La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 11 - gennaio 1996

setti dello stato hanno alcuni caratteristici difetti. Consideriamo i cinque metodi base: la restituzione, le aste private, la vendita diretta a cittadini facoltosi, la vendita diretta a imprenditori stranieri, la vendita di azioni. La strada delle restituzioni presenta diversi problemi di ordine morc,lle(perché non dovrebbero venire ricompensati anche coloro che nel frattempo sono morti o la cui carriera è $tata stroncata?) ma è soprattutto un mezzo insufficiente per realizzare la privatizzazione completa di centinaia di imprese pubbliche. Anche le aste private e la vendita diretta ai privati sono soluzioni dubbie: il denaro contante accumulato dalle famiglie negli ultimi anni del regime comunista è stato probabilmente consumato e speso nei primi anni di esaltazione per la democrazia (la vecchia nomenklatura è riuscita a partecipare alla privatizzazione, per inciso, solo perché attraverso i "contatti " giusti è riuscita a ottenere dei prezzi stracciati). Per ovvi motivi,· la vendita diretta a imprenditori stranieri - che tanto entusiasma gli economisti liberisti - non può convincere uno statista come Klaus. Così per risolvere alcuni problemi di legittimazione, e per contenere l'intervento degli imprenditori stranieri, o della vecchia nomenklatura, nella Repubblica Ceca si è introdotta e privilegiata la soluzione della privatizzazione azionaria. ç'?n intenti politici prima ancora che c:conomic1. Sfortunatamente, anche questa strategia ha i suoi inconvenienti. Questi problemi sono rappresentati in modo esemplare dall'arresto - effettuato nell'Ottobre del '94 dalle squadre speciali anti-corruzione - di Jaroslav Linzer, segretario del Centro per la Privatizzazione, pescato con 300.000 dollari nelle tasche. In altre l?arole, anche il sistema dei buoni e delle aziom può essere manipolato con manovre di inside-trading. Persino un'opinione pubblica disincantata, consapevole degli inevitabili lati oscuri dell'accumulazione primitiva, può alla lunga deludersi o indignarsi quando si accorge di questi giochi sporchi (e del tentativo di occultarli) che portano soltanto all'arricchimento dei funzionari governativi. Lo smantellamento della proprietà pubblica, il suo trasferimento ai privati, è un fenomeno diffuso in tutto il mondo post-comunista. L'esempio più patologico della pervasività di questo atteggiamento privatistico (e di un debolissimo senso dello stato) è rappresentato dalla vendita clandestina di armi da parte dei soldati russi ai combattenti ceceni. Ma il peculato, l'uso privato di cariche e proprietà pubbliche è un fenomeno praticamente onmpresente, dagli impiegati agli esattori delle tasse, dai ministri per la privatizzazione ai poliziotti corrotti, in combutta col crimine organizzato. Una corruzione così diffusa genera ovviamente cinismo e duri atteggiamenti antipolitici nell'opinione pubblica. Il crescente bisogno di legittimità politica suggerisce quindi l'opportunità di definire una sena legislazione in materia di conflitto di interessi. Perché allora non c' é niente di simile all'orizzonte se una cosa del genere potrebbe aiutare a risolvere i problemi di consenso e cooperazione che assillano tutti i politici post-comunisti? Una ragione è che in nessun paese post-comunista c'è qualcosa di simile a un vero movimento "Mam Pulite", forse perché la torta da dividere è così grossa che anche l'opposizione può sempre sperare di prendersene una fetta. In secondo luogo, una buona e applicabile legislazione contro il conflitto di interessi potrebbe acuire i problemi di reclutamento di nuovo personale tipici della situazione post-comunista. Come può infatti un governo dell'Europa dell'Est assumere nei ran&hi del servizio pubblico giovani abili e capaci quando per competere con il settore privato non ha altro da offrire che salari molto meno allettanti? Il problema così viene per lo più risolto emanando norme sul conflitto di interessi ancora molto elastiche e imprecise, che consentono ai funzionari pubblici di avere un secondo lavoro (persino nelle stesse imprese che devono controllare) per riuscire ad avere un salario normale. Questo dilemma reclutamento e/o corruzione resta importante in tutte le società post-comuniste, compresa la stessa Repubblica Ceca. Un'ultima osservazione sul progetto di adesione alla Comunità Europea. Ogni inclusione è un'esclusione. Quando la Slovenia si è avvicinata ali'Austria ha abbandonato la Croazia a un destino difficile. Le analogie col caso Ceco-Slovacco sono molto evidenti. Ma la fantasia di Milan Kundera, che la Boemia si trovi dalla parte sbagliata di una sorta di confine politico, e che debba semplicemente spostarsi a Est, non è realistica. Chi a Ovest sostiene la necessità di un approccio differenziato ai diversi paesi post-comunisti può anche richiamare la nostra attenzione sulle vecchie frontiere spirituali. Ma non ci sarà una seconda Yalta. Non si può chiudere sbattendo la porta solo in nome di vecchie divisioni religiose e culturali. La Russia è oggi troppo debole per si~illare di nuovo i propri confmi. L'eventuale mgresso Ceco nella Comunità non assomiglierà perciò a quello della Germania in Europa dopo la guerra. Ma anche le strade che portano a Est, e che non si possono più chiudere, presentano dei problemi (analoghi a quelli posti dal commercio senza regole di missili terra aria e di cose del genere) che non possono essere risolti con le ricette liberiste dei Chicago Boys. Problemi che possono venire affrontati solo da attori politici determinati, impegnati a costruire un nuovo modello di stato pur dispondendo di poche risorse materiali, e capaci di suscitare uno sforzo collettivo della cittadinanza per risolvere insieme del- · ]e questioni che riguardano tutti. ♦ PIANETATERRA

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