SUOLE DI VENTO I GIOVANI E IL LAVORO Stefano Laffi Antonella Tarantino Dario Lanfranca BARISTI, MECCANICI, PARRUCCHIERI NELLA PERIFERIA DI MILANO Stefano Laffi Sarà perché sono i neoelettori, gli ultimi arrivati al seggio elettorale, quindi i meno radicati e affiliati ideologicamente, in una parola i più appetibili nel mercato del voto. Sarà perché sono i neo consumatori, coloro che stanno acquisendo autonomia nelle decisioni di spesa e con essa lo stato di target, letteralmente bersaglio del mercato in cerca di nuovi biso$ni da indurre per smaltire merci straripanti (sui banchi dei negozi così come nei cassonetti dei rifiuti e Milano, regno del commercio e delle discariche, docet). Oppure sarà perché ad avere voce in capitolo, cioè sui media, è chi giovane non è più, e nel parlar dei siovani compie il proprio rito di distacco, differenziazione e consueta interrogazione sulle "nuove genera- . . ,, ZIOnI . Certo è che ciclicamente - il ciclo politico delle tornate elettorali, quello economico della ricerca di nuove nicchie di consumo - la società torna a puntare il suo periscopio, su chi ha meno di trenta anni (sì, ormai è questa la soglia convenzionale). E ogni volta si consuma il rituale di una pseudoscoperta, lo scalpore p_er.a~teggiamenti e comportamenti in cui non ci si riconosce. A infastidire è l'ingenuità di chi si sorprende nell'accorgersi che "i nuovi giovani sono diversi", vale a dire ovviamente diversi da sé, che giovani non si è più, o ovviamente diversi dai giovani di venti anni prima, che erano tali in tutt'altra società. Ma ancora di più lo è l'ipocrisia di chi dimentica che se esistono specificità generazionali negative - "l'immaturità dei giovani d'oggi", per riprendere uno fra i tanti stereotipi - non lo si deve ad una congiura genetica, ma a quello che è avvenuto dal parto in poi: sono le agenzie educative, e quindi i genitori in prima battuta, responsabili del contesto (materiale, valoriale) di crescita. E alsuoi EDI VENTO lora lo shock del mondo adulto è quello non di una scoperta inattesa, ma di uno specchio amaro, che riflette un'immagine sgradita: giovani violenti sono il segno di un fallimento educativo nel migliore dei casi, di una coerente trasmissione di valori, altrimenti. Anche perché i giovani mediano di meno, conoscono poco i compromessi di cui è maestra la vita e l'immagine che riflettono al mondo adulto non è mai sfuocata. "Come sono i giovani d'oggi" è allora spesso una domanda sbagliata - e una domanda ipocrita - di chi si chiama fuori e rimuove le responsabilità, affidando tutto al solito gioco dell'identikit "socio grafico". Girando per i Centri di Aggregazione Giovanile di Milano ci si rende conto che occorre, se proprio ci si vuol porre una domanda, piuttosto chiedersi "cosa vuol dire esser giovani oggi", cioè quali condizioni sono date per esprimere la propria gioventù. È forse davvero essenzialmente una questione espressiva la chiave per comprendere meglio gli atteggiamenti e i comportamenti. Ormai si sa, e non c'è bisogno di leggere saggi di sociologia: basta avere un rapporto di lavoro, leggere la semplice cronaca dei giornali o un buon romanzo sui giorni nostri, oppure semplicemente dialogare con chi in questi anni si è formato (i giovani, per l'appunto), per capire che è davvero l'epoca della precarietà, dell'incertezza, dell'ampliamento delle possibilità di scelta a fronte d1 un'omologazione forte, che solo nei consumi lascia intravedere il reclamo del singolo ad una voce in capitolo. Esser giovane in questi anni si$nifica esattamente aver assimilato questi tratti culturali, e pagarne forse un'indigestione. Perché precarietà e incertezza vo$liono dire a ben guardare il rischio di un appiattimento dell'orizzonte temporale, di una riduzione al "qui cd ora" del criterio di azione individuale: l'intenzione perde valore, la capacità di investire (su di sé, sugli altri, sulle cose che si fanno) diventa il lusso di pochi ed aver meno di trent'anni oggi significa allora esser cresciuti orfani, molto più che delle ideologie, della capacità di progetto. Così chi si confronta con adolescenti e giovani nelle periferie milanesi si scontra soprattutto con un problema di vecchia data ma di recente aggravamento, cioè la fatica di trovare sempre attività - tanto ludiche quanto lavorative - in cui la risposta ad un'aspettativa sia immediata, il bisogno venga repentinamente soddisfatto, l'attenzione non sia tenuta in sospeso per troppo tempo, il risultato di quanto si sta facendo sia palpabile e a breve termine.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==