che àttraversa trasversalmente le cinque vie preferenziali. Ed è comprensibile. Cultura è la molteplicità delle espressioni incarnate attraverso cui s'esprime l'intuizione del senso della vita di una comunità e all'interno della quale matura quella della persona. Pertanto, la capacità e la qualità d'essere segno e proposta di una cultura condivisa e condivisibile, ricca di memoria, aperta alla prof ezia, mordente sulla realtà, è, per una Chiesa, criterio e misura della sua fedeltà a Dio e all'uomo nella luce di Gesù Cristo, Verbo fatto carne. Anche a questo proposito la . consapevolezza delle nostre Chiese è cresciuta. Dalla percezione della portata dell'affermazione di Paolo VI, secondo cui "la rottura tra il Vangelo e la cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca" (evangeli nuntiand i, 20); alla comprensione delle conseguenze di quella di Giovanni Paolo II, secondo cui "una fede che non diventi cultura .è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata e fedelmente vissuta". Prosegue il teologo: Nella situazione variegata, complessa e di non facile decifrazione della cultura contemporanea, la scelta del popolo di Dio non può dunque essere quella di tirarsi fuon, ma di attmgere con fiducia e creatività alla sorgente del Vangelo della carità, e di giocare con convinzione e capacità di convergenza questa carta di grande respiro e di grande impegno, non per chi sa quali sogni egemonici, ma per un più cauto senso di responsabilità verso la verità di Gesù Cristo e di servizio alla società. Aggiunge: "La spinta che ci viene dal Vangelo della verità/ carità è innanzi tutto quella di uscire da una sindrome di subalterni o di semplice gioco in difesa e reazione che ha spesso caratterizzato la cultura di ispirazione cristiana. Di immergersi nel1'originalità dell'evento di Gesù cristo e di acutizzare la capacità di dialogo e di comune ricerca con tutti, nella consapevolezza che la Verità di Dio è "la sapienza e la potenza di Cristo Crocefisso, la Verità che si dona" (Veritas splender, 17). Solo così sarà possibile offrire, con coraggio e umiltà insieme, un contributo sostanziale per un compimento della svolta moderna verso il soggetto: che ne ripari gli errori e la reintegri nell'ottica della costitutiva apertura della persona alla trascendenza di Dio e all'intersoggettività come luoshi - indissolubilmente congmnti nell'evento di Gesù Cristo - dell'accadimento della Verità come/ nella carità". Concludendo il convegno il Card. Ruini, così si è espresso a proposito del progetto culturale: "Un altro tema l.i,rgamente condiviso è stato quello del progetto o prospettiva culturale orientato in senso cristiano. Esso anzi, come era nelle speranze esce dal convegno assai arricchito, precisato e irrobwnito. Una cosa in particolare è risultata chiara: non esiste alcuna opposizione o alternativa tra due dimensioni si questo progetto. Una è quella che mette l'accento sulla 'pastorale ordinaria', cioè sulla vita e sul lavoro quotidiano delle nostre diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, scuole, oratori, iniziative di volontariato, come luoghi e ambienti che fanno cultura e che devono acquisirà una maggiore consapevolezza di questo loro ruolo e fiducia di poterlo assolvere. L'altra è quella della dimensione cosiddetta 'alta' della cultura, ivi q)mpresa la ricerca filosofica, scientifica e storica, la produzione letteraria ed artistica, la comunicazione sociale, ed anche, per altro verso, le problematiche giuridiche ed istituzionali. Fra queste due dimensioni non solo non si da alternativa, ma al contrario sussistono una evidente complementarietà, e reciproco sostegno e integrazioine. Accertato questo, non sarà difficile mettere appunto la formula meglio idonea per dare un nome al progetto esprimendone sia lo spessore culturale sia quello pastorale". Facendo riferimento alla tensione tra cattolicesimo sociale più spiritualista il cardinale aggiungeva: "Non tanto per risl?ondere ad interrogativi posti esplicitamente, ma per venire incontro piuttosto a un certo disagio o malessere che talvolta sembra di avvertire, vorrei aggiungere che non è fondata nemmeno un'altra alterantiva: quella, per esprimerci emblematicamente, tra l'opzione preferenziale per i poveri ~ i~ ruolo-guida d~lla fede cnsttana nel cammmo verso il futuro, l'una e l'altro fortemente riaffermati anche ieri dallo stesso Santo Padre. Da una parte infatti tale ruolo, per concepirsi ed esercitarsi in senso evangelico - quindi per non contraddire se stesso ed autodistruggersi - deve farsi carico di tutti, a cominciare dagli ultimi che per il vangelo sono i primi, e questo è appunto il significato dell'opzione preferenziale per i poveri. Reciprocamente, la medesima opzione fondamentale non è 'esclusiva', proprio perché non soltanto non esclude alcuna persona ma anche non impedisce od ostacola, bensì al contrario .stimola e sollecita l'assunzione di responsabilità verso il bene comune, inteso nel suo senso più alti ed integrale, e pertanto richiede l'esercizio della nostra creatività, l'acquisizione e l'impiego delle necessarie competenze e l'impegno di tutto il nostro coraggio morale. Così essa spinge i credenti proprio nel senso di un autentico ed evangeli 'ruolo-guida'". Occorrerà attendere tempo perché questa ipotesi _possa essere pienamente sviluppata, così da essere proposta, magari in piccole porzioni, alla "prassi ecclesiale". Da questi accenni si possono però trarre alcune considerazioni:· L'ipotesi culturale è debole L'ipotesi del "progetto culturale/pastorale" auspicata a Palermo, evidenzia forti limiti. Alcuni delegati, probabilmente pochi, tra i quali io stesso, non amano queste ipotesi. I motivi sono diversi. Prima i tutto il ritardo. Il concilio, nella "Gaudium et spes", trent'anni fa aveva indicato nel rapporto fede-cultura uno degli snodi Chiesamondo.Ritornare su questo snodo dopo così numerosi anni non ha senso. Perché nel frattempo si sono frantumate le culture, Cacciari, nel suo intervento a Palermo ha parlato esplicitamente di comportamenti "singoli" vissuti e intesi come principi di riferimento universali. In altre parole, la cultura cattolica non incontrerebbe nuclei di culture, ma atteggiamenti sin~oli e dispersi, tali da rendere impossibile un confronto. Proporre dunque una culYQQ.
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