La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 11 - gennaio 1996

mo pensato che la società nascesse da un patto, da un libero accordo, dal consenso. E' vero in parte, commenta Kusturica. Underground descrive l'ingresso nella caverna della società senza indulgenza e senza illusioni. La sciagurata, sbilanciata, alleanza tra Marko e il Nero (il loro ~atto, il loro contratto) fimsce male; e non poteva che finire male. Ma anche il Nero sapeva qualcosa. Doveva sapere. La "verità" (inconsapevole) di Underground in fin dei conti è abbastanza sgradevole, abbastanza amara: scegliamo insieme le .nostre catene. Figlia di un contratto paranoico, di un grande - libero - accordo autolesionista, la· Società non nasce dal caso, dalla natura oppure dalla grazia. E non è eterna, non è necessaria. Ma come si esce dalla caverna? Spietata, bellissima, cronaca di un viaggio suicida al centro della terra, anarchico apologo iconoclasta- sulla genesi - oscura - della Società, Underground ha una caduta di stile e consapevolezza, un calo di tensione, uno scompenso quando descrive il ritorno alla luce, la liberazione delle energie represse nel sotterraneo, la fine molto casuale dell'universo surgelato e buio in cui vagavano Il Nero e la sua tribù. Dalla caverna, infatti, "non si può uscire in massa" (N. Chiaromonte). Non si può· uscire tutti insieme; tutti, esattamente, allo stesso mo.- do. Qui Kusturica concede probabilmente troppo al lato · sporco della sua fantasia, alla retorica - cruenta e pacchiana - dell'anima slava; alle "reazioni vulcaniche", alla "nostalgia", alla "rapidità" di un limaccioso e incerto volkgeist (dr. l'intervista al regista in C'era una volta. Underground, Il castoro 1995). Mentre condensa, riassume e azzera definitivamente tutte le situazioni, le incongrue storie individuali, tutte le sorti personali dìsrerse e umiliate nel corso de tempo, la sola scena del film sulla guerra in Bosnia - la devastazione di un piccolo villaggio della Slavonia - fissa in un'esplosione di pura violenza l'unica, inevitabile, forma di riscatto da un lung? passato di bugie e di inganm. Finale prevedibile. Morale ambigua. Chi riemerge alla luce dalla caverna consuma nell'istantaneità deficente delY!X1. l'azione violenta, nel fuoco assoluto della guerra, il mesto nucleo di risentimento, il rancore infantile e senza parole, la desolante frustrazione di tutta una vita passata sotto terra, e sotto la storia. Compiacimento becero? Facile fatalismo? Ipocrisia? Probabilmente. E - certamente - confusione mentale, grande incertezza, approssimazione. Kusturica - l'ho già dettonon sa giudicare. Non sa (non vuole) pensare ~l presente. Così la storia in atto, il nostro tempo, gli sembrano un destino. Una necessità. Un puro "rimosso" innocente che torna; irrazionale e senza futuro. 3. Come altri film belli e importanti di questa sta~ione (Lo zio di Brooklyn di C1prì e Maresco, i f$uchiNeri di Corsicato ), anche Underground finisce con il "paradiso". Con un miracolo acquatico e un'ultima festa. Un ultimo matrimonio sopra uno strano, · spoglio, lembo di terra che si separa dal resto del mondo, diventa un'isola e va alla deriva. Siamo dopo la storia, e oltre la storia. Underground è dedicato "ai padri e ai figli". E forse la scena dell'isola dice qualcosa sul preoccupante destino circolare di queste generazioni sempre troppo uguali che ripetono ininterrottamente gesti fanatici, istinti, pregiudizi, modelli di vita e di convivenza degradati, generatori di morte e di intolleranza. O, forse, nessuno può raccontare davvero la "fine del mondo", l'esaurimento o l'estinzione dell'umanità. Senza ottimismo, anche Kusturica cerca probabilmente di immaginare uno spiraglio possibile di vita, una piccola forma di riscatto. L'immersione dei vivi e dei morti nelle acque limpide di uno ·strano mare, il passaggio obbligato per il purgatorio. del presente, forse preludono a un'altra sagg~zza, alla stupita scoperta d1 qualcosa che "resta" oltre la Storia. Nonostante la storia e i suoi disastri. Me ne rendo conto: sono soltanto ipotesi approssimative, spiegazioni banali, tentativi. Forse nel tema (nell'esorcismo, nel sintomo) del miracolo c'è qualcosa di più. Una dimensione - il "sacro", un simulacro di religiosità, un senso del mistero - che non riesco a capire. Meglio - più onesto - lasciare dei margini di dubbio, un necessario alone di incertezza. In Kusturica, come in Ciprì e Maresco, la descrizione, la cronaca dell'Apocalisse, ci portano in una zona difficile e sfuggente, in un ambiente mentale (e morale) che forse non tutti possono - o vogliono - abitare. Ma la scena dell'Isola e del Paradiso evoca anche per l'ultima volta altre e più "laiche" presenze, altri protagonisti segreti di Underground. Siamo subito prima della festa. Dalle verdi acque fetali dell'immaginario non emerge soltanto la processione gioiosa dei morti ma anche una pigra e svogliata mandria di mucche. Underground è un film pieno di animali. È anche la storia parallela di un altro sguardo sul mondo e sulle cose, di una distanza e di un rapporto senza compresione che le circostanze, i luoghi e le situazioni portano a incrociare con le nostre scelte. Gli animali di Underground sono molto importanti. Non penso allo scimpanzè (inevitabile caricatura antropomorfa, metafora prevedibile e banale del "senso di perdita dell'umanità" come ·dice Kusturica nella sua intervista). Penso alle mucche. All'oca che precipita dal campanile. Al cavallo e all'asinello che attraversano il villaggio in fiamme. Ai maiali impauriti e impazienti nel sotterraneo. All'elefante che vaga tra le macerie. All'oca che becca la tigre sul naso e alla tigre che si mangia l'oca (montaggio proibito?). Penso, ovviamente, alla meravigliosa scena del bombardamento dello Zoo di Belgrado. La nostra "ideologia" pretende che siano sempre gli animali "a essere osservati" 0Berger), e che il centro del mondo siamo· noi. Kusturica intuisce - inconsapevolmente - che questo, forse, non è del tutto vero. Oltre e accanto alla Storia, alla catastrofe degli uomini e della loro "scimmia", U~derground racconta mi sembra co grande pudore anche un'altra vicenda silenziosa. Una decisiva storia di bestie. E forse allude allo strano mistero dell'unica compagnia, dell'unico rapporto, che gli uomini possono avere come "specie", prima di vivisezionarsi, di torturarsi, di . massacrarsi tra loro come individui, etnie, culture, religioni idiote. Come immancabili "bestie depravate". ♦

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