _ela f_iala che gli vien porta s1nemp1e ad ogni rifluire d'onda, così si colmano le botti d'acqua salata. Non parlo delle mie lacrime che lasciano non più che sale tanto sono scarse di liquido. Il tuo peso dalla tua parte che anche scopro non è occasione di timore, come la luce non è il faro dell'incauta speranza, e quello che non ho detto è che la mano ti possa ritrovare. Ma poco la lampada consuma. Non piove, il mondo è mite, sembra guarito ed è una remissione di cui fan conto più i parenti che l'ammalato. I quali pensano che si sia il tutto ricomposto benché comprendere in che modo superi il suo pensiero. Mentre spera di meno.l'ammalato e _soffremeno perché pensa d~,meno benc~é senza impieghi pm producenti al suo pensiero. O perché senza impieghi: una sera, come ho udito più volte, vede il malato la sua morte e piange a lungo, e nessuno - non io alle mie occasioni - s'avvicina per consolarlo. Ha pensato con tutte le sue forze e nessuno può pensare altrettanto. E chi gli sta dintorno, da quel giorno pensa un po' meno, sulla morte ci si mette d'accordo. Ma il mondo è mite questa sera e il solo in questa casa che ha una morte in prospettiva è lo scrivente - Y.QQ. fra qualche tempo. Cangia il cielo, bontà sua, più rapidamente del cuore dei mortali, quello che poi si ferma. O che riprende dopo la stretta del dolore. Cara signora Ma povera signora, anch'io non penso ad altro, ma l'idea di trasferirmi d'un balzo oltre la strada, l'ampio viale che lei s'appresta a traversare a passi brevi, ed io son pronto a secondarla coi miei passi non meno fitti e numerosi, se questa è la mia idea, non vedo che forza al mondo m'impedisca di darle seguito - la tengo ineseguita è vero in me ma per altre ragioni. Io non le chiedo se osassi mai, di starmi dietro non chiedo sforzi alle sue oss; ~enc~é la vita a tanto e peggio' 1 abbia assuefatta - ma perché stender le dita a malincuore chiuder la mano a protezio~e del poco che vi serba. Rientri nel mondo che non si contrae se lei rimpicciolisce - eppure è alta com'è sempre stata. Con questo non la inviterò, cara signora, parliamone a mezza voce, ad esser viva e mobile in eterno, in modo che dietro a lei siamo al sicuro noi, un po' più giovani, nell'ombra della sua età. Il pensiero nostro, quel che dicevo, è la radice ignota finch'è ignota che ha ciascuno in sé della sua fme: anche la sua dentro di lei, che non occorre che io le scopra e se volessi non sono in grado di coprirle.
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