La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 11 - gennaio 1996

Da Palermo un'ipotesi "culturale" per la chiesa italiana? Vinicio Albanesi Riassumere quanto è avvenuto a Palermo, alla terza assemblea ecclesiale italiana, significa fare riferimento alle attese con le quali è avvenuta la partecipazione, naturalmente diversa da delegato a delegato. Andando a Palermo parlavamo di miracolo, nel senso di aspettare dall'assemblea una spinta e una prospettiva della chiesa italiana che la fa- . . cesse apparire coragl?10sa, unita e forte, capace d1 dare prospettive al nostro paese. Non per desiderio di potere - giacché oggi, come ieri, tutti i poteri , sono diabolici - ma per riferimento per l'Italia nella fede di chi si professa cattolico, ma anche nel rispetto di quanti, pur di altré fedi e convincimenti, hanno a cuore il benessere materiale e seirituale dei cittadini e delle cittadine. Nella prospettiva delle attese, l'assemblea ecclesiale di Palermo ha mostrato luci ed ombre. Tra le sfide accolte quelle della funzione dei laici e delle donne nella chiesa. Preceduta dalle dichiarazioni di Giovanni Paolo II, la chiesa italiana si è impegnata solennemente a dare "dignità concreta" ai ruoli del laicato, alla donna. Che cosa comporterà o quanto tempo dovrà trascorrere nell'applicazione pratica di questa dignità riconosciuta, occorrerà aspettare e vigilare. Quanto trent'anni fa dichiarava il Concilio è finalmente calato nella Chiesa particolare d'Italia: un sollievo è stato avvertito al riconoscimento del popolo di Dio che, per sua stessa costituzione, è un popolo che comprende, con dignità eiena, il popolo dei battezzati, nelle sue caratteristiche naturali: maschi e femmine, giovani e adulti, celibi e sposati, laici e chierici. Al clima di rispetto e di accoglienza ha certamente m.CL contribuito lo "stile" con la quale la Chiesa palermitana ha accolto i convegnisti. Seicento ~iovani adulti che si sono messi a totale disposizione dei delegati "stranieri" perché la loro permanenza fosse calda, accogliente, piena di premure. Un clima che ha certamente giovato alla permanenza fosse calda, accogliente, piena di premure. Un clima che ha certamente giovato alla permanenza in un convegno, gestito con stile nordico di puntualità di tempi, di impegni e di spostamenti. Il cuore della proposta scaturita da Palermo Le relazioni del sociologo Garelli, del teologo Coda e del Card. Ruini hanno fatto esplicito riferimento al progetto culturale-pastorale come possibile filo conduttore per la Chiesa italiana nel prossimo futuro. Nella relazione Garelli, lo studioso appella al progetto culturale capace "da un lato di ricostruire il tessuto morale e civile del Paes~ (che risulta alquanto deperito) e dal- )' altro lato di rappresentare un elemento di unità nel variegato mondo cattolico (che si rappresenta sufficientemente disperso, sia nelle forme pastorali che in quelle associative)". Prosegue Garelli che l'idea ha suscitato notevole interesse e dibattito tra i Vescovi. "Il Card. Martini - riassumendo i lavori dell'ultima Assemblea generale dei Vescovi - ha parlato di un "progetto pastorale con valenza culturale", con riferimento a tutto il lavoro di formazione (spirituale, pastorale, catechistico, educativo) che la comunità cristiana mete in atto per influenzare il modo di pensare collettivo della ~ente, non soltanto dei gruppi elitari. Per i pastori la promozione della cultura significa "pror.durre" comportamenti e stili di vita fondati sul Vangelo e alternativi alla cultura dominante. L'attenzione, quindi, è all'insieme della vita della gente, come si raggiunge almeno intenzionalmente nelle parrocchie, al di là di progetti avanzati che informano alcuni movimenti. La pastorale ordinaria sarebbe dunque il luogo di attuazione concreta di questo progetto culturale, ed essa dovrebbe giovarsi di un continuo scambio con la cultura alta, con l'elaborazione dei centri di ricerca, col cammino dei movimenti e delle associa- . . ,, ziom . L'idea del progetto culturale, reso indispensabile, dall'essere la cultura cattolica orfana attualmente di un "luogo" adeguato alla riflessione e alla progettazione, avrebbe il vantaggio di offrire l' occasione dell'esercizio della laicità, dando occasione di ricercare i modo "concreti" per declinare i principi irrinunciabili del cristianesimo nel contesto della vita di ogni giorno, coinvolgendo la stessa teologia, restituita a tutti i battezzati e liberata dalla s,eecificità dei chierici, così da nflette sui grandi temi etici (bioetica, senetica, questione ecologica ecc.). Auspica Garelli: "In questo quadro si tratta di valorizzare le istituzioni culturali della Chiesa, di creare cenacoli di riflessione e fucine di pensiero, di impegnare gli uomini di cultura - in un clima di accoglienza e di libertà - ad assumersi le proprie responsabilità. Conclude il relatore: "Sto quindi delineando un progetto culturale (o come vorremo chiamarlo) che non ha solo implicazioni pastorali, ma che può rappresentare nella Chiesa quell'effettivo luogo di unità e di confronto - attorno appunto all'antropologia cristiana - tra le varie componenti e i diversi carismi. È poi evidente il riverbero di tutto ciò sul piano pastorale, e la possibilità di fecondare i modo di pensare e di vivere dell'intera comunità. Il teologo Coda ha dato valenza teologica al progetto culturale. si è infatti così espresso: "Se la spiritualità ha acquisito, tra i quattro obbiettivi proposti per il nostro Convegno, un indiscusso primato, la cultura viene da tutti riconosciuta come priorità

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